Montepremi, Diokovjc sfida Serena (Semeraro), Djokovic scatena la guerra dei sessi: «Più soldi agli uomini» (Crivelli), Il valore delle tenniste (Piccardi), Lo sport visto dal macho (Audisio)

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Montepremi, Diokovjc sfida Serena (Semeraro), Djokovic scatena la guerra dei sessi: «Più soldi agli uomini» (Crivelli), Il valore delle tenniste (Piccardi), Lo sport visto dal macho (Audisio)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Montempremi, Diokovjc sfida Serena

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 22.03.2016

 

«Se fossi una tennista mi inginocchierei ogni sera ringraziando Dio che Federer e Nadal sono venuti al mondo, trascinando letteralmente questo sport». Apriti cielo, perlomeno una metà. Le parole di Ray Moore, ex Davisman sudafricano oggi direttore del torneo di Indian Wells, hanno fatto esplodere l’ennesima polemica sessista sulla parità dei montepremi. Per Moore – che si è poi genuflesso a sua volta sui social network, profondendosi in scuse… – i tornei della Wta non farebbero altro che succhiare la ruota a quelli maschili, molto più seguiti e amati dal pubblico, beccando però gli stessi soldi: il primo Slam a offrire paghe uguali sono stati gli Us Open nel 1973, l’ultimo Wimbledon nel 2007. Una tesi che puntualmente si ripresenta, sostenuta da mold giocatori – e organizzatori La prima a imbizzarrirsi per le dichiarazioni del politicallynot-correct Ray è stata Serena Williams, che ha rimesso piede quest’anno a Indian Wells dopo tre lustri di boicottaggio. «Sono molto sorpresa di queste dichiarazioni – ha ruggito la Pantera – Ci sono parecchie ragazze che giocano un tennis più divertente dei maschi, e volendo potrei aggiungere che tanti spettatori non guardano il tennis se non ci siamo io e Venus. Inoltre agli Us Open dell’anno scorso la finale femminile è andata esaurita prima di quella maschile, e non la giocavano certo Federer o Nadal Nessuna donna dovrebbe inginocchiarsi per ringraziare». La Williams è stata subito spalle  dalla collega che l’ha battuta proprio in finale domenica a Indian Wells, Vika Azarenka: «Noi donne dobbiamo subire sempre questo tipo di commenti, e non solo nello sport. Eppure tutti siamo stati messi al mondo da una donna, no? Lunica cosa è non abbassarsi al loro livello». A favore dei “maschilisti” è penò sceso in campo, con più tatto di Moore ma senza ripensamenti, il ni del mondo, Novak Djokovic. «Io ho grande rispetto per quello che ha fatto la Wta in questi anni battendosi per l’uguaglianza – ha puntualizzato Nole – e capisco le ragazze, che devono affrontare problemi anche di tipo ormonale per giocare, ma sono convinto che noi dell’Atp dovremmo batterci con la stessa determinazione per ottenere montepremi superiori perché le statistiche dimostrano che attiriamo più spettatori». In questo il Djoker ha ragione: nel 2015 l’audience dei tornei Atp è stata di 973 milioni, quella dei tornei Wta di 395. Basta, per giustificare paghe diverse? Per il 2019 è in vista una revisione della struttura dei tornei, compresi quelli misti e vedremo se a spuntarla saranno le ragioni del botteghino o quelle delle pari opportunità.

 

Djokovic scatena la guerra dei sessi: «Più soldi agli uomini»

 

Riccardo Crivelli, la Gazzetta dello sport del 22.03.2016

 

