Statistiche
La geografia del circuito ATP: i paesi protagonisti del 2016
Nel 2016 l’ATP World Tour ha proposto ben 66 tornei. Analizziamo la loro distribuzione geografica. Tutti gli stati rappresentati, più della metà in Europa. Gli USA comandano sul cemento, la Francia su indoor e terra. Gran Bretagna patria dell’erba

Nel 2016 abbiamo potuto assistere a 66 tornei ATP, esclusi i Challenger e i Futures. Altri due grandi tornei sono stati disputati nel 2016, la Coppa Davis e le Olimpiadi, ma essendo eventi ITF ed essendo particolari – uno ha sedi itineranti, l’altro si disputa ogni quattro anni e non ha montepremi – li escluderemo da questa analisi. Approfittando della pausa invernale, abbiamo deciso di studiare la distribuzione geografica dei tornei ATP, dividendoli per superficie e presentando alcune mappe che aiutino a visualizzare i risultati.
I tornei sul “duro” outdoor – La metà sono in terra nordamericana
Abusando della traduzione letterale del termine hard, iniziamo l’analisi raggruppando i tornei che si disputano su superficie hard ed all’aperto. Quattro sono i periodi in cui si concentra la maggior parte dei tornei hard outdoor: gennaio australiano, marzo a stelle e strisce, l’estate nordamericana e la coda asiatica post US Open.
Ma quanti sono i tornei outdoor hard? E dove si disputano? Qui sotto riportiamo una classifica, per Paese, stilata tenendo conto del totale dei punti ATP messi a disposizione dai tornei all’aperto e sul cemento. Tra parentesi, il numero dei tornei.
1] USA 6,250 (8)
2] Australia 2,500 (3)
3] Cina 2,000 (4)
4] Canada 1,000 (1)
5] Messico 750 (2)
6] Emirati Arabi Uniti 500 (1)
6] Giappone 500 (1)
8] India 250 (1)
8] Qatar 250 (1)
8] Nuova Zelanda 250 (1)
Su un totale di 23 tornei, ben 11 si disputano in Nord America, tra cui 1 Slam (US Open) e ben 4 Masters 1000 (Indian Wells, Miami, Canada e Cincinnati). Gli altri 2 tornei “pesanti” si disputano in Australia (Australian Open) e in Cina (Masters 1000 di Shanghai). Come possiamo notare dalla mappa, nessun torneo di questo tipo si disputa in Europa e nessuno in Sud America. I Paesi rappresentati sono 10.
I tornei sul “duro” indoor – Un affare quasi esclusivamente europeo
Sono 14 i tornei indoor su superficie hard ed indoor, più un quindicesimo che si disputa su terra indoor (il 250 di San Paolo in Brasile) e che escludiamo da questo gruppo. Entrambi i tornei “pesanti”, le Finals di Londra ed il Masters 1000 di Bercy – si disputano in Europa, come del resto la gran parte dei tornei di questo tipo. Sono infatti 13 su 14 i tornei europei, unica eccezione il 250 di Memphis, Stati Uniti. La stagione indoor prevede due tronconi: il primo a febbraio, il secondo da ottobre al termine della stagione. Ecco la classifica a punti, che vede 10 Paesi rappresentati e la Francia a guidare la graduatoria.
1] Francia 1,750 (4)
2] Gran Bretagna 1,500 (1)
3] Russia 500 (2)
3] Svizzera 500 (1)
3] Austria 500 (1)
3] Paesi Bassi 500 (1)
7] Bulgaria 250 (1)
7] Belgio 250 (1)
7] USA 250 (1)
7] Svezia 250 (1)
Tra questi, soltanto gli Stati Uniti hanno tornei ATP hard indoor ed outdoor e non esiste alcun torneo hard indoor nell’emisfero meridionale.
I tornei su terra – Europa e Sud America, ma non solo
I tornei su terra sono 22, soltanto 1 in meno rispetto al cemento outdoor, ma ben 18 in meno del cemento, se consideriamo anche l’indoor. Se la terra blu è stata una meteora apparsa soltanto a Madrid nel 2012 e la terra verde è attualmente presente soltanto a Charleston (USA) nel circuito WTA, il circuito ATP presenta 21 tornei in terra rossa ed 1 in terra marrone, a Houston, Stati Uniti. Come dicevamo poco sopra, 1 solo torneo indoor su terra rossa, il 250 di San Paolo, in Brasile. I tornei “pesanti” sono tutti europei: 1 Slam (Roland Garros a Parigi) e 3 Masters 1000 (Monte Carlo, Madrid e Roma).
