Caruso si fa male: la finale di Umago sarà Lajovic-Balazs

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Caruso si fa male: la finale di Umago sarà Lajovic-Balazs

Un problema all’adduttore sinistro (“Spero non sia grave”) costringe Caruso al ritiro all’inizio del secondo set, dopo che aveva messo paura a Lajovic. Il serbo sfiderà in finale la grande sorpresa del torneo, il qualificato Attila Balazs

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Dusan Lajovic e Salvatore Caruso - Umago 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Dai nostri inviati ad Umago, Ilvio Vidovich e Michelangelo Sottili

CARUSO, CHE PECCATO – Primo set: 6-5 Lajovic, servizio Caruso. Sullo 0-15, il tennista italiano gioca un rovescio in slice lungolinea in allungo, sull’attacco lungolinea di dritto di Lajovic, e poi effettua un cambio di direzione per andare sul successivo colpo incrociato del serbo. Finisce di fatto in quel momento il torneo di Umago di Salvatore Caruso. Su quel cambio di direzione, infatti, il 26enne siciliano sente tirare un muscolo della gamba sinistra e si ferma.  Chiama il medical timeout, si fa trattare dal fisioterapista, ma è tutto inutile. Perde il servizio a  15 e di conseguenza il set e dopo tre punti del secondo set capisce che non c’è niente da fare e stringe la mano a Lajovic, che raggiunge così la seconda finale in carriera, dopo quella a sorpresa – poi persa – contro Fabio Fognini a Montecarlo.

Un vero peccato, perché fino a quel momento il tennista di Avola aveva fatto match pari con il più blasonato avversario e, anzi, fino a qualche minuto prima era stato quello che aveva meritato di più. Salvatore, infatti, con la sua regolarità aveva imbrigliato per i primi tre quarti d’ora il tennista serbo, che non riusciva a sfondare il muro eretto a fondo campo dal n. 125 del ranking (ma da lunedì raggiungerà il best ranking a ridosso della top 100, al n. 104). Ne risultava che con il suo colpo meno naturale, il dritto, Lajovic finiva spesso fuori giri. Caruso aveva iniziato ad incassare i dividendi della sua tattica di gioco molto presto, con il break nel terzo gioco, ed aveva avuto anche la palla del doppio break nel settimo. Qui c’era la prima, inizialmente impercettibile, svolta, perché il n. 36 ATP si salvava grazie ad un paio di ottime prime e da quel momento il suo rendimento alla battuta saliva molto. Inoltre il serbo cambiava tattica ed iniziava a variare velocità ed altezze dei colpi da fondo.

Dicevamo inizialmente impercettibile perché l’italiano giocava uno stupendo ottavo gioco (belli un paio di passanti incrociati di dritto vincenti), in cui teneva il servizio a zero e saliva 5-3. Faceva lo stesso Lajovic nel gioco successivo e poi agguantava Caruso sul 5 pari, complice qualche errore del siciliano causato dal cambio di gioco del suo avversario (“All’inizio non riuscivo ad impensierirlo, ha iniziato veramente bene, solido, aveva tutte le risposte al mio gioco. Poi sono stato bravo a cambiare qualcosa ed ha funzionato” dirà Lajovic nel dopo partita) e, forse, dalla tensione di servire per il set. Salvatore cedeva la battuta a 30, con finale polemico per un sua palla chiamata out su richiesta di Lajovic dopo che lo stesso aveva colpito (e sbagliato) il dritto successivo.

Che il vento stesse girando a favore del serbo si capiva nel game successivo, quando Caruso aveva una nuova occasione di strappare la battuta al suo avversario, ma un dritto del 29enne serbo finiva fortunosamente sulla linea. Quella che succedeva poi, ve lo abbiamo già raccontato. “Dispiace vincere così per un infortunio dell’avversario. Ma lui è uno ben preparato fisicamente e sono convinto si riprenderà presto. Glielo auguro” le cavalleresche parole di Lajovic – che con questa vittoria si è assicurato il ritorno in top 30, dopo la fugace apparizione di tre settimane in seguito all’exploit monegasco – sulla conclusione del match e l’infortunio del suo avversario.

