US Open, italiani: Vinci vola agli ottavi, ma che fatica! (audio)

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US Open, italiani: Vinci vola agli ottavi, ma che fatica! (audio)

Terzo turno degli US Open superato da Roberta Vinci. Sembrava tutto facile per l’italiana, ma un passaggio a vuoto alla fine del secondo set la costringe ad uno sforzo supplementare

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[7] R. Vinci b. C. Witthoeft 6-0 5-7 6-3 (dal nostro inviato a New York)

Vinci-Witthoeft

Ero convinto che per Roberta fosse meglio incontrare una tennista piuttosto inesperta come la tedesca di Amburgo Carina Witthoeft, a prescindere dalla sua classifica più bassa di 60 posizioni, 102 Wta anziché 42) piuttosto che un tipo rognosetto e attaccabrighe come la piccola kazaka Yulia Putintseva. L’andamento del primo set mi aveva rafforzato in quella convinzione. Ma nel tennis nessuna partita è mai finita finché non è finita. Non è il calcio che quando stai 4-0 (ma anche meno…) dopo un quarto d’ora, nel 99 per cento dei casi il match è finito. Qui non più tardi dell’altro giorno avevamo visto l’americano Johnson rovesciare contro il russo Donskoy un match nel quale perdeva due set a zero, 5-0 e 0-40 nel terzo: aveva salvato 6 matchpoints e alla fine vinto il match!

Sotto un sole cocente, a picco, ma per fortuna un tasso di umidità sopportabile, sull’Armstromg Stadium Roberta per tutto il primo set aveva dato pienamente ragione al suo coach Francesco Cinà che a Luca Baldissera ieri aveva detto: “Roberta sta giocando quest’anno molto meglio di un anno fa…”. Il tecnico siciliano si riferiva a tutto il corso dell’US Open 2015, salvo probabilmente quella memorabile e forse irripetibile partita della semifinale entrata nella storia del torneo (e della carriera di Serena Williams, oltre a quella di Roberta stessa). Non è che nei primissimi turni un anno fa Roberta avesse entusiasmato. E qui, vinto il primo set per 6-0, avevamo invece una Roberta che in 5 set aveva perso appena 10 games dopo il 6-2 6-4 alla Friedsam e il 6-1 6-3 alla McHale. Due games di media a set. Che si poteva pretendere di più? Come si poteva dubitare delle sue chances?

Però nel secondo set, nel quale comunque Roberta era riuscita ad arrivare a servire per il match sul 5-4 e anche 30-0 – quindi trovandosi per tre volte a due punti dal match e dagli ottavi di finale contro Cibulkova (6-3 i precedenti per lei e netta vittoria quest’anno a Brisbane) o Tsurenko (1-0 e anche in questo caso netto successo a Doha quest’anno), le cose sono purtroppo cambiate. La tedesca è cresciuta e senza aver più nulla da perdere, è diventata più aggressiva, si è fatta vedere più spesso a rete, mentre Roberta ha cominciato a regalarle qualcosa, nonostante il break d’abbrivio e il settimo game consecutivo, e dopo aver sbagliato la prima volee del match, ha ceduto per la prima volta la battuta e da lì è iniziato tutto un altro match. Improvvisamente diversi degli errori della tedesca si sono trasformati in vincenti. E Roberta da serena che era all’inizio si è fatta sempre più tesa, nervosa. Ha cominciato a parlare con se stessa, i suoi soliloqui sono diventati via via più frequenti e preoccupanti. Alla fine è andata bene, ma la sofferenza per lei e i suoi fans è stata tanta, perché quando la tedesca ha recuperato il break d’inizio terzo set e sul 3 pari è passata per la prima volta in vantaggio nel match con due opportunità per passare a condurre 4-3 non molti avrebbero più scommesso sulle chances di Roberta. Doppiamente brava quindi ad esserne uscita. Roberta aveva dominato il primo set, nel quale aveva giocato un tennis praticamente perfetto, con la sola eccezione delle prime palle di servizio sotto al 50 per cento (47%). Era scesa a rete sette volte, quasi sempre in controtempo e aveva fatto 7 punti a rete su 7. Del secondo ho accennato – e magari ci ritorno su con più calma, la partita è finita da 5 minuti… -. “Ero così nervosa, ero avanti 5-4 30-0 e mi sono fatta sfuggire il secondo set, ma mi sono detta ‘Non pensare a quello che hai perso, pensa a vincere il terzo set’. Però lei è forte, ha un gran rovescio e non è che io mi senta così bene…”. Beh sono sicuro che adesso si sente meglio. E l’opportunità di arrivare ai quarti c’è tutta. Non si può trovare molto di meglio che Cibulkova, pur ex n.10 del mondo e finalista ad un Australian Open, o Tsurenko in ottavi ad uno Slam. E la pressione ormai su Roberta dovrebbe, come ha detto ieri l’altro lei stessa, essere ad ogni turno meno forte.

Analizzando lo scout statistico con qualche minuto in più di tempo, noto che Roberta ha servito progressivamente più prime man mano che il match andava avanti, 47% nel primo set, 56% nel secondo e 71% nel terzo, ma soprattutto che ha preso maggiormente l’iniziativa nel terzo set quando si è presentata a rete 17 volte facendo 16 punti, una percentuale impressionante del 94% che vale perfino più di quella del 100% del primo set quando le volée erano state solo 7, seppur tutte vincenti. E’ anche vero che in un 6-0 durato comunque 31 minuti, era difficile farne altrettante quanto nel terzo durato 37 minuti. Ma con il sole che batteva e lo stress di un match prima in discesa e poi trasformatosi quasi improvvisamente a due passi dal successo in una partita sofferta non era altrettanto semplice mantenere la necessaria lucidità. Non dimentichiamo che questa era una partita nella quale Roberta aveva tutto da perdere. Sono le più difficili. Direi soprattutto per lei, tipo che come le cose non si mettono bene tende a innervosirsi non poco e a prendersela con se stessa. Nel secondo set e nella fasi finali ha rallentato un po’, ha rischiato meno, quando è andata a rete lo ha fatto con minor convinzione, e così è stata più spesso infilata dai passanti della Witthoeft che, come quasi tutte le tenniste che giocano meglio di rovescio, è più difficile da attaccare.

