Giorgi batte Wozniacki a Tokyo: miglior vittoria in carriera

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Giorgi batte Wozniacki a Tokyo: miglior vittoria in carriera

Per Camila è la nona vittoria contro una top 10: non aveva mai battuto la n.2 del mondo. Ai quarti troverà Vika Azarenka

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Il rapidissimo fondo dell’Arena Tachikawa, sita nell’omonima città conurbata in Tokyo che quest’anno ospita transitoriamente il Toray Pan Pacific Open, ha propiziato la miglior vittoria – classifica alla mano – della carriera di Camila Giorgi. La 26enne di Macerata ha sconfitto la n.2 del mondo Caroline Wozniacki al termine di una partita che ha avuto tre set e altrettanti volti: per l’italiana è la nona vittoria contro una top 10, la prima contro una giocatrice seduta su uno dei primi due gradini del ranking.

Per quaranta minuti Camila non è avvicinabile. Wozniacki non trova la distanza dalla palla, che la raggiunge ogni volta in un tempo minore in virtù del pressing della sua avversaria, e il suo gioco di contenimento è ridotto a un vano tentativo di richiamare la sua avversaria a rete. Giorgi però non si fa irretire e gioca bene anche di volo. La danese serve troppe seconde sulle quali non riesce a disporre adeguate contromisure ed è proprio in risposta che Giorgi costruisce il parziale di cinque game a zero decisivo per aggiudicarsi il primo set. Oltre la metà dei punti di chi conduce – sedici – giungono grazie a colpi vincenti, la gran parte dei quali scaturiti da esecuzioni strette, di dritto quanto di rovescio, che spediscono la n.1 del seeding quasi fuori dal raggio d’azione delle telecamere. Se Giorgi dura, la partita durerà poco.

È però di orgoglio che si compongono le campionesse, soprattutto quando la giornata è critica. Wozniacki si concentra su concetti semplici, alza la percentuale di prime palle e riesce a tenere due turni di servizio consecutivi, forse persuasa che la furia della sua avversaria non possa durare per tutto l’incontro. Il terzo lunghissimo game, infatti, finisce per frustrare Camila – che fallisce cinque palle break – e caricare Caroline, che come una sciacallo prende ad avventarsi sui cadaveri dei dritti della sua avversaria improvvisamente fuori misura. L’azzurra va sotto 4-1 ma due game più tardi riesce a costringere la sua avversaria allo 0-40: niente da fare, ‘Caro’ è nel territorio che preferisce e con cinque punti di fila rispedisce al mittente il contrattacco. Il tennis è spesso una bilancia e in questo momento è il lato danese a pesare di più: si va al terzo set, scettici sul fatto che la partita possa vivere un nuovo cambio di fronte.

Wozniacki infatti sale 2-0 e cominciano ad ammonticchiarsi i soliti giudizi sulla scelleratezza tattica dell’italiana, in procinto di perdere un’altra partita dominata per larghi tratti. Per essere onesti Giorgi è sicuramente calata, ma l’efficacia difensiva della n.2 del mondo in questo momento è un muro complicato da scalare. Non impossibile, scopriremo. Camila infatti ha il pregio di non convincersi che la partita sia persa e trova un game di risposta deluxe grazie al quale fa 2-2. Adesso si vede tennis di ottimo livello da ambo le parti, con le ovvie differenze di stile. L’italiana decide con inconsapevole saggezza che non ha senso lasciar nulla di intentato e torna a spingere ogni palla, specie in traiettoria lungolinea per togliere tempo a chi cerca affannosamente di resistere. Funziona: alla prima palla break del settimo game Wozniacki accusa la pressione e stecca un dritto infilandosi in una buca dalla quale non avrà più modo di uscire. Giorgi è invece brava a mantenere la calma e nel game di chiusura addirittura lascia la sua avversaria a zero imponendole la terza sconfitta in sei confronti, la seconda con Wozniacki in top 10 dopo quella dello US Open 2013. Quarantacinque vincenti a quattordici, oggi: difficile pensare a uno scarto più netto.

Sorprende il modo in cui Camila Giorgi è riuscita a rovesciare gli equilibri dell’incontro, molto meno il tentativo di sfuggire prematuramente all’intervista dell’entusiasta speaker giapponese a bordo campo. Mentre recita le frasi di rito, tra le quali il solito ‘io mi concentro solo sul mio gioco‘, alle sua spalle una coppia di tifosi locali regge due piccoli cartelli: su uno c’è scritto ‘Camila‘, sull’altro ‘Bello‘, con una piccola bandierina italiana sul bordo. In effetti sì, quando Camila gioca così è davvero bello.

