Australian Open: Chung al tavolo dei grandi, ora c'è l'esame Djokovic

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Australian Open: Chung al tavolo dei grandi, ora c’è l’esame Djokovic

Sorprende ma fino a un certo punto l’eliminazione di Sascha Zverev: il coreano è diventato un giocatore vero. Prima volta agli ottavi di uno Slam, incontrerà Novak Djokovic

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Nello spicchio di tabellone che interessa Novak Djokovic, a distinguersi oggi è il coreano Hyeon Chung che elimina – con impietoso bagel finale – la quarta testa di serie Alexander Zverev. Agli ottavi scontro diretto tra ‘l’allievo’ e il maestro. Zverev conferma di avere ancora dei limiti fisici (e comportamentali) che emergono alla distanza dei cinque set. 

IL GIOVANE CHE NON TI ASPETTI – Quando si batte il compagno di classe cresciuto prima, quello che già frequenta l’università del tennis, mentre tu sei solo uno studente modello ma non anticipatario, la soddisfazione è grande. Sascha Zverev, il giovane che esce a cena con i grandi, oggi sapeva di dover alzare il livello del suo gioco contro il sudcoreano Hyeon Chung. Non gli è riuscito. Anzi, ne è uscito con le ossa rotte e ridimensionato proprio sul piano della maturità. Confermando il ‘complesso Slam’ del quale è vittima.

Alexander Zverev – Australian Open 2018 (@RDO foto)

Si inizia con un primo scambio durissimo, che sembra preannunciare una battaglia di quelle che consumano attori e spettatori. Botte da orbi da fondo campo, è la scritta che scorre in sovrimpressione. In realtà, la partita scorre via veloce, grazie anche alle bombe di servizio dell’amburghese, cui ricorre nelle poche situazioni delicate. Per contro, l’asiatico, che non ha in dotazione lo stesso obice, compensa con pressing e tennis compatto. L’impressione è che, anche nel palleggio, sia il tedesco ad avere maggiore capacità di variare e produrre angoli. Detto ciò, il primo set si decide solo sul finale. Il classico break subito, da Chung, quando servi per rimanere in partita. Frangente in cui sembra emerge la maggiore esperienza di Zverev. 

Anche se sotto nel punteggio, non è certo nell’indole del vincitore delle Next Gen ATP Finals mollare. In una seconda frazione inchiodata alla regola dei servizi, gioca un tie-break sontuoso, prendendosi i rischi richiesti dalla situazione. Il suo manifesto è uno straordinario passante di rovescio incrociato. Ora l’inerzia del match sembra favorire Chung. Sempre più propositivo, le sue sortite a rete sorprendono un avversario ancora scosso. Ma è un fuoco di paglia. A inizio set, Zverev strappa il servizio al sudcoreano. Che, nonostante due opportunità per recuperare il break, cede. Di schianto. Un 6-2 perentorio per il tedesco, fin troppo severo per Hyeon, che comunque sta affrontando a viso aperto il titolato rivale. A conferma di ciò, la partenza sprint di Chung nella quarta frazione. Sascha appare spento. E nervoso. Si imbarca in una sceneggiata con l’arbitro, dal quale pretende l’accensione delle luci artificiali. Il punto è che, come visto dalla fine del secondo set, è il sudcoreano a muovere il gioco. E se non fosse per la gragnola di ace messi a segno da Zverev, la differenza fra i due sarebbe ancora più marcata di quanto non dica il 6-3 finale. Ormai, il nativo di Suwon è padrone del campo. Molto più fresco del rivale, domina gli scambi e non risparmia al tedesco l’umiliazione del bagel finale. Rimandato Zverev alla prossima sessione di esami, Chung approda per la prima volta alla seconda settimana di un Major, dove attende il vincente di Djokovic-Ramos. E questa sì che è l’iscrizione all’ateneo del tennis.

Andrea Ciocci

NOLE COSÌ COSÌ, MA NON CEDE SET – Novak Djokovic raggiunge gli ottavi di finale al termine di un match tecnicamente dominato contro un Albert Ramos Vinolas molto deficitario col dritto e non di rado pigro in uscita dal servizio. Resta però molta preoccupazione nel suo box per il problema all’inguine e alla parte sinistra della schiena, che l’ha costretto a chiamare due volte il fisioterapista e non l’ha troppo condizionato sia per le ottime soluzioni tecniche trovate sia per la modesta opposizione del mancino catalano. A fine partita, Novak non si è nascosto al pubblico: “Fortunatamente gli Slam ti permettono di avere un giorno di riposo dopo ogni match”.

