La settimana degli italiani: un lampo e poco più

Focus

La settimana degli italiani: un lampo e poco più

Giorgi si toglie la soddisfazione dello scalpo di Svitolina e torna ai quarti in un torneo. Ma è troppo poco per essere soddisfatti della settimana principale pre-Wimbledon

Pubblicato

il

 

La breve stagione sull’erba -tre settimane di tornei europei in preparazione alle due di Wimbledon, seguite dalla tradizionale sette giorni di chiusura del calendario negli Stai Uniti con il piccolo torneo di Newport, in Rhode Island- non ha mai regalato grandi soddisfazioni al tennis italiano. Chissà per quanto tempo ancora, nella ricerca di ricordi quantomeno “prestigiosi” ricorderemo la semifinale persa in 5 set da Pietrangeli da Laver nel 1960 o la grande occasione sprecata nei quarti da Panatta nel 1979, eliminato al quinto dopo essere stato avanti 6-3 4-1 contro il “modesto Dupre. Non è andata mai meglio tra le donne: solo in quattro (Lucia Valerio, Laura Golarsa, Silvia Farina e Francesca Schiavone) sono riuscite ad arrivare nei quarti di finale, con il ricordo forse più bello – e, assieme, il più grande rimpianto- risalente al 1989, quando Laura Golarsa perse solo 7-5 al terzo contro la ex numero 1 del mondo, Chris Evert, dopo essere stata in vantaggio 5-2 nel decisivo parziale ed essersi trovata ben sette volte a due punti dal match.

Sarà anche per questo che la settimana scorsa solo coloro che molto probabilmente sono i migliori tennisti dei due settori su questa superficie, Andreas Seppi e Camila Giorgi, già vincitori di tornei sull’erba, si sono iscritti, senza fortuna, a tornei, raccattando nulla più di due secondi turni. Avvicinandosi Wimbledon, questa volta un numero maggiore di azzurri è stata però presente nel circuito. Se dagli uomini non è arrivata nessuna vittoria, le donne ci hanno per fortuna offerto motivi per sorridere, con due di loro capaci di issarsi ai quarti di finale, Giorgi e Vinci, senza dimenticare la Schiavone, che ha confermato di poter ancora essere competitiva anche sull’erba. La Giorgi, soprattutto, ha regalato una bella gioia che è altresì un esempio illuminante di quanto lo spreco attuale del suo talento sia un rimpianto per il tennis italiano. Al netto dell’infortunio alla schiena che ha condizionato tre mesi del suo 2017 ed inevitabilmente la sua classifica, pochissime volte nella storia del tennis è capitato che la numero 102 del mondo, l’attuale mediocre classifica di Camila, nel giro di un mese e mezzo, abbia sconfitto due top 5 su due superfici differenti. Assieme al pieno recupero dell’integrità fisica – Camila a Birmingham dopo aver sconfitto Elina Svitolina, 5 WTA, si è ritirata per un problema alla coscia sinistra nei quarti- la tennista maceratese, a 25 anni e mezzo, deve decidere una volta e per tutte che fare della sua carriera, sin qui buona (è stata 30 del mondo due anni fa), ma non all’altezza del talento tennistica che mostra di avere. La nostra numero 1, Roberta Vinci, reduce da risultati molto deludenti (sette sconfitte all’esordio negli ultimi nove tornei) questa settimana a Maiorca è tornata a vincere due partite di seguito per la prima volta addirittura da febbraio, quando arrivò ai quarti del Premier di San Pietroburgo. La speranza di tutti è che questo risultato risulti un’iniezione di fiducia per la tarantina, che ha un tennis teoricamente adatto all’erba: il movimento femminile ha bisogno di aggrapparsi a lei, ultima italiana ancora nella top 50 della WTA.

