Felici e conten...nis: musica e tennis, un connubio sempre verde

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Felici e conten…nis: musica e tennis, un connubio sempre verde

Cambiano le sonorità, ma resta di gran moda il binomio fra lo sport e la musica

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Era il 1964, quando Enzo Jannacci e Dario Fo scrissero il brano “El purtava i scarp del tennis”. Nel testo non vi erano riferimenti al tennis, ma è indubbio che, allora come oggi, la musica è sempre stata legata a doppio filo a questo sport. Lo dimostrano le varie sperimentazioni e i continui prestiti e rimandi, dai tennisti impegnati in video musicali, ai ritmi e alle sonorità utilizzati persino negli allenamenti.

Una delle più recenti trovate si chiama “Tennis on the beat”,  inventata da Fabio Valentini, di cui abbiamo già parlato su Ubitennis. Ma un cenno lo merita anche il cardio tennis, che consiste in una prima fase di riscaldamento, seguita da una più dinamica detta cardio, quindi nella chiusura col cool down, cioè il defaticamento, sempre con un’adeguata colonna sonora che aiuti nella respirazione e nel coordinare i movimenti tecnici, e che prevede un allenamento di gruppo molto divertente.

Molto interessante nonché di pura sperimentazione l’album di James Murphy e Ibm, “Remixex made with tennis data”, 400 ore di musica generata da un algoritmo, che elabora i suoni di ogni set degli ultimi US Open, per celebrare ancora una volta un matrimonio così singolare eppure di successo fra suoni musicali e i suoni della pallina che rimbalza, i gemiti delle giocatrici, le urla di gioia o rabbia dei giocatori.

Come dimenticare poi, l’opera di Indian Wells, pseudonimo di un producer italiano che nell’album del 2012 Night Drops ha inciso il brano “Wimbledon 80”, creato con i suoi della mitica edizione del torneo inglese. Impossibile infine non ricordare la lodevole iniziativa della società del Quartetto, che presso la sede nazionale del Fai, a Milano, la splendida Villa Necchi Campiglio, ha organizzato l’evento “Musica nel tennis”, di cui già abbiamo avuto modo di parlare.

Tornando al presente c’è una tennista che più di ogni altra favorisce il connubio tra tennis e arte, e tra le altre tra tennis è musica. È Andrea Petkovic, in arte “Petkorazzi” (da cui il nome del suo canale YouTube), che della musica ha abbracciato la sua accezione più moderna. Dopo aver brevettato la “Petko dance” che segnala la sua predilezione per ritmi sincopati e tendenti al rap, si è premurata di diffondere il verbo su tutti i social. Suona (maluccio) la batteria, è spesso in giro per concerti e tra i suoi fidanzati si contano quasi soltanto musicisti. Gruppi preferiti? The National e Bloc Party, autori del recente successo “The Love Within“.

Dunque i riferimenti sono tanti, ma non scopriamo nulla di nuovo se diciamo che l’abbinamento fra le due arti è così naturale, come lo stile col quale il buon vecchio John McEnroe, nel video del brano “John McEnroe guitar show”, si cimenta in assoli di chitarra elettrica che poco hanno da invidiare a quelli con la racchetta, che per anni ha regalato ai tifosi sui campi di mezzo mondo. Dopo aver vinto gli ultimi Slam della carriera con la sua fedele Dunlop Max 200g si è riciclato con uno degli strumenti miliari della storia della musica: la Gibson Les Paul, la stessa di Neil Young, Jimmy Page, Keith Richards, Slash, Frank Zappa e una dozzina di altri fenomeni. Per non tacere del fatto che John, una volta, ha suonato una chitarra acustica con le corde di una racchetta. Eh sì, l’ha fatto davvero.

Per dirla ancora come il poeta, con cui abbiamo aperto questo viaggio nel binomio tennis-musica, “el purtava i scarp de tennis, e l’amore lo colpì”. Certo, il poeta parlava dell’amore, quello con la a maiuscola, ma anche noi, indossando un paio di scarpe da tennis, abbiamo trovato l’amore.

Antonio Petrucci

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