I tornei ATP su terra rossa si disputano prevalentemente in Europa da aprile ad inizio giugno e poi a luglio, per un totale di 16 tornei europei. Tuttavia, ben 4 continenti ospitano tornei ATP su terra: 4 in Sud America (Brasile, Argentina, Ecuador), 1 in Nord America (Stati Uniti), 1 in Africa (Marocco). Questo considerando il torneo di Istanbul come europeo. Tra le curiosità, il 250 che quest’anno si è disputato a Marrakech è l’unico torneo africano il calendario. Ecco la classifica a punti, in cui troviamo ben 16 Paesi tra cui l’Italia, grazie al nostro unico torneo ATP, gli Internazionali di Roma.
1] Francia 3,500 (3)
2] Spagna 1,500 (2)
3] Italia 1,000 (1)
4] Brasile 750 (2)
4] Germania 750 (2)
6] Svizzera 500 (2)
7] Ecuador 250 (1)
7] Argentina 250 (1)
7] USA 250 (1)
7] Marocco 250 (1)
7] Romania 250 (1)
7] Portogallo 250 (1)
7] Turchia 250 (1)
7] Svezia 250 (1)
7] Austria 250 (1)
7] Croazia 250 (1)
Come per i tornei indoor su cemento, la Francia comanda la classifica relativa alla terra. Tra questi ci sono gli unici due tornei ATP vinti da italiani nel 2016: Umag (Croazia), vinto dal futuro papà Fabio Fognini e Kitzbühel (Austria), vinto dall’attuale numero 1 italiano Paolo Lorenzi. Entrambi si sono disputati nella seconda metà di luglio e nella stessa settimana.
I tornei su erba – Gran Bretagna, Germania, Paesi Bassi e Stati Uniti
Spariti dai radar da molti anni i tornei su erba in Oceania, sono 7 i tornei su erba in calendario, 5 prima di Wimbledon, 1 soltanto dopo Wimbledon, precisamente a Newport, nel piccolo ma popolato Stato del Rhode Island (Stati Uniti). La distribuzione geografica e la classifica sono dunque facili da dedurre e compilare, comanda la Gran Bretagna che ospita anche numerosi tornei Challenger su Erba.
1] Gran Bretagna 2,750 (3)
2] Germania 750 (2)
3] Paesi Bassi 250 (1)
3] USA 250 (1)
ATP World Tour – 66 tornei, di cui più della metà in Europa
Se uniamo le informazioni ottenute dividendo i tornei per superficie e condizioni, otteniamo un totale di 66 tornei disputati in 30 Paesi diversi. Tutti i continenti sono rappresentati, ad eccezione del Centro America che geograficamente può essere assimilato al Nord America. Domina nettamente l’Europa, con 35 tornei (18,500 punti ATP), seguita dal Nord America con 14 tornei (8,750 punti ATP), dall’Asia con 8 tornei (3,500 punti ATP), dall’Oceania e dal Sud America con 4 tornei (ma rispettivamente 2,750 e 1,250 punti ATP) ed infine dall’Africa con 1 solo piccolo torneo (250 punti ATP).
Soltanto gli Stati Uniti possono vantare almeno un torneo su tutte le superfici (hard, hard indoor, terra ed erba), anche se l’unico torneo in terra prevede terra marrone, non rossa. Nessun altro Paese può vantare 4 diverse combinazioni tra superfici e condizioni, mentre sette Paesi possono vantare 2 combinazioni: Francia, Svizzera, Austria e Svezia hard indoor e terra, Paesi Bassi e Gran Bretagna hard indoor ed erba, Germania terra ed erba. Il Brasile ha tornei su terra sia indoor che outdoor, ma il torneo su terra indoor, a San Paolo, va considerato come la vera eccezione dell’intero circuito, al pari del torneo in terra marrone di Houston, Stati Uniti.
Ecco il quadro completo e la speciale classifica, dove naturalmente gli Stati Uniti comandano, grazie ad 1 Slam, 3 Masters 1000, 1 500 e ben 7 250. Curiosamente, negli Stati Uniti tutti i tornei che danno più punti (Slam, Masters 1000 ed ATP 500) si disputano su cemento outdoor, mentre i 250 presentano una gamma quasi completa: erba, cemento indoor ed outdoor, terra marrone.
