C'era una volta la Russia - Pagina 4 di 4

Al femminile

C’era una volta la Russia

A quindici anni dalle vittorie negli Slam di Myskina, Sharapova e Kuznetsova, il tennis femminile russo rischia di segnare uno storico record negativo agli US Open 2019

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Elena Dementieva e Svetlana Kuznetsova - US Open 2004
 

76. Anastasia Potapova
Potapova è stata una junior precocissima, capace di vincere tornei importanti già a 14 anni, e di essere numero 1 del mondo a 15 anni appena compiuti, dopo aver vinto a Wimbledon 2016 la finale contro Dayana Yastremska. Secondo tutti gli esperti di tennis giovanile era una predestinata, e ha saputo confermare le attese. Non è però automatico compiere con successo il salto di qualità anche a livello professionistico.

Per il momento il suo percorso di crescita procede bene, visto che a 18 anni (è nata nel marzo 2001) vanta un best ranking al numero 64, e di recente ha sconfitto la prima Top 10: la numero 5 del ranking Angelique Kerber, addirittura al Roland Garros.

A voler cercare il pelo nell’uovo si potrebbe citare il record non proprio esaltante nelle finali dei tornei ITF e WTA (1 vinta, 5 perse) e un tennis non particolarmente originale nella impostazione: quasi costantemente di pressione da fondo campo, con due fondamentali in top spin solidi, ma senza particolare creatività tattica. È l’aspetto che mi convince meno di Potapova: non è facile emergere ad altissimi livelli con un tennis del genere se non si possiede una potenza superiore; ma alla sua età è sicuramente prematuro emettere sentenze definitive, per cui è doveroso aspettarla senza troppa fretta.

84. Vera Zvonareva
Numero 2 del mondo con due finali Slam consecutive perse nel 2010 di fronte a grandissime avversarie: a Wimbledon contro Serena Williams e agli US Open contro Kim Clijsters. Inutile cercare di raccontare in poche righe la carriera di Vera Zvonareva; per questo preferisco sottolineare un aspetto extra-tennistico: ha dimostrato di essere una donna di notevole intelligenza, visto che è riuscita a laurearsi in relazioni internazionali mentre ancora giocava a tennis.

Dopo il matrimonio e la maternità, a 34 anni ha deciso di rimettersi in gioco, senza aspettarsi di poter tornare ai livelli eccezionali di alcuni anni fa, prima che i troppi malanni (in particolare alla spalla) la obbligassero a fermarsi.

Rientrata per gradi dal 2017, quest’anno ha giocato con continuità fino al Roland Garros, poi si è fermata per un problema fisico. Naturalmente non può essere lei il futuro del movimento russo: Vera ormai gioca per se stessa, per l’amore verso il tennis e per la soddisfazione degli appassionati che l’hanno ammirata tante volte in passato.

93. Anna Blinkova
Anna Blinkova, moscovita, compirà 20 anni il 10 settembre prossimo ed è stata una ottima junior: numero 3 del ranking nel 2015. Nello stesso anno ha vinto il torneo Città di Santa Croce ed è stata finalista a Wimbledon, battuta in una finale tutta russa da Sofya Zhuk.

Fino ai 17 anni si dedica esclusivamente ai tornei giovanili, e debutta nel professionismo solo nel 2015. Ottiene la prima classifica in novembre (numero 1256 WTA), e nel giro di pochi mesi scala oltre mille posizioni: alla fine del 2016 è numero 206. L’anno successivo migliora ancora, e nella seconda metà del 2017 riesce a superare le qualificazioni sia a Wimbledon che agli US Open. Da allora è ancora salita nel ranking oscillando attorno al numero 100, posizione che significa sfiorare l’accesso diretto negli Slam, con diverse vittorie importanti come quelle contro Mladenovic, Sevastova, Garcia, Vesnina, Collins.

Il suo best ranking è del mese scorso: numero 84. Personalmente l’ho vista giocare troppo poco per esprimermi sulle sue qualità, per cui preferisco sospendere il giudizio, ma di sicuro entrare in top 100 ancora da teenager è sempre un punto di partenza degno di nota.

96. Natalia Vikhlyantseva
Vikhlyantseva, coetanea di Kasatkina (è nata nel febbraio 1997), sta attraversando un periodo di appannamento dopo le due stagioni di affermazione (2016-2017) che l’avevano portata all’attenzione degli appassionati. Alta oltre un metro e 80, ha pregi e limiti tipici della sua statura: quando ha in mano il gioco e può liberare i colpi è in grado di far viaggiare la palla con facilità grazie alle lunghe leve; i problemi emergono invece nelle fasi di contenimento e quando diventa fondamentale la mobilità.

Nel 2016 Natalia aveva compiuto il salto di qualità con tanti risultati negli ITF che le avevano permesso di entrare in Top 100, prendere parte agli Slam e al circuito WTA. Nel 2017 aveva raccolto i frutti di questi progressi, con la finale sull’erba di ‘s-Hertogenbosch e le semifinali nei tornei di casa, San Pietroburgo e Mosca. E best ranking al numero 57.

Poi nel 2018 non è riuscita a difendere i punti in scadenza e questo l’ha estromessa dalle posizioni di classifica utili per accedere direttamente agli Slam, che sono la principale fonte di finanziamento per chi ha una classifica oltre la posizione 70-80. L’ultimo Slam che ha disputato (main draw) è il Roland Garros 2018.

È però riuscita a far parte della entry list dei prossimi US Open, e chissà che questo non significhi la svolta per tornare a esprimersi con la qualità di un paio di stagioni fa. A 22 anni ha tutto il tempo per riprendere il cammino di crescita.

97. Maria Sharapova
Kuznetsova e Sharapova sono state le punte di diamante del tennis russo di questo millennio. Due Slam vinti da Kuz, cinque da Masha (con Career Grand Slam); e quando sono state sane, costante presenza ai piani alti del ranking. L’infortunio al polso di Kuznetsova e quello alla spalla di Sharapova sono la testimonianza del logorio fisico a cui spesso si va incontro dopo una lunga carriera ad alto livello.

In poche righe non provo nemmeno a sintetizzare la carriera di Sharapova, con i tanti successi fino al 2015 e le molte difficoltà più recenti. Fra lo stop causato dalla sospensione della WADA e quelli determinati da malanni fisici, le ultime stagioni l’hanno vista più assente dalle competizioni che presente.
Al momento la domanda principale è se sarà in grado di attraversare un periodo sufficientemente lungo senza infortuni. È la condizione imprescindibile per recuperare la forma necessaria ad affrontare il circuito attuale, in cui i valori medi sono cresciuti, e fin dai primi turni occorre essere competitive.

A 32 anni compiuti, per Sharapova vale lo stesso discorso fatto per Zvonareva: per una semplice ragione anagrafica non può essere lei il futuro del tennis russo. In ogni caso Maria per il movimento della sua nazione ha già svolto un doppio, fondamentale ruolo: non solo ha raccolto risultati prestigiosissimi, ma è anche stata capace di diventare un modello di riferimento per le giovani generazioni che si avvicinavano al tennis.

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