TC Sinalunga al terzo anno in A1, un “miracolo” di buona gestione

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TC Sinalunga al terzo anno in A1, un “miracolo” di buona gestione

Intervista al Presidente del club toscano che si conferma una delle realtà più belle nel panorama dei circoli d’Italia

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Il piccolo club toscano si conferma per il terzo anno consecutivo in Serie A1. Un “miracolo”? Sì, ma anche il frutto di un lavoro partito da lontano, di una gestione efficace ed efficiente sostenuta da enorme passione. L’esordio in trasferta contro il TC Palermo Due non è stato fortunato: 4-2 per i siciliani. Il Presidente del TC Sinalunga Marzio Bernardini, nei giorni precedenti l’inizio del girone 1, ci ha raccontato la storia di quest’avventura, le prospettive 2017 ed alcune considerazioni generali.

Presidente Bernardini, siete probabilmente la realtà più piccola, come dimensione territoriale, di tutta la Serie A1, ma orgogliosi di esserci. Può raccontare ai lettori come è nato il vostro piccolo “miracolo”?
Il nostro percorso è nato in maniera quasi casuale. Circa 8/9 anni fa è arrivato da noi un maestro giovane, Nahuel Fracassi. Ha avuto una carriera junior molto importante e vissuto anche il tennis professionistico, fermandosi purtroppo troppo presto. Era un talento, ma il tennis si era spostato verso uno sport assai sbilanciato sul piano atletico, e questo l’ha penalizzato. È arrivato a Sinalunga intorno ai 25 anni, ed è stato un forte stimolo per noi. Avevamo già una squadra discreta in serie D1, con alcuni giovani molto interessanti, ma col suo arrivo è cambiato tutto, siamo diventati più ambiziosi. Abbiamo iniziato una scalata: la serie C, poi la B, fino alla A2, il tutto grazie all’entusiasmo generale, della dirigenza, dei giocatori, dei soci. Un anno siamo retrocessi in B, ma nei due successivi abbiamo fatto il doppio salto, di nuovo A2 e finalmente A1. È stato un grande traguardo, inaspettato e insperato, ma decisamente meritato sul campo da ragazzi validi come Fracassi e come Luca Vanni, che è un prodotto del vivaio ed è stato con noi due anni, fondamentale il suo apporto alla squadra.

Abbiamo vissuto la crescita incredibile di “Lucone”, arrivato al n.100 del ranking ATP partendo dal numero 800!
Già, Luca quando venne da noi era intorno al n.800 ATP, era praticamente sul punto di smettere, vittima dell’ennesimo infortunio e di un’operazione al menisco. Gli siamo stati vicini, e credo che un piccolo contributo alla sua incredibile scalata verso il grande tennis l’abbiamo dato. Sono stati due anni importanti, per lui ma anche per noi.

Quindi l’entusiasmo per aver raggiunto la massima categoria è stato determinante.
Sicuramente, il clima che si è creato è stato decisivo a raggiungere questo traguardo e mantenerlo. È il terzo anno di Serie A1, abbiamo conquistato due salvezze meritate, ma con grande sofferenza… col cuore in gola ed all’ultimo tuffo, come lo scorso anno quando ci siamo salvati all’ultimo match di spareggio. Questa è la nostra storia. Nato tutto quasi per caso, ma con gli attori che hanno recitato al meglio la propria parte, ed i risultati sono arrivati.

Un’enorme soddisfazione per il vostro club.
Enorme, siamo un comune di 12mila anime, viviamo una realtà molto piccola. Le nostre dimensioni sono microscopiche rispetto ad altri club cittadini e blasonati contro cui ci confrontiamo. Le nostre strutture sono adeguate alle nostre dimensioni. Ci mettiamo enorme impegno, ma le difficoltà sono tante, già dall’A2 dove il livello è comunque molto alto.

Quest’anno affrontate di nuovo la A1 con una formazione rivoluzionata e ringiovanita. Come è composta la squadra, e come si è arrivati a questa novità?
Sì, quest’anno siamo stati tra virgolette “costretti” a cambiare. Il nuovo regolamento ci penalizza, noi come tutte le realtà più piccole. Essendo scomparsa la figura dell’8 più, ed essendo potenziato il  discorso del vivaio – norma che non discuto, ha un senso – per squadre piccole come la nostra è complicato gestire il “doppio vivaio” oltretutto Under 30. A Sinalunga nasce un Luca Vanni ogni 5 lustri. Un club di grandi dimensioni, che ogni anno vanta un esercito di ragazzini nella scuola, è facilitato nel tirar su giocatori da inserire in squadra. Con le regole 2017 metteremo in campo buoni giocatori  di 3° Cat. come n.4,  ma ci confronteremo, per esempio, con squadre come il Palermo 2 che ha come n.4 un ‘vivaio’ classificato 2.1. Vista questa situazione, abbiamo deciso di rinnovare completamente e di iniziare un progetto di lunga scadenza. A malincuore, quest’anno abbiamo deciso di fare a meno di Daniele Bracciali, che nel 2016 ci ha dato un contributo importante, dell’esperienza di Thomas Tenconi, e di Fracassi… Pure del polacco David Olejniczak, ormai naturalizzato sinalunghese, giocatore che toccò il n.160 del mondo e che è diventato nel tempo uno di famiglia. Tutti questi ragazzi hanno capito la nostra scelta, di puntare sulla ricostruzione. Abbiamo allestito una formazione molto giovane, con addirittura due under 16 in squadra, Giulio Terrosi e Amedeo Malfetti. Anche Alessandro Busini è un classe 2000, non del vivaio ma si allena a Sinalunga da tempo. L’età media del gruppo è sui 21 anni, davvero giovane. Siamo consapevoli che sarà un campionato estremamente difficile per noi, le nostre forze sono queste, lavoriamo per far crescere la squadra guardando al futuro. La prossima stagione avremo dei rinforzi importanti nel vivaio, e sono sicuro che saremo ancora più attrezzati. La squadra comprende anche Jozef Kovalik, Kamil Majchrzak, Pietro Licciardi, Christian Perinti, Diego Alvarez, Giovanni Galuppo, Cristiano Baldacconi, Stefano Malfetti e Matteo Rampi.

