Berrettini batte Thiem, va in semifinale e vede le Finals (Scanagatta). Berrettini inarrestabile (Specchia, Cocchi, Semeraro, Rossi, Azzolini). Panatta&Bertolucci: "L'erede è Berrettini" (Crivelli)

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Berrettini batte Thiem, va in semifinale e vede le Finals (Scanagatta). Berrettini inarrestabile (Specchia, Cocchi, Semeraro, Rossi, Azzolini). Panatta&Bertolucci: “L’erede è Berrettini” (Crivelli)

La rassegna stampa del 12 ottobre

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Berrettini batte Thiem, va in semifinale e vede le Finals (Ubaldo Scanagatta, Nazione-Carlino-Giorno Sport)

MATTEO Berrettini, già semifinalista all’US Open un mese fa, non finisce di stupire. Fa proprio sognare. Ha battuto in 2 set il n.5 del mondo, l’austriaco Dominic Thiem, due volte finalista al Roland Garros in due set, 76(8) 64, e si ritrova per la prima volta in semifinale anche a un Master 1000 a Shanghai, nel giorno in cui perdono anche il n.1 del mondo Djokovic (36 75 63 da Tsitsipas) e il n. 3 Federer (63 67 63 da Zverev) dopo che al mattino presto il russo Medvedev, finalista all’US Open, aveva sconfitto il nostro Fognini 63 76(4) al termine di un match in cui non aveva offerto una minima palla-break, conquistando il 91% dei punti alla battuta. Grazie a questa combinazione di risultati Matteo sarà lunedì n.1 d’Italia, davanti a Fognini, lui come minimo n.11 del mondo — ma potrebbe arrampicarsi a n.8 se battesse oggi Zverev e domani il vincente di Tsitsipas-Medvedev – mentre Fabio sarà n.12. Certamente contento di queste sorprese Rafa Nadal che si sposa il prossimo weekend: sarà presto n.1 ATP detronizzando Novak Djokovic con ottime chances di chiudere l’anno a n.1 per la quinta volta. Oggi Berrettini sarebbe qualificato per le finali ATP. E’ infatti ottavo nella Race — che a differenza della classifica imperniata su 12 mesi tiene conto solo dei risultati da gennaio in poi — e 42 anni dopo Barazzutti potrebbe essere il primo italiano a giocare il Masters di fine anno. Matteo, con 2525 punti ATP, precede Bautista Agut 2485, Goffin 2325, Fognini 2235 e tallona Zverev, n.7 che ne ha 2615 ma potrebbe venire scavalcato oggi se l’azzurro che lo ha battuto quest’anno a Roma (ma sconfitto al Foro un anno fa) riuscisse a ripetersi. Matteo, classe 1996, ha 23 anni come Medvedev, due mesi più anziano. Zverev ne ha 22, Tsitsipas 21. C’è stato un vero cambio della guardia, l’assalto dei NextGen. Giovedì era stato record azzurro, con due italiani nei quarti in un Master 1000 sul veloce. Adesso, pochi mesi dopo il successo di Fognini a Montecarlo e in una settimana record per il tennis italiano con 8 tennisti fra i primi 100 si sogna in grande. Mancano ancora 4 settimane di tornei prima di Londra. Ci sono molti punti ancora da assegnare. Ma Matteo è messo molto bene. Contro Thiem ha mostrato grande carattere. Nel tiebreak del primo set, privo di break, era sotto 3-0. Ma ha rimontato, si è procurato 3 setpoint e non si è scoraggiato per non averli trasformati prima del quarto, quello buono. Sul 3 pari del secondo gioco ecco l’unico break della partita: due grandi risposte (per solito il colpo più debole di Matteo) e un cross stretto di dritto su una volee di Thiem hanno deciso game e partita. Su www.ubitennis.com cronache, commenti e interviste.

Super Berrettini sempre più in alto, anche lui rilancia il tennis d’Italia (Giorgio Specchia, La Gazzetta dello Sport)

 

Matteo Berrettini è il nuovo numero 1 del tennis italiano. Questo dicono i punti Atp che ieri hanno certificato il sorpasso su Fabio Fognini. Matteo ha scelto Shanghai, dove si corre il GP di Formula 1, per fare due sport in uno. Da tennista gioca, vince, impressiona tutti con servizi e dritti devastanti. Poi, al computer che elabora le classifiche, si trasforma in pilota e si esibisce in sorpassi precisi e calcolati su chi lo precede nei ranking che contano. In quello che porta alle Finals, dove è ottavo, e in quello mondiale, che lo vede adesso all’11° posto. Ieri Berrettini ha scavalcato lo spagnolo Bautista nella corsa verso Londra e Fognini nella corsa al trono di miglior italiano. Tutta manna per il nostro movimento che, dopo quarant’anni, ritrova due azzurri ai vertici. Allora Panatta e Barazzutti, oggi Berrettini e Fognini. L’Italia è tornata e sembrano davvero lontani i tempi in cui invidiavamo la Spagna e ci chiedevamo: «Ma perché non nasce un giocatore da primi dieci anche da noi?». Adesso che ne sono nati due, il primo obiettivo comune è la Coppa Davis di novembre, sul veloce indoor di Madrid. Intanto godiamoci questo Berrettini, prototipo di un nuovo tennista italiano. Per comportamento in campo: corretto, educato, mai fuori dalle righe. Per struttura fisica: con il suo metro e 96 centimetri Matteo è nella fascia d’altezza dei tennisti dell’ultima generazione. Per il servizio: raramente abbiamo tifato per un italiano di vertice capace di battere a oltre 200 orari per tutta la partita. […] Perché dagli anni 70, dall’introduzione delle classifiche computerizzate, nessun italiano a 23 anni è mai stato così in alto nel ranking mondiale. Adriano Panatta chiuse al numero 14 il 1973, quando aveva la stessa età del Berrettini di oggi. Nel 1976 arrivarono i trionfi a Roma e Parigi, la Coppa Davis… Matteo adesso deve però soltanto guardare avanti, al futuro e ai prossimi sorpassi. I più difficili, quelli alla Hamilton o alla Leclerc, quelli della consacrazione

