Un giovedì nero. Anche Fognini molla. Italiani tutti fuori (Crivelli). Eclissi d'azzurro (Grilli). Fognini & C. salutano Roma (Azzolini). Quanta fatica Mr. Federer! Roger riscopre i 5 set (Viggiani). Tante big se ne vanno a casa. Osaka, ora chi ti ferma più? (Sonzogni). L'ultima follia di Kyrgios. Sedia in campo, poi se ne va (Cocchi)

Rassegna stampa

Un giovedì nero. Anche Fognini molla. Italiani tutti fuori (Crivelli). Eclissi d’azzurro (Grilli). Fognini & C. salutano Roma (Azzolini). Quanta fatica Mr. Federer! Roger riscopre i 5 set (Viggiani). Tante big se ne vanno a casa. Osaka, ora chi ti ferma più? (Sonzogni). L’ultima follia di Kyrgios. Sedia in campo, poi se ne va (Cocchi)

La rassegna stampa di venerdì 17 maggio 2019

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Un giovedì nero. Anche Fognini molla. Italiani tutti fuori (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Evaporata. Arriva il sole, sparisce l’Italia. Come se la pioggia di mercoledì che ha rivoluzionato il programma avesse sciolto la magia, riportandoci a una realtà grigia che sinceramente non ci appartiene più. Solo Fognini vince una partita, il secondo turno contro Albot, passando attraverso il dolore alla coscia destra che non lo abbandona, a volte lo obbliga a zoppicare e nel sesto game del primo set lo costringe a una fasciatura da combattente ferito. Eppure, da quel momento, Fabio, forse deresponsabilizzato, si accende e sospinto dal tifo dell’amato Pietrangeli diventa padrone del match. Certo, poi nel match alle dieci di sera contro il greco Tsitsipas, il giocatore più caldo del momento, diventa un’insostenibile corsa a ostacoli pure per lui: 4-6 3-6, con qualche sprazzo di generosità ma senza la forza di contrapporsi al greco. Arrivederci a Parigi. Tsitsipas è il nostro giustiziere di giornata: nella prima uscita stoppa infatti le giovanissime velleità di Sinner, ma non ne spegne l’ardore. Jannik lotta per un set, si prende i complimenti del rivale («E’ già un ottimo giocatore») e guarda a testa alta al futuro: «Sono partite come queste che mi insegnano dove migliorare per stare al livello di un campione come Stefanos tra un paio d’anni». Il suo sorriso è tra le poche immagini da conservare di un pomeriggio triste per gli italiani. Perché non ti immagineresti che Cecchinato, schizzato subito 3-0, si incarti all’improvviso contro Kohlschreiber, che gira il match con sette game di fila e non si volterà più indietro, mentre punto dopo punto il numero 19 del mondo perderà bussola e riferimenti. «Sono stato penalizzato dal campo: il numero 2 è piccolo e ha pochissima terra, era talmente veloce che mi sembrava di giocare indoor. Sono davvero molto deluso». Ma pure eccitato sulla via per Parigi: «Saranno splendide emozioni, mi verranno i brividi». Alla Porte d’Auteuil Berrettini sarà testa di serie: che salto. Eppure la meta non lo consola della pessima prestazione contro Schwartzman, che non gli regala niente. Per Matteo poco servizio, poco dritto, 36 gratuiti e una giornata no: «Non so spiegarmi cosa sia successo, non ha funzionato niente. Perdevo i punti in cui giocavo bene e facevo quelli in cui giocavo male. Devo accettarlo: anche questo fa parte del percorso di crescita».

