Gli Australian Open rappresentano sempre una bella incognita, all’interno della stagione di tennis. La maggior parte dei 256 (duecento-cinquanta-sei, eh già!) in gara tra donne e uomini si presenta a Melbourne Park con in corpo pochissimi minuti di tennis giocato, se non addirittura zero, per giocare incontri che in certi casi possono raggiungere i cinque set e le altrettante ore di gioco – ringraziamo i signori Karlovic e Zeballos per essersi prodigati in una dimostrazione.
Superato il primo turno e dimezzati i partecipanti, tuttavia, la situazione inizia a farsi più chiara: le wild card non troppo meritate sono state rispedite a palleggiare contro il muro, quelli un po’ zoppi ma avidi del gettone di presenza hanno ottenuto quel che desideravano e sul tabellone ben sfoltito sono rimasti soltanto i nomi dei tennisti davvero competitivi. Se il round 2 di quest’anno non presenta ancora enormi insidie per i big, è però importante che questi riescano a non perdere più tempo del dovuto in campo: il sole picchia forte sull’estate australiana e il torneo è uno di quei quattro che dura due settimane.
Questa è la ragione per cui Andy Murray e Angelique Kerber, i numeri uno inattesi che molti si aspettano di veder ri-sprofondare entro breve (ma perché poi?), dovranno fare di tutto per liberarsi in fretta dei loro incontri. La difficile riconferma del titolo di Kerber, sul quale si fonda la sua leadership WTA, passerà attraverso il derby con Carina Witthoeft, zero titoli nel circuito maggiore e un curioso metodo per caricarsi prima degli incontri: i film hard. Altro genere di impegno per Murray, il cui avversario sarà Andrey Rublev: il russo classe 1997 ha appena trovato il primo successo Slam in carriera, ma a meno di miracoli dovrà attendere perlomeno Parigi per il secondo. Sia per Angie (2:30 italiane circa) che per Andy (10:30) sarà fondamentale trovare fiducia in match del genere, versando il minimo del sudore necessario sul cemento blu.
Kei Nishikori, Garbine Muguruza e Stan Wawrinka sono chiamati a dimostrare coi fatti di essere per loro due quei seri contendenti di cui si parla, schiacciando le resistenze dei più modesti avversari. Al “giapponese di Bradenton” si oppone in avvio di programma Jeremy Chardy, che un anno fa infiammò il secondario campo 19 con una vittoria da 66 game contro Gulbis salvo poi sparire dal tennis che conta per i successivi mesi, proprio come il suo avversario. 4-2 negli head-to-head per Nishikori, che non ne perde uno dagli Internazionali del 2013. Muguruza dalle lunghe leve troverà in serata l’ancor più alta Samantha Crawford (188 cm); tra le due non esistono precedenti quindi attenzione al fattore incognita. Per Wawrinka, che ormai sappiamo essere tanto un animale da Slam quanto un motore diesel, la sfida più complicata del quartetto: Steve Johnson, che nel 2016 ha ottenuto contro Gasquet e Tsonga le sue prime due vittorie contro top-10. Wawrinka viene da Losanna, che è Svizzera francese, quindi farà meglio a fare attenzione…
…e a proposito di Svizzera sì, lo sapete, lo attendete, sarà di nuovo in campo Roger Federer: contro Noah Rubin intorno alle 4 di notte nostrane, per chi volesse fare la pazzia. Nell’intervista a centrocampo dopo la vittoria contro Jurgen Melzer, Roger ha confessato di sapere poco o nulla del suo avversario. Poco male, provvediamo noi: di Rubin c’è da sapere che ha vent’anni, è statunitense, è abbastanza mingherlino ma si muove lesto e colpisce bene in corsa, e lo scorso anno ha sconfitto Benoit Paire in tre tie-break proprio al primo turno degli Australian Open. Di Federer invece sappiamo già tutto, come del resto conosciamo bene la sua quasi-coetanea Venus Williams, che affronterà la qualificata Stefanie Voegele (svizzera pure lei). Se oltre al “Maestro” si volesse fare del sano tifo anche per gli azzurri, almeno in campo è la giornata giusta: Paolo Lorenzi vuole il secondo terzo turno Slam consecutivo ed è disposto a dar battaglia a Viktor Troicki, pur da sfavorito come quasi sempre. Andreas Seppi invece avrà nuovamente tutto il pubblico contro – tranne i nostri inviati – nella riedizione dello scontro di due anni fa con Nick Kyrgios, dal quale per poco non emerse vincitore. Entrambi, anche se troppo spesso ce ne dimentichiamo, possono stupirci.
Il day 3 è però molto, molto di più di questo: è anche la giornata di sfide sfiziose come quella tra Cilic e Evans (che il croato non deve sottovalutare, specialmente dopo Sydney); di dare un’occhiata a Eugenie Bouchard, che sembra tornata in forma – Zhang, che ha sconfitto Kasatkina, sarà la prova del 9; dell’opportunità di vedere in campo Sascha Bublik e Alex De Minaur; di capire se l’oro olimpico Monica Puig può approfittare del buco lasciato da Halep. E poi in campo ci sono Jelena Jankovic e Svetlana Kuznetsova, Bernard Tomic e Mischa Zverev, e così via. Certo non è ancora l’ora degli scontri tra titani, ma un po’ d’attenzione in questa nottata potrà farci capire chi sarà tra di essi.