Berrettini batte Thiem…e Fognini. E’ in zona Finals e n.1 d’Italia (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Un colpo di clacson, la freccia e via: Matteo Berrettini, grande appassionato di cinema, ieri ha messo in scena una versione tutta sua del «Sorpasso». Un sequel, un’edizione riveduta e corretta, anche perché i sorpassi, a ben guardare, sono due. Battendo Dominic Thiem, ieri il romano si è guadagnato la prima semifinale Master 1000 della carriera. Più pesante. Una vittoria diversa e ancora più pesante di tutte le altre perché certifica che da lunedì, Matteo, sarà ufficialmente numero uno italiano davanti a Fabio Fognini, sconfitto ieri nei quarti dal sempre più inarrestabile Daniil Medvedev, che da questa estate fa soltanto finali, Us Open compreso. Berrettini si accomoderà alla posizione numero 11 del ranking mondiale, raggiungendo di nuovo la miglior classifica, mentre Fabio lo guarderà da un gradino più in basso, al numero 12. […] Operazione top 10 Con la qualificazione di Tsitsipas, che ha eliminato Djokovic ai quarti, restano ancora due posti sull’aereo per Londra, e al momento sono occupati da Matteo Berrettini e Sascha Zverev. I due oggi nel primo pomeriggio si sfidano, e non solo per un posto in fmale a Shanghai. Se Matteo dovesse battere il tedesco, che sembra in fase di recupero dal suo annus horribilis, lo scavalcherebbe nella Race to London ma, soprattutto, entrerebbe per la prima volta nella top 10 mondiale, buttando fuori lo spagnolo Bautista Agut che al momento occupa la decima posizione. E se il 23enne allenato da Vincenzo Santopadre e Umberto Rianna dovesse vincere il torneo, si arrampicherebbe fino all’ottavo posto, ora di Karen Khachanov. Fame e fiducia Il segreto di Berrettini è che non si ferma mai, anche quando i risultati non sono dalla sua parte, il ragazzo torna a casa con qualche lezione. Come nel caso della sconfitta contro Andy Murray al primo turno di Pechino, un k.o. particolarmente sofferto: «Dopo tutte le emozioni vissute a New York, con la semifinale contro Nadal – spiega il suo mental coach Stefano Massari -, Matteo è arrivato a questo finale di stagione con poche energie. Contro Murray per lui è stata dura, e adesso sta utilizzando la rabbia di questa sconfitta come carburante. Sta imparando a gestirsi, partita dopo partita, anche perché il suo anno prosegue alla grande e lui si trova a vivere sempre nuove esperienze». Il Berretto ha ancora fame, non è ossessionato dagli obiettivi ma sa che sono li, a un soffio da lui, a portata di mano: «Penso che contro Zverev potrò fare una grande partita – ha detto Berrettini ieri -. Ho tanta fiducia in questo periodo, riesco a giocare un tennis aggressivo come piace a me, sono contento». Largo ai giovani Intanto, comunque vada oggi, Stefanos Tsitsipas, Daniil Medvedev, Alexander Zverev e Matteo Berrettini hanno già fatto la storia. L’assenza di Nadal, acciaccato e in procinto di sposarsi, la caduta di Federer per mano del tedesco e quella di Djokovic contro il greco, hanno lasciato spazio a una nuova statistica: per la prima volta da quando esistono i Masters 1000, tutti e quattro i semifinalisti sono nati negli Anni 90. L’inizio di una nuova era?

Berrettini già oltre le Finals (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport)