Eclissi d’azzurro (Massimo Grilli, Corriere dello Sport)

Ci aspettavamo di glorificare il giovedì grasso del tennis italiano, ci ritroviamo precipitati in piena Quaresima. E non ci eravamo per niente abituati, dopo le recenti vittorie. Avevamo cominciato questa straordinaria giornata di partite su partite con ben altre aspirazioni e la speranza di portare qualche azzurro fino ai quarti di finale. E invece, uno per volta, Sinner, Berrettini, Cecchinato e infine Fognini hanno lasciato il torneo. L’ultimo a battersi, e a chiudere il programma maschile, è stato il ligure, che si è arreso contro i colpi e la giovinezza di Stefanos Tsitsipas, 20 anni e numero 7 del mondo. Una sfida difficile, che Fognini ha affrontato in precarie condizioni fisiche, certo non aiutate dai 105 minuti impegnati dalla sfida di poche ore prima con Albot. Fognini si è trovato nella partita sempre a dover rincorrere. Nel primo set ha espresso dall’1-4 al 4-4 il suo miglior tennis, vanificato da un pessimo decimo gioco, ceduto a zero con quattro errori. Nel secondo è risalito da 0-2 a 2-2, ma un altro break al sesto gioco ha compromesso definitivamente la sua partita. Qualche ora prima, in un “Pietrangeli” mai visto così pieno, Fognini aveva superato con difficoltà il tignoso Albot, n.44 del mondo. Tra racchette gettate a terra e palle sparacchiáte qua e là, se l’era cavata annullando un set ball nel primo parziale e recuperando da 0-3 nel secondo, aiutato anche dal tifo bello spinto del pubblico. Male anche gli alti tre azzurri, ciascuno con percorsi (e reazioni) diverse. Da applaudire resta il ragazzo di San Candido, quel Sinner che ha concluso ieri proprio contro Tsitsipas – senza farsi travolgere – un’avventura romana cominciata lunedì 6 con il primo turno delle prequalificazioni.«Sono stati giorni molto emozionanti – ha detto – ho potuto sfidare giocatori forti e ho capito alcune cose, soprattutto come affrontano mentalmente le gare. A questo livello giocano sempre al massimo, cosa che a me ancora non riesce. Devo lavorare ancora molto, e sono pronto a farlo». Dispiace per Berrettini, su cui in tanti puntavano per un ruolo di grande sorpresa. Contro Schwartzman non è entrato mai in partita. E Cecchinato? Anche da lui ci si aspettava una prova più convincente contro Kohlschreiber, poi spazzato via da Djokovic. «Ho giocato in un campo piccolo (il numero 2), con pochissima terra, sembrava cemento – ha detto il tennista palermitano – Ero in programma martedì sera sul Centrale, tutti questi rinvii mi hanno fatto scivolare a giovedi. Speravo che mi mandassero su un campo più grande e invece niente. Sono dispiaciuto, ho avuto dall’inizio pessime sensazioni».

Fognini & C. salutano Roma (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Chissà che cosa c’è dentro quei buchi neri nei quali, di tanto in tanto, i tennisti precipitano, all’apparenza senza un perché, senza che nessuno li spinga. Forse nulla: un Black Hole autentico che se ne sta lì, all’apparenza inerme, innocuo. Forse anche quelli del tennis sono uguali. Marco Cecchinato e Matteo Berrettini non sanno dire, Jannik Sinner ancora non li conosce, è troppo giovane. I Black Hole tennistici, dicono, vengono con la maturità, con il pretendere da se stessi, con l’urgenza di vincere, di imporsi, di spingersi oltre. Jannik ha tempo, ha vinto con Johnson, ha perso con Tsitsipas mettendo a segno qualche buon punto. Che altro pretendere di più? Lui, 17 anni, ha ancora da imparare, da esplorare. Poi, magari, arriverà il giorno in cui i buchi neri li farà agli avversari. E invece Marco e Matteo ci cascano dentro, quasi al rallenty. Per un po’ camminano sul bordo, poi ci finiscono dentro. Il primo è Cecchinato, che in questa stramba giornata extralarge, ha un avversario che ha gesti bellissimi da maestrino, un rovescio da manuale che non fa male, e l’età giusta per farsi da parte. Ma il Ceck si è alzato storto. Va avanti 3-0 e sparisce nel buco… Ne esce 7 game dopo, tutti persi, e quando si rimette in carreggiata è troppo tardi. «Dire che sono deluso è poco. Speravo in un campo migliore, ma il numero 2 è piccoletto, stretto ai lati, sembra di giocare in una camicia di forza. Ora vado a Parigi senza troppe angosce, l’anno scorso centrai una semifinale che sembrava impossibile, ma da quelle giornate ho imparato tantissimo. È un impegno da brividi, eppure mi sento tranquillo». Dunque, è così? Dentro i Black Hole i game se nevanno senza un perché? Dev’essere successo lo stesso Berrettini, colpevole di aver fallito una palla break che lo avrebbe rilanciato nel secondo set, contro l’argentino Diego Schwartzman. Nella scia di quella palla gettata al vento, c’è finito anche lui, sparito dalla scena, risucchiato in un vortice maligno, incapace da quel punto in poi di colpire come si deve un diritto. «Giornata negativa sotto tutti i punti di vista. Non mi sentivo a mio agio, andava tutto per il verso storto. So che devo accettarlo, in tanti mi dicono che di momenti come questo ne vivrò molti altri ancora. Però mi girano le scatole. È stata un’occasione persa». […]

