C'era una volta la Russia - Pagina 3 di 4

Al femminile

C’era una volta la Russia

A quindici anni dalle vittorie negli Slam di Myskina, Sharapova e Kuznetsova, il tennis femminile russo rischia di segnare uno storico record negativo agli US Open 2019

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Elena Dementieva e Svetlana Kuznetsova - US Open 2004
 

Ecco quali sono le attuali Top 100 di Russia, in ordine di classifica (fra parentesi la data di nascita):

41. Daria Kasatkina (7 maggio 1997)
43. Ekaterina Alexandrova (15 novembre 1994)
45. Anastasia Pavlyuchenkova (3 luglio 1991)
57. Veronika Kudermetova (24 aprile 1997)
59. Margarita Gasparyan (1 settembre 1994)
76. Anastasia Potapova (30 marzo 2001)
84. Vera Zvonareva (7 settembre 1984)
93. Anna Blinkova (10 settembre 1998)
96. Natalia Vikhlyantseva (16 febbraio 1997)
97. Maria Sharapova (19 aprile 1987)

41. Daria Kasatkina
Il 2019 è stato sinora l’anno nero della carriera di Kasatkina, dopo che, stagione dopo stagione, era sempre costantemente progredita. Ricordo che Daria nel 2018 aveva raggiunto la finale in un torneo prestigioso come Indian Wells, oltre che a Dubai, e che aveva vinto a Mosca in ottobre. Grazie a quel successo era entrata per la prima volta in Top 10, posizione che ha significato diventare la numero 1 di Russia.

Kasatkina non è una giocatrice potente, e per lei è sempre stata fondamentale la qualità tattica e mentale: più volte ha dimostrato una capacità superiore nell’interpretare i punti deboli delle avversarie, trovando vincenti attraverso la costruzione di scambi articolati.

Cosa le sia accaduto in quest’ultimo periodo è difficile da capire; la mia sensazione è che sia andata incontro a una crisi mentale; come se, dopo tante stagioni in cui aveva dato tutta se stessa per continuare a progredire, abbia avuto bisogno di tirare il fiato. A Wimbledon grazie ai risultati dello scorso anno era ancora numero 29, ma gli ultimi punti in uscita sono stati fatali: ultima testa di serie russa ancora presente negli Slam, senza un exploit a Cincinnati rischia di fare segnare il record negativo di cui parlavo all’inizio.

43. Ekaterina Alexandrova
Venticinque anni a novembre, Alexandrova è il caso di una giocatrice con alle spalle una ridotta attività da junior e un lungo impegno prima di raggiungere la Top 100 WTA. Non deve essere stato semplice frequentare per tanti anni gli ITF, tornei con montepremi ridotti che difficilmente bastano per finanziare la carriera professionistica.

Un primo salto di qualità l’ha compiuto quando è stata in grado di qualificarsi per uno Slam (Wimbledon 2016, sconfiggendo anche Ivanovic nel main draw). Poi grazie agli ITF è riuscita a costruirsi la classifica necessaria per entrare in Top 100, e giocare stabilmente i tornei di livello WTA. E proprio questa settimana Ekaterina ha raggiunto il best ranking, a due sole posizioni dalla leadership nazionale.

Giocatrice con solidi fondamentali, e con una apprezzabile fluidità nel colpire e nel muoversi per il campo, forse le manca però un “colpo-killer”, che la aiuti a vincere gli scambi con più facilità. Ma in questo momento direi che il suo maggior limite è la poca convinzione nei momenti decisivi dei match; probabilmente il lascito di una carriera che è dovuta passare attraverso tante difficoltà prima di affermarsi a questi livelli.

Spesso l’ho vista giocare molto bene negli inizi di set e poi invece compiere errori incomprensibili per una tennista delle sue qualità quando le palle si facevano decisive per vincere i set o le partite. Segno però che se riesce a rafforzarsi sul piano dell’autostima e della sicurezza nello stare in campo, potrebbe ancora migliorare.

45. Anastasia Pavlyuchenkova
Grandissimo talento da junior (numero 1 nel 2006-2007, con tre Slam vinti in singolare), Pavlyuchenkova a livello professionistico non è riuscita a replicare i risultati ottenuti da ragazzina. Resta il fatto che per molte stagioni è stata comunque una certezza ai piani alti del circuito, stabilmente fra la posizione 15 e la numero 25 del ranking.

