Foro Italico: il nono successo di Rafa Nadal e la vittoria di Karolina Pliskova (Crivelli, Cocchi, Clerici, Semeraro)

Rassegna stampa

Foro Italico: il nono successo di Rafa Nadal e la vittoria di Karolina Pliskova (Crivelli, Cocchi, Clerici, Semeraro)

La rassegna stampa di lunedì 20 maggio 2019

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Rafa risorge nel tempio di Roma. Djokovic demolito (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Nove sono i gironi dell’inferno. Nove sono i cerchi del paradiso. Il viaggio di Nadal dopo i tormenti marzolini di Indian Wells, con il millesimo ritiro forzato dalle ginocchia martoriate, ha prima conosciuto l’abisso e adesso si sublima nell’ascesa al cielo romano dopo una settimana finalmente perfetta: nono trionfo al Foro Italico e primo torneo vinto da agosto (allora fu a Cincinnati). In vista della messa laica parigina le cui campane suoneranno da domenica, il gran sacerdote della terra è tornato a impartire la sua benedizione trionfale. Un rito celebrato con una prestazione mostruosa: il primo parziale dura appena mezz’ora e per la prima volta nei 54 episodi (e 142 set) della rivalità più sostanziosa della storia del tennis, sul tabellone appare un 6-0. Rafa è troppo, Rafa è tutto: il dritto viaggia a velocità supersoniche, la risposta al servizio tiene Djokovic due metri dietro la riga di fondo, i cambi di ritmo e di angoli sono una sentenza. Nole è reduce da cinque ore e mezza di partita in due turni, e le energie perdute sono tutte in quei rovesci che dovrebbero contrastare il gancio del maiorchino e invece sono mozzarelle senza peso e facili da aggredire.

(…).

«Non mi attacco certo alla stanchezza – ammetterà cavallerescamente il Djoker – semplicemente nel primo set mi ha spazzato via, ha giocato un tennis terrificante». Ma quando la generazione irripetibile dei Fab Three lascerà e si analizzeranno le ragioni di un dominio che marcherà in eterno la storia dello sport, non serviranno trattati filosofici: sarà sufficiente ricordare la straordinaria forza mentale di atleti titanici, la loro ribellione all’idea di sconfitta, sempre e comunque. Nole è morto, Nole resuscita perché finalmente si muove meglio, è più incisivo, trova contromisure in risposta mentre Nadal, abbagliato dal traguardo, si scopre troppo frettoloso e non sfrutta le occasioni di break.

(…)

Ma è l’ultimo sussulto, una prodezza figlia di un orgoglio smisurato, che allunga lo show e non cambia il destino di una sfida segnata da quell’inizio sconvolgente: il satanasso di Manacor ottiene il break già nel primo game del terzo set (dal 40-30 per Novak) e si invola intoccabile, completando il cammino di redenzione. Djokovic si arrende tra gli applausi: «Nel secondo set il mio rovescio ha funzionato meglio e io sono stato più dinamico, poi i primi tre-quattro game del terzo set sono stati equilibrati ma sono andati verso di lui solo per dettagli. In generale, però, stavolta è stato più forte di me». E dopo le sanguinose sconfitte a Wimbledon e agli Australian Open, Nadal torna a vincere un confronto diretto contro l’arcirivale, il 26° sorriso di una saga infinita. Con lo zucchero del record nei Masters 1000: adesso per il maiorchino sono 34 vittorie nei tornei di categoria, una in più di Novak. Le parole non bastano più.

(…) Rafa diventa il giocatore con più successi contro un numero uno del mondo, 19, e soprattutto allunga la serie di stagioni con almeno un torneo conquistato, iniziata nel lontanissimo 2004 sulla terra di Sopot. Un’altra resurrezione per un guerriero baciato da un talento atletico mai visto e da un cuore sterminato, eppure spesso martoriato dalla salute. Narrano le cronache che dopo lo stop di Indian Wells, Nadal abbia passato giorni tremendi, con il morale ammaccato e visioni dolorose del futuro. A Montecarlo, dopo la pausa forzata, si è presentato fuori condizione e a Barcellona, dopo il successo in tre set contro Mayer al primo turno, si è sentito perduto. Per sua stessa ammissione, quella è stata la partita peggiore, per energia e convinzione, da tanti anni a questa parte e quando è rientrato in hotel si è isolato, scavando dentro motivazioni che sentiva evaporare. Lì, la forza del gigante ha preso il sopravvento e al mattino è tornato ad allenarsi con furia leonina. (…)

Pliskova: “Non ci credo, ho vinto e ho visto CR7” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Due anni fa Karolina Pliskova era numero 1 del mondo poi, in questo tennis orfano di Serena, dove le protagoniste si alternano senza trovare pace, ha vissuto diversi alti e bassi. La stabilità la sta trovando ora insieme a Conchita Martinez. Ieri la giocatrice della Repubblica Ceca ha battuto in due set Johanna Konta e da oggi è numero 2 al mondo con vista sulla vetta.

Karolina, a Roma arriva la sua vittoria più importante sul rosso. «Mi sembra un miracolo. È fantastico, perché nessuno avrebbe mai immaginato che potessi vincere questo titolo. Nemmeno io ci credevo a dire la verità. Prima di arrivare non ero molto fiduciosa, pensavo che avrei fatto al massimo due partite».

La sua coach è Conchita Martinez che al Foro ha trionfato quattro volte. migliore consigliera non poteva avere. «Sì, anche se non è facile dire a qualcuno come si vince un torneo. Abbiamo lavorato su alcuni aspetti del mio gioco che posso riportare sulla terra. Mi ha consigliato di iniziare un po’ a usare la palla corta, alternare i servizi. Piccole cose ma fondamentali. A questo torneo lei è molto affezionata, credo che abbia anche pregato purché vincessi».

