Papà Fognini: "Mio figlio folle e tenero" (Rossi). Berrettini prova a diventare grande contro Federer (Piccardi). Fognini, c'è un complotto (Bottura)

Rassegna stampa

Papà Fognini: “Mio figlio folle e tenero” (Rossi). Berrettini prova a diventare grande contro Federer (Piccardi). Fognini, c’è un complotto (Bottura)

La rassegna stampa di lunedì 8 luglio 2019

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Fulvio Fognini: “Mio figlio in casa è un tenerone ma in campo diventa una furia” (Paolo Rossi, La Repubblica)

Ad Arma di Taggia, casa Fognini, i festeggiamenti per Fabio numero 10 del mondo sembrano già storia di un secolo fa. Per Fulvio Fognini, papà del tennista, nonno della famiglia, giusto il tempo di togliersi la soddisfazione più grande ed ecco immediatamente la prima rogna, e cioè Fabio che straparla e va ben oltre le righe a Wimbledon invocando la caduta di una bomba sul circolo. «Ma vi pare mai che potesse pensare quello davvero?». Che gli passava per la testa? «Ce l’aveva col campo. Era un modo dire. Ma avete mai fatto sport?». Si, però qui si parla di professionisti. «E che significa? Sono dei robot? E allora a Kyrgios cosa vorreste fargli? Ma per favore». Mica lo giustificherà? «No, ma mi sembra che sia stato creato un putiferio non da poco». Come genitore, dica la verità, è difficile essere il papà di Fognini? «Essere il padre di Fognini è difficile e complicato». Appunto. «No, non ci siamo capiti: è difficile combattere denigratori, perché sono quello il problema. Oltre che combattere in campo» […] Ma perché gli succede? «Va fuori dalle righe, è fatto così. Ma sa che dico? Che così non vi stufate, perché voglio farvi presente che con lui non sono le solite interviste, le solite cose. E allora dico: meglio se va fuori dagli schemi». E quindi lo difende. «Lo ripeto: in casa state tranquilli che non ha mai alzato la voce, mai risposto a me o a mia moglie». Ci sarebbe il famoso episodio di Montecarlo 2014 quando litigò in diretta anche con lei. «Montecarlo? Allora, voglio chiarire una volta per tutte questa storia: era al fisioterapista che diceva qualcosa, che era accanto a me. Fu un simpatico giornalista italiano, con il quale è un decennio che abbiamo dei problemi, a montare la vicenda. La mia colpa è di non averlo fermato alla mia maniera, ma conoscendomi ho fatto bene» […] Anche ora che è diventato padre anche lui? «Da marito è cambiato, è attaccato alla famiglia, al figlio e a Flavia. Con lei Fabio aveva smesso di fare cavolate. Fino a sabato». Quando le faceva, l’ha rimproverato? «Certo, gli dicevo ‘ma c’era bisogno?’. E lui: ‘Papà è stato più forte di me’». E ora? «Mica lo dico, dovessi rovinarvi lo spettacolo… Sennò su cosa me lo criticate?»

