Rio 2016: Andy Murray è due volte medaglia d'oro, del Potro ha il cuore del campione - Pagina 2 di 4

Olimpiadi

Rio 2016: Andy Murray è due volte medaglia d’oro, del Potro ha il cuore del campione

Andy Murray bissa il successo di Londra 2012, piegando la resistenza di uno stoico Juan Martin del Potro che si arrende in 4 set dopo altrettante ore di gioco. Per lo scozzese altra dimostrazione di forza dopo il successo a Wimbledon. L’argentino, stremato a fine match, festeggia comunque una straordinaria medaglia d’argento

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Non è stata grande partita a lungo, ma lo è diventata nel finale, nel quarto set in cui i break e i colpi di scena si susseguivano uno dopo l’altro. “Non ho servito bene…ed è stata molto dura per quello” ha detto Andy rispondendo ad una mia domanda nella quale gli ricordavo che pur apparendo molto più fresco del suo avversario, già dopo 2 ore e 50 di gioco, aveva poi perso tre volte il servizio nel quarto set, rischiando di compromettere tutto.

Invece di chiudere il match Murray, evidentemente stanco anche lui anche se non dava a vederlo come Delpo, perdeva il servizio tre volte, mica uno, nel primo, terzo e settimo game ridando, se non fiato, speranze a un del Potro che non voleva sapere di arrendersi senza lottare.

Il fiato lo avevano per lui gli aficionados argentini che lo hanno incitato incessantemente e giustamente continuato ad applaudirlo anche dopo la sconfitta e il lungo abbraccio fra i due campioni letteralmente esausti. Alla fine perfino i brasiliani, per una volta, dopo qualche fischio ai cori “Argentina, Argentina” nelle prime fasi del match, quando ancora li interrompevano per gridare “Guga, Guga” all’indirizzo del loro idolo Kuerten – che veniva subito inquadrato dalla regia brasiliana all’interno della cabina tv di Rede Globo dove commentava la partita – hanno avuto comprensione e solidarietà per il lungo Juan Martin e hanno preso a tifare per lui.

Tre break in 4 games, 4 in 7. Roba che accade sovente nel tennis femminile, non in quello maschile e tantomeno con due battitori solidi come Juan Martin del Potro e come Andy Murray. Così comincia il match che vede del Potro arrancare fin dall’inizio, perdere il servizio la prima volta che batte, nel secondo interminabile game, 18 punti, due pallebreak salvate ma 3 palle per l’1-1 non sfruttate.

Murray sembra voler restituire il favore, 0-30, 15-30,15-40, del Potro e l’argentino non sfrutta un magnifico lob per seguirlo a rete, così svanisce la prima palla break, ma non la seconda perché stranamente Murray sbaglia un rovescio incrociato di nessuna difficoltà. Cose non da lui, forse il campione olimpico in carica – che potrebbe essere il primo tennista a conquistare due medaglie d’oro consecutive – è nervoso.

Perchè in modo esattamente analogo, su un rovescino tagliato senza pretese di del Potro, sbaglierà ancora un rovescio sulla pallabreak che, grazie ad un suo doppio fallo, l’argentino si era procurato senza particolare merito nel settimo game.

Del Potro non aveva approfittato della raggiunta parità sull’1 a 1 perchè aveva ceduto nuovamente il servizio, addirittura a zero. Ma, come detto, Murray avrebbe fatto peggio nel settimo game.

Insomma dopo 48 minuti di tennis non trascendentale, certo non all’altezza del terzo set fra del Potro e Nadal, il punteggio è in perfetto equilibrio: 4 pari.

La strategia di Murray è chiara: palleggia senza paura anche sul dritto di del Potro per cercare poi l’affondo sul rovescio dell’argentino. Non per un vincente diretto, ma per un attacco in controtempo a chiudere una volée su una palla difensiva e tagliata di del Potro, oppure per iniziare a tessere una trama diagonale rovescio contro rovescio che certo dovrebbe favorirlo. Ma il piano gli riesce a metà perchè su quei rovescini tagliati e senza peso di del Potro, Andy non riesce a dare sufficiente profondità e, come avete letto, è lui a sbagliare per primo su due pallebreak, nel terzo e settimo gioco.

A rete si vede più spesso del Potro che Murray, e questo è una mezza sorpresa, soprattutto quando si vede del Potro andare avanti seguendo quei rovesci ad una mano sui quali Murray pare stranamente in difficoltà. Evidentemente con il suo magico rovescio è più un incontrista che altro. E pare gli riesca giocarlo, piano, soltanto in cross, perchè se deve giocarlo lungolinea anche lui stacca una mano dalla presa bimane e gioca in chop, ma un chop lento non efficacissimo.

Insomma è una partita tatticamente interessante, ma non da strappa-applausi. Raramente ho visto lo scozzese sbagliare così tanti rovesci su palle apparentemente innocue.  E giocarle anche lui così piano che è più facile venga avanti del Potro che lui. Sembra tornato il Murray esageratamente attendista che lo aveva stoppato dal progetto di abbandonare, fra i Fab Four, le vesti di Ringo Star.

Si giocano scambi a basso ritmo, ma prolungati, al punto che pur essendo arrivati ai vantaggi soltanto nel secondo game del primo set, è trascorsa gia un’ora e 9 minuti quando si sono giocati solo 11 games e Murray conduce 6-5 mentre del Potro serve per restare nel set ed arrampicarsi al tiebreak. Un passant stretto di Murray lo porta a 15-30 e un errore, stecca di rovescio dell’argentino, a 15-40  due setpoint al minuto 73. Il primo setpoint Murray se lo gioca proprio male, cacciando un dritto gratuito in rete sebbene del Potro avesse fatto ricorso ad una seconda di servizio. Il secondo è quello buono però: Delpo si presenta a rete sul rovescio di Murray che, costretto a giocare il passante, lo mette a segno. Un lungolinea perfetto. SEGUE

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