Venendo al racconto della settimana tennistica appena trascorsa, Camila Giorgi ha partecipato per la terza volta in carriera al ricco (885.040 dollari di montepremi ) WTA Premier di Birmingham, torneo dove non aveva mai avuto fortuna precedentemente, vincendo un solo incontro, contro una wc locale, nelle sue due precedenti partecipazioni. La sua sempre più mediocre classifica, 102 WTA, l’ha obbligata ad iscriversi alle quali, per accedere al tabellone principale, traguardo che la marchigiana ha raggiunto vincendo ben tre incontri, onorando così la sua testa di serie numero 2 nel tabellone cadetto. Camila al primo turno ha sconfitto in 93 minuti la 17enne wc locale Emily Appleton, 885 WTA, col punteggio di 7-5 6-4; al secondo ha avuto la meglio in 1 ora e 20 minuti con il punteggio di 6-0 7-6(5) di Grace Min, 202 WTA, 23enne statutinense che l’aveva sconfitta 2 volte su 3 nei precedenti. Infine, nell’ultimo turno delle quali, l’allieva di papà Sergio Giorgi, ha vinto contro l’ottava testa di serie del tabellone, la 20enne croata Jana Fett, 150 WTA, eliminata con un 6-3 6-4 in 76 minuti. Nel tabellone principale, il primo ostacolo per l’azzurra è stato uno scontro inedito, la ventenne russa Natalia Vikhlyantseva, 65 WTA, reduce la settimana precedente dalla finale nell’International di S’Hertogenbosh, liquidata in 1 ora e 40 minuti con un bel 6-3 7-6(4), nonostante un mediocre rendimento al servizio (2 ace e 9 doppi falli, 45% di prime palle in campo, sebbene abbia convertito in punti a suo favore l’81% delle volte in cui la prima era entrata in campo) e qualche affanno di troppo (conduceva 5-3 nel secondo ed ha chiuso solo al quinto match point).

 

La seconda vittoria in poco più di un mese contro una top 5, traguardo che testimonia sia il grande talento di Camila sia come lo stia dilapidando con una classifica mediocre, è arrivato contro la fresca vincitrice degli Internazionali d’Italia, Elina Svitolina, 5 WTA e vincitrice di ben 4 titoli nel 2017. Camila, autrice di una prova che ha confermato come l’erba esalti il suo gioco,  è stata brava soprattutto a far male col rovescio e ad aiutarsi col fondamentale del servizio (57% di prime dentro, 63% di punti vinti quando queste entravano, 56% punti conquistati con la seconda). Avrebbe forse potuto vincere più facilmente: dopo aver vinto in 44 minuti il primo set, ha avuto una palla per il 5 pari dopo essere stata sotto 1-5 nel secondo parziale. Una volta non convertitola, la partita le poteva sfuggire di mano, visto che nel terzo e decisivo set si è anche trovata subito sotto di un break. Ma lo scorso giovedì a Birmingham la Giorgi era più forte della sua solida avversaria ed alla fine ha preso il largo, conquistando i quarti di finale col punteggio di 6-4 4-6 6-2 in 2 ore e 2 minuti. Tornata nelle prime 8 per la quarta volta in stagione (dopo Shenzen, quando si issò alle semi, Biel e Praga), si è trovata di fronte la 21enne australiana Ashleigh Barty, 77 WTA, che l’aveva nettamente sconfitta 6-3 6-0 sulla terra rossa di Strasburgo circa un mese fa. Sull’erba di Birmingham Camila è stata però costretta, dopo 29 minuti, ad arrendersi sul 2-5 del primo set, per un problema all’adduttore della coscia sinistra, rimandando l’appuntamento per Camila alla prima semi in un Premier WTA.

Le prime tre tenniste d’Italia, secondo l’ultima classifica pubblicata dalla WTA, hanno tutte preferito, per prepararsi a Wimbledon e cercare punti per la loro classifica, iscriversi all’International di Maiorca (250.000$), alla sua seconda edizione. Se però Roberta Vinci era la sesta testa di serie del torneo nelle Baleari e Francesca Schiavone era stata omaggiata di una wild card, Sara Errani, per partecipare al tabellone principale, è dovuta passare per le forche caudine delle quali. Dopo aver superato agevolmente in 69 minuti con un duplice 6-3 la 23 enne tennista del Liechtenstein, Kathinka Von Deichmann,181 WTA, la finalista del Roland Garros 2012 si è però arresa nel turno decisivo a Jana Cepelova, al 96°posto del ranking WTA sempre sconfitta, senza perdere un set, da Sara nei due precedenti. A Maiorca ha tuttavia avuto la meglio la 24enne slovacca, vincitrice in 1 ora e 31 minuti con il punteggio di 6-3 6-4. Il ritiro dell’estone Anna Kontaveit, vincitrice la scorsa domenica a S’Hertogenbosh, ha però dato una seconda chance alla Errani, ripescata in un primo turno dalle infinite sfumature, il derby contro la connazionale e ex compagna di doppio, Roberta Vinci, con la quale nella specialità sono state assieme numero 1 e vincitrici del Career Grand Slam. Era l’undicesimo capitolo (6-4 i precedenti per la Errani) di una rivalità che non si rinnovava dal gennaio 2014: si trattava della prima sfida da quando, quasi due anni e mezzo fa, annunciarono la decisione di non giocare più assieme il doppio.