Cosa fa Matteo Berrettini? Luccica, splende. Impressiona per lucidità e costanza, per potenza e qualità Anzi: brilla, come ha scritto sulla telecamera a Shanghai dopo aver frullato nei quarti di finale (7-6 6-4) il numero 5 del mondo Dominic Thiem, il finalista degli ultimi due Roland Garros. Il secondo top-10 di fila dopo Roberto Bautista Agut, rispedito anche lui in Europa in due set con la scioltezza del campione vero in una giornata epocale, in cui sono caduti – rumorosamente – prima Djokovic e poi Federer «Brilla» è un messaggio in codice alla sua fidanzata-tennista Ayla Tomlianovic, ma rende benissimo l’idea dei molti riflessi di una vittoria che significa il ritorno al numero 8 della Race to London – Matteo al momento è virtualmente qualificato per Atp Finals – e il debutto da numero 11 del mondo e numero 1 d’Italia E non è finita Se oggi batterà Sascha Zverev nella sua prima semifinale Masters 1000 della carriera, salirà addirittura al numero 10, il secondo top-10 azzurro dopo Fabio Fognini di una stagione quasi accecante. Ma già così solo Adriano Panatta (n.4 nel ’76), Corrado Barazzutti (n.8 nel ’77) e lo stesso Fogna (n.9 quest’anno) sono riusciti a fare meglio da quando esistono le classifiche computerizzate. E Matteo ha solo 23 anni; anche se, per come sta giocando a Shanghai, per quello che ha fatto vedere a New York, e prima a Wimbledon e nei due tornei vinti quest’anno a Budapest e a Stoccarda, sembra un veterano del Tour TESORO. Beretta nel giro di due anni sotto le mani di Vincenzo Santopadre, del mental coach Stefano Ferrari e del resto del suo staff, si trasformato da pietra grezza in gioiello della corona (azzurra) . «Il segreto di Matteo? – dice al telefono Vincenzo Santopadre dalla notte inoltrata di Shanghai -. Che ha saputo superarsi ogni volta che si è trovato davanti ad una sfida, facendo sempre tesoro di quello che gli capitava, fuori e dentro il campo. Del resto questa è la qualità che rende diversi Nadal, Federer e Djokovic: anche da numeri 1 del mondo cercando comunque di migliorarsi. Il nostro modello è quello». Diritto e servizio, umiltà e pazienza «Di momenti tosti anche quest’anno Matteo ne ha dovuti attraversare, ma lui è stato ancora più tosto. Penso alla trasferta australiana, in cui ha raccolto meno di quello che sperava. A quella negli States, dove ha vinto il Challenger di Phoenix mentre stava attraversando un momento non facile anche umanamente. A Montecarlo, quando faticava ad allenarsi. Tecnicamente siamo sempre stati attenti a non intaccare quelle che sono le sue anni più importanti, diritto e servizio; ma il successo vero è stato trovare l’equilibrio giusto con cui affrontare e gestire le cose. Dopo il match mi ha detto: “In campo mi sentivo a posto, mi sono goduto la situazione. E più spingevo, più giocavo bene”». Anche sotto 0-3 nel tie-break, mai una sbavatura.[…] L’incontro con Ayla gli ha dato tranquillità anche fuori dal campo: davanti abbiamo un campione che inizia a far sembrare normali, non esagerati, i paragoni con Panatta e Barazzutti, gli unici due italiani approdati alle Finals (nel ’75 e nel ’78). Certo, adesso le ambizioni sono molto alte -dice Santopadre -. Delle Finals è impossibile non parlare. L’obiettivo però rimane sempre quello: costruire un giocatore che sappia tenere i piedi per terra e nutrirsi delle esperienze. Questo era il suo primo quarto di finale in un Masters 1000? Bene, nei prossimi, 10, 12 che giocherà dovrà sentirsi sempre più a suo agio. Alla fine, è quella differenza fra chi vince un giorno e chi sa durare a lungo»

Berrettini in Cina ora guida la lunga marcia dei giovani (Daniele Azzolini, Tuttosport)

È il giorno del nuovo tennis, l’inaugurazione ufficiale. Shanghai fa da sfondo, con i grattacieli che si smontano e rimontano nel giro di sei mesi e gli schermi giganti trascinati su e giù da sottilissime barche a illuminare il Bund di pubblicità in alta definizione. È il nuovo mondo che dà vita a un tennis giovane e moderno… […] Il più vecchio ha 23 anni e 6 mesi, si chiama Danill Medvedev e nel dopo Wimbledon è stato finalista a Washington, finalista a Montreal, vincitore a Cincinnati, finalista agli Us Open, vincitore a San Pietroburgo, e ora è semifinalista a Shanghai grazie alla vittoria sui 32 anni di Fabio Fognini, che gioca male il primo set e si smarrisce nel secondo al momento di tentare l’aggancio. Il russo è già il numero 4 del mondo, e non c’è un solo momento del match in cui Fogna appaia davvero in grado di poterne ribaltare le sorti. Ma un invito alla festa spetta anche all’Italia (quasi di diritto verrebbe da dire ripensando ai nostri otto in Top 100), perché la giornata si chiude con la partita perfetta di Matteo Berrettini, che lascia senza fiato e senza argomenti Dominic Thiem, il numero 5, basito alla sola idea di aver trovato uno che colpisca più forte di lui. Gli altri due sono Sascha Zverev e Stefano Tsitsipas, 22 e 21 anni rispettivamente, consorziati nello sgambettare i senatori Federer e Djokovic, che ne escono entrambi scossi. Per una volta non sono stati sufficienti i soliti effetti speciali per tenere a bada i ragazzotti… Zverev ha tormentato Federer con il servizio e la qualità delle sue risposte, fino a farlo sbroccare e indurlo a scagliare due palle verso il tetto che gli sono costate (udite, udite…) un warning e poi un penalty point; Tsitsipas, invece, ha spolpato Djokovic prima rimontandolo con la forza di volontà poi prendendo possesso del campo e tramutando il fuoco di sbarramento dei suoi colpi in una serie robusta di vincenti. Il Masters 1000 di Shanghai, vada come vada, si propone come culla di un cambiamento atteso. Oggi è il giorno delle semifinali, la prima fra Medvedev e Tsitsipas, poi quella fra Berrettini e Zverev, che potrebbe valere un posto sicuro alle Atp Finals londinesi. La giornata ha infatti cambiato i connotati alla classifica Race (quella costruita sui soli punti vinti in questa stagione), dove Tsitsipas, sesto con 3.730 punti, ha staccato definitivamente il biglietto per Londra, Zverev si è portato al settimo posto con 2.615 punti e Berrettini è risalito fino all’ottavo gradino con 2.545 punti. A farne le spese è stato Bautista Agut, sceso al nono posto con 2.485 punti, davanti a Goffin (2.325) e Fognini (2.235). Niente di definitivo, dopo Shanghai vi sono ancora tre settimane di tornei, due Atp 500 e il “1000” di Parigi Bercy. Ma le distanze fra i giocatori in lizza cominciano ormai a farsi più nette. Matteo porta a casa la prima semifinale Masters e anche l’undicesimo posto nella classifica Atp. Da lunedì sarà il nuovo numero uno italiano, davanti a Fognini, dodicesimo. La profezia di McEnroe («Arriverà in Top Ten alla fine della stagione») comincia a prendere corpo, tanto più se Matteo giocherà altri match come quello di ieri con Thiem (vincitore a Pechino la scorsa settimana), nel quale ha rimontato un tie break incandescente per poi staccarsi sul 3 pari della seconda frazione, sulla prima palla break offerta dall’austriaco