1] USA 7,000 (11)
2] Francia 5,250 (7)
3] Gran Bretagna 4,250 (4)
4] Australia 2,500 (3)
5] Cina 2,000 (4)
6] Germania 1,500 (4)
6] Spagna 1,500 (2)
8] Svizzera 1,000 (3)
8] Canada 1,000 (1)
8] Italia 1,000 (1)
11] Messico 750 (2)
11] Austria 750 (2)
11] Paesi Bassi 750 (2)
11] Brasile 750 (2)
15] Russia 500 (2)
15] Svezia 500 (2)
15] Giappone 500 (1)
15] Emirati Arabi Uniti 500 (1)
Dalla 19esima alla 30esima posizione troviamo i Paesi con 1 solo torneo ATP 250: Argentina, Belgio (tornato in calendario quest’anno), Bulgaria, Croazia, Ecuador, India, Marocco, Nuova Zelanda, Qatar, Romania, Portogallo e Turchia. Prossimamente analizzeremo anche la distribuzione geografica dei vincitori, distinguendo per superficie e condizioni, così come della distribuzione geografica dei montepremi.
Rileggi gli articoli di Ubitennis sulla geografia del tennis dagli anni ’70 ad oggi
Da sport di nicchia a fenomeno globale (parte 1)
ATP
La longevità di Novak Djokovic attraverso i numeri
Più anziano vincitore a New York. 24 titoli Slam e solo tre finali Slam perse dopo i 30 anni; prima erano state 9

Il seguito del video è presente sulla sezione dedicata allo US Open 2023 del sito di Intesa Sanpaolo, partner di Ubitennis.
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Calato il sipario sulla 143esima edizione dello Slam più eccentrico dell’anno, è tempo di tirare le somme. È stato un bel torneo nonostante le poche soddisfazioni portate a casa dai nostri azzurri (anche se gli ottavi di Jannik Sinner e di Matteo Arnaldi con il terzo turno di Lucia Bronzetti, mai così avanti in uno Slam, non sono certo da buttare) con qualche piccola sorpresa sul finale. Nessuno si aspettava di vedere Ben Shelton giocare una semifinale nel suo primo anno da professionista – e speriamo non sia una meteora (si veda, Denis Shapovalov); i numeri uno delle rispettive classifiche, entrambi detentori del titolo 2022, eliminati prima della finale; Coco Gauff che trova finalmente la quadra nel suo tennis, rimonta e alza il trofeo più prestigioso della sua giovane carriera dopo un’estate da sogno.
Quello che non è più una sorpresa, quello che era già nell’aria prima dell’inizio del torneo era la concreta possibilità di Novak Djokovic di aggiungere un altro Slam al suo palmarès.
Ed ecco fatto. Siamo arrivati a 24. Tanti quanti Margaret Smith Court. L’irraggiungibile traguardo per Serena Williams. A 36 anni, suonati, Novak Djokovic è il tennista meno giovane di sempre ad alzare il trofeo sotto le luci di New York. Ken Rosewall e Roger Federer sono gli unici ad aver conquistato uno Slam passati i 36 anni ed entrambi, l’hanno fatto a Melbourne. Non è certo un caso che si tratti del primo Slam, il primo impegno dell’anno, quello in cui i più “attempati” si presentano più riposati, più in forma. Invece lui, Nole, lo fa nell’ultimo Slam dell’anno dopo una lunga stagione, lunghissima stagione in cui si è preso Australian Open, Roland Garros, ha giocato la finale a Wimbledon e ha aggiunto il “1000” numero 39 in carriera a Cincinnati, prendendosi la rivincita contro Carlos Alcaraz.
È il terzo giocatore nell’Era Open a vincere nello stesso anno Australian Open, Roland Garros e US Open; prima di lui ci erano riusciti solo Rod Laver (1969) e Mats Wilander (1988). Per la quarta volta in carriera, Novak ha vinto tre tornei Slam durante l’anno solare; Federer ci era riuscito solo tre volte. La completezza tecnica, fisica e tattica dimostrata nella finale di ieri sera contro un ottimo Daniil Medvedev sono davvero incredibili.
Tra le tante, una delle statistiche più interessanti riguardano le finali vinte e perse prima e dopo i 30 anni.
Tra i 20 e i 29 anni, Novak Djokovic ha giocato 21 finali: 12 le ha vinte e 9 le ha perse. Dai 30 ai 36 anni di oggi, il tennista di Belgrado ha giocato 15 finali: ne ha perse solo tre.