Il primo confronto sull’erba tra le due azzurre è stato a senso unico e senza alcun pathos: Roberta ha vinto 6-2 6-1 in 58 minuti di partita. Al secondo turno, la tarantina, reduce da sette sconfitte nella partita inaugurale negli ultimi nove tornei ai quali aveva partecipato, ha trovato dall’altra parte della rete un’avversaria da prendere assolutamente con le pinze, la 31 enne Kirsten Flipkens, 88 WTA (ma 13 del mondo meno di 4 anni fa, dopo aver raggiunto le semi a Wimbledon) che, tra l’altro, aveva vinto due dei tre precedenti e l’unico giocato sull’erba. Contro un’erbivora doc come la belga, Roberta, partita molto forte e trovatasi avanti 6-4 3-1 è stata brava a non perdere la testa quando un calo di rendimento le è costato il secondo parziale. Nel terzo set, riprendendo il controllo del match, al quarto match point, dopo 2 ore e 16 minuti, ha conquistato i terzi quarti di finale della stagione col punteggio di 6-4 5-7 6-2. Contro la 23 del mondo,la classe 94 transalpina Caroline Garcia, non è riuscita a tornare in semifinale di un evento WTA, un traguardo che le manca dal febbraio 2016, quando poi vinse il primo Premier della carriera a San Pietroburgo. Una sconfitta, contro una tennista che nell’unico precedente di due anni fa sull’erba di Eastbourne l’aveva già sconfitta, che ha lasciato a Roberta più di un rimpianto: sia per una partenza letta che le è costata il primo set, volato via col punteggio di 6-2 in 33 minuti, sia, soprattutto, per il vantaggio a suo favore di 5-3 nel secondo e per i cinque set point non convertiti, sino al combattutissimo tie-break, che ha consegnato la vittoria alla Garcia dopo 1 ora e 33 minuti col punteggio di 6-2 7-6 (8).

A Maiorca vi era, come detto, anche Francesca Schiavone, capace di onorare al meglio la wild card ricevuta dagli organizzatori, cogliendo uno scalpo prestigioso come quello di Eugenie Bouchard, scivolata al 56°posto delle classifiche WTA, ma pur sempre finalista a Wimbledon nel 2014. La milanese, che aveva sconfitto la 23enne canadese nell’unico precedente di tre anni fa sulla terra rossa, è stata brava a non deprimersi dopo aver perso al tie-break la battaglia del primo set, nel quale aveva avuto un set point nel dodicesimo gioco, dopo averne a sua volta annullato uno nel decimo. Con esperienza e furbizia si è aggrappata al match, servendo meglio dell’avversaria (rispetto al bilancio ace-doppi falli e soprattutto come percentuali di punti vinti con la prima e con la seconda) e, dopo una battaglia di 2 ore e 24 minuti con lo score di 6-7(5) 6-4 6-3 ha guadagnato l’accesso al secondo turno. Qui ha incontrato Krystina Plyskova-sorella gemella della più brava Karolina, terza giocatrice al mondo- quest’anno già vincitrice due volte su Roberta Vinci, ma sconfitta da Francesca nei due precedenti dell’autunno 2015 sull’indoor di Limoges e del 2012 sull’erba di Wimbledon. La 25enne mancina ceca. dopo aver vinto il primo parziale grazie ad un break in apertura, a Maiorca si è trovata avanti anche 4-2 nel secondo. Il nickname “Leonessa” non è stato però affibbiato casualmente alla Schiavone, che, ad un paio di giorni dal suo 37°compleanno, ha mostrato di avere ancora intatta la passione e la voglia di soffrire per il tennis, riagguantando l’avversaria ed issandosi prima al 5-1 nel tie-break e poi ad un set-point sul 7-6. Purtroppo, però, per la milanese si è poi spenta la luce e la ceca, dopo 1 ora e 41 minuti complessivi di partita ha guadagnato l’accesso ai quarti col punteggio di 6-3 7-6(7), giusto premio alle grandi doti al servizio (9 ace e 2 doppi falli, 81% di punti vinti con la prima).