Quanta fatica Mr. Federer! Roger riscopre i 5 set (Mario Viggiani, Corriere dello Sport)

I tre tenori del tennis hanno concesso il bis. Fatto più unico che raro, Novak Djokovic, Rafa Nadal e Roger Federer ieri hanno tutti giocato due partite in un giorno. La pioggia di mercoledì li ha costretti agli straordinari: Federer e Djokovic hanno debuttato sul Centrale e Nadal sul Grandstand, per i match di secondo turno, e poi si sono scambiati i campi di gioco, senza trattamento di favore per alcuno. E il bis è stato applauditissimo: tutti e tre hanno vinto ancora. Evidetentemente smanioso di spezzare qui a Roma il lungo digiuno, Rafa ieri è andato come un treno. Prima ha sfondato Jeremy Chardy, poi Nikoloz Basilashvili: ha concesso giusto un game a ognuno (6-0 6-1 e 6-1 6-0) ed è filato nei quarti restando in campo in totale appena 2h09’21”. Poco da aggiungere, poco da dire lo stesso Nadal, particolarmente soddisfatto delle sue condizioni ( «Ho giocato molto bene, specie nel secondo match») e ormai a un niente dal top della forma. Oggi per Rafa derby spagnolo con Fernando Verdasco. Anche Novak non ha lasciato set per strada: al mattino ha disinnescato senza problemi Denis Shapovalov (6-1 6-3), in serata nessun intoppo particolare contro Philipp Kohlschreiber (6-3 6-0). «L’unica difficoltà è stato adattarsi alla serata fresca dopo il caldo del pomeriggio, però tutto è andato bene», il commento di Nole, che oggi se la vedrà con Juan Martin Del Potro. Roger Federer è alla 17^ presenza a Roma: dopo ieri, il suo bilancio è di 34 partite vinte e 16 perse (non ha mai conquistato il torneo). Sara l’età, sarà stato anche il fondo del Grandstand, fatto sta che Roger ha dovuto proprio faticarsela contro Borna Coric (2-6 6-4 7-6), dopo che già in mattinata non aveva particolarmente brillato con Joao Sousa, comunque liquidato in due set (6-4 6-3). D’altronde un motivo ci sarà se Coric aveva battuto Federer in due precedenti su cinque. Non s’erano mai affrontati sul rosso e Borna ieri se l’è giocata al meglio, prendendo spesso l’iniziativa per conquistare di slancio il set di apertura Roger s’è scosso nel secondo, anche se solo con lampi intermittenti di genio, e ha raddrizzato la baracca. I due sono così arrivati al tie-break del terzo dove Federer ha iniziato in modo pessimo, spesso fuori misura (1-3, poi 2-5 e 4-6 per Coric), poi però ha annullato i due match-point e Borna gli si è consegnato per 9-7, con il boato del pubblico nel nome di Roger.

