Alla vigilia della finale già si sapeva quale sarebbe stato il tenore delle due conferenze stampa post match. La posta in palio era altissima: la vincitrice avrebbe finalmente sollevato un trofeo Slam, fino ad allora solo sfiorato, mentre la sconfitta si sarebbe ritrovata ancora una volta a camminare sotto la nuvola nera delle occasioni mancate. Alla fine a spuntarla è stata Car0line Wozniacki. La danese senza nascondersi troppo ha rivelato quanto sia stato importante per lei questo successo, anche e soprattutto perché le ha permesso di strapparsi di dosso l’odiata etichetta di “regina senza corona”. “Onestamente è uno degli aspetti migliori di questa vittoria. Nessuno mi chiederà più quando vincerò uno Slam. Al massimo ora potranno chiedermi quando vincerò il secondo.” A chi poi le ha chiesto se abbia mai pensato di non riuscire a vivere un momento come questo e che le occasioni migliori ormai le aveva sprecate risponde con sincerità e una punta di orgoglio. “Non lo so. Sicuramente, ad un certo punto, quando inizi ad avere infortuni e cose simili, cominci a dubitare. Nell’ultimo anno e mezzo però ho dimostrato di poter battere chiunque. Non vi nasconderò che ero molto nervosa prima della partita, ma poi mi sono sciolta durante il riscaldamento. Ero convinta di avere tutto per vincere e volevo lottare.”
L’attenzione è poi ritornata al match e Caro ha analizzato le difficoltà avute nel terzo set, durante il quale si è anche trovata sotto di un break. “Ho avuto l’opportunità di andare avanti 3-0 e poi 4-1, ma non l’ho colta. Lei stava giocando molto bene e io ho iniziato a pensare che non sarebbe stato il mio giorno. Tuttavia non ho perso la testa, ho dato tutto e ho giocato aggressiva. Sarebbe potuta andare diversamente oggi e sono felice che si sia concluso tutto a mio favore”. La favola di Caroline si è infatti conclusa nel migliore dei modi e a tenerle compagnia per tutta la durata della conferenza stampa c’era Daphne, il trofeo riservato alla vincitrice del singolare femminile. Il suo nome è un omaggio a Daphne Akhurst, vincitrice di cinque Australian Open tra il 1925 e il 1930 (mancò il successo nel ’27). La bella danese non riusciva a staccarle gli occhi di dosso: “È bellissima, non è vero? Credo che quello che rappresenta la renda così speciale. Essere qui con il trofeo è veramente incredibile e cercherò di godermi il momento il più possibile. Stasera Daphne dormirà con me e la coccolerò.“
Quella coppa le ha portato in dote anche la prima piazza mondiale, già raggiunta in passato e ora legittimata completamente anche agli occhi dei più scettici. “Numero uno del mondo e campionessa Slam. Suona bene, vero? È un sogno che si avvera“. Per ogni vincitore però c’è sempre un perdente e anche Wozniacki lo sa. Infatti durante il discorso di premiazione si è scusata con Halep per averle “scippato” la vittoria e anche davanti alla stampa ha ribadito il concetto. “Sapevo prima del match che una di noi sarebbe stata incredibilmente felice e l’altra incredibilmente triste. Ovviamente sto male per lei, ma bene per me stessa. Sono sicuro che sia un momento molto duro per lei“. E infatti Halep ha accusato il colpo. La sua conferenza stampa è stata piuttosto telegrafica, ma è perfettamente comprensibile. Nonostante l’ovvia delusione però l’ormai ex numero uno del mondo si è mostrata serena di fronte ai rappresentanti dei media. “Sto bene. Ho pianto ma ora sorrido. Alla fine è solo un match di tennis. Mi dispiace moltissimo di non essere riuscita a vincere. Ci sono andata vicino ancora una volta, ma la benzina era finita.” La romena ha poi parlato dei suoi problemi fisici, senza cercare alibi, ma esprimendo tanto rammarico per non aver potuto competere come voleva.
“Dopo il primo set, ero spossata. Zero energie, zero potenza. Quindi mi sono concentrata solo sul colpire la palla e ho conquistato il secondo set. Nel terzo ho rimontato, ma quando ho dovuto servire per il 5-3 non avevo forze. È un po’ triste. ” La situazione però era decisamente peggiore all’inizio del torneo: la caviglia era in pessime condizioni e sinceramente la stessa Simona non pensava che sarebbe potuta andare molto avanti. “Stavo veramente male. In allenamento, non reggevo per più di dieci o quindici minuti. Ogni giorno mi allenavo per un quarto d’ora, giusto per sentire la palla. Non credevo di poter superare tanti match difficili, ma lo volevo e probabilmente avevo abbastanza forza interiore per combattere.” Se da una parte il fisico l’ha tradita, per una volta la mente non lo ha fatto e Halep non ha mancato di sottolineare questo importante passo avanti che fa ben sperare, ma che aumenta anche la delusione. “Mi sentivo pronta, ma il mio corpo non lo era a causa dei troppi match lunghi. I muscoli erano stanchi, i piedi non giravano a dovere, ma mentalmente ero pronta. Penso di poter affrontare ogni sfida e di poter battere chiunque. Certe volte però non le cose non vanno come vuoi perché fisicamente non ce la fai.”
Oltre alla naturale tristezza per l’ennesima occasione scivolata via, c’è stato spazio anche per una piccola nota di amara autoironia. A chi infatti le faceva notare, per consolarla, che anche Kim Clijsters e Chris Evert avevano perso delle finali (rispettivamente quattro e tre) prima di vincere il primo titolo, Simona ha detto sorridendo: “Sì, ma voglio vincere. Sto ancora aspettando e perdendo. Magari la quarta sarà quella buona.“ Magari sì, Simona. Lo meriteresti.