Come anticipato, pochissimo da raccontare sui risultati degli uomini, che non hanno vinto neanche una partita nei tabelloni principali. In verità, Paolo Lorenzi è stato l’unico ad accedervi, grazie alla sua ottima classifica, 33 ATP (best career ranking): il senese, reduce dalla vittoria nel ricco Challenger di Caltanissetta la settimana precedente, si è iscritto per la seconda volta in carriera all’ATP 500 di Halle (Sassonia), il Gerry Weber Open, dal nome del ricco imprenditore che lo ha fatto nascere e continua a sostenerlo dal 1993, anno della prima edizione. Purtroppo Paolo, che con l’erba ha uno scarsissimo feeling (3-14 il bilancio vinte-perse in carriera nel circuito maggiore su questa superficie) ha avuto anche un sorteggio proibitivo: dall’altra parte della rete ha difatti trovato Alexander Zverev, 12 ATP e freschissimo vincitore degli Internazionali d’Italia. Il 20enne tedesco non ha incontrato difficoltà di sorta ed ha vinto facilmente in meno di un’ora (59 minuti) col punteggio di 6-3 6-2. Ad Halle sono giunti anche altri due tennisti azzurri, Luca Vanni e Andreas Seppi: il primo ha subito trovato semaforo rosso al primo turno dal 20enne statunitense Ernesto Escobedo, 72 ATP, che lo ha eliminato in 1 ora e 26 minuti col punteggio di 6-3 7-6(2). Il bolzanino, invece, che pure ad Halle in carriera si è tolto belle soddisfazioni (finale nel 2015, quarti l’anno scorso) ha confermato il suo periodo di calo psicofisico e conseguente crisi di risultati, superando la wild card locale, il 22enne Daniel Masur, 203 ATP, con un duplice 6-3 in 1 ora e 3 minuti, ma arrendendosi nel turno decisivo a Lukas Lacko, 103 ATP, che lo ha fermato col punteggio di 6-4 7-5 in 1 ora e 20 minuti di partita.

All’altro ATP 500 sull’erba in programma questa settimana, l’Aegon Championhip che si disputa, secondo tradizione, nel Queen’s Club di Londra, un solo italiano ha provato ad entrare in tabellone, Stefano Napolitano. Il piemontese, 158 ATP, reduce dal secondo turno al Roland Garros dopo aver superato le quali, nella capitale britannica non ha però avuto fortuna, fermandosi all’esordio contro Pierre Hughes Herbert, 71 ATP, che lo ha sconfitto in appena 64 minuti col punteggio di 6-1 6-4.

Continua a leggere
Commenti

Flash

Nicola Pietrangeli riceve il “Premio Enzo Bearzot” alla carriera

Consegnato nel corso della cerimonia di venerdì al Maschio Angioino di Napoli, per la prima volta il prestigioso riconoscimento va a un atleta di un altro sport: “Un altro dei miei record” ha commentato Pietrangeli

Pubblicato

il

Nicola Pietrangeli

Una lunga ed emozionante standing ovation ha accolto Nicola Pietrangeli sul palco della Sala dei Baroni presso il Maschio Angioino di Napoli. Nel corso della cerimonia di consegna del “Premio Enzo Bearzot”, che in questo 2023 è andato al tecnico del Napoli Luciano Spalletti, alla leggenda del tennis italiano è stato assegnato il Premio Speciale alla Carriera. Per la prima volta nella sua storia il ‘Premio Bearzot’ valica i confini del suo sport e viene assegnato ad un atleta non legato direttamente al mondo del calcio. Un premio calcistico per la prima volta ad un atleta di un altro sport: un altro dei miei record!”, ha dichiarato Pietrangeli visibilmente commosso.

Gli innumerevoli trionfi, su tutti due edizioni del Roland Garros e degli Internazionali d’Italia, il fondamentale ruolo avuto nella trionfale edizione 1976 della Coppa Davis, il suo passato da calciatore e la capacità di conquistare il cuore degli appassionali; questi i motivi che hanno spinto la giuria a scegliere Nicola Pietrangeli per il prestigioso riconoscimento.