II tennis femminile paga i pochi personaggi e quindi il calo d’interesse, e, ma di solito non si dice. E così ogni tanto emerge prepotente, eruttando polemiche taglienti come stilettate. E’ la guerra dei sessi nel tennis, l’eterna diatriba sull’eguaglianza tra uomini e donne, in particolare (e soprattutto) nel montepremi. Che è il medesimo nei quattro Slam e in quattro combined events (Indian Wells, Miami, Madrid e Pechino), una parità per la quale le donne si sono battute fin dalla creazione della Wta nel 1973 con Billie Jean King paladina e che tuttavia, più o meno sottotraccia, alcuni maschietti faticano a digerire. ATTACCO E SCUSE Nell’elenco dei nemici delle pari opportunità si è schierato da ultimo il direttore del torneo di Indian Wells Raymond Moore, che certo non l’ha toccata piano: «Se dovessi rinascere vorrei avere un qualche ruolo nella Wta. Viaggiano nella scia del tennis maschile, non prendono alcuna decisione e sono fortunati. Molto fortunati. Se fossi una giocatrice mi inginocchierei ogni sera e ringrazierei Dio che Roger Federer e Rafa Nadal sono venuti al mondo, perché hanno letteralmente trascinato questo sport. Il testimone verrà poi passato a Djokovic e Murray e qualche altro giocatore». Bum. Una dichiarazione assai forte, che poi è stata condita da un ulteriore commento a dir poco rivedibile: «La Wta ha un manipolo di giocatrici giovani che sono molto attraenti come Muguruza e la Bouchard». Solo che il termine «attractive», in inglese, ha più una valenza fisica che emozionale, e dunque Moore si è preso pure del sessista, anche se poi si è affrettato a precisare che parlava innanzitutto di valori tecnici. Ma la nitroglicerina era ormai innescata, scatenando il fuoco di sbarramento di Serena Williams, che ad Indian Wells aveva appena giocato e perso la finale: «Ogni giorno ci sono tante persone che mi dicono di guardare il tennis solamente quando giochiamo io o Venus. Ci sono parecchie donne nel Tour che sono più divertenti da guardare di parecchi uomini. La finale femminile agli Us Open lo scorso anno ha esaurito i biglietti prima di quella maschile, e non credo giocassero Roger o Rafa. E comunque nessuna donna dovrebbe inginocchiarsi per ringraziare davanti a nessuno in quel modo». Reazione che ha abbassato le ali di Moore, fino alle scuse obbligate: «Le mie parole a proposito della Wta sono state di pessimo gusto e non corrispondono alla realtà. Sono davvero dispiaciuto per quei commenti e voglio presentare le mie sincere scuse alle giocatrici e a tutta l’organizzazione. Ancora una volta, sono sinceramente dispiaciuto per i miei commenti». LA VOCE DI MOLE Sarebbe finita lì, con il solito cocktail di sentimenti confusi e diffusi, perché non c’è dubbio che l’argomento divida, eccome. Senonché stavolta, anziché un giocatore importante ma di seconda fascia come Simon (il primo che manifestò la contrarietà all’uguaglianza dei montepremi tra uomini e donne), sull’argomento ha preso parola Novak Djokovic, dominatore e icona del circuito maschile: «Ho un enorme rispetto per tutte le energie che la Wta ha speso nel corso degli anni per ottenere uguaglianza di monte-premi. Tuttavia, noi dell’Atp da parte nostra dovremmo combattere per ottenere una fetta più grande di soldi perché possiamo dimostrare che i match maschili attirano più spettatori. Se ci sono statistiche e dati disponibili per verificare chi riesca ad attirare più attenzione, più spettatori, chi venda più biglietti, bisognerebbe far in modo che i montepremi vengano suddivisi di clic conseguenza». IN TV Una posizione destinata a perpetuare lo scontro, partendo dal presupposto sempre latente che negli Slam gli uomini giocano tre set su cinque e le donne due su tre. E se la Wta considera i successi Slam di outsider come la Pennetta e la Kerber un valore aggiunto, i critici ritengono invece che sia proprio la scarsità di personaggi al di fuori di Serena e della Sharapova a impoverire il tennis femminile….

 

Il valore delle tenniste Djokovic: «Noi abbiamo più spettatori, devono guadagnare meno dei maschi»

 

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 22.03.2016

 