(…)

Dopo la vittoria, prima della premiazione l’abbiamo vista col telefono in mano. Di chi è il primo messaggio? «Della mia gemella Krystina. Ancora adesso la gente fa fatica a distinguerci, siamo molto unite. Credo sia un rapporto completamente diverso da quello che c’è normalmente tra sorelle di età diverse. Siamo entrambe tenniste, cerchiamo di darci supporto a vicenda. (…)

Qual è il ricordo più bello che si porterà via da Roma? «11 match point, il trofeo… Ronaldo». In che senso? «Mio marito è un super appassionato di calcio e mi ha portata a vedere Roma-Juventus. Vedere giocare Ronaldo è una grande emozione, un atleta incredibile. (…)

Per celebrare il successo potrebbe farsi un altro tatuaggio oltre ai quattro che ha già. «Amo moltissimo i tatuaggi, i miei sono tutti polinesiani. Ognuno di noi in famiglia ne ha uno, ma nessuno di questi ha a che fare col tennis». Il Foro resterà tatuato sul cuore.

Nadal eterno ritorno, piega Djokovic e si riprende Roma (Stefano Semeraro, La Stampa)

Chiamatelo l’eterno ritorno del tennis, oppure chiamatelo Rafa Nadal, più o meno è la stessa cosa. Il Cannibale si è preso per la nona volta il Foro Italico, battendo in tre set (6-0, 4-6, 6-1) un’edizione un filo scarica di Novak Djokovic – le due maratone notturne nei quarti e in semifinale contro Del Potro e Schwartzman hanno lasciato il segno – e fra un paio di settimane non ci sarebbe nulla di strano nel vedergli in mano la dodicesima coppa dei Moschettieri. (…). Nel 2019 non aveva ancora stretto nulla, il numero 2 del mondo, sconfitto in Australia sempre da Djokovic, poi a secco in tutti i suoi feudi rossi, da Montecarlo a Barcellona e Madrid. Ma Rafa è una salamandra, una fenice, il mentalist di se stesso. Un moto discontinuo ma perpetuo (…). «Qual è il segreto? Andare in campo ogni giorno, senza lamentarsi se ti senti male, se non giochi bene, le cose non vanno come vorresti o magari devi stare fuori per infortunio».

(…)

Qui è andata meglio giorno dopo giorno. E in finale ho giocato un grande match». Anche statisticamente: nei 140 set precedenti fra i due fenomeni mai c’era stato un 6-0. Il Rafa romano però è tornato da 9 anche in pagella, con il dirittone finalmente a regime, micidiale in lungolinea (l’arma in più contro Djokovic) spietato nel dettare il tempo in cross, nel chiudere con il rovescio. Primo 6-0 contro il serbo «Contro Rafa devi sempre giocare un colpo in più, anche se tiri un vincente», sorride Nole, che resta in testa nel conto della rivalità più ricca dell’era Open (28-26) ma deve cedere al rivale il primato nei Masters 1000 in carriera (34 a 33) e nelle finali degli Internazionali (3-2).

(…)

Rafa del futuro prossimo non vuole parlare («mi godo la coppa di Roma, uno dei tornei che fanno la storia del tennis, prima di Parigi mi rilasserò un po’ andando a pescare»), per Djokovic il Roland Garros, dove spera di continuare il suo sogno di Grande Slam, «sarà un torneo interessante: Thiem può battere chiunque, Fognini ha dimostrato di cosa è capace a Montecarlo. Vedrete, ci divertiremo». Con il permesso del padrone di casa, naturalmente.

Nella città eterna risorge il re Nadal (Gianni Clerici, La Repubblica)

Chi legga il risultato 6-0, 4-6.6-1 in favore di Nadal non avrà dubbi. Nadal è stato, per un pomeriggio importantissimo, più forte del numero uno del mondo. Intorno a me, i rispettivi tifosi avevano però opinioni dissimili. Per cominciare, la stanchezza di Djokovic, che l’aveva mandato in campo vistosamente impallidito, dopo le due partite di tre set contro Del Potro venerdì sera, e quella di sabato contro uno Schwartzman ispirato, tanto da sembrare una controfigura di Ferrer, David.

(…)

Il risultato, tuttavia, mi sembra troppo netto perché considerazioni simili abbiano un valore dialettico. Rafa si è attribuito un primo set (…) in solo trentotto minuti, con trentuno punti a quattordici, dei quali sette conquistati nel quinto game, una sorta di score da primo turno. Nel secondo set quasi tutti abbiamo ricordato i ventotto match a venticinque a vantaggio di Nole.

(…) Ma, da qui in avanti, la vittoria di Nadal avrebbe preso corpo, frustrando anche i tifosi più testardi di Djokovic, costretti a vedere il loro eroe a terra, in un istante simbolico di tutta la vicenda, nel sesto game. Lo sconfitto ha reso onore al rivale: «Rafa era troppo forte oggi. Posso dire che non ero al massimo, che non ho giocato il mio miglior tennis ma sono sono riuscito a gestire la battaglia. Mi prendo questo di buono da questa finale». Invece Nadal ha voluto godersi il primo trionfo della stagione: «Ho recuperato la mia salute, il mio livello, l’energia di cui ho bisogno». Lo spagnolo ha ricordato ancora (anche un po’ seccato) il periodo buio dal quale è uscito e ora si presenterà a Parigi secondo gli onori dovuti: «Dopo Indian Wells è stata dura: sono tomato a Maiorca per curarmi, ho dovuto ancora fermarmi e accettarlo. Tutto qua, ma non voglio parlarne più». Insomma, per concludere, Nadal con il suo spaventoso diritto si è imposto più che nettamente su un Nole Djokovic certo troppo stanco per una gara di corsa (…).

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