Il più grande tennista italiano di sempre arriva alla soglia dei 90 anni anche con la soddisfazione di aver vinto da allenatore – o come si diceva un tempo ‘capitano non giocatore’ – il suo mondiale, portando in Italia nonostante le polemiche e i venti contrari la famosa Coppa Davis del 1976 – si legge nella motivazione. Uomo dai tanti talenti, Pietrangeli ha sempre intrecciato la sua vita con il mondo del calcio, allenandosi per anni e con buoni risultati con la Lazio e con la Roma. Soprattutto, nell’alternare le palle da tennis al pallone ha piazzato nei primi anni Cinquanta un colpo vincente, inventando con un gruppo di amici il calcetto e regalando così meritoriamente un’opportunità di fare squadra e sport a generazioni di appassionati dopolavoristi italiani”.

 

Istituito nel 2011 per onorare la memoria del commissario tecnico della Nazionale Italiana Campione del Mondo nel 1982 in Spagna, il ‘Premio Nazionale Enzo Bearzot’ -promosso da ACLI e FIGC, quest’anno anche con il patrocinio della FITP- viene conferito ogni anno al miglior tecnico italiano.

L’albo d’oro:

2011 – Cesare Prandelli
2012 – Walter Mazzarri
2013 – Vincenzo Montella
2014 – Carlo Ancelotti
2015 – Massimiliano Allegri
2016 – Claudio Ranieri
2017 – Maurizio Sarri
2018 – Eusebio Di Francesco
2019 – Roberto Mancini
2020 – Paolo Rossi (alla memoria)
2022 – Roberto De Zerbi
2023 – Luciano Spalletti

(comunicato stampa FITP)

Qua potete ascoltare una chiacchierata tra Pietrangeli e il direttore Scanagatta:

Ancora Nicola e Ubaldo in nell’intervista in occasione del torneo di Firenze:

L’arguzia di Nicola:

Congratulazioni a Nicola per il meritatissimo premio da parte del direttore Ubaldo Scanagatta e da tutta la redazione di Ubitennis.

Continua a leggere

Flash

Per Leylah Fernandez l’equilibrio è tutto nel gioco mentale del tennis

La giocatrice canadese avrà un ruolo di primo piano nel progetto sull’inclusività Come Play nato dalla partnership tra WTA e Morgan Stanley

Pubblicato

il

Leylah Fernandez, finalista allo US Open 2021 (Darren Carroll/USTA)

di Andy Frye, pubblicato da Forbes il 6 marzo 2023

La stella nascente del tennis Leylah Fernandez ama ricordare agli appassionati e agli osservatori del tennis un particolare che è lampante per chiunque si guadagni da vivere in campo. Che il tennis è mentale quanto fisico.

“Io credo che, quando la mente decide, il corpo la segua”, ha detto la giocatrice canadese durante un’intervista la scorsa settimana. “L’aspetto mentale di questo sport è estremamente importante e sono estremamente fortunata. Cerco di godermi l’opportunità il più possibile.

 

Fernandez si è affacciata per la prima volta alla ribalta mondiale durante la finale persa agli US Open del 2021 e aveva fatto il suo debutto negli Slam all’Australian Open del 2020, che si è svolto tra la fine di gennaio e il primo weekend di febbraio 2020. Una settimana dopo quel primo grande debutto sul palcoscenico mondiale, Fernandez ha conquistato la più grande vittoria della sua carriera alla Billie Jean King Cup, battendo l’allora numero 5 del mondo Belinda Bencic nel turno di qualificazione.

Tuttavia, essendo una delle giocatrici più giovani del circuito, Fernandez afferma che nessun numero di ore in campo sia mai troppo, sia che si tratti di perfezionare il suo swing oppure di lavorare sulla forma generale. “Ho sempre voluto giocare a tennis (professionalmente) e non credo che questo sport abbia un impatto fisico negativo su di me”. Attualmente, la ventenne professionista WTA è classificata tra le prime 50, precisamente al numero 49 della classifica WTA. Ha anche in bacheca due titoli di singolare.

Alla fine della scorsa estate, la giocatrice canadese ha raggiunto il suo best ranking, al numero 13, dopo una serie di buone prestazioni, tra cui i quarti di finale raggiunti al Roland Garros del 2022. Sempre lo scorso anno anno fa ha vinto l’Abierto GNP Seguros 2022 a Monterrey, in Messico.

Fernandez, insieme a Coco Gauff e Qinwen Zheng, è una delle poche professioniste del circuito di età inferiore ai 21 anni. È forse per questo motivo che è stata scelta come portavoce principale nella nuova partnership della WTA con Morgan Stanley.