A furia di andare in giro a ripetere che «le donne che giocano a tennis son o di un a razza inferiore», quello sporco maschio sciovinista (ipse dixit) di Bobby Riggs si prese una ripassata coi fiocchi: 6-4, 6-3, 6-3 da Billie Jean King , davanti ai 30.472 spettatori dell’Astrodome di Houston. Correva a perdifiato, non senza inciampare, il 1973. Quarantatré anni dopo, rieccoci qui a parlare di uomini contro donne e — che volgarità — di soldi immeritati dalle ragazze in crisi d’immagine: il clamoroso caso doping di Maria Sharapova e l’insostenibile  pesantezza dell’essere Serena Williams, incapace d i vincere dal rocambolesco k.o. con Roberta Vinci a New York, hanno incrinato lo yin e lo yang dell’universo femminile, esponendolo a un riflusso di critiche, rimbalzate all’impazzata sui social. L ’ultima frecciata è di Novak Djokovic: «Le donne si meritano ciò che hanno ottenuto, ma i premi dovrebbero essere distribuiti in modo più corretto, tenendo conto di chi attira l’attenzione e di chi fa vendere più biglietti — ha detto il numero uno, fresco del titolo di Indian Wells —. Le statistiche mostrano che noi abbiamo più spettator i» . Un discorso, quello del « Djoke r » , condiviso assai in uno spogliatoio che, di tanto in tanto , si lascia scappare spifferi misogini. Pat Cash («Il tennis femminile? Due set su tre di spazzatura» ), ….Difficile accettare, insomma, che le ragazze si ano arri va te a guadagnare gli stessi premi facendo metà della fatica e non è un caso ch e la penultima puntata di questa polemica sessista fosse scoppiata a Wimbledon, l’ultimo degli Slam ad allinearsi alla parità dei prize mone y, u n tabù caduto ( dopo 130 anni) nel 2007. A oggi i montepremi dei quattro Slam sono uguali per entrambi i tabelloni e lo stesso vale per i combined-event (cioé misti) come Indian Wells, il cui direttore, l’ex doppista Raymond Moore, l’ha combi nata ben più grossa di Djokovic. «Se fossi una giocatrice mi inginocchierei ogni sera e ringrazierei che Federer e Nadal sono venuti al mondo, perché hanno letteralmente trascinato questo sport — ha detto — . Certo la Wta ha un paio di giocatrici attraenti, Bouchard e Muguruza, ma in generale le donne sfruttano la scia degli uomini ». Apriti cielo. È in sorta la Williams («Commenti inappropriati»), è risorta la King («Ha torto marcio»). Ma se negli anni 70 la battaglia dei sessi aveva un senso, questo revival a parti invertite ha il sapore di un rospo in tacchi a spillo mai digerito. Siamo donne, che diamine: oltre il portafogli c’è di più.

 

Lo sport visto dal macho

 

Emanuela Audisio, la repubblica del 22.03.2016

 

Avanti, macho alla riscossa. Cosa c’è di più ingiusto al mondo che guadagnare come gli uomini? A gridare allo scandalo è stato Raymond Moore, ex giocatore professionista, direttore del torneo di Indian Wells, che ha detto che le tenniste di oggi «dovrebbero inginocchiarsi ogni sera e ringraziare Dio che Federer e Nadal so- no venuti al mondo perché hanno trascinato questo sport». Le donne invece sono tutte sanguisughe. Le Williams e le Sharapova si ci sanno fare, ma non meritano di portare a casa gli stessi soldi. Non faticano abbastanza, non generano lo stesso spettacolo. Ognuno ha i suoi Tavecchio, un po’ di maschilismo sotto forma di revanchismo economico non si nega a nessuno. Lo sport promuove quello che la società condanna: parità di salari tra un uomo e una donna. Con le rispettive differenze: tre set su cinque per i primi, due su tre per le altre. Perché l’uomo è più resistente e potente. Ora Moore che candida Indian Wells a prototipo di una nuova categoria, i Masters 2000, con più premi e tabellone allargato a 128 giocatori, vorrebbe tagliare il premio alle donne. Perché le stelle sono poche e per il futuro ci vogliono ragazze «attractive«. Belle, insomma. II segreto è quello, non la bravura. In più lo dice all’indomani di una finale burla tra Djokovic e Raonic (infortunato) finita 6-2 6-0, senza competitività. Mentre invece quella delle donne tra Williams e Azarenka è stata molto combattuta e vinta 6-4 6-4 dalla bieloroussa. n tennis femminile è andato avanti perché Billie Jean King negli anni ’70 sotto la spinta femminista del Women’s Lib creò quello che venne chiamato il Women’s Lob e dichiarò, dopo aver vinto gli Us Open nel ’72, che non li avrebbe più giocati se i premi non fossero stati uguali. Cosi nacque la Wta, cosa i principali tornei si dovettero adeguare: le donne non erano un contorno. Serena Williams ha ricordato che la finale femminile a New York è sold out prima di quella maschile, segno che le donne non sono uno spettacolo inferiore. Solo diverso. In America il calcio femminile è più seguito di quello maschile, ma nessuno vuole togliere gli spiccioli ai calciatori. Si dice: conta il mercato, l’uomo genera più soldi. Peccato che nei primi dieci giocatori al mondo un americano non ci sia mentre Serena è in cima alla classifica. Moore è sudafricano, vinse nel ’74 l’unica Davis che non si giocò perché l’India con i fratelli Armitraj boicottò l’incontro per la politica razziale del regime. Possibile che non capisca che dire alle tenniste di mettesi in ginocchio davanti ai Federer e Nadal vuol dire reintrodurre una segregazione sessuale già abolita?

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