Zhuhai: Murray torna a vincere un match ATP dopo 9 mesi

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Zhuhai: Murray torna a vincere un match ATP dopo 9 mesi

Andy batte Sandgren in tre set per la prima vittoria in singolare dopo l’intervento all’anca. Prossimo turno contro Alex de Minaur

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Andy Murray - ATP Zhuhai 2019 (foto via Twitter, @ZhuhaiChampions)
 

A. Murray b. T. Sandgren 6-3 6-7(6) 6-1

Dopo le prove generali con gli ottavi di finale al Challenger di Maiorca, al terzo tentativo nel circuito maggiore Andy Murray ottiene la prima vittoria dal rientro dopo l’operazione all’anca, la seconda della stagione. Con l’occasione, vendica anche la sconfitta di un mese fa a Winston-Salem: l’avversario è infatti quel Tennys Sandgren che lo aveva battuto in due set tirati nella Carolina del Nord. Andy, ci ha assicurato più volte, non ha più dolore (anche perché la superficie danneggiata è stata sostituita dalla protesi di rivestimento), ma fa un po’ male scorgerne l’insicurezza quando deve fare troppi passi per spostarsi verso il dritto o l’esplosività ridotta nei cambi di direzione – lui che ha costruito la sua eccezionale carriera sulla mobilità, sull’attenta e paziente costruzione del punto spesso da una zona di campo passiva.

Un’interpretazione del gioco che certo non facilita il ritorno ai livelli e non a caso oggi lo vediamo cercare l’aggressività con maggiore frequenza, certo lottando contro la sua natura ma, obiettivamente, assecondando un’interpretazione del gioco che gli avrebbe forse consegnato risultati anche migliori. Il suo swing di rovescio, però, vale sempre il prezzo del biglietto.

Ed è proprio con un paio di rovesci profondi (e la complice imprecisione di Sandgren) che il quarto uomo opera lo strappo al sesto gioco. La partita non è certo entusiasmante e Tennys approfitta almeno dell’inutile turno di servizio sul 2-5 per una smorzata no look seguita da un pallonetto, recuperando il quale Andy sbaglia però malamente il tentativo di rovesciata. Con la battuta a disposizione, lo scozzese chiude al secondo set point: fallito il primo per merito del passante americano, si gioca l’altro trincerandosi dietro la scritta “Zhuhai” in attesa dell’errore di Sandgren che infatti arriva – due punti che sono quasi una subdola apologia della remata.

Il secondo parziale è acceso da qualche giocata più godibile; Murray sembra tirare il fiato in un sesto gioco che potrebbe di nuovo essere dirimente, ma Sandgren rientra nei panni di giocatore di Challenger quanto basta all’uomo di Glasgow per uscirne infine indenne grazie al servizio. Dopo un doppio fallo che gli costa un pericoloso 15-30, il ventottenne del Tennessee si percuote la testa (con il palmo della mano, però, così son capaci tutti), ma poi vince il bel punto successivo con Andy che non finalizza un paio di ottime corse. Con nessuna opportunità per chi è in risposta, anche il punteggio del tie-break segue il servizi per i primi sei punti, l’ultimo dei quali costa tanta fatica a Murray che cede quello successivo. Per sua fortuna, il n. 69 ATP rimette tutto in parità fallendo una comoda smorzata, poi anche lo smash sul 5 pari che regala il 6-5 allo scozzese; tiene però i due successivi punti in battuta (braccino di entrambi sul match point) e piazza il passante che gli vale il set.

Lungi dall’abbattersi, Andy ricomincia con anche più determinazione, anche perché il suo obiettivo nello swing asiatico è ”tentare di giocare due o tre incontri ogni settimana; così, se riesco a fare nove match in tre settimane, sarà stato un gran bel viaggio”. Sprazzi della sua versione migliore (punto del match compreso) gli consentono di brekkare al secondo game. Sandgren si fa rattoppare la pianta del piede dal fisioterapista e, forse per saggiarne il lavoro, si impantana in un quarto gioco da 32 punti: bravo a salvare quattro palle del doppio break, una la butta via Murray, ma alla sesta si arrende con un dritto stremato. Andy vola così a prendersi il secondo turno con un inequivocabile 6-1, al termine di una lotta da due ore e quaranta minuti in cui non ha concesso alcuna palla break.

È una vittoria che vale tanto per il tennista che vorremmo rivedere a pieno titolo tra i fab: la sua prima di servizio è ancora in grado di far male, volontà e determinatezza sono palpabili e la fiducia negli spostamenti è parsa crescere nel corso dell’incontro; ancora pesano, tuttavia, la mancanza di punch nei colpi al rimbalzo, praticamente mai in grado di lasciare fermo l’avversario risparmiandogli qualche corsa, e qualche indecisione quando si tratta di prendere la rete, ma la strada è quella giusta. Fin dove lo porterà, non è dato saperlo – se lo domanda lui stesso.

Intanto, prima dell’impegno con Alex de Minaur, può godersi il meritato giorno di riposo. E, se da un lato non può non ammettere di essere “contento di non giocare domani perché ero piuttosto stanco alla fine”, dall’altro c’è la consapevolezza dell’importanza di questa vittoria dopo “ogni sorta di dubbio che ho avuto negli ultimi 18 mesi” e che, se avesse giocato questo match lo scorso gennaio, “non avrei avuto possibilità di tornare in campo neanche due giorni dopo per via del troppo dolore”.

Infine, le sue considerazioni rispetto alla sfida di Winston-Salem: “Per quanto riguarda il modo in cui ho colpito la palla, penso che sia stato molto buono e anche la mia mobilità era piuttosto buona, così come il servizio. Naturalmente, ci sono cose che penso ancora di poter fare meglio, ma di sicuro ho visto dei progressi, non so se del 5 o del 10%, è difficile stabilire un numero, ma penso di aver fatto un po’ meglio rispetto a qualche settimana ed è un fatto positivo. Questo è quello che devo fare nei prossimi mesi, poi a un certo punto i progressi si fermeranno e scoprirò qual è il mio limite, ma è bello vedere che sto progredendo, che ci sono miglioramenti”.

Il tabellone completo

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