dal nostro inviato a Melbourne
[17] R. Federer b. M. Zverev 6-1 7-5 6-2
Non si vedeva come Roger Federer potesse perdere questo quarto di finale, sia per il valore assoluto dell’avversario, sia per il match-up degli stili di gioco. E non si è visto nemmeno in campo – non c’è mai stato dubbio su chi sarebbe andato in semifinale ad affrontare Wawrinka, nemmeno quando Mischa Zverev è andato avanti di un break nel secondo set, peraltro subito recuperato. Tuttavia, anche se è mancato il pathos di non sapere il vincitore, gli appassionati del tennis “vintage”, tra cui lo stesso Roger Federer, hanno potuto lustrarsi gli occhi con serve&volley, approcci a rete in slice, smorzate, stop volley e “crossettini” vari.
In un primo set da Formula 1, Federer brucia tutti quanti (anche i soliti ritardatari VIP alle prese con gamberoni e champagne) e schizza 5-0 in un baleno. Il parziale è di 20 punti a 5 in meno di un quarto d’ora. La palla di Zverev va circa 20 km/h più lenta di quanto sarebbe necessario per poter impensierire un Federer centratissimo, che si era scaldato per il match sul campo 17 (circondato dalle solite ali di folla) passando quasi mezz’ora a rispondere esclusivamente con il rovescio. Certamente un po’ di comprensibile nervosismo non ha aiutato Zverev, poco abituato a palcoscenici di questa importanza e ad avversari di questo lignaggio. Il primo set si conclude in 19 minuti, facendo balenare in qualcuno dei presenti in tribuna stampa una possibile puntata al ristorante greco.
Zverev però non vuole mandare a casa così presto chi ha sborsato almeno $163 (circa 115 euro) per la sessione serale della Rod Laver Arena, e continua imperterrito a macinare il suo forcing offensivo rallentando gli scambi appena può, forzando con il rovescio sulla seconda di Federer e testando in ogni modo possibile i passanti dell’avversario. Lo svizzero dal canto suo confeziona lo “svarione” di prammatica di cui raramente si priva perdendo il servizio a zero sull’1-2 del secondo set, con il supplemento di brivido per una piccola smorfia dovuta ad un dolore al ginocchio dopo una scivolata in un allungo a rete.
Le speranze del tedesco (che aveva nel suo box il fratello Alexander, proprio come nel turno precedente contro Murray) tuttavia non durano molto, perché già nel game successivo il forcing in risposta di Federer insieme con un paio di bei passanti ristabiliscono la parità nel punteggio. Lo svizzero inspiegabilmente continua ad attaccare l’avversario sul rovescio, nonostante quest’ultimo passi molto meglio dalla parte destra con il rovescio bimane piuttosto che con il diritto a movimento molto breve giocato con una “smanettata” di polso che manda spesso e volentieri la palla piuttosto alta. Il set si decide sul 5-5, quando due splendidi passanti di rovescio di Federer siglano il break a zero che propizia il 7-5 finale.
Il terzo parziale non è null’altro che una passerella verso l’inevitabile: break sul 2-2 con tre vincenti da fondo di Federer, un game di 26 punti molto divertente due giochi più tardi, nel quale lo svizzero ottiene il break della sicurezza alla sesta opportunità, e dopo 1 ora e 32 minuti di gioco, mentre nel cielo di Melbourne riverberano ancora le luci del crepuscolo, si può andare tutti a casa (a meno di non voler guardare anche il doppio femminile, s’intende).
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