VIKA E DONNA IN DUE – Ad affrontare Giorgi ai quarti sarà un’ottima Vika Azarenka, che dopo le zoppìe del turno precedente è passata con grande autorità su Ashleigh Barty. La bielorussa non si è fatta condizionare dagli acciacchi – è scesa in campo con una fasciatura alla coscia sinistra – per lasciare sei game a una Barty ancora un po’ ebbra del primo trionfo Slam ottenuto a New York in coppia con Vandeweghe. L’australiana aveva anche iniziato col piglio giusto, affettando a ogni piè sospinto sulle accelerazioni di Azarenka, ma progressivamente le è venuta a mancare la spinta delle gambe; al contrario la bielorussa ha trovato tanta profondità da costringere Barty a giocare in ripiegamento, rendendola di fatto innocua. Azarenka si porta così a una sola vittoria dal ritorno in top 50, che manca dal marzo 2017.

Nella gara a chi combina più disastri che si è rivelato essere il secondo set tra Johanna Konta e Donna Vekic la britannica ha vinto con margine, finendo quindi per perdere la partita. A titolo esemplificativo si prendano gli ultimi cinque punti dell’incontro, più persi da Konta che vinti da Vekic: spicca un goffissimo smash che la britannica si è praticamente tirata sui piedi, uno dei trentotto (38!) errori non forzati che la britannica ha commesso a fronte di appena sedici vincenti. Vekic ha giocato un buon primo parziale, aiutata sul set point da un nastro fortunato che ha costretto la sua avversaria a scoprire tutte le sue lacune nel gioco di tocco; nel secondo è rimasta in partita nonostante il buon momento di Konta, durato soltanto cinque game, e ha poi semplicemente evitato di commettere sciocchezze, difendendo con ordine. Ai quarti troverà Caroline Garcia.

BARBORA VS ‘SHINKANSEN‘ – La giornata si era aperta con una vittoria molto ‘Strycova’ di, guarda caso, Barbora Strycova. L’ottava testa di serie è scesa in campo contro Anett Kontaveit, appena due posizioni di ritardo nel ranking, e il match ha ampiamente rispecchiato gli equilibri di classifica. Forse più per demerito della giocatrice ceca che nel corso delle tre ore di gioco è stata in svantaggio nel punteggio soltanto in una fugace occasione, sul 5-4 del tie-break del primo set. Un tie-break che in teoria non doveva giocarsi, se si considera che Strycova è andata a servire sul 5-1 e sul 5-3 prima di indulgere a una serie di imprecisioni che più tardi avrebbero messo a rischio persino l’esito dell’incontro. Nel set decisivo la ceca ha continuato a fare corsa di testa, ha sciupato un vantaggio di 4-1 e un match point in risposta sul 5-4 prima del dramma sfiorato nell’ultimo game dell’incontro, quello in cui Strycova ha mancato altre sei occasioni di vincere l’incontro prima di chiudere all’ottavo match point complessivo.

Il rischio che si ripeta una simile dinamica nel suo prossimo match è molto basso. Ai quarti troverà Naomi Osaka, o ‘Shinkansen‘, come Strycova l’ha soprannominata in occasione del loro ultimo incrocio sull’erba di Wimbledon, un anno fa. Osaka vinse quella partita al terzo set e da allora, oltre tredici mesi, di ‘decider‘ ne ha giocati appena altri nove: restringendo il campo al 2018, ha disputato 53 incontri (bilancio 37-16) ma soltanto quattro volte è stata costretta al set decisivo. Un vero e proprio convoglio Shinkansen, la linea ferroviaria giapponese ad alta velocità che può superare i 300 km/h. Barbora può fare affidamento sull’unico precedente vittorioso disputato proprio sull’indoor di Tokyo nel 2015: basterà a fermare il ‘treno proiettile’ che non fa fermate da otto stazioni?

Risultati:

[8] B. Strycova b. A. Kontaveit 7-6(5) 3-6 7-5
V. Azarenka b. [7] A. Barty 6-4 6-2
D. Vekic b. J. Konta 6-3 7-5
C. Giorgi b. [1] C. Wozniacki 6-2 2-6 6-4

Il tabellone completo

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