De Santis F., Fatti di Gloria, Miracoli e truffe sul podio, Mauro Pagliai Editore, 2013
“Fatti di Gloria” è un libro anomalo. C’è tutta la passione dello scrittore verso lo sport ma c’è soprattutto la dimensione letteraria dello sport, intesa come capacità di produrre storie. Senza storie non siamo nessuno e lo sport è prima di tutto storie, solo in seguito storie, storie e ancora fottutissime storie. Con uno stile asciutto De Santis descrive 18 momenti irripetibili dello sport. Miracoli e truffe. Morali e sentenze. Promesse e tradimenti. Ogni capitolo un viaggio. Si comincia con quello che forse è il più grande artista del Novecento: Diego Armando Maradona. L’episodio è ovviamente quella partita in Messico, quella della Mano di Dio e soprattutto quella in cui un uomo ritorna per quindici secondi un bambino e come fosse in un cortile, o dentro la sua testa, dribbla un’intera squadra facendo impazzire un popolo da sempre condannato alla sofferenza (https://www.youtube.com/watch?v=1wVho3I0NtU ).
Poi si va a Parigi. Da una parte c’è il sosia di Buster Keaton, lo chiamano Ivan il terribile. Vince sempre e non ride mai. Dall’altra parte c’è un cinesino americano di soli 17 anni. Beh sappiamo com’è finita, battute da sotto, banane, pallettoni per fare esercizi anticrampi, risposte sulla linea del servizio e mentre Lendle andrà in psicanalisi, lui vincerà l’unico Slam della sua vita, proprio mentre in Cina i Carri Armati spegnevano i venti delle rivoluzioni studentesche. Il libro è tutto così. Un viaggio meraviglioso tra momenti irripetibili: la triste vicenda del figlio di Piquet finito contro un muro su suggerimento di Briatore per agevolare Alonso, quella dell’atleta transessuale al tempo del nazismo finito a fare il cameriere, il miracolo americano dell’Hockey sul ghiaccio del 1980, gli europei vinti da una Danimarca ripescata per la guerra in Jugoslavia, quella strana sconfitta di “Sonny” Liston e via scorrendo.
Se scatta l’empatia coi personaggi perdenti o peggio non attrezzati alla vittoria la lettura è addirittura commovente grazie ad una scrittura che flirta con la cronaca e una tensione poetica che chiamerei letteraria per il suo portato di implicazioni esistenziali. Per fortuna abbiamo ancora in Italia autori (ed editori) che pensano i libri partendo dai desideri, dalle storie e dalla voglia di scavare e non da discutibili pseudo leggi di mercato, quelle sì perdenti assicurate.
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