Pagelle: Giove Pluvio e il Dio della terra, Elina si ripete

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Pagelle: Giove Pluvio e il Dio della terra, Elina si ripete

L’ottava meraviglia di Nadal e il bis di Svitolina. L’incubo Halep, la pioggia che beffa Zverev e i progressi di Djokovic. Fognini profeta in patria, l’ira di Pliskova e una strana racchetta d’oro

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Per uno che oramai ha trasceso i confini dell’umanità ed è abituato a frequentare l’Olimpo, è normale che in un momento di difficoltà arrivi il collega Giove Pluvio a dare una mano. Poi chiaramente bisogna essere Rafa Nadal (9,5) per rientrare in campo dopo la pioggia e sbranare l’avversario in quel modo. In una partita dove certamente non aveva dato il meglio e in un torneo nel quale qualche scricchiolio si era intravisto. Restano i rimpianti per Alexander Zverev (8,5) che aveva trovato il modo per mettere in crisi il Re, ma dopo la pioggia non ci ha capito più nulla. D’altra parte non tutti sono Rafa Nadal di testa già a 21 anni, e anzi, prima.

Denis Shapovalov (7,5) è un altro che ha quel qualcosa di indefinibile, quel quid in più che ti porta a dire che uno così è destinato a lasciare il segno. A proposito di Mancini, a Roma si è visto anche il neo c.t. che si diverte con il paddle dove si diletta anche Potito Starace, iscritto anche alle pre-quali di doppio: eppure la FIT voleva radiarlo… Per un Marin Cilic (7) che sta carburando anche sul rosso, abbiamo apprezzato da pochi passi la gestualità di Tsitsipas (6,5): il ragazzo si farà anche se l’impressione é che spesso tenda ad essere più bello che efficace.

Eppure c’è ancora qualcuno in giro che continua a sostenere che il tennis maschile sia in crisi – che barba che noia vincono sempre quelli che vincevano dieci anni fa perché gli altri sono tutti scarsi – e che invece il circuito femminile stia vivendo un bellissimo momento di incertezza. Poi un giorno a Roma scopriamo che la numero 1 del mondo riesce a racimolare ben otto punti in un intero primo set in finale, mentre tra gli uomini racconteremo di uno dei più bei tornei degli ultimi anni. Povera Simona Halep (6,5) bravissima a spazzare via Osaka (4,5) e a fermare la rediviva Maria Sharapova (7,5) ma imbarazzante una volta di più giunta al momento decisivo.

Nulla da dire sul trionfo di Elina Svitolina (9) che avrà superato lo shock di quel match buttato via in maniera assurda e sfortunata al Roland Garros dello scorso anno e che avrebbe la continuità necessaria per vincere finalmente uno Slam. Peccato che indovinare chi vincerà a Parigi tra le donne sia quasi più complicato che trovare una logica ai capelli esibiti da Serena Williams al Royal Wedding. Male l’ex campionessa Muguruza (5) e Wozniacki (5) travolta dalla scatenata Kontaveit (7,5), meglio Ostapenko (6,5) ma è dura che i miracoli possano ripetersi. La scena a Roma l’ha comunque rubata la furia ceka di Karolina Pliskova (4) alla quale evidentemente non avevano spiegato che quando sono in Italia gli arbitri sono solitamente sensibili ma anche e soprattutto scarsi.

Nel tracollo delle azzurre, il tricolore ha sventolato grazie ai giovanotti. Nelle scorse settimane, nel dargli votacci per le scialbe prestazioni sul rosso, avevamo auspicato che Fabio Fognini (8) si stesse concentrando su Roma e Parigi. Nicoló, sei anni, esordiente al Foro sognava una vittoria di Fabio “ma speriamo che spacchi qualche racchetta”. Perché fa sempre spettacolo. Risultato: trionfo e racchetta sfasciata dal disorientato Dominic Thiem (5) e amore scoppiato tra l’azzurro e il pubblico romano. E se anche Il Re della terra ha tremato per una buona oretta, tra una settimana (speriamo due) potremo anche divertirci molto.

Nel complesso, ottimo il torneo dei nostri con i progressi confermati da Cecchinato (6,5) e le buone notizie dai giovani Berrettini (7), Sonego (7) e Baldi (7). È stato comunque il torneo dei miracoli, quello della pace tra Camila Giorgi (5) e la Fit nell’anno dell’addio di Roberta Vinci (10 alla carriera) e quello dell’improvviso ritorno al tennis degli occhi della tigre di Novak Djokovic (7,5) dopo mesi di guru, sorrisi abbozzati e ostentata serenità. Se sarà un’illusione o l’inizio di qualcosa lo scopriremo presto. Miracoli sì, ma fino ad un certo punto: Adriano Panatta – sinonimo di tennis per tutti in Italia tranne che per la federazione – resta un fantasma che aleggia sul foro ed il direttore della tv federale ha pensato bene di intervenire in diretta durante la finale femminile (vabbè dai, in effetti non era interessante…) per illuminare tutti con i suoi strali contro colui che nel 1976 vinse Davis, Roma e Roland Garros.

Trai viali del Foro abbiamo apprezzato l’attenzione rivolta ai bimbi, con il trenino elettrico (7) che li porta in giro per tutta la struttura e le lezioni gratuite (9) dei maestri federali nei campetti accanto alla NextGen Arena. Certo, sarebbe meglio non fargli pagare il biglietto a prezzo pieno e soprattutto non costringerli alla ressa con spintoni e senza regole per accedere agli impianti.

Ovviamente, in un torneo che si vanta di essere un punto di riferimento a livello mondiale, siamo riusciti ancora una volta a distinguerci. Come? Questo l’albo d’oro della Racchetta d’Oro, riconoscimento assegnato a grandi giocatori del passato durante gli Internazionali. Giochino: trova l’intruso. Indizio: ha qualcosa a che fare con la stessa federazione che assegna il premio.

2006 Maria Esther Bueno e Tony Roche
2007 Margaret Court Smith e Ilie Nastase
2008 Gabriela Sabatini e Manolo Santana
2009 Conchita Martinez e Tom Okker
2010 Arantxa Sanchez e Andres Gimeno
2011 Ken Rosewall e Monica Seles
2012 Mary Pierce e Yannick Noah
2013 Boris Becker
2014 John Newcombe
2015 Michael Chang e Martina Hingis
2016 Stan Smith e Mima Jausovec
2017 Rod Laver e Flavia Pennetta
2018 Jan Kodes e Mara Santangelo.

Volemose bene, è pur sempre er quinto slamme.

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