Cadono gli dei ma non Berrettini, il nuovo n.1 d’Italia in volo per il Master (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Cadono gli dei, cadono quasi tutti ma non Berrettini. Benedetto cemento cinese, che tiene in volo i sogni di Matteo. Il numero uno Novak Djokovic si arrende a Stefanos Tsitsipas (3-6, 7-5, 6-3), che così sigilla il sesto biglietto per le Atp Finals di Londra; maestro Federer cede all’allievo Sasha Zverev annullando cinque match point (6-3, 6-7, 6-3) e buscandosi un rarissimo penalty point per «abuso di palla». A Shanghai, penultimo Master 1000 della stagione, piovono pietre che non sfiorano il momento magico del romano: Berrettini archivia ufficialmente la sbornia di New York, dove fu semifinalista a sorpresa, dimostrandosi più solido del n. 5 del mondo Dominic Thiem, eliminato in due set (7-6 con Matteo sotto 3-0 e poi 8-7 prima di chiudere 10-8; 6-4 il secondo set) con la collaudata combinazione servizio-dritto e una tenuta mentale da campione. Nell’anno delle prime volte (prima semifinale Slam), arriva la prima semifinale in un Master 1000 che lancia l’azzurro all’undicesimo posto del ranking Atp, nuovo numero uno d’Italia davanti a Fabio Fognini, che ieri si è arreso al russo Medvedev (6-3, 7-6: solo finali dopo Wimbledon per il moscovita), e in piena corsa per il Master di fine anno. La straordinaria stagione del romano è pienamente riflessa dai numeri: con Thiem è arrivata la vittoria numero 39 dopo i titoli dei tornei di Budapest e Stoccarda. […] La grande marcia di Matteo in Cina oggi si arrampica sui tornanti della montagna Zverev, rinvigorito dalla Laver Cup nel team Europa e rilanciato dalla bella vittoria su Federer. I due si sono già affrontati due volte, entrambe sulla terra rossa di Roma: bilancio in parità, con vittoria di Berrettini quest’anno al Foro Italico. Zverev a quota 2.615 punti è settimo nella Race to London, Matteo lo tallona a 2.525: il duello di oggi a Shanghai sarà uno spareggio per le Atp Finals. «Sono in totale fiducia, gioco un tennis aggressivo come piace a me — dice Matteo dalla Cina —. Ogni match è una battaglia». Chi meglio di un gladiatore, per affrontarla

A Shanghai è l’ora dei rottamatori. Fuori Federer, avanza Berrettini (Paolo Rossi, La Repubblica)

Succedono cose grosse a Shanghai. Non intrighi, come li ha raccontati Xiao Bai nel suo racconto degli Anni Trenta sulla città cinese e la sua età dell’oro, ma prove generali della rivoluzione. Quale? Quella del tennis, paventata da qualche anno dalle nuove generazioni, ma sempre affossata dalla forza e dall’eleganza dei super big: Djokovic, Nadal e Federer. […] E in semifinale, oggi, ci sono questi quattro nomi: Tsitsipas-Medvedev e Zverev-Berrettini. Quattro giovani leoni, tutti ex Next Gen,e dunque un quadro inedito. E magari anche fresco, inedito e curiosamente interessante. Soprattutto perché abbiamo le nostre ragioni, con Matteo Berrettini sempre più in fiducia e clamorosamente lanciato verso le ATP Finals di Londra (10-18 novembre). Pensate che prima degli Us Open di New York, non aveva vinto alcun match sul veloce a livello di Slam o Masters 1000. Un progresso irrefrenabile. Ieri, nei quarti, si è imposto sull’austriaco Thiem 7-6(8) 6-4. E’ la settima semifinale di un italiano nella storia dei Masters 1000 (fin qui 3 volte Fognini, una Gaudenzi, Volandri e Seppi). Non solo: altri numeri certificano l’esplosione del 23enne romano: con l’exploit di ieri ha conquistato la posizione nr.11, scavalcando anche Fabio Fognini che è stato sconfitto da Medvedev (6-3 7-6). Riuscisse oggi a superare il tedesco Zverev, otterrebbe la Top Ten del ranking, ma già oggi è il quarto azzurro di sempre nelle classifiche dopo Panatta, Barazzutti e appunto Fognini. Infine l’ultimo aspetto, anche questo positivo: ad oggi Berrettini è ottavo nella ATP Race Live, la classifica che assegna i posti alle Finals: ne sono rimasti due a disposizione, è dunque l’italiano è dentro. Proprio Zverev gli è davanti: battendolo in questa sfida diretta, Matteo lo scavalcherebbe. “Anche stavolta si è superato, ma con una leggerezza mai vista finora. Segnale importante, di crescente maturità”, ha detto Vincenzo Santopadre, storico coach del romano. “Sta diventando un giocatore…”. Comunque vada in semifinale, Berrettini sta comunque smuovendo le acque, anche fuori dal tennis. Per lui si è esposta anche la sindaca di Torino Chiara Appendino, che dopo aver appreso della sua vittoria, nel gruppo FB intitolato a Federer, s’è lanciata oltre l’ostacolo: “Lo so, è un’eresia. Lo so, non è il momento. Ma io lo dico lo stesso: prima o poi questa pagina dovrà essere rinominata”. L’Italia se lo augura