La scorsa settimana, la WTA e il gigante finanziario globale hanno annunciato una nuova partnership pluriennale per celebrare il 50° anniversario della WTA. L’associazione ha affermato in una dichiarazione che l’obiettivo della partnership consiste nell’evidenziare la crescente inclusività del tennis, nonché l’impegno nel far crescere la partecipazione delle donne al gioco.

“Con una visione condivisa per promuovere l’inclusività e ampliare l’accesso al gioco del tennis, entrambe le organizzazioni sono orgogliose di accelerare il loro impegno per promuovere il progresso delle donne nello sport”, ha affermato la WTA. Morgan Stanley diventa anche il partner di presentazione esclusivo dell’iniziativa Come Play della WTA, che propone programmi di tennis per incoraggiare le ragazze di tutte le età e abilità a condurre una vita sana e produttiva dentro e fuori dal campo.

Il programma Come Play fa leva sulla scelta da parte di Morgan Stanley di fare di Leyla Fernandez il suo Brand Ambassador in qualità di volto della pubblicità “See It To Be It” dell’azienda.

L’iniziativa ha lo scopo di ispirare i giovani a visualizzare il successo offrendo loro un modello con cui identificarsi.

“Sostenere la prossima generazione e dare a tutti una possibilità di successo sono impegni che condividiamo sia con Leylah che con la WTA”, ha affermato Alice Milligan, chief marketing officer di Morgan Stanley. “Questa nuova partnership rappresenta i nostri continui sforzi per aiutare le ragazze nello sport deltennis con gli strumenti vitali di cui hanno bisogno oggi per essere le nostre stelle di domani”. “Siamo veramente lieti di annunciare questa partnership con Morgan Stanley”, ha dichiarato il presidente della WTA, Micky Lawler. “Mentre ci sforziamo di creare un ambiente più diversificato e inclusivo per donne e ragazze, le nostre due organizzazioni non vedono l’ora di fare la differenza attraverso gli eventi della community Come Play durante l’HologicWTA Tour e nella creazione di contenuti che amplifichino questo importante messaggio”.

“Il tennis non è per sempre”, ha detto Fernandez parlando apertamente della sua carriera di atleta. Fernandez, che ha guadagnato poco più di 3,4 milioni di dollari in premi alla carriera dal 2019 ad oggi, ha affermato che, nonostante la sua giovane età, costruire la stabilità finanziaria è fondamentale. “Questa partnership darà ai giocatori fiducia, nell’educarci sulla stabilità finanziaria, e darà ai giocatori la fiducia di trovarsi in un ambiente stabile.

Inoltre, dopo lo sport e le nostre carriere, per aiutare i giocatori nel loro futuro.

In particolare, il programma Come Play invita le attuali giocatrici WTA, stelle in pensione e allenatori a partecipare a corsi di tennis e attività per ragazze al fine di “aiutare a costruire la prossima generazione di leader”, ha affermato la WTA.

L’iniziativa include anche l’alfabetizzazione finanziaria e le risorse di pianificazione per i giocatori, oltre a una serie di contenuti in eventi WTA selezionati e altro ancora.

Fernandez ha aggiunto di essere onorata di essere coinvolta nei continui sforzi della WTA per coinvolgere più ragazze nel gioco e di essere scelta come modello per i giovani interessati a questo sport.

Equilibrio: la chiave per un grande tennis?

La mancina, diventata professionista nel 2019, ha un bilancio impressionante di vittorie e sconfitte a partire da marzo 2023 con 130-82. Fernandez è anche un’appassionata tifosa di calcio e durante la nostra intervista dell’anno scorso ha dichiarato di essere cresciuta giocando a quello che il defunto Pelé una volta chiamava “o jogo bonito”.

Fernandez sottolinea anche che ha una vita al di fuori del tennis che, secondo lei, contribuisce al suo successo in campo. “Cerco di bilanciare un po’ la mia vita.Sì, gioco a tennis, ma sono anche una studentessa universitaria, e questo mi aiutato a separarmi dall’idea di essere solo una giocatrice di tennis”, ha aggiunto “Mi ha aiutato a rimettere a fuoco le priorità e a godermi le piccole parti della vita che non sono il tennis”.

Ma Fernandez riesce ancora a mantenere i rapporti con il suo primo altro amore sportivo, il calcio? “Sì, mi è permesso giocare”, ha detto, con un accenno di risata. “Sono fortunata ad avere allenatori che mi incoraggiano a praticare diversi sport.Diversificare aiuta nel tennis.Ogni volta che torno su un campo, tirare calci a un pallone con mia sorella aggiunge benefici al mio tennis”.