Anche se ha vinto ben quattro volte a Monterrey, il suo contesto preferito sono stati probabilmente i tornei indoor sul veloce, e di sicuro la riduzione di questo tipo di impegni nel calendario WTA degli ultimi anni non l’ha favorita.

Da un paio di stagioni è andata incontro a una flessione che l’ha portata prima attorno al numero 30 della classifica e poi al di fuori delle teste di serie degli Slam. Quest’anno non è ancora riuscita ad andare oltre i quarti di finale in alcun torneo, con una ulteriore regressione nel ranking: a 28 anni compiuti è difficile capire se si tratti di un calo momentaneo o invece dell’inizio del declino.

57. Veronika Kudermetova
Figlia di un giocatore di hockey professionista, da bambina viaggia per la Russia in base ai cambi di squadre del padre: Kazan (dove è nata), Magnitogorsk, Mosca. Quando il padre si trasferisce nella capitale chiede fra i benefit del contratto che la figlia possa far parte di un circolo di tennis di qualità, in modo che sia seguita al meglio. Veronika infatti ha cominciato a giocare a tennis per caso, invitata da un amico, e ha dimostrato di avere talento. Da quando si sposta a Mosca inizia il percorso delle migliori promesse del tennis: prima il Petit As e poi i tornei junior, dove ottiene come best ranking il numero 22, e arriva in finale al Torneo Città di Santa Croce 2013 (sconfitta da Belinda Bencic).

Purtroppo non sempre dispone del denaro sufficiente per viaggiare; deve rinunciare agli spostamenti più onerosi (come per esempio l’Australia) e allora per aumentare gli introiti diventa membro di “Token Stars”, una piattaforma on-line nata per finanziare giovani promesse dello sport. Segnalo la sua vicenda perché è emblematica di quanto contino gli aspetti economici nella crescita dei giovani tennisti.

Kudermetova è nata nel 1997 come Kasatkina e Vikhlyantseva, e il salto di qualità decisivo l’ha compiuto dall’aprile 2018, con una strategia poco comune: supera le qualificazioni a Stoccarda 2018 e da allora si dedica quasi solo ai tornei WTA. Con il ranking di quel periodo significa ogni volta affrontare la trafila delle qualificazioni; ma siccome riesce a superarle molto spesso, da numero 190 nella settimana di Stoccarda, oggi si ritrova a ridosso delle prime 50. Dal 2019 è riuscita a entrare nei tabelloni principali degli Slam dove ha sconfitto Wozniacki nell’ultimo Roland Garros.

In più si è già tolta la soddisfazione di vincere un 125K a Guadalajara (in finale su Marie Bouzkova, la semifinalista del recente torneo di Toronto). Dotata di una ottima prima di servizio (sopra i 180 km/h), non la conosco a sufficienza per esprimere un giudizio compiuto su di lei. Superficialmente direi che forse l’aspetto più interessante del suo gioco è la frequente attitudine a verticalizzare lo scambio.

59. Margarita Gasparyan
A 25 anni da compiere il primo settembre prossimo, la carriera di Gasparyan  è ormai associata a due caratteristiche: il rovescio a una mano e la fragilità fisica. Giocatrice sempre interessante da seguire per la sua unicità tecnica, ha però passato moltissimo tempo ferma, soprattutto per i continui problemi al ginocchio sinistro; ma è andata incontro anche ad altri malanni secondari che l’hanno obbligata a diversi ritiri.

Ricordo che nell’ultimo Wimbledon si è dovuta ritirare per un problema alla coscia sinistra quando, dopo aver vinto il primo set, era nelle fasi decisive del secondo set contro Elina Svitolina (che poi si sarebbe spinta fino alla semifinale).

Se si pensa al talento di cui dispone suona quasi ingiusto che in carriera non sia mai riuscita a entrare in Top 40, visto che il suo best ranking è numero 41, raggiunto nell’ormai lontano febbraio 2016. Su Margarita c’è poco da dire: le qualità sono evidenti, il problema per lei è la solidità fisica, che sino a ora non solo l’ha obbligata a tanti stop per infortunio, ma anche a dover affrontare ogni volta tutte le difficoltà che inevitabilmente si incontrano in ogni “convalescenza agonistica”.

a pagina 3: Le attuali Top 100 russe (2a parte)

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