Panatta&Bertolucci: “L’erede è Berrettini” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Solo punti vincenti. Come quando erano una delle coppie più forti del mondo. Un doppio da leggenda, appunto: Panatta e Bertolucci, forti di un’amicizia più che cinquantennale, divertono e si divertono, si punzecchiano e giocano con la memoria, con la classe infinita di chi rimane campione per sempre. Non chiamatela Davis Lo show inizia subito: già seduti, si scambiano i posti per rispettare la formazione del loro doppio d’allora, Paolo a destra e Adriano a sinistra. Bertolucci ricorda che al primo incontro, da ragazzini, il futuro compagno d’avventura agonistica e amico del cuore non gli fece grande impressione, perché era «troppo fighetto». Ma da quel giorno scoccò una scintilla che ha regalato momenti indimenticabili al nostro sport. L’annodi grazia è il 1976, Panatta in singolare vince a Roma e a Parigi («Il Roland Garros ti porta direttamente nella storia, ma conquistare il torneo di casa, dove conoscevo anche i rubinetti delle docce, è qualcosa di irripetibile») e insieme a Bertolucci (con Barazzutti e Zugarelli) ci porta in finale di Coppa Davis. Sulla trasferta nel Cile di Pinochet e le sue implicazioni si sono scritti romanzi, ma quella partita (decisiva) giocata con le magliette rosse in segno di protesta è finita direttamente nel mito: «Adriano mi svelò l’idea in hotel la sera prima – racconta Paolo – e io gli risposi “bene, così ci fucilano”. E invece fu un momento molto esaltante». Resta l’unica Davis nella nostra bacheca, e per Bertolucci tale rimarrà: «Nel senso che quella che hanno inventato adesso non è più la Davis, che la chiamino in un altro modo». Panatta è ancora più duro: «Non guarderò neppure un punto, hanno snaturato la più bella competizione che ci fosse. Hanno ucciso la nostra Coppa». […] Vai Berretto Bertolucci, da fine commentatore e opinionista, è estasiato da Berrettini: «E uno di quei giocatori che non ti prendono la vista, ma ha una grande etica del lavoro e un carattere di ferro. E poi non ho mai visto un italiano tirare così forte». Adriano allarga il discorso: «Questa fioritura di talenti è figlia di un cambio di marcia soprattutto mentale: i nostri giocatori hanno capito che serve integrare ogni aspetto tecnico e della preparazione per diventare professionisti a tutto tondo. E personalmente sono contento se qualcuno di questi ragazzi alla fine farà meglio di noi». E a chi parla giustamente della generazione di Federer, Nadal e Djokovic come di un unicum nella storia, PanattaeBertolucci (tutto d’un fiato, come accadeva quarant’anni fa) replicano con qualche nome: «Borg, McEnroe, Connors, Vilas: pure noi non eravamo messi così male». Leggende fino alla fine.

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Non è solo uno Slam (Crivelli). Sinner e Fognini Parigi come ci piaci (Ercoli). Cocciaretto firma l’impresa (Giammò). Fognini dà spettacolo a Parigi (Azzolini). Sinner domina (Strocchi). Fognini show (Martucci). Dalla Errani a Fognini: terra senza età a Parigi (Tiseo).

La rassegna stampa di martedì 30 maggio 2023

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Non è solo uno Slam Parigi mette in palio la corona di Alcaraz (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Una normale giornata in ufficio, che si complica soltanto nel terzo set, quando il titano e il gigante si rilassano dopo la gita di piacere e allungano la fatica, fino a rischiare un quarto set che avrebbe pesato inutilmente sulle gambe in un torneo di cui giustamente vorrebbero vivere l’apoteosi. Novak Djokovic e Carlos Alcaraz approdano dunque in scioltezza al secondo turno, perché l’americano di radici serbe Kovacevic e il nostro Cobolli sono germogli troppo teneri per la fame dei mostri. Flavio, che ha un anno in più di Carlitos, per un’ora sembra un bambino impaurito, poi reagisce d’orgoglio fino al 5-5 del terzo set, si prende gli applausi del Lenglen ma nei due game che restano si inchina alla assai differente abitudine del numero uno del mondo a gestire i momenti caldi. […] Già, il primo posto in classifica, che Alcaraz ha rioccupato a Roma e che torna in palio al Roland Garros, coinvolgendo anche Medvedev, il più vincente di stagione, e da lontano pure Tsitsipas, malgrado una fase della carriera non certo smagliante. È il tennis del post Big Four, signori, che apre ventagli di possibilità sconosciuti fino a 5 anni fa. Ovviamente, l’attesissima, eventuale, semifinale tra Carlos e Novak, apparecchiata dal computer che li ha messi dalla stessa parte, pronuncerebbe una parola decisiva nel loro duello, anche se Medvedev si è guadagnato di essere padrone del suo destino se arriva in finale con uno dei due. Intanto il murciano, primo del ranking, preferisce ragionare sul breve periodo: «Mi concentro su un torneo per volta se voglio stare vicino a Djokovic in classifica, anche se essere dove sono è già un privilegio; per me lui è il migliore al mondo. Non posso permettermi di abbassare la guardia. Anche se penso che il primo avversario sia dentro di noi: ogni giocatore deve per prima cosa controllare se stesso e le proprie emozioni, quindi giocare contro l’avversario. In ogni momento un tennista deve saper prendere la decisione corretta ed è molto difficile, perché hai poco tempo tra un punto e l’altro». […] Ma in materia, Alcaraz è decisamente più preparato di quanto raccontino i suoi vent’anni: «Quando ero più piccolo, in campo ero completamente diverso. Ero spesso arrabbiato, lanciavo racchette, mi lamentavo. Poi ho imparato a controllare le mie emozioni. Il mio sogno è di diventare il più forte di sempre. So che è un obiettivo molto ambizioso, ma non ho paura di provarci: farò il possibile». Intanto il Djoker gli porta già il rispetto che si deve ai più grandi: «Carlos mi piace per come si gestisce dentro e fuori dal campo, porta energie nuove nel tennis, una bella personalità e ha meritato di tornare numero uno. Ma è anche Il mio obiettivo, insieme agli Slam, perché la continuità sul lungo periodo è la qualità migliore dei campioni». Che la corsa abbia inizio.