Oltre al vostro rinnovamento, le difficoltà arriveranno anche per un girone impegnativo, affronterete Maglie, Palermo 2 e Genova 1893.
Siamo inseriti in un girone complicatissimo, sì, ma anche gli altri gironi non scherzano. Speriamo di non avere troppi infortuni, come capitò nel 2016, e confidare negli scontri decisivi.

Portare avanti un campionato di A1 è un impegno economicamente importante, quali sono gli sponsor che vi sostengono?
Siamo un piccolo circolo inserito in una realtà splendida ma di provincia. Abbiamo attualmente 75 soci, e la quota sociale costa solo 10 euro al mese. Però portiamo avanti molte attività, la scuola tennis lavora da anni a pieno regime con anche 100 allievi, oltre ad uno staff attento anche ai corsi per adulti, siamo attivi a 360°. Grande entusiasmo ma con numeri piccoli, e con questi numeri non è  facile avere risorse che si dedicano a tempo pieno alla gestione. È un aspetto comune a tutte quelle realtà sportive dove si cerca di sopperire con la passione alle varie necessità, dedicando tempo e ovviamente anche risorse economiche. Senza l’aiuto degli sponsor sarebbe stato impensabile affrontare questo tipo di sfida, e sempre abbiamo gestito il tutto con grande economia, facendo passi estremamente cauti. Investiamo un budget che è circa un quarto di quelle realtà che puntano allo scudetto, e nonostante tutto siamo lì a giocarcela, è anche questo un piccolo orgoglio per noi, segnale di come siamo riusciti ad ottimizzare tante cose e gestirle al meglio. Come sponsor principali abbiamo la Cassa di Risparmio di Firenze, Stefano Ricci (maison di alta moda di Firenze); come importanti partners locali abbiamo il Molino Parri, la Futura Plast, la Società Agricola GMM Illuminati, l’impresa Bruni, Imballaggi Alimentari ed oltre venti aziende che danno un contributo importante, anche per appartenenza al territorio. Siamo riusciti a creare un circuito virtuoso che ci sostiene e che speriamo ci sostenga anche in futuro.

Che ne pensa della Serie A in generale? Dove si potrebbe migliorare?
Per l’appassionato è una ghiotta opportunità per vedere tennis di alto livello “in casa”, degne di finali di Challenger. Ho notato però che quest’aspetto non è così vero nei grandi circoli. Quando siamo andati a giocare nei club più blasonati, dotati di strutture importanti, mi aspettavo maggior fermento e presenze rispetto a quello che realmente abbiamo trovato. Parlando del regolamento in corso e delle novità che sono state anticipate per il prossimo futuro, credo che taglino fuori i circoli più piccoli, e questo non so quanto sia un bene, perché nelle realtà più piccole entusiasmo e  partecipazione sono al massimo. La percezione che ho avuto è che nel grande club la domenica della A1 è vissuta da molti come un “disturbo”, ci sono meno campi a disposizione, ecc… Allora perché penalizzare il piccolo circolo del territorio, quando è proprio quello che ce la mette tutta e coinvolge la comunità al massimo, e trasmette davvero l’amore per la disciplina, portandola in provincia al massimo livello? Inoltre dall’anno prossimo l’obbligo della tribuna su due campi è un altro ostacolo alle realtà meno forti. Il discorso del vivaio è un altro punto importante. Oggi due ragazzi del vivaio devono giocare due singolari ed un doppio, quindi tre match su sei. A mio avviso sono troppi, e questo finisce per penalizzare i club più piccoli che non hanno un bacino abbastanza grande da poter costruire un buon numero di giocatori forti. E’ stato anche accantonato l’8 più, che equiparava ad un ragazzo del vivaio un tesserato da almeno otto anni, questo mitigava la regola. Forse ci sarebbe da intervenire sugli stranieri. E’ complicato coinvolgerli, farli arrivare, gli spostamenti per i match incastrando tutto con i loro impegni… L’italiano in questo periodo dell’anno è più a portata di mano. Si finisce per tesserare vari stranieri per poterne avere almeno uno a disposizione.

Quindi, concludendo, per una realtà come Sinalunga per restare in A1 serve passione, buona gestione e l’aiuto degli sponsor.
Assolutamente, andremo a Palermo e dobbiamo considerare le spese per  la trasferta, negli anni abbiamo girato tutta l’Italia. Grandi esperienze e soddisfazioni, ma i costi non sono indifferenti. Per tenere questo livello serve passione, tempo da dedicare, gestire oculatamente le risorse ed il supporto degli sponsor.

Marco Mazzoni

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