Numeri pregiudicati dal calo a cui Federer, Nadal e Murray – gli altri Big Four, sono inevitabilmente andati incontro con lo scorrere del tempo? Forse no. Guardando nel dettaglio, queste sono le finali perse da Djokovic prima dei 30 anni:
- Roger Federer, US Open 2007
- Rafael Nadal, US Open 2010
- Rafael Nadal, Roland Garros 2012
- Andy Murray, US Open 2012
- Andy Murray, Wimbledon 2013
- Rafael Nadal, US Open 2013
- Rafael Nadal, Roland Garros 2014
- Stan Wawrinka, Roland Garros 2015
- Stan Wawrinka, US Open 2016
Il tennista contro cui Djokovic ha perso più volte in una finale Slam è Rafael Nadal: sono ben 4 gli scontri in cui il mancino spagnolo ha avuto la meglio, la metà di questi sono al Roland Garros, sulla terra, dove Nadal gioca un altro sport. A ben vedere, sorprendono di più le sconfitte incassate da Andy Murray sull’erba e sul veloce e da Stan Wawrinka sempre sul veloce.
Passati i 30 anni la statistica cambia nettamente: solo tre le finali perse. Al Roland Garros 2020 contro il solito Nadal, allo US Open 2021 quando si è schiantato contro Daniil Medvedev e la paura di compiere l’impresa più grande di sempre (vincere i quattro tornei Slam in un anno) e Wimbledon 2023, dopo 4 ore e 42 minuti di lotta serrata contro il nuovo fenomeno del tennis mondiale, Carlos Alcaraz. È evidente che col passare degli anni, Nole sia stato capace, più di altri di migliorarsi, non solo fisicamente e tecnicamente ma soprattutto, mentalmente. E come ha detto lui stesso ieri in conferenza stampa, nel 2021 la pressione lo avevo sconfitto, ora ha imparato la lezione.
Fai tesoro delle sconfitte, impara e la volta dopo, non commettere più lo stesso errore. Uno dei cardini della Mamba Mentality a cui Nole ha reso omaggio. Durante il trionfo per il 24esimo sigillo, Novak ha voluto rendere omaggio a Kobe Bryant, indossando una maglietta con il numero 24, lo stesso con cui giocava Kobe, a lui dedicata con una foto che li ritrae insieme. Nell’intervista, ha confidato di aver chiacchierato spesso con lui sulla necessità di costruire e mantenere una mentalità vincente, specie durante il suo lungo infortunio, che gli ha permesso di rientrare e tornare più vincente di prima. Mamba Mentality.
ATP
Le rimonte di Djokovic negli Slam: un buon segno per la vittoria? E chi dei Big3 ha fatto meglio?
Per la seconda volta allo US Open Novak Djokovic rimonta da due set di svantaggio. Ripercorriamo le otto rimonte del serbo che per ben quattro volte ha poi vinto il torneo. Federer e Nadal come se la sono cavata?

È stato Novak Djokovic stesso a dichiararlo: “Ho mandato un messaggio ai contendenti al titolo”. Il contenuto è chiaro a tutti: non bastano due set di vantaggio in uno Slam per piegare la resistenza del campione serbo.
Il successo contro il connazionale Laslo Djere dopo aver perso i primi due set con un doppio 6-4 rappresenta l’ottava rimonta vincente da due set di svantaggio per il trentaseienne di Belgrado.
Riavvolgiamo il nastro e vediamo le rimonte del campione serbo e l’esito del torneo. Tra la prima rimonta e l’ultima, quella odierna, sono passati ben 18 anni. Era il 2005, la stagione d’esordio a livello Slam per il diciottenne Djokovic, con le qualificazioni superate sia in Australia, sia a Parigi, sia a Wimbledon. E proprio sui prati inglese arriva la prima rimonta nel secondo turno contro lo spagnolo Guillermo Garcia Lopez, in quel momento numero 81 al mondo mentre il serbo era il 128. Djokovic perse i primi due set con un doppio 3-6 per poi rimontare vincendo due tie-break, prima di chiudere 6-4 al quinto. Il torneo per il serbo finì nel turno successivo per mano della testa di serie numero 9 Sebastien Grosjean.