Sinner e Fognini Parigi come ci piaci (Lorenzo Ercoli, Il Corriere dello Sport)

 

Al Roland Garros è esordio da manuale per Jannik Sinner. Eccessivi, almeno in prima istanza, gli allarmismi che hanno seguito la sconfitta di Roma contro Francisco Cerundolo. Nella vittoria d’esordio per 6-1 6-4 6-1 sul francese Alexandre Muller è stata netta l’impronta dell’altoatesino, che in sessione serale ha fatto di tutto per finire in tempi celeri. La prima uscita conferma che a Parigi ci sono potenzialmente le condizioni di terra più adatte al tennis del numero uno d’Italia. In suo favore depongono il quarto di finale del 2020 […] e quanto fatto nel 2022 fino al ritiro per l’infortunio al ginocchio sinistro nel terzo set della sfida di ottavi di finale contro Rublev. Al secondo turno ci sarà Daniel Altmaier, vincente per 6-3 6-4 6-4 contro Marc-Andrea Huesler. Con il tedesco Jannik ha già giocato sulla lunga distanza, allo US Open dello scorso anno, spuntandola per 5-7 6-2 6-1 3-6 6-1 in un primo turno da 3 ore e 35 minuti. […] Se il responso serale dello Chatrier è stato scontato, non è accaduto niente di diverso nel pomeriggio quando Carlos Alcaraz ha trionfato su Flavio Cobolli. Dopo la settimana da favola vissuta a Roma, con l’ingresso in main draw davanti al tifo di casa, il classe 2002 azzurro si è ripetuto al Roland Garros dove si è regalato il primo tabellone principale in uno slam. Per fermarlo sono serviti i colpi del numero 1 del mondo, che in poco meno di 2 ore ha chiusa con lo score di 6-0 6-2 7-5. Da una parte lo spagnolo, al pari di Sinner, non si è portato nessuno strascico della delusione capitolina e da subito ha imposto i ritmi folli ai quali ci ha ormai abituati. Dall’altra Cobolli al primo confronto con un giocatore ed un campo così importante è apparso teso e si è sciolto un po’ solo dopo l’ovazione del pubblico francese al primo game vinto per il 6-0 2-1. Il famoso piede dall’acceleratore è stato leggermente alzato solo nel terzo set, lì dove Alcaraz in alcuni frangenti ha esagerato con dropshot e discese a rete. Il controbreak per il 5-5 è forse l’highlight del match dell’italiano, che due game dopo è stato però costretto ad andare a rete per la stretta di mano. Da una partita proibitiva per classifica e caratteristiche, Cobolli prende il buono dell’esperienza e di uno swing del rosso che certifica i suoi miglioramenti dopo un anno di assestamento che ha seguito l’exploit del 2021. […] Sulla scia del Foro Italico si è presentato in fiducia anche Fabio Fognini, che sotto la Torre Eiffel trova la sua seconda casa tennistica […]. Da antologia il quarto di finale, mai giocato per infortunio, del 2011; quando un azzurro tra i migliori otto di uno slam se non era utopia era una fantasiosa suggestione. «Aliassime avrà avuto ciò che ha avuto, ma vincere 3 set a 0 con un top ten non è mai facile». Rifarsi alle parole di Fabio è il modo più facile per analizzare il 6-4 6-4 6-3 con cui ha spazzato via il numero 10 del mondo. I meriti del taggiasco sono soprattutto nel primo set, dove Auger-Aliassime ha fatto partita alla pari prima di calare per gli evidenti problemi fisici. Questa settimana numero 130 ATP, Fabio per infortunio ha saltato tornei dove storicamente ha costruito una grossa parte del suo ranking. Dalla terra passerà tanto della sua risalita, come conferma la scelta di saltare l’erba e giocare a giugno il Challenger di Perugia. La vittoria di ieri vale solo un +5 in classifica […], ma un successo nel secondo turno contro il terraiolo australiano Jason Kubler, varrebbe quanto meno il rientro in top 120. Giornata negativa per Marco Cecchinato, arresosi per 6-1 6-1 6-3 al classe 2004 Luca Van Assche.