Traduzione di Alessandro Valentini

Continua a leggere

Flash

Coco Gauff, dal tennis alle scarpe personalizzate: “Mi sento una privilegiata”

La 19enne americana ha espresso la sua opinione sulla musica in sottofondo durante le partite: ” Forse un po’ di rumore, lo gradirei”

Pubblicato

il

Coco Gauff - Indian Wells 2023 (foto Twitter @bnpparibasopen)

E’ stata una vittoria autoritaria quella di Coco Gauff contro Rebecca Marino. La statunitense, che a Miami è di casa, affronterà al prossimo turno la russa Anastasija Potapova. Ecco la conferenza stampa post partita.

D: Coco, puoi parlare della partita e dei tuoi pensieri generali sulla tua prestazione?

COCO GAUFF:Sì, oggi è stata una partita altalenante, onestamente. Molte pause. Ho fatto bene in risposta, considerando che è una grande battitrice. Sono davvero contenta di come ho giocato. Non è un’avversaria facile. Fa un sacco di colpi importanti, non ti dà molto ritmo. In un certo senso devi solo resistere”.

 

D. Quattro anni fa hai vinto la tua prima partita. Sei sorpresa di quanto hai ottenuto in così poco tempo?

COCO GAUFF: “Sì e no. Mi sento in un certo senso come se mi avvicinassi a ogni partita credendo di poter vincere. Quindi non sono sorpresa. Ma se faccio un passo indietro e guardo alle cose nell’insieme, sì. Sento di aver lavorato molto duramente. Quindi, quando vinco partite, sento decisamente di meritarmelo. Ma anche chi mi conosce sa che voglio sempre di più. In un certo senso, non sono soddisfatta”.

D. Come è nato ‘Homecoming’? Hai memorizzato le tue battute? Parlaci dell’intero processo.

COCO GAUFF: Quel processo non è stato come immaginavo. Siamo stati lì dalle 5 del mattino fino alle 8 di sera. Non mi ero resa conto di quante volte dovessi ripetere ogni scena più e più volte. Soprattutto nella prima scena dello spettacolo, che tecnicamente è l’ultima scena che abbiamo girato, ero davvero stanca. Fanno davvero un ottimo lavoro. Era tipo, Oh, mio ​​Dio, è Coco Gauff. Sono solo seduta lì, l’abbiamo fatto tipo 20 volte, ti ho già incontrato tipo 30 ore fa (risate). Quindi sì. Ma penso che abbiano contattato e il mio agente abbia aiutato a organizzarlo. C’è il tennis incorporato nello spettacolo. È stato piuttosto interessante. Mi hanno descritto in modo non tennistico. Penso che la sceneggiatura fosse completamente adattata a come sono fuori dal campo, quindi è per questo che ero disposta a farlo. Era quasi meglio. So che la prima volta che avremmo dovuto filmare, avrei dovuto giocare a tennis. Ma mi sono qualificata per le finali WTA, quindi abbiamo dovuto cancellarlo e poi fare questo episodio. È stato davvero bello. Il cast erano persone davvero simpatiche. Geffri, Camille, tutte persone con cui lo rifarei solo per incontrarle di nuovo. Non so se lo rifarei per la parte della recitazione. Guardarmi in TV è stato probabilmente il dolore più straziante che abbia mai dovuto provare. Lo odiavo (risate). Mia madre ha un mio video”

Q. Per quanto riguarda Jimmy Butler, ami gli sport qui nel sud della Florida. Cosa ti viene in mente quando giochi sul campo dello stadio davanti a lui?

COCO GAUFF: Non lo so. Sento solo che entrare in campo è proprio una pazzia perché ho guardato le partite qui per tutta la vita. Beh, quando ho visto Jimmy Butler, voglio dire, è stato davvero bello perché adoro guardare gli Heat, sono la mia squadra. Ha quella mentalità, quella ferocia in lui, qualcosa che ammiro davvero molto. Spero che lui lo veda in me. Sì, ho anche incontrato un paio di giocatori della NFL che giocavano per i Bulls. Sono contenta che siano rimasti a guardare la mia partita. Non lo so, oggi onestamente penso che sia stata davvero una bella giornata, non per la vittoria, ma mi sento come se avessi il privilegio di quelle persone che mi guardano. Per loro volerlo fare, specialmente per uno sport come il tennis che generalmente la maggior parte di loro non capisce, è davvero fantastico.