Per rivedere Nole nuovamente vincitore sotto di due set bisogna fare un salto al 2011. New York, semifinale contro Roger Federer. Il tennista svizzero conduce 7-6 6-4 per poi subire la rimonta del tennista serbo. Djokovic era numero 1 del seeding, Federer il numero 3. Quell’edizione dello US Open, Djokovic la vincerà sconfiggendo in quattro set Nadal e mettendo in bacheca lo Slam numero 4, il primo a Flushing Meadows.
L’anno successivo al Roland Garros fu il nostro Andreas Seppi a mettere alle corde il campione di Belgrado. Erano gli ottavi di finale, Djokovic uscì indenne dal forcing dell’italiano, superò al quinto set Tsonga nei quarti, e dopo aver battuto Federer in semifinale, si arrese a Nadal all’ultimo atto.
Sempre ottavi di finale, altra rimonta. Era il 2015, il luogo del delitto è nuovamente l’erba di Wimbledon. Il sudafricano Kevin Anderson, uno difficile da breakkare, si aggiudica i primi due set al tie-break. Djokovic non si scompone domina il terzo 6-1 per poi chiudere 6-4 7-5. Quell’edizione Djokovic la vincerà alzando il suo nono trofeo Slam, il terzo Wimbledon del suo palmares.
Dopo il 2015 bisogna aspettare quasi 6 anni per rivedere di nuovo Nole in una situazione di difficoltà del genere e gli capita per ben due volte nell’edizione 2021 del Roland Garros. Agli ottavi subisce la voglia di vincere di Lorenzo Musetti. L’allora diciannovenne italiano scappa via avanti di due set, deliziando gli spettatori del Philippe Chartrier. Tuttavia, deve fare i conti col suo fisico che lo abbandona piano piano cedendo per 6-1 6-0, prima di ritirarsi sotto 4-0 al quinto set. In quella stessa edizione Djokovic si trova nella situazione più difficile nel match che vale il titolo. Tsitsipas vince il primo set al tie-break e poi vola nel secondo 6-2. Al greco manca solo un piccolo passo per festeggiare il successo Slam ma Djokovic torna Djokovic e festeggia il secondo Roland Garros e il titolo Slam numero 19.
L’ultima volta è ancora ben scolpita nella mente dei tifosi italiani. Scenario ancora Wimbledon, anno 2022. Avversario Jannik Sinner, quarti di finale. Una battaglia memorabile come definita dal nostro Luca Baldissera (qui la cronaca). Ad uscirne vincitore è ancora il campione serbo che festeggerà lo Slam numero 21 regolando in finale l’australiano Kyrgios.
L’unica occasione in cui sotto 2 set a zero la rimonta al quinto è fallita è la finale dello US Open 2012. Murray scappa avanti di 2 set, Djokovic conquista i due successivi per 6-2 6-3 ma è costretto a cedere nettamente nel quinto per 6-2.
I nove match giocati al quinto da 0-2 sono equamente distribuiti tra i 3 slam: Wimbledon, Roland Garros e US Open. Evento che invece non è mai avvenuto in Australia, in quella che è la seconda casa di Djokovic, avendo conquistato 10 dei 23 Slam a Melbourne.
Viene naturale quindi chiedersi cosa hanno fatto gli altri 2 membri dei Big3 in situazioni del genere?
Se il bilancio di Djokovic recita 8-1, quello di Federer recita 9-1. L’unica sconfitta per il tennista svizzero è arrivata in una finale Slam. Wimbledon 2008, il campione elvetico era sotto di due set contro Naral, orchestrò una rimonta grazie al tie-break conquistato nel terzo set, ma si arrese per 9-7 al quinto set in uno dei match più memorabili dell’Era Open.
Le rimonte di Federer hanno poi portato tre volte lo svizzero al titolo. Una arrivo in finale al Masters 1000 di Miami, quando ancora le finali dei Masters erano al meglio dei 5 set. Lo svizzero, infatti, riuscì a recuperare il doppio svantaggio a Nadal. Al Roland Garros 2009, Federer recuperò due set di svantaggio a Tommy Haas negli ottavi, per poi trionfare in finale contro Robin Soderling. L’altro titolo arrivò nel 2012, Federer rischiò molto al terzo turno contro il francese Benneteau, situazione che non gli impedì di festeggiare al termine delle due settimane il suo settimo Wimbledon, in finale contro Andy Murray.