Cocciaretto firma l’impresa. Trevisan ko (Ronald Giammò, Il Corriere dello Sport)

Porta la firma di Elisabetta Cocciaretto la sorpresa più grande della seconda giornata del Roland Garros. Una sorpresa che profuma di vera e propria impresa perché l’italiana, che mai aveva vinto prima d’ora un match nello Slam parigino, è riuscita a battere in due set la ceca Petra Kvitova, n.10 del mondo e testa di serie n.10 del seeding. Ex n.2 del mondo con due titoli di Wimbledon in bacheca, la ceca è giocatrice che nonostante le due semifinali colte in carriera al Roland Garros intrattiene da sempre un rapporto con la terra rossa fatto di alti e bassi. E brava si è dimostrata l’azzurra n.44 del mondo, vincitrice di un titolo meno di due mesi fa in Messico sul circuito Challenger, ad esplorarne fin da subito tenuta e dimestichezza. Più agile e brevilinea della rivale, Cocciaretto ha variato nel gioco rubando il tempo alla sua avversaria costringendola di sovente all’errore. «E la vittoria più bella della mia carriera», ha dichiarato radiosa sul Lenglen l’azzurra a fine match. Ed è un successo, che oltre all’intelligenza con cui è stato conquistato, premia anche un carattere che in prossimità del traguardo ha saputo tenere a bada nervi e ultimi ruggiti di una Kvitova che, fallosa e prevedibile con le seconde palle, solo con l’orgoglio ha provato a rimanere aggrappata al match. […] Un orgoglio che non è bastato invece a Martina Trevisan, semifinalista dell’ultima edizione ed eliminata ieri al primo turno dall’ucraina Elina Svitolina. Arrivata a Parigi un anno fa sulla scia di un titolo vinto pochi giorni prima a Rabat, stavolta il Marocco le è stato fatale lasciandole in eredità un infortunio al polpaccio che le è costato il ritiro dal suo quarto di finale. La toscana ha trovato inoltre in Svitolina la peggior avversaria tra quelle che potevano toccarle in sorte al primo turno. L’ucraina ha infatti trascorsi da n.3 del mondo che né la maternità vissuta lo scorso ottobre né l’anno d’assenza dal circuito son sembrati annacquare più di troppo. Il titolo vinto la settimana scorsa a Strasburgo le ha regalato un pieno di fiducia in vista del suo sbanco a Parigi. Al resto hanno pensato le motivazioni, anche quelle extra sportive. «Sapevo che sarei tornata fin da quando ero incinta: lo volevo per me e per il mio paese […] Riuscire a regalare alla mia gente e ai bambini questi piccoli momenti di gioia può aiutarli a guardare il lato bello delle cose e a divertirsi nonostante l’orribile situazione che stanno vivendo». La sconfitta costerà a Trevisan lo status di n.1 azzurra costringendola a ripartire a ridosso della top50. Un percorso che la toscana ha però già dimostrato di saper compiere e che è ora è chiamata a ripetere già a partire dalla stagione sull’erba.

Fognini dà spettacolo a Parigi – Tutto in famiglia Così Fabio rinasce E batte Aliassime (Daniele Azzolini, Tuttosport)

