Soddisfazioni (pochine), delusioni (in numero notevolmente maggiore) e qualche grammo di presumibile rimpianto. Anastasia Myskina dopo quattro anni lascia la panchina della selezione russa di Fed Cup, in seguito a una lettera di dimissioni giudicata opportuna dal grande boss del tennis locale Shamil Tarpischev, facilmente convinto dai disastrosi risultati raccolti dalla squadra negli ultimi due anni abbondanti. Dopo la finale sfuggita al doppio decisivo nel 2015 presso la O2 Arena di Praga, con Pavlyuchenkova e Vesnina rimontate da Karolina Pliskova e Strycova, la capitana ha messo insieme una desolante collezione di cinque sconfitte negli ultimi sei tie disputati, che hanno sfatto sprofondare la rappresentativa di Mosca sino allo spareggio-thrilling del prossimo aprile contro la Lettonia: dovesse andar male anche a Khanty-Mansiysk, città situata 2500 chilometri a est della capitale nella siberia occidentale e famosa per gli estremi picchi climatici, le russe sprofonderebbero nei raggruppamenti zonali per la prima volta dal 1997: una sciagura.
“Negli ultimi tempi i risultati purtroppo sono stati scarsi – ha dichiarato Myskina -, e quando i risultati non arrivano la colpa è del capitano. Ci ho pensato a lungo e sono molto delusa; avrei voluto riportare la squadra nel World Group ma non ci sono riuscita. È giusto che io mi prenda tutte le responsabilità del fallimento“. Salutata la campionessa del Roland Garros 2004, la quale conserverà comunque l’impiego nei quadri federali nel ruolo di vicepresidente, al capezzale della derelitta rappresentativa è stato chiamato Igor Andreev. Già numero 18 delle classifiche mondiali, quarti di finale a Parigi nel 2007 e tre volte titolato nel circuito ATP, Andreev ha fatto a lungo la propria parte in nazionale, raccogliendo ventotto gettoni in Davis oltre alle convocazioni per le Olimpiadi di Atene 2004 e Pechino 2008.
Toccherà dunque all’ex drittone moscovita provare a raddrizzare la baracca, ma il rischio di un nuovo rovescio contro la Lettonia di Ostapenko e Sevastova è piuttosto alto, soprattutto se le convocate saranno le stesse dell’ultima batosta, patita a Bratislava lo scorso febbraio contro una Slovacchia tutt’altro che irresistibile. Pur segnato da discrete potenzialità, un team composto da Vikhlyantseva, Kalinskaya, Potapova e Kudermatova non offre certezze nemmeno a questi livelli, e sarà compito del neo capitano tentare di restituire alla causa almeno qualcuna delle sei connazionali che attualmente affollano la top 50 WTA.