Nadal è colui che si è trovato meno di tutti in questi situazione: 4 vittorie e una sconfitta. Due volte però le rimonte sono valse il titolo in finale: Masters di Madrid del 2005 contro Ljubicic, e Australian Open 2022 contro Medvedev. Gli altri tre match si sono disputati a Wimbledon, due rimonte vittoriose con Kendrick nel 2006 e Youzhny nel 2007, e una sconfitta con il lussemburghese Gilles Muller nel 2017.
ATP
Djokovic-Alcaraz: statistiche e numeri di una finale da record
Finale più lunga della storia ATP con le sue 3 ore e 49 minuti. Djokovic sempre più Re dei Masters 1000 e a caccia di Connors e Federer per numero di vittorie e titoli

La finale del Western & Southern Open 2023 rimarrà non solo nella mente degli appassionati che hanno potuto godere di una sfida durata quasi quattro ore, ma anche nei libri della storia del tennis. Tre set ricchi di alti e bassi, di momenti a favore dell’uno e dell’altro, di occasioni mancate e di punti spettacolari. Un match che porta con sé anche tanti numeri. Ripercorriamo insieme le statistiche più significative dopo l’atto IV della sfida tra Novak Djokovic e Carlos Alcaraz.
A Cincinnati non erano più abituati a vedere una finale arrivare al 6-6. Infatti, la finale tra Alcaraz e Djokovic è stata la prima ad assegnare il titolo al tie-break decisivo del terzo set dal 2003 quando Andy Roddick sconfisse Mardy Fish.
Djokovic terzo per titoli complessivi e sempre più primo con i 1000
Un match che è diventata la finale al meglio dei tre set più lunga della storia dell’ATP (dal 1990). Tre ore e quarantanove minuti che hanno consegnato a Novak Djokovic il titolo numero 39 a livello Masters 1000 e il 95° titolo a livello complessivo. Successo che permette a Djokovic di ottenere il terzo posto in solitaria per numero di titoli (95) staccando Ivan Lendl. Davanti al tennista serbo rimangono Jimmy Connors (109) e Roger Federer (103).
Rimane, invece, sempre in più in solitaria nella classifica dei titoli Masters 1000. Ora sono 3 in più rispetto a quelli conquistati da Nadal. Sono passati ben 16 anni dal primo successo in questa categoria arrivata nel 2007 contro Coria a Miami. Solo per Roger Federer è passato più tempo tra il primo e l’ultimo Masters 1000 vinto (17 anni). Proprio questa vittoria permette a Djokovic di diventare il secondo campione più anziano in questa categoria di tornei alle spalle di Federer, vincitore a Miami nel 2019 all’età di 37 anni e 7 mesi contro il 36 e 90 giorni di Nole.
16^ vittoria contro il numero 1
Una vittoria arrivata dovendo annullare un match point. Non una novità in questa stagione, il serbo ha fatto la stessa cosa anche nella strada del titolo al torneo di Adelaide-1 contro Sebastian Korda in finale. Quella contro Alcaraz è la vittoria numero 249 contro un top10, la numero 16 contro il leader della classifica. 10 sono state conquistate contro Nadal, 3 contro Federer, 2 contro Alcaraz e 1 contro Andy Murray. Il bilancio contro i numeri 1 recita quindi 16 vittorie e 18 sconfitte. L’unico con cui ha un record negativo è Federer (3-9), positivo con Nadal (10-7, dopo aver perso i primi sei match) e Alcaraz (2-1), in parità con Murray (1-1).
Cincinnati era stato il Masters 1000 più indigesto per Djokovic, dato che è stato l’ultimo che è riuscito a conquistare dopo le cinque sconfitte in finale arrivate tra il 2008 e il 2015. Adesso i successi al Western & Southern Open sono 3, questo avvicina ancora di più Djokovic ad essere tricampione in ognuno dei 9 tornei Masters 1000. L’ultimo passo che rimane da fare è vincere a Montecarlo, unico torneo presente “solo” due volte nella sua bacheca.
Il successo contro Alcaraz è il numero 1069 della carriera di Novak Djokovic. Il campione serbo è al terzo posto come numero di vittorie nell’Era Open alle spalle di Jimmy Connors (1.274) e Roger Federer (1.251), con Nadal e Lendl subito dietro a quota (1.068).
Lo US Open è alle porte e per il detentore del maggior numero di tornei del Grande Slam in carriera è già pronta una nuova occasione per riscrivere nuovi record. Non ci resta che aspettare e goderci lo spettacolo a New York.