Entusiasmo a Verona per McEnroe e Wilander: "La Grande Sfida" è un successo

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Entusiasmo a Verona per McEnroe e Wilander: “La Grande Sfida” è un successo

In 3500 a Verona salutano i campioni del passato. John McEnroe palleggia con Giovanni, un ragazzino di quattordici anni prima di annientare Mats Wilander. Henri Leconte vince il premio come beniamino del pubblico, ma non può niente contro lo spagnolo Sergi Bruguera. Domenica si replica a Modena

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La quarta edizione de “La grande sfida” parte da Verona. Quasi un miracolo, il campo è stato allestito nella notte con lavori conclusi solo all’alba, ma il Palaolimpia alla fine è perfetto per ospitare i quattro big: Leconte, Bruguera, Wilander e McEnroe. Due ore prima dell’inizio i magnifici 4 trovano il tempo per palleggiare con alcuni tennisti dei circoli veneti. Anche quelli cosiddetti della domenica, che il tennis l’hanno visto quasi solo in televisione, giocandolo molto poco. Compresa una gentil signora, sui sessant’anni, in sorte al malcapitato John Mc Enroe. Che alibito guarda gli amici organizzatori, chiedendosi se davvero si trovava nel posto giusto. “No autografi, no foto, altrimenti non gioco” John è già in splendida forma, come ai vecchi tempi, pronto a dar spettacolo e far finta di prendersela con chiunque. Per fortuna viene in soccorso Giovanni Peruffo, quattordici anni, agonista del Tennis Comunali Vicenza, uno sparring partner mancino, come aveva richiesto Superbrat. “Dovrei essere passato 3.3 quest’anno” ci dice orgoglioso (ma in realtà ci raccontano essere ormai un 2.8).

Sai con chi hai giocato questa sera? “Mi hanno detto che dovevo incontrare il numero uno al mondo, pensavo ci fosse Djokovic, poi mi hanno avvisato che Novak non c’era e mi hanno spiegato chi era McEnroe Con Giovanni John inizia a far vedere il suo braccio. Per il giovane vicentino un’emozione e un ricordo indelebile, con tanto di complimenti dell’ex numero uno, “Well done, Giovanni”, McEnroe gli dà anche qualche consiglio tecnico, “ma io non ci ho capito niente, parlava in inglese” il povero ragazzo ammetterà di lì a poco.

Alle 20.30 in punto viene suonata Imagine di John Lennon ed il pensiero non può non andare ai morti degli attentati di Parigi. Tutti ci sentiamo coinvolti. Il nostro collega Niccolò Ludovici anche un pò di più, visto che un suo caro amico, il francese Guillaume Le Dramp, è stato ucciso nell’attacco al ristorante La Belle Equipe di rue de Charonne, distante non più di 500 metri dall’hotel dove io stesso ho dormito, giusto la settimana precedente, in cui sono stato a Parigi come inviato per il Master 1000 di Bercy.

La prima semifinale è quella tra lo spagnolo Sergi Bruguera ed il francese Henri Leconte, tra i più estrosi del circuito senior insieme agli amici Bahrami e Noah, suo compagno nel 1984 nel doppio vincente al Roland Garros, e che doveva essere qui in Italia, sostituito per infortunio all’ultimo momento proprio dallo spagnolo. Henri, ormai da anni felicemente sovrappeso, la butta sul ridere, accattivandosi le simpatie del pubblico con qualche gridolino alla Sharapova, qualche discesa a rete, alternata a pause di ben oltre trenta secondi per riprendere fiato. Invita anche Nicola Pietrangeli a giocare al suo posto, ma senza successo.
Leconte perderà in due set, con Bruguera in forma grazie a Richard Gasquet. Henri raccoglie però i numerosi applausi del pubblico. “Quando vengo in Italia è sempre un piacere, c’è un pubblico fantastico ed è un paese che adoro”.

Al palaolimpia sono circa in 3500, per lo più della stessa età dei giocatori in campo.
Come il cinquantenne Damiano: “Sono appassionato di tennis da una vita e non potevo certo mancare l’occasione di vedere in azione dal vivo alcuni miti della mia giovinezza. McEnroe e company giocavano un tennis in cui la tecnica era più importante dei materiali e del fisico. Un mondo in cui i giocatori esprimevano la propria personalità nelle interviste e nelle relazioni con arbitro e pubblico, contrariamente a quanto avviene nel tennis dei nostri giorni, diventato quasi asettico”. Ed ecco tutti accontentati, in campo nella seconda semifinale ci sono John McEnroe e Mats Wilander.

Gli occhi del palaolimpia sono tutti manco a dirlo per l’americano, che, si sa, non ama perdere mai. “Altrimenti tanto vale smettere di giocare”. John parla e gioca a tratti ancora da vero numero uno. Wilander non regge il confronto, Mc Enroe lo sovrasta, agitandosi solo per qualche chiamata dubbia di qualche sprovveduto giudice di linea, per la gioia dei tifosi veronesi. Che volevano qualche racchetta spaccata dal loro idolo e che invece alla fine si concede anche il lusso di rilasciare un buon numero di autografi. “Non puoi dire sul serio!” Verso le 23.40 lo spettacolo volge al termine ed magnifici quattro salutano in fretta e furia Verona e si trasferiscono subito a Modena, dove hanno fatto base per questa tre giorni italiana. Domenica si replica. Mc Enroe in finale contro Bruguera, Wilander per il terzo posto contro Leconte, la rivincita della finale del Roland Garros persa dal francese nel 1988. Uno spettacolo che fa decisamente bene al tennis.

Risultati Semifinali

S. Bruguera b. H. Leconte 6-3 7-6 (2)
J.McEnroe b. M. Wilander 6-2 6-4

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