D. Quanto è importante per te sentire la palla che colpisce le corde di un avversario per il modo in cui vuoi giocare il tuo colpo? Lo chiedo perché Frances Tiafoe ha sostenuto che dovrebbe esserci più libertà di movimento per gli spettatori.

COCO GAUFF: Ho visto quello che ha detto.

D. Come ti senti a riguardo?

COCO GAUFF: Dirò che in realtà ho fatto una esibizione con Ash Barty. Avevamo della musica in sottofondo per una parte dell’incontro. Sicuramente influenza il modo in cui segui la palla e il suo suono, di sicuro. Non so se saremmo in grado di farcela con la musica costante. Ma ho sempre detto che il tennis non ha bisogno di essere completamente silenzioso. Inoltre, crescendo, ho giocato al Pompey Park. Loro hanno sempre partite di baseball, allenamenti di basket, nuoto. Era così rumoroso laggiù. Mio padre mi ha sempre detto, fin da quando avevo otto o nove anni: non voglio mai sentirti lamentarti del rumore durante una partita. Non sono la giocatrice particolare che si lamenterà del rumore. Non so se potremmo usare musica a tutto volume. Ma è molto interessante quello che ha detto Frances. Sicuramente penso che sarebbe più divertente per i tifosi, specialmente allo stadio, ma non so come i giocatori potrebbero fare.

D. Che dire delle persone che si alzano e si muovono, l’aspetto del rumore da un lato, ma il movimento?

COCO GAUFF: Penso che il movimento sia sicuramente fattibile per me. Per me personalmente, non mi dà fastidio. Non mi importa se c’è qualcuno in giro o altro. A volte, se dico qualcosa, forse è solo per rallentare il ritmo della partita, ma non perché la persona sia effettivamente in piedi. Sarò onesta, a volte hai solo bisogno di un reset. Penso che il movimento sia sicuramente più tollerabile del rumore.

D. C’è qualcosa della tua ultima partita contro la Potapova che ricordi e che terrai in mente per la prossima partita?

COCO GAUFF: L’ultima volta che penso di averla affrontata è stata a Montreal. Sono abbastanza sicura che si sia ritirata in quella partita. Non la conto davvero perché non era completamente al 100%. Non ricordo quale fosse il punteggio. Non credo di poter davvero prendere qualcosa da quello nella partita di sabato.

D. Volevo chiederti della tua scarpa firmata, le CG1. Cosa ti ha spinto a dedicarti specificamente alle calzature?

COCO GAUFF: “Penso che soprattutto nel tennis non molte persone lo abbiano fatto. Ci sono pochissimi tennisti con la propria sigla. New Balance, onestamente, me l’ha portato. Ovviamente sono d’accordo se qualcuno vuole darmi la mia scarpa. È stato davvero bello. Non volevo che sembrasse una scarpa da tennis. Volevo avere, tipo, un po’ di atmosfera da campo da basket. Onestamente, le adoro. Non lo dico perché è la mia scarpa, perché ero una grande detrattrice quando è uscito il primo prototipo. Hanno funzionato molto bene con me. Il team di gioco di New Balance è incredibile. Sono stati in grado di apportare tali modifiche. Cercano sempre costantemente di evolversi”

D. Sei l’unica tennista in attività con la sua scarpa. Come ti fa sentire?

COCO GAUFF: Molto privilegiata. Voglio dire, sento che molti atleti in questo tour se lo meritano sicuramente, quindi mi sento molto privilegiata che New Balance mi stia dando questa opportunità, e lo apprezzo molto. Non so se forse un altro marchio l’avrebbe fatto, soprattutto per il mio impatto. Tutto ciò che indosso in campo, praticamente tutto ciò che ottengo da loro, probabilmente l’ho visto con un anno di anticipo e ho praticamente individuato ogni dettaglio che non mi piaceva. Sono molto felice che siano così accoglienti in quello che voglio. Molti marchi non sono sempre così con tutti i loro atleti. Sono grata di poterlo fare. Le persone che acquistano il prodotto possono in qualche modo capire quando un giocatore mette tutto se stesso in qualcosa. Penso che sia ciò che rende speciale il rapporto che ho con New Balance.

Continua a leggere
Advertisement
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement
Advertisement