Quarto match di giornata sulla Margaret Court Arena, sotto un cielo coperto e al fresco di 23°C che quasi non sembrano veri né a giocatori né a pubblico dopo la canicola dei giorni scorsi. 4-0 i precedenti per l’attuale n.14 del mondo, di cui due sul veloce, nessun set portato a casa dal n.22 ATP. Il primo parziale vede diversi errori da ambo le parti, col trentenne di Barcellona che dopo un avvio durissimo (7 punti a 1 per Djokovic) entra in partita. Novak sembra avere problemi a scivolare con le nuove scarpe Asics: dopo ogni errore si ferma e le fissa, forse rimpiangendo le care vecchie Adidas che hanno contribuito alla fama di uomo di gomma. Sul 3-2 arriva il cambio di calzature, ma il break centrato dal serbo è più frutto delle lacune dell’avversario, che annulla tre palle-break ma rovina tutto con un doppio fallo e un dritto largo. Due giochi più tardi Novak chiude la pratica, agevolato da tre orrori dell’avversario, ma quando si siede accenna esercizi di stretching che non lasciano tranquilli, sotto gli occhi imperscrutabili ma molto attenti di Agassi e Stepanek. Sul 2-1 del secondo set, infatti, chiama il MTO e dimostra dolore nella zona inguinale. Paradossalmente, è qui che assistiamo al miglior Djokovic: break al termine di uno scambio di 26 colpi con un vincente di rovescio e poi game da manuale, fermo a disegnare il campo con il povero Ramos-Vinolas nei panni del disperato tergicristallo: 4-1. Due giochi dopo Nole deve annullare 4 palle break, figlie di un’evidente crescita del trentenne di Barcellona ma anche del nervosismo che attanaglia il 6 volte campione di Melbourne per i ripetuti errori del giudice di linea e per la gamba sinistra in sofferenza. Finiscono qui le resistenze di Ramos-Vinolas, con Djokovic che chiude al primo match-point con una bella risposta di dritto. Agli ottavi le sue condizioni fisiche verranno testate da Hyeon Chung; la sensazione è che non sarà una passeggiata.

Ruggero Canevazzi

THIEM CRESCE – Quando Gerulaitis riuscì finalmente a battere Connors, commentò così la vittoria: “Non è ancora nato l’uomo che batte Gerulaitis 17 volte di fila”. Si parva licet, nell’improbabile ipotesi in cui Thiem in futuro si ritirasse prima di lui, il povero Mannarino potrebbe forse dire più o meno la stessa cosa. Con la sconfitta odierna al terzo turno dell’AO, il mancino francese n.27 del mondo è giunto infatti alla settima sconfitta in altrettanti confronti; la seconda consecutiva in uno slam dopo quella dello US Open. L’austriaco, che lo precede di 22 posizioni nel ranking, è troppo solido, troppo atletico, troppo tutto per lui. Mannarino è un giocatore che pratica un leggero e gradevole tennis-ping pong basato su anticipi e variazioni che richiedono un timing sulla palla eccezionale e un avversario che possa essere messo in difficoltà da giocate creative e spiazzanti. Contro un robottino sparamissili che gioca sempre esattamente allo stesso modo (cascasse il mondo) e ti costringe a remare molto lontano dalla linea di fondocampo, tutto ciò non funziona. E in quella posizione lo ha inchiodato Thiem sin dal primo game, peraltro uno dei più combattuti dell’intero incontro. Da quel momento in avanti la partita si è snodata su binari immutabili che vedevano il favorito con i piedi saldamente ancorati sulla linea di fondo campo, mulinare rovesci e diritti terrificanti che costringevano il suo avversario a fare il tergicristallo sino allo sfinimento. Mannarino ci ha comunque provato a tenergli testa. Nel primo set ha per primo fatto il break e nel terzo, dopo aver perso il secondo ancor più nettamente di quanto il punteggio non dica e apparentemente sofferente alla gamba sinistra, è riuscito a recuperare uno svantaggio di 0-2 ed ha tenuto duro sino al punteggio di 5 giochi a cinque. A quel punto Thiem ha gonfiato il bicipite e si è preso a zero il servizio del francese per poi chiudere con uno smash elementare. Per concludere due segnalazioni sull’incontro: una positiva e una negativa. La prima è rappresentata dal meraviglioso lungolinea di diritto in corsa tirato da Mannarino nel quinto game dell’ultimo set; la seconda, sempre nel terzo parziale, le due volée giocate da Thiem nel nono gioco che dimostrano come il giovanotto debba ancora molto da lavorare sulla sua tecnica a rete.

Agli ottavi di finale – raggiunti per la seconda volta consecutiva – l’austriaco incontrerà Tennys Sandgren per provare a migliorare il risultato dello scorso anno. Il giustiziere di Wawrinka si è ripetuto contro il tedesco Marterer, in una sfida dal sottotesto ‘e chissà quando mi ricapita!‘: il tennis è sport imponderabile, certo, ma immaginare che i due avranno diverse altre occasioni di disputare un ottavo Slam rimane al momento un esercizio di fantasia. Forse il futuro del tedesco, ancora 22enne, può avere risvolti più interessanti, anche se oggi a Sandgren è bastato registrare il servizio ballerino del primo parziale per completare la rimonta. È bene rimarcarlo, lo statunitense prima di questo Australian Open aveva disputato due partite negli Slam perdendole entrambe. Non dimenticherà Melbourne facilmente.

Roberto Ferri

Risultati:

[5] D. Thiem b. [26] A. Mannarino 6-2 6-4 7-5
T. Sandgren b. M. Marterer 5-7 6-3 7-5 7-6(5)
H. Chung b. [4] A. Zverev 5-7 7-6(3) 6-2 3-6 6-0
[14] N. Djokovic b. [21] A. Ramos-Vinolas 6-2 6-3 6-3

[25] F. Fognini b. J. Benneteau 3-6 6-2 6-1 4-6 6-3
[19] T. Berdych b. [12] J.M. del Potro 6-3 6-3 6-2
M. Fucsovics b. N. Kicker 6-3 6-3 6-2
[2] R. Federer b. [29] R. Gasquet 6-2 7-5 6-4

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