Il coach parla di Fabbiano e lui di sé stesso: "Thiem e Tsitsipas? Le ricorderò a vita"

Interviste

Il coach parla di Fabbiano e lui di sé stesso: “Thiem e Tsitsipas? Le ricorderò a vita”

Intervista a Federico Placidilli, allenatore di Thomas Fabbiano. Il giocatore pugliese, al Corriere del Mezzogiorno, ha poi parlato del suo 2019

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Thomas Fabbiano - US Open 2019 (foto via Twitter, @ATP_Tour)
 

Il 2019 di Thomas Fabbiano, in particolare la seconda metà di stagione, è conciso con la conferma di essere a pieno diritto un giocatore del circuito maggiore. Dopo diversi anni passati nella cadetteria dei challenger, quest’anno ha raggiunto per la prima volta in carriera una semifinale ATP ad Eastbourne, sconfitto da Querrey. A Wimbledon ha battuto al primo turno la testa di serie numero 6 Tsitsipas, poi Karlovic, sempre in cinque set, prima di arrendersi a Verdasco. Allo US Open ha battuto al primo turno la quarta testa di serie, Thiem, e con qualche rimpianto ha lasciato il torneo dopo i cinque set contro Bublik. Merito anche del sodalizio con Federico Placidilli, che abbiamo intervistato a New York.

Il 2019 di Thomas Fabbiano, in particolare la seconda metà di stagione, è conciso con la conferma di essere a pieno diritto un giocatore del circuito maggiore. Dopo diversi anni passati nella cadetteria dei challenger, quest’anno ha raggiunto per la prima volta in carriera una semifinale ATP ad Eastbourne, sconfitto da Querrey. A Wimbledon ha battuto al primo turno la testa di serie numero 6 Tsitsipas, poi Karlovic, sempre in cinque set, prima di arrendersi a Verdasco. Allo US Open ha battuto al primo turno la quarta testa di serie, Thiem, e con qualche rimpianto ha lasciato il torneo dopo i cinque set contro Bublik. Merito anche del sodalizio con Federico Placidilli, che abbiamo intervistato a New York.

Federico, cosa ci puoi dire di questo ragazzo di San Giorgio Ionico?
Thomas è in continua crescita, quest’anno ha fatto passi da gigante. Per la prima volta in carriera non ha ancora disputato un torneo Challenger in questa stagione, solo tornei ATP e cercheremo di continuare così. È il nostro obiettivo. Poi con l’aiuto di Max Sartori e del team di Riccardo Piatti, possiamo e dobbiamo crescere ancora. Thomas ha 30 anni ed ha voglia di migliorarsi. Giornalmente implementa qualche piccolo accorgimento nei suoi allenamenti. Alla sua età, la cosa difficile non è tanto il giocare a tennis, ma capire che questo è il suo livello e che può mantenerlo.

Cosa è mancato contro Bublik, magari la risposta? L’iniziativa? 
Forse magari un po’ di più l’iniziativa. Ma è stato bravo Bublik a sfruttare le poche incertezze di Thomas. Avevamo preparato bene la partita, ci aspettavamo che Bublik sbagliasse di più, ma non è successo. Certo, perdere quando stai due set a zero sopra brucia. Al terzo turno avremmo trovato uno tra Lorenzo Sonego e Andujar. Ha vinto lo spagnolo, sarebbe stato un match alla nostra portata, specialmente dopo la prestazione con Thiem. Ma andiamo avanti a lavorare, di nuovo. Certamente Thomas giocherà a San Pietroburgo e poi cercheremo di chiudere la stagione giocando solo tornei ATP.

Thomas preferisce i campi veloci, vero?
Sì, si trova a suo agio sia su erba che cemento. Sul veloce esprime le migliori qualità, anche se quest’anno sulla terra è migliorato molto. Un altro obiettivo è giocare più tornei sulla terra, ci proveremo nella prossima stagione.

Ci puoi dire qualcosa di te? Cosa fai, come ti sei avvicinato al tennis.
A 18 anni ho capito quale fosse la mia strada. Volevo lavorare nel mondo del tennis, fare il coach. Mi son dato subito da fare ed ho studiato da autodidatta ed anche con persone fantastiche come Max Sartori. Di lui mi fido ciecamente. È un grandissimo maestro di vita e di tennis. Quando giocavo, avevo una classifica di 2.6 FIT. A 12 anni sono andato a vivere a Cesenatico e mi sono allenato con Pat Remondegui, con Giampaolo Coppo per circa nove anni. Successivamente Fabio Gorietti mi ha insegnato molto ed oggi sto imparando da Max e da Riccardo. Ho 34 anni e queste figure sono importantissime per me e per Thomas. Ci aiutano a sbagliare meno. Insieme portiamo avanti il progetto di crescita di Thomas.

Intervista realizzata a New York dai nostri inviati durante lo US Open

Thomas è ormai prossimo al ritorno in campo, che avverrà sul tappeto indoor di San Pietroburgo nella giornata di mercoledì. Fabbiano affronterà al primo turno Salvatore Caruso, e per il pugliese si tratterà del 48esimo derby tra circuito maggiore (5), tornei di qualificazione (4) e circuito challenger (38). In particolare, Fabbiano e Caruso si sono già affrontati una volta ai quarti del challenger di Recanati del 2013, quando entrambi erano fuori dalla top 200; vinse Fabbiano in tre set al termine di un match molto combattuto. Chi prevarrà a San Pietroburgo avrà la possibilità di sfidare il vincente della sfida tra Ruud e Bublik. Dovesse qualificarsi il kazako, per Fabbiano ci sarebbe quindi occasione di pronta rivincita dopo la cocente delusione di New York.

Il finale di stagione di Fabbiano si comporrà poi di tre settimane in Cina, del ritorno in Europa per l’ATP 250 di Mosca e infine del Masters 1000 di Parigi-Bercy.

LE ULTIME PAROLE DI FABBIANO – Qualche giorno fa Thomas ha rilasciato anche un’intervista al Corriere del Mezzogiorno, firmata da Pasquale Caputi, nel corso della quale si è soffermato sui traguardi tagliati quest’anno. “Il 2019 è stato il primo anno in cui sono riuscito a giocare solo tornei ATP. Credo di aver capito cosa significhi giocare questi tornei e cosa mi servirà nei prossimi anni“. L’obiettivo per il futuro rimane quello già sussurrato in un paio di occasioni, ovvero entrare in top 50, lui che sinora si è fermato alla 70esima posizione. Nel parlare del suo gioco, Thomas si sofferma più sulle caratteristiche mentali che su quelle strettamente tennistiche, sebbene creda di poter migliorare in tutto – “dal servizio al rovescio, dal gioco di volo al dritto che è il mio colpo migliore. Ma soprattutto devo avere più consapevolezza dei miei mezzi“.

Certo per rafforzare carattere e sicurezza non possono che fargli imprese come quella compiuta battendo Tsitsipas a Wimbledon. “Il tempio del tennis. Finché non ci entri in prima persona non puoi capire cosa significhi essere lì e respirare quell’aria“. Thomas ora sa cosa significa. Ed è soltanto merito suo.

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