Ernests Gulbis è ormai rinomato tanto per la sua incostanza in campo, quanto per la sua schiettezza davanti ai microfoni. Vedere il ricco playboy improvvisarsi sindacalista, tuttavia, così infervorato nel denunciare la situazione (ben poco gradevole) in cui i tornei dello Slam mettono i tennisti lontani dalle prime posizioni, è qualcosa che non ci si sarebbe aspettati facilmente. Al termine del match di primo turno, che lo ha visto liberarsi agevolmente di Andreas Seppi dentro la non esaltante cornice del campo 18 – più vicina a un circolo che ospita un challenger che alla grandeur francese – Gulbis è stato intervistato da sport360, e non le ha certo mandate a dire. “Quando mi hanno comunicato che avrei giocato su quel campo, ho domandato se fosse un buon campo” ha riferito il lettone, “e loro mi hanno risposto: No, vai lì fuori e gioca. Non c’è nemmeno spazio per il proprio staff“.
E non è finita qui: “È un mondo completamente diverso quando giochi bene, tutti ti vogliono nei loro tornei, ti mettono sui campi migliori, cercano tutti di compiacerti. Poi torni con una posizione di classifica inferiore, come me quest’anno, e ti trattano come una m…” Non proprio un campione di diplomazia, Ernests ha però tenuto a precisare che le sue parole non riguardano soltanto lui in prima persona, bensì tutti i tennisti nella sua situazione. Addirittura ha fatto menzione di un caso specifico: Grigor Dimitrov, il cui più grande rischio al momento è di rendersi conto di quanto “il mondo del tennis ha la memoria cortissima, e basta giocare male un anno per rendersi conto che tutti ti voltano le spalle. Per alcuni può essere una sorta di motivazione, ma per altri diventa un ostacolo in più”.
La disparità di trattamento, secondo il ventisettenne di Riga, non ha effetti unicamente sul morale, ma ha anche ripercussioni di carattere pratico. “I giocatori fuori dall’élite devono pregare in ginocchio per avere un campo di allenamento qualsiasi per un’ora, spesso da dividere con i colleghi. Mentre le teste di serie hanno a disposizione due, tre ore da soli con l’allenatore. In una situazione del genere, come si fa ad essere competitivi?” La domanda sembrerebbe retorica. Ernests Gulbis, giunto fino al terzo turno, proverà comunque a dare una risposta, domani contro il coccolatissimo Jo-Wilfried Tsonga. Stavolta su un campo degno di uno Slam, però.