Coach Francesco Cinà ci ha rilasciato a caldo, all’uscita dall’Armstrong, queste impressioni (in esclusiva per Ubitennis, a Ruggero Canevazzi): “Partita di altissimo livello, Roberta giocava molto bene ma l’altra non mollava niente. Quando alla fine del secondo set è calata un attimo sbagliando due dritti senza tirarli, le cose sono subito cambiate e Carina ha giocato due colpi allucinanti e l’ha beffata. Ma nel terzo set Robi ha mantenuto un gran livello di aggressività e spinta, è stata una grande vittoria! Ora andiamo avanti senza avere chissà quali aspettative, l’importante è che Roberta stia bene e possa giocare al meglio delle sue possibilità, poi tutto quello che viene lo prendiamo”.

In conferenza stampa, arriva prima la Witthoeft. Le chiediamo se ha dei rimpianti per il terzo set: “Sì, ho giocato con meno aggressività del necessario, non so nemmeno perchè ma non ho accusato la pressione della posta in palio. Oggi sono molto delusa, ma in due giorni passerà e guarderò oltre”. Alla domanda se ha risentito delle discese a rete della Vinci, che ha fatto 16 punti su 17 in quel modo, risponde: “Sì, è stata davvero brava, ma anch’io sono calata. Nel tennis è così, in un attimo la tua avversaria sale del 10% e tu scendi del 10%“.

Poi, nella grande Sala 1 tocca a Roberta rispondere alle domande in inglese. Le chiedono ancora una volta di Leonardi da Vinci (l’anno scorso era diventato un mantra per i giornalisti americani, quest’anno è la stessa cosa) e Roberta è al solito scoppiettante: “È mio zio e il mio secondo allenatore…. Quando poi le chiedono qual è la filosofia che la porta a giocare rovesci in slice e palle corte, lei sussurra in italiano: “Ma perché mi fanno sempre domande come questa?

E’ il momento delle domande in italiano e la tarantina spiega: “È stata una bella partita, nel primo set ho fatto il bagel ma ogni game è stato combattuto, poi vincere 6-0 il primo set è sempre un’arma a doppio taglio. Sul finire del secondo set ero nervosa perché vedevo che lei sbagliava pochissimo. Nel terzo ero incazzata con me stessa per aver perso il secondo parziale, ma sono rimasta concentrata. Ho deciso di scendere 17 volte a rete perché ho capito che dovevo tornare a essere aggressiva io, perché lei non avrebbe sbagliato dal fondo“. La chiusura dell’intervista è al solito brillante e simpatica, ma rivela un aspetto preoccupante: “Continuo a sentire dolore al tendine d’Achille, oggi sono contenta ma davvero mi piacerebbe giocare senza sentire dolore… è la vecchiaia ragazzi

Vi consiglio di ascoltare l’audio dell’intervista con Roberta. Anche se lungo. Si capisce quanto lei in campo pensi ad ogni dettaglio. Non è certo una sorpresa per me che lei sia una ragazza intelligente, magari troppo negativa con se stessa nei momenti in cui le cose non le si mettono bene. Ogni tanto perde, come tutti, lucidità, o magari si fa prendere dal “braccino” come le è successo nelle fasi finali del secondo set quando per sua stessa ammissione ha spinto meno (e lo aveva immediatamente osservato anche il suo coach Francesco Cinà). Lei ha raccontato tutto quello che le è passato per la testa nei vari momenti del match e anche quello che non le è passato (“No, al fatto che in Australia avevo vinto 6-0 il primo set con la Friedsam e poi avevo perso non ho pensato…però quando si vince un set 6-0 per certi versi può creare qualche problema a volte”)

Ho colto in una sua frase durante la conferenza stampa “Nel terzo set la Witthoeft aveva preso le misure al mio rovescio ad una mano” e allora le ho chiesto – fuori onda – “Ma se ti accorgi di una cosa del genere, che fai? Mica puoi cominciare a giocare rovesci in top-spin…”.

E lei: “È proprio quello che mi chiede Francesco: devo cercare di cambiare angoli, magari incrociare stretto un po’ di più, cambiare il più possibile zone dove tiro, una volta rallentare, alzare, poi abbassare…per non dare sempre lo stesso tipo di palla a chi ormai ci ha preso la mano…”.

Insomma tutto chiaro, brava Roberta, niente è casuale…ma chiudo con una seria e vera preoccupazione in vista del suo match con l’ucraina Tsurenko che ho intervistato a lungo in solitario. Roberta è uscita dalla sala stampa -dopo aver detto più volte soprattutto durante la conferenza stampa in inglese “Non sto bene” – zoppicando in maniera purtroppo evidente.

Un dolore al tendine d’Achille è una gran brutta bestia. Purtroppo è un problema che può guarire soltanto riposando e Roberta non può permettersi di riposare adesso. Temo che potrà giocare soltanto con gli antidolorifici, ma non so per quante ore, quante partite.

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