Tante big se ne vanno a casa. Osaka, ora chi ti ferma più? (Cristian Sonzogni, La Gazzetta dello Sport)

Fuori in un colpo solo Halep, Venus, Stephens, Barty e Muguruza. Il giovedì da impazzire del Foro Italico fa le sue vittime anche nel tabellone femminile, dove sono in tante, tra le più attese, a dover lasciare Roma per fare rotta su Parigi. Resta, però, la giocatrice che coi suoi modi gentili e con il suo tennis pesante sta conquistando i cuori degli appassionati della Capitale: Naomi Osaka. La quale nell’occasione si è abbonata al 6-3, spuntandone quattro consecutivi per battere Cibulkova e Buzarnescu. Non due delle peggiori rivali, ma un paio di test tutt’altro che morbidi per valutare le sue condizioni. «Questa è la prima volta in vita mia – ha spiegato la giapponese – che mi tocca giocare due turni in un giorno. Ma alla fine me la sono cavata piuttosto bene. Ho fatto un passo avanti decisivo quando ho smesso di lamentarmi per il mio rendimento sulla terra, cercando di trovare le soluzioni per far punti pure qui. Tra Roma e Parigi, spero di riuscirci». La cosa certa è che adesso, Naomi, non passa più inosservata. Non più una delle tante ma la numero 1 del mondo, la stella promessa in un circuito che resta comunque di indole anarchica. Anarchia che, per esempio, si legge nell’uscita di scena di Simona Halep, messa al tappeto dalla ceca Marketa Vondrousova, 19enne numero 44 Wta, che nel giro di qualche mese ha mostrato al mondo dove vuole arrivare: finale a Budapest, quarti a Miami e Indian Wells, di nuovo finale a Istanbul. E adesso quarti a Roma, perché dopo la Halep, anche Daria Kasatkina è stata messa in un angolo fino al 6-2 nel set decisivo. Non si può parlare di sorpresa, invece, per Vika Azarenka, lei che numero 1 lo è stata in passato e tutto sommato lo è ancora nell’animo. Vika, reduce da un esordio da infarto contro Elina Svitolina, è stata una delle poche a dover giocare un solo match. E nemmeno intero, visto che Garbine Muguruza si è ritirata dopo quattro game del secondo set. Un gradito ritorno, infine, è quello di Kiki Mladenovic, ex top 10 che non si è lasciata distrarre dai problemi del fidanzato Thiem, battendo Bencic e Barty senza fare una piega.

L’ultima follia di Kyrgios. Sedia in campo, poi se ne va (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Avrebbe potuto dare spettacolo con il suo tennis da circo, ma Nick Kyrgios ha scelto ancora una volta di essere protagonista nel modo sbagliato. Il 24enne australiano, nel terzo set del match contro il norvegese Ruud, dopo aver ricevuto un game penalty per aver imprecato, ha perso la testa. Dopo aver buttato la racchetta a terra, ha calciato una bottiglietta e, non ancora soddisfatto, ha lanciato una sedia in mezzo al campo nello stupore generale. Come se non bastasse, ha fatto la borsa, dato la mano all’avversario e ha lasciato il campo prima che il supervisor decretasse la squalifica, regalando il match a Ruud. Ora oltre a una multa molto salata, Kyrgios potrebbe rimediare una squalifica piuttosto lunga. In più dovrà rinunciare a quanto guadagnato a Roma e pagare le spese di soggiorno. Nick non ha rilasciato nessuna dichiarazione salvo poi abbozzare le scuse su Instagram: «Beh, giornata ricca di avvenimenti – ha scritto -. Le emozioni hanno avuto il sopravvento su di me. Volevo solo dire che l’atmosfera era stupenda, peccato che è finita con una squalifica. Mi dispiace Roma, ci rivedremo. Forse». A inizio settimana, aveva già fatto parlare di sé per un’intervista rilasciata a un podcast in cui aveva dichiarato di non sopportare Djokovic «perché vuole per forza piacere a tutti» e di avere un’antipatia ricambiata per Nadal definito «bipolare» salvando solo Roger Federer considerato «il più grande».

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