Alla fine del match, insieme agli altri giornalisti italiani siamo riusciti a parlare con Caruso che ci ha aggiornato sulle sue condizioni. “Si tratta di un problema all’adduttore sinistro. A dire la verità mi ha dato un po’ di fastidio tutta la settimana, ma mi ha sorpreso che si sia evidenziato in maniera così importante proprio stasera. Chiaro, dispiace uscire così. Magari, chissà, se chiudevo il set prima non sarebbe accaduto. Ma con i se e con in ma non si va da nessuna parte, con i se Federer avrebbe vinto il nono Wimbledon… Comunque ero più preoccupato in campo, sembrava qualcosa di molto grave, invece adesso mi sembra meglio. Ma non voglio azzardare previsioni, domani vado ad Amburgo farò una ecografia e poi vediamo. Io sono uno positivo e quindi spero non sia niente di grave. Comunque da questa settimana porto con me tante cose positive, come la certezza di poter far bene a questi livelli”.

Gli abbiamo allora chiesto allora della top 100, il suo obiettivo dichiarato, che ora dista solo poche posizioni.”Sì, è il mio primo obiettivo, come ho sempre detto. Ma adesso, chiaramente perché sono in un momento positivo, sento che posso andare anche oltre”. Noi, ovviamente, glielo auguriamo.

Ilvio Vidovich

ATTILA FLAGELLO DI D…JERE – È un Laslo Djere sicuramente non al meglio quello che entra in campo per la semifinale contro il qualificato Attila Balazs, vincitore ai quarti contro Stefano Travaglia. Pur senza qualcuno che gli dia una gentile pacca sulla schiena, qualche ruttino gli esce tra un punto e l’altro e non è mobilissimo durante gli scambi. Chiediamo al suo preparatore se stia bene e lui risponde “non so” abbassando lo sguardo. In ogni caso, Balazs lo supera in due set e continua la sua corsa raggiungendo la prima finale ATP in carriera. Già che c’è, si prende anche il best ranking e sfonda il muro della top 150. Lui che qui, due anni fa, batté Rublev, il vincitore di quell’edizione.

Djere pare infastidito dal dritto di Attila, con quella palla sbucciata come neanche le mele da mettere nella torta, mentre quello serbo fa quasi sempre un bel rumore, ma la frequenza degli errori è allarmante. E non mancano le stecche. Poi, è pigro nel creare spazio quando la palla gli arriva addosso, mentre Balazs si sposta velocissimo: “Ero infortunato (fuori sette mesi per l’anca, ndr) e ho fatto tanta preparazione atletica” dice, e lo confermano le tre vittorie nei turni precedenti di durata mediamente superiore alle due ore e mezza. Come da copione, il trentenne di Budapest consegna qualche bella smorzata con il dritto, ma il match non si fa guardare volentieri e restiamo qua più che altro per vedere l’avversario di Caruso in finale. Un bel rischio, perché “Sabbo” deve ancora giocare (e, ahinoi…). Il primo set finisce nelle voraci mani ungheresi con un 6-2 da 40 minuti e sugli spalti si sprecano i cori connazionali “Ati, Ati”.

Non cambia la musica nel secondo parziale e il break al terzo game è guarnito dal warning inflitto a “Laci” per abuso di laguna – tecnicamente “di palla”, ma l’ha scagliata a mo’ di rifiuto nell’insenatura dove ci sono bagnanti che si attardano, evidentemente ignari dello spettacolo che si stanno perdendo. Un altro turno di battuta ceduto e Balazs può servire per il doppio 6-2; tuttavia, sul match point, decide di tentare il vincente invece di tirare di là tre palle e incassare un gratuito che non sarà entusiasmante, ma vale comunque “quindici” e, in questo caso, la finale.

L’errore con il rovescio lungolinea provoca la riscrittura del copione: adesso Djere brekka, tiene la battuta e, quando “Ati” tornerà a servire sul 5-4, la paura farà il suo prepotente ingresso: la paura di dover assistere a un terzo set, non quella di Attila (“Mi sono complicato un po’ la vita verso la fine, ma non ho avuto paura di perdere” dirà poi). Tutto sembra procedere in questa nuova, terrificante direzione fino alle due inevitabili occasioni consecutive per il 5 pari: però, Balazs non trema, recupera e diventa, fino a questo momento, il finalista con la peggior classifica del 2019.

Michelangelo Sottili

Risultati:

[Q] A. Balazs b. L. Djere 6-2 6-4
[4] D. Lajovic b. [Q] S. Caruso 7-5 rit.

Il tabellone completo

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