ATP Madrid interviste, Novak Djokovic: "Devo cercare motivazioni extra"

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ATP Madrid interviste, Novak Djokovic: “Devo cercare motivazioni extra”

ATP Madrid interviste, finale: N. Djokovic b. A. Murray 6-2 3-6 6-3. L’intervista del dopo partita a Novak Djokovic

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Congratulazioni.
Grazie.

Andy si ricorda ancora del match contro di te di 10 anni fa alla Madrid Arena, lui ti aveva battuto, ma da allora cosa è accaduto?
(Alza le spalle) 10 anni dopo il risultato è differente, ma dopo 10 anni siamo anche i due migliori giocatori al mondo, e all’epoca poteva sembrare molto difficile che sarebbe accaduto. Ma noi ci siamo sempre migliorati per raggiungere il top e ci conosciamo da quando avevamo 12 anni. Credo si poteva già vedere dai tempi in cui eravamo junior che avevamo intenzioni serie di conquistare il mondo del tennis. Quindi io sono molto contento di aver sviluppato una rivalità con qualcuno che conosco da molto tempo e con il quale ho un buon rapporto di amicizia dentro e fuori dal campo. Oggi ci sono state un paio di occasioni nelle quali abbiamo mostrato il rispetto che c’è tra noi due, una cosa davvero inusuale, onestamente, da vedere ai grandi livelli. Io cerco sempre di guardare a questi momenti e metterli in risalto piuttosto che soffermarsi sulla rivalità o su chi voglia vincere questo o quello. È bello che durante una battaglia del genere tu possa mostrare il tuo aspetto umano ed esprimere i tuoi valori come persona, sfortunatamente nello sport moderno non si vede molto spesso.

Puoi parlarci del match? Hai iniziato in modo incredibile e poi è stata una lunga battaglia fino all’ultimo game durato 15 minuti.
Sì, beh, ho iniziato bene e ho giocato un tennis terrificante nel primo set. All’inizio del secondo ci sono stati un paio di game tirati e poi ho fatto un paio di errori non forzati e un doppio fallo nel game dove ho perso il servizio, non potevo rientrare. Lui ha iniziato a servire bene, soprattuto centralmente e sul lato della parità, molto preciso e forte. La sua prima era molto aggressiva e nel giro di un’ora eravamo un set pari. A quel punto il match sarebbe potuto andare davvero in qualsiasi direzione ma noi ci siamo scambiati alcuni break all’inizio del terzo e poi quando sembrava che io potessi chiudere sul 5-2 e match point, lui ha tirato fuori di nuovo dei gran servizi. Nell’ultimo game mi sono tolto dai guai con dei buoni servizi e dei buoni dritti, ma è stato molto, molto combattuto. Ovviamente non volevo concedergli il mio servizio perché sapevo che Andy avrebbe capitalizzato l’opportunità e avrebbe iniziato a giocare meglio. Quindi ho lottato, ho lottato duramente e sono lieto di aver gestito bene il finale.

Congratulazioni, oggi hai raggiunto lo stesso numero di tornei di Borg e Sampras, questi tipi di record ti danno una motivazione extra?
Assolutamente, lo sento ora per la prima volta, e ne sono assolutamente lusingato di essere al fianco di queste leggende del tennis, giocatori che io ammiravo, soprattuto Pete Sampras. Mentre io crescevo lui dominava il mondo del tennis. Vincere tanti titoli quanti ne ha vinti lui nella sua carriera è fantastico, un traguardo di cui sono orgoglioso e come dici tu, mi da più motivazione. Quando arrivi in questa particolare, la definirei fase, della carriera, hai bisogno costantemente di cercare nuovi modi per continuare ad essere motivato ed ispirato e devi puntare a nuovi obbiettivi.

Dopo la sconfitta prematura a Montecarlo, quanto è importante per te questa vittoria, anche in vista del Roland Garros?
Beh, arriva al momento giusto. I primi 4 mesi dell’anno sono stati fantastici, la sconfitta a Montecarlo è avvenuta per una ragione, perché avevo bisogno di tempo per ricaricare le batterie. Tre settimane sono state più che sufficienti per recuperare freschezza e prendere un po’ di respiro dal campo e prepararmi per Madrid. Sono arrivato qui presto e mi sono ambientato alle condizioni e ho giocato un torneo che dà grande fiducia sia per Roma che ovviamente per gli Open di Francia, dove voglio arrivarci nella migliore forma possibile.

Vorrei chiederti di parlarci un po’ di tattica. In alcuni match sembri colpire la palla forte e profonda, e poi più tardi nei punti chiave dai più rotazione e alzi un muro difensivo che gli avversari non riescono a penetrare. Come fai ad avere successo così ogni volta?
Io preferisco giocare come ho fatto nel primo set, ma alcune volte ci sono dei momenti di nervosismo e diventi un po’ contratto. È qui che cerchi di alzare un po’ la palla senza cercare troppi rischi. Comunque dipende contro chi stai giocando e su quale superficie, ma nell’ultimo game ho cercato di chiudere i punti con l’uno-due, senza entrare in lunghi scambi ed ha funzionato. Alcune volte sì altre no, ma io cerco sempre di far giocare al mio avversario un colpo in più. Se la palla arriva corta io cerco di prendermi la mia opportunità, è questa la mentalità.

Traduzione a cura di Paolo Di Lorito

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