Alle WTA Finals la vincitrice meno attesa: i bookmakers non credevano in Cibulkova - Pagina 2 di 2

Al femminile

Alle WTA Finals la vincitrice meno attesa: i bookmakers non credevano in Cibulkova

Dominika CIbulkova ha conquistato a Singapore il più importante torneo della carriera, ribaltando i pronostici della vigilia

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A Singapore 2016 ha vinto una giocatrice entrata in semifinale per il rotto della cuffia, dopo aver perso due dei tre incontri nel girone. Era accaduto per la prima volta nella storia del Masters femminile nel 2015 con Radwanska, e si è ripetuto con Cibulkova appena dodici mesi dopo.
Al di là della formula in sé stessa, che personalmente apprezzo (ho espresso il mio pensiero in altre occasioni; e a chi non piace il Masters così concepito mi permetto di aggiungere: semel in anno licet insanire), resta il fatto che questa combinazione estrema si è verificata due volte di fila.
Difficile capire se si tratti di una semplice coincidenza o se invece esista una spiegazione convincente. Propongo questa: forse potrebbe dipendere della presenza di tenniste poco abituate a vincere i grandissimi tornei; giocatrici che spendono troppo, soprattutto sul piano nervoso, nella fase a gironi e che poi nei due match conclusivi a eliminazione diretta si trovano con meno energie mentali rispetto a chi si è qualificata malgrado le sconfitte iniziali.
Questa ipotesi funziona meglio per il torneo 2016, meno bene per il 2015;  l’anno scorso a cadere dopo tre successi erano state un’esordiente come Muguruza (da Radwanska) ma anche una campionessa esperta come Maria Sharapova: allora aveva perso in semifinale da Petra Kvitova reduce da due sconfitte nel round robin, e normalmente Sharapova non è tipo da lasciarsi sfuggire occasioni del genere. D’altra parte va ricordato che Maria era al rientro da un infortunio che l’aveva obbligata a saltare tutti i tornei dopo Wimbledon (un solo match all’attivo, e nemmeno concluso, a Wuhan) e quindi non si può dire avesse il solito ritmo-partita.

Che siano giuste o meno queste spiegazioni, la sostanza è che quest’anno Dominika Cibulkova è apparsa la più fresca sul piano mentale nei momenti cruciali degli ultimi match, e ha sfruttato sino in fondo la condizione di chi gioca avendo nulla da perdere; un po’ come era accaduto a Monica Puig in occasione delle Olimpiadi (sempre contro la stessa avversaria, Angelique Kerber).
E poi a volte sembra che tutto debba girare per il verso giusto: qualificata in extremis (al suo posto sarebbe passata Madison Keys se nell’ultimo incontro dei gironi avesse vinto un solo set contro Kerber), Cibulkova ha superato la semifinale contro Kuznetsova malgrado fosse indietro 2-4 nel terzo set, vincendo lo scambio del match point grazie a un nastro favorevole. E un altro nastro propizio sul match point le ha consentito di avere la meglio contro Kerber in finale. Insomma, pareva proprio destino.

Ma, al di là dei frangenti fortunati, Dominika ha mostrato nelle due partite a eliminazione diretta un coraggio e una voglia di vincere tali da ribaltare i pronostici iniziali. Il successo ha fatto di lei non solo la “Maestra” del 2016, ma anche l’unica giocatrice in grado di aggiudicarsi quattro tornei in stagione (Katowice, Eastbourne, Linz, Singapore).
A mio avviso la miglior Cibulkova vista prima delle Finals era stata quella degli Australian Open 2014, sconfitta in finale da Li Na: quella versione di giocatrice era probabilmente più incisiva con il rovescio (in particolare lungolinea), il suo colpo storicamente meno forte; però in compenso quella della scorsa settimana ha giocato nei due match decisivi con una straordinaria profondità, e ha saputo trovare con maggiore facilità i tempi di gioco necessari per spostarsi a sinistra ed eseguire con grande frequenza il dritto a sventaglio.

Da parte sua durante la finale Kerber non è riuscita a mettere in campo la stessa grinta di altre occasioni. L’andamento del torneo e il primato nel ranking facevano di lei la favorita, e saper gestire il peso del pronostico è una difficoltà in più, alla quale probabilmente non era del tutto pronta. Forse solo nel game conclusivo è riuscita a dare il meglio di sé: sul 3-6, 4-5, quando ormai aveva le spalle al muro e doveva assolutamente strappare la battuta all’avversaria per rimanere in corsa. Ma a quel punto Angelique era in una situazione di estremo rischio: Cibulkova è riuscita ad annullare due palle del 5-5 e ha poi vinto al quarto match point, anche grazie al net a favore (con doppio rimbalzo della palla sul nastro) già raccontato prima.
Se la sconfitta in finale non si può definire la conclusione ideale della stagione di Kerber, penso che potrà consolarsi tenendo presente che grazie a questo torneo non solo terminerà l’anno in cima al ranking, ma lo farà con oltre duemila punti di vantaggio rispetto a Serena Williams (9080 a 7050).

Prima di chiudere credo che una breve nota la meriti anche Svetlana Kuznetsova: le ottime partite del Masters le hanno consentito di riaffermarsi come una delle giocatrici di maggior talento tecnico del circuito. Forse qualcosa è mancato sul piano dell’intensità nella semifinale contro Cibulkova (6-1, 6-7, 4-6), quando sul 4-2 del terzo set ha finito per cedere troppo spesso il comando del gioco, e proprio la maggiore intraprendenza dell’avversaria si è rivelata determinante. Ma il ritorno di Kuznetsova nella top ten di fine anno rimane comunque un dato estremamente positivo per lei, visto che non le riusciva dal 2009.

Mi fermo qui, visto che sulle altre giocatrici impegnate al Masters, e in generale sulla stagione delle prime dieci del mondo, conto di tornare prossimamente con un articolo specifico.

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