Testa alta e servizio. Berrettini prova a diventare grande contro Federer (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Il 12 aprile 1996, quando Matteo Berrettini viene al mondo a Roma nel quartiere del Nuovo Salario, Roger Federer debutta sul circuito Junior: ha 14 anni, nel ’98 vincerà Wimbledon U18 e l’Orange Bowl, laureandosi campione del mondo giovanile. Matteo, a quel punto, ha appena imparato a camminare da solo. 14 anni e 8 mesi, 20 titoli Slam, 99 tornei vinti (102 a 3), oltre a molto altro, dividono il romano che non è cresciuto nel mito di Totti (è un tifoso viola per via del nonno paterno, Piero, fiorentino) e lo svizzero impegnato ad alimentare la leggenda di se stesso, 38 anni ad agosto contro i 23 dell’avversario, alfiere del tennis vintage […] La prima sfida in carriera dell’azzurro con sua maestà arriva sul campo più importante del circolo più mitico (terzo match sul centrale, oggi, dopo l’antipasto di Sousa-Nadal e Konta-Kvitova) per la gioia di nonna Lucia, brasiliana in Italia da cinquant’anni […] Federer punta al 55° quarto di finale in uno Slam (il 17° in Church Road) e battendo Pouille al terzo turno ha centrato la 350ª vittoria in un Major (record). Berrettini, che affronta Wimbledon per la seconda volta in carriera (dove l’anno scorso era uscito al secondo turno con Gilles Simon), spera di diventare il quinto tennista italiano della storia a sbucare nei quarti nel Tempio dopo de Morpurgo (1928), Pietrangeli (55, ’60), Panatta (79) e Sanguinetti (98), quando la nostra buona vena sull’erba si è esaurita. «Quello che sta succedendo è pazzesco, faccio fatica a realizzare — ha detto —. Sapere che Federer mi studia, mi riempie d’orgoglio. È stato il mio idolo da bambino, ma da quando ho letto il mio nome accanto al suo nel primo torneo giocato da entrambi ho smesso di fare il tifo. Giocherò a testa alta, per vincere». Non è difficile immaginare una partita in cui il servizio (ottimo quello di Matteo, che piove a terra da 196 cm d’altezza) avrà un ruolo determinante, unito alla gestione delle emozioni, esercizio nel quale lo svizzero ha un’esperienza sconfinata. Ma Matteo sta crescendo a vista d’occhio. Ha tagliato la sua personalissima linea d’ombra sabato con Diego Schwarzman, un avversario tignoso che solo due mesi fa non avrebbe battuto. Tre match point annullati, tre volte con un piede sotto la doccia e tre volte capace di riprendere in mano il suo destino […]

Fognini, c’è un complotto (Luca Bottura, Repubblica)

Ha dato dello zingaro di merda a un avversario serbo che lo stava battendo ad Amburgo, mandato suo padre a fare in culo perché cercava di limitarne l’eloquio offensivo sul centrale di Montecarlo, dato della troia a una giudice di linea a Flushing Meadow, minacciato di menare un arbitro svedese a Shangai, mostrato il medio al pubblico cinese, tirato la pallina in faccia, a Madrid, a un raccattapalle, sabato se l’è presa con gli inglesi che l’avevano confinato su un campo lontano dal centrale, augurandosi una bomba giustiziera nella pancia di Wimbledon. E ha perso ogni volta. Chi mastica tennis, derubrica i raptus di Fabio Fognini, numero 10 Atp, a una specie di sindrome di Tourette che sabota la sua classe cristallina. Forse. Ma c’è anche e soprattutto un altro tratto distintivo, una sorta di sovranismo psicotico imbibito della stessa cultura che permea il Paese: se cadi, se sul campo principale c’è un altro e non tu, se ti chiamano fuori un colpo che era dentro, ma anche se era fuori, sticazzi, lo volevi dentro, c’è sempre un potere esterno indefinito che ha tramato contro. Quando è una donna, uno straniero, un perfido albionico, meglio. Ma va bene anche papà. Che rappresenta un altro tipo di nemico, la sommatoria di tutti, il più pericoloso: l’autorità costituita. Immanente. Che non solo ti è superiore per questioni fattuali, fisiologiche. Ma addirittura ti richiama al buonsenso. Ti chiede di rispettare le regole e smetterla di piagnucolare chiedendo ordine e disciplina solo per gli altri. Lo Stato, diciamo. O come dovrebbe essere. Quindi: fanculo pure lui. Non sembri, questa, una tirata anti-italiana […] «Se ho sbagliato — sorrisetto postatomico, a Londra — chiedo scusa. Ma preferisco guardare avanti». Mancavano solo i bacioni. Rispetto ad altri capitani non meno sguaiati, Fognini può vantare una decisiva differenza: ha lavorato sodo per essere dov’è. E quando sta zitto, o quando parla limitandosi alla piacioneria guascona, racconta l’Italia belloccia e talentuosa che di solito infiliamo negli spot per spacciare il Campari in America. Non lo diresti, che presto potrebbe attribuire un fallo di piede a George Soros. Per questo non costituisce un modello negativo. Perché è anche l’immagine nitida di quel che possiamo essere quando ci concentriamo su noi stessi senza spurgare il recriminazionismo estremo che il trentennio berlusconiano, a furia di modelli da raggiungere, disillusioni, nemici a cui attribuirle, ha instillato nella pancia del Paese […]

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