Djokovic tra Agassi e Parigi: "Sono motivato, mi spingerò al limite" - Pagina 2 di 2

Interviste

Djokovic tra Agassi e Parigi: “Sono motivato, mi spingerò al limite”

L’ottimo feeling con Agassi, spiegato all’Equipe: “Vedremo dove potrò arrivare ancora”. Poi la conferenza stampa postpartita

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Come ti sei sentito nello scendere su quel campo a un anno di distanza?
Diverso perché sono diverse le aspettative su di me dal momento che sono il campione in carica. Più sollevato poiché la pressione che sentivo tre, quattro, cinque anni prima del 2016 proveniente dagli altri e da me stesso era enorme. Lo scorso anno fui davvero elettrizzato all’idea di aver raggiunto il mio sogno d’infanzia, ovvero vincere tutti e quattro gli slam. Ritornare su questo campo è stato speciale. Ma in generale cerco di affrontare le partite e soprattutto la prima con la stessa mentalità. Volevo partire bene con tutte le parti del motore in ordine e con la giusta intensità e sul 4-1 due break e un set in vantaggio ho giocato un paio di game pigri. Anche nel terzo set quando lo avevo messo alle corde, diciamo così, ho giocato malissimo un mio turno di servizio e ho perso uno dei due break di vantaggio che avevo. Queste sono le uniche cose che non hanno funzionato oggi; per il resto ho ottenuto una vittoria in tre set contro un giocatore insidioso che sa giocare bene d’anticipo. Ha un buon servizio. Ho avuto una partenza un po’ affannata, ma tutto sommato ho fatto una buona performance. Sentivo bene la palla. Sono contento di avere iniziato così.

Tu e Andre Agassi avete avuto modo di allenarvi insieme? Quanto resterà qui?
Spero sino alla fine di questa settimana. Poi deve ripartire per impegni pregressi inderogabili. Tutto qui. Cercherò di capitalizzare al massimo il tempo passato insieme. Ci sono tante di quelle cose su cui concentrarci. È esattamente ciò di cui ho bisogno adesso. Una persona come lui che capisce cosa prova un giocatore e che, sotto il profilo personale, sa in che modo determinate scelte di vita possono avere un impatto sul tuo futuro. Lui ci è passato e ha molto da condividere con me dentro e fuori dal campo, Per ora mi piace molto tutto ciò.

Da ciò che dici oggi e che hai detto l’altro giorno, pare che la presenza di Andre abbia soprattutto uno scopo motivazionale. Ma credi possa darti qualche cosa anche sotto il profilo tecnico? Hai notato qualche cosa in tal senso sin dalla partita odierna?
Ovviamente parliamo molto di questioni che concernono il gioco del tennis e tutto ciò che ci sta attorno, durante le partite, in allenamento e il modo di affrontare le cose ogni giorno. Ecco perché i suoi suggerimenti sono così preziosi: perché sa esattamente cosa passa per la testa ad un giocatore di vertice. Cerchiamo di passare tempo ad alto valore aggiunto dentro e fuori dal campo. Parliamo molto ma siamo anche molto consapevoli dei vari momenti e di ciò di cui dobbiamo parlare. Gli piace parlare delle cose approfonditamente. Gli esseri umani hanno una grande profondità interiore e riuscire a far venir fuori la propria intimità e conoscere se stessi a gioco lungo è una cosa fantastica. Per me è un tipo di rapporto molto diverso da quelli che ho avuto con altre persone; poter parlare di questi temi a lungo e approfonditamente. Ora come ora vedo solo lati positivi. Ma, sapete, è dura. È difficile dire che impatto avrà tutto ciò sul campo poiché lavoriamo insieme da pochi giorni. Ci vorrà un po’ di tempo perché tutte le cose positive necessitano di un po’ di tempo per avere effetto. Ma io ho pazienza e questo è un modo grandioso di iniziare la nostra collaborazione, la nostra amicizia e conoscenza reciproca  per vedere dove ci porterà. Spero sia una relazione a lungo termine.

Ovvio che si parli molto di Andre. Mi chiedo, però, se stai considerando anche l’aspetto fisico e se Gil Reyes è argomento di conversazione.
Per ora no. Non lo è. Ho una metodologia nuova e delle persone con le quali mi sto preparando da poco tempo. Non ne voglio parlare. Non è ancora il momento poiché prima voglio vedere se funziona. Poi ne parlerò. Sto lavorando su qualche cosa ma non sono pronto a condividerla.

Andy Murray l’altro giorno ha detto che una delle ragioni per le quali la sua stagione sin qui è stata deludente, sia da ricercare nella mancanza di motivazioni dopo il grande risultato ottenuto alla fine dello scorso anno. Vedi somiglianze tra i suoi ultimi sei mesi e il tuo ultimo anno?
È comprensibile perché ci sono passato pure io. Soprattutto dopo lo US Open. Ma in qualità di tennista sei allenato e programmato per sapere voltare pagina velocemente. Che tu vinca o perda un grande torneo ce n’è sempre uno nuovo dietro l’angolo. Per questo mi sono sentito un po’ stranito alla fine dello scorso anno. Perché non sono riuscito a superare quel momento rapidamente come in altre occasioni. Perciò ho dovuto lavorare più sodo del solito sotto ogni aspetto. È la vita. A volte ti propone cose bellissime e altre volte meno. Ma alla fine dei conti, è tutto per il tuo bene e per la tua crescita. Questo è il mio modo di vedere le cose. Anche se a volte è difficile capire perché accadano certi fatti e vorresti che non capitassero, dobbiamo accettarli in quanto esseri umani e soggetti ad attraversare varie fasi della vita. Murray ha avuto sei mesi straordinari lo scorso anno e vi ha investito un mucchio di energie per fare ciò che ha fatto. Non sorprende che ora si senta un po’ svuotato. Ha bisogno di tempo per ritrovare stimoli e motivazioni. Ma lo conosco da tanto tempo e so che presto tornerà in pista.

Traduzione di Roberto Ferri

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