C’è aria di casa in queste vittorie di mezza stagione che restituiscono a Fabio Fognini voglie ormai sopite e titillano l’orgoglio di un ex ragazzo […] che ritiene di avere ancora un compito, in questo tennis che ha percorso in lungo e in largo per oltre venti anni. Quello di essere il rappresentante, il portavoce, di un gioco ancora capace di esaltare, di scuotere dentro gli appassionati, di meravigliare con tante piccole magie che meritano racconti a volo radente sul mito, là dove l’impossibile assume forme realistiche. Un’impresa familiare, la riscossa posta in atto da Fabio. La stagione era cominciata nella difficoltà più gronde che vi sia, quella di attribuirsi un ruolo, per sentirsi ancora competitivo ed evitare di finire nel tritatutto di questo tennis che mescola randellate a colpi proibiti. Fabio ha chiesto aiuto a Corrado Barazzutti, e l’ha ottenuto dai Masters della primavera americana. Ha voluto con sé Flavia, che è consigliera innamorata ma le cose gliele dice in faccia. Non ha rinunciato ai figli. Le foto della festa romana con il giovane Federico tra le braccia, hanno fatto il giro del mondo. Quando le risposte non arrivano, solo chi ti conosce meglio e ti vuole bene in un modo che non è lecito discutere, ha il potere di saldare in un racconto unico, firmato con affetto a più mani, tutti i risvolti positivi. «È vero, la chiave familiare esiste in questa fase della mia carriera, e devo a essa molto del positivo che ho tirato fuori. Con Flavia però siamo convinti che tutto vada fatto nel modo giusto. Abbiamo tre figli, e tutti insieme, noi, i nonni, Corrado e il team potremmo riempire il vagone di un treno. Chi fa il mio mestiere sa che vi sono momenti in cui la testa, le emozioni, devono riposare. Quando ho portato con me Federico nel giro di campo ero felice e sentivo la sua eccitazione, è stato un bel momento e avevo voglia di condividerlo con lui. Non so se la cosa si ripeterà tanto presto, il nostro mestiere vive anche di silenzi, di momenti introspettivi, e necessita di un misurino per determinare in ogni momento le giuste formule. Però, è vero, quando mi è sembrato di aver toccato il fondo, la spinta che ho ricevuto dalla mia famiglia è stata potente e necessaria». Ha battuto Murray e Kecmanovic a Roma, con Rune non è andata come voleva e se ne dispiace, «a me non piace troppo il gioco che praticano questi ragazzi, ma non mi dispiace incontrarli, credo sia interessante anche per loro. Con Rune ero cotto dalla stanchezza e dalle emozioni. Peccato». Ma ha ripreso il discorso sospeso a Parigi, sui campi dove ha ottenuto l’unico quarto di finale in uno Slam. «Ora che il tempo è ridotto, e non so quanto ancora potrò darci dentro, il dispiacere per non essere riuscito a firmare con un bel risultato, almeno una prova dello Slam, lo avverto più di prima. Ma ho giocato contro avversari speciali, che non lasciavano niente a nessuno». Auger Aliassime viene da un lungo stop, e non è al massimo delle sue possibilità. Fognini lo sa bene e lo sottolinea. Ora affronterà Kubler, questo Roland Garros potrebbe diventare davvero interessante. Ma i conti Fabio li fa con se stesso, ormai, e l’interesse va sulla prova in sé, sulle buone sensazioni che continua a ricevere dal suo tennis ritrovato. Gli chiedo se anche lui ritenga il tennis ligure, di cui è il capostipite moderno, il più rispettoso delle antiche regole, delle tradizioni che lo rendono anche nella veste attuale, un gioco di grande efficacia e insieme di estrema pulizia stilistica. Gli ricordo che sono tre, al momento, le vittorie di scuola ligure in questo Roland Garros. La sua, quella di Musetti con Ymer e quella di Arnaldi con Galan […]. «Qualcosa di vero c’è, ma certe liaison è più facile evidenziarle dall’accostamento tra il mio tennis e quello di Musetti, che a me pace moltissimo. Anche Arnaldi è in gamba, ma come taglia fisica è già portato a provare colpi in parte diversi dai nostri. Ha più servizio, ad esempio…Sono ragazzi di valore, mi fa piacere che ci sia un buon rapporto fra noi. Anche se io vengo davvero da un altro tennis, nel quale s’insegnava a entrare nella testa degli avversari. Oggi s’insegna prima di tutto a non farli pensare. Ma io non ci riesco a non pensare. Ho passato una vita con psicologi dello sport, e ho lavorato a lungo su me stesso». Poco importa. La differenza la fanno gli applausi del pubblico. Ieri, terzo set, su una palla corretta dal nastro che Auger Aliassime ha potuto appoggiare di lato, Fabio si è prodotto in uno scatto da autentico centometrista, gettandosi quasi in tuffo sulla sfera. Nel farlo si è accorto che la palla probabilmente l’avrebbe raggiunta, ma non avrebbe poi avuto la forza per trasformarla in punto. Allora ha pensato di giocare un colpo nuovo, lì per lì, colpendo la palla con una torsione accentuata del polso e un disegno simile a una giravolta. Lo stadio gli ha tributato cinque minuti di applausi sinceri. Quattro vittorie italiane, poi la prima sconfitta. Cobolli contro Alcaraz. Dite, avrebbe potuto fare di più? La punizione nei due set iniziali è stata severa, poi Flavio è riuscito a far gioco e ha costretto lo spagnolo ad allungare il set. Non una brutta prova. Battuto e promosso, Cobolli ne è uscito rinfrancato.

Sinner domina Che impresa Cocciaretto (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Mentre su Parigi calavano le prime ombre della sera sugli spalti dei campi principali del Roland Garros sventolavano alte la bandiere verde-bianco-rosse. Se l’affermazione in tre set sul “Philippe Chatrier”, senza particolari paterni, per rompere il ghiaccio ed entrare in modalità torneo, di Jannik Sinner, n.9 del ranking mondiale e 8 del seeding […], sul francese Alexandre Muller […] rientra nella norma vista la differenza di velocità e pesantezza di palla tra i due, ha i contorni dell’impresa di giornata quella compiuta poco prima da Elisabetta Cocciaretto. Sul palcoscenico del “Suzanne Lenglen” la 22enne di Fermo […] ha infatti eliminato, in un’ora e 27′ di partita, la ceca Petra Kvitova, 33 anni, n.10 della classifica mondiale, due volte trionfatrice a Wimbledon […] e due volte semifinalista all’ombra della Torre Eiffel […]. «È stato un onore giocare su questo campo e con una campionessa che è stata uno dei miei idolo […]. Da italiana mi piace tanto giocare sulla terra, voglio dedicare questa vittoria alla famiglia del mio coach Fausto Scolari perché se ottengo questi risultati è anche merito suo». Al sorriso della marchigiana […] fa da contraltare invece la delusione di Martina Trevisan, che a distanza di dodici mesi da una semifinale da favola deve salutare subito lo Slam su terra. A sbarrarle la strada a l’ucraina Elina Svitolina, fresca vincitrice del titolo a Strasburgo dopo essere rientrata nel tour ad aprile dopo un anno di stop per la maternità […]. Tornando al torneo maschile, è stato un esordio sul velluto anche per Novak Djokovic. Per la prima volta dal 2018 non ha il n.1 accanto al suo nome, ma è l’ultima delle preoccupazioni per il 36enne di Belgrado che punta al 23° trofeo Slam per restare da solo in vetta alla graduatoria dei più titolati di sempre nei major. Non poteva rappresentare un reale pericolo lo statunitense Aleksandar Kovacevic, n.114 Atp, alla seconda partita nel circuito maggiore, che si è trovato a condividere il campa con il suo idolo 18 anni dopo aver tifato per lui, al 1° turno degli US Open 2005 contro Gael Monfils, ed essersi fatto scattare una foto insieme al termine di quel match. La condizione fisica, in particolare del gomito destro, era quel che più interessava verificare a Djokovic e la risposta è stata confortante. Anche a livello di numeri: 41 vincenti, tra cui 10 ace, dato significativo in una giornata ventosa, e nessun timore nello scendere a rete, raccogliendo il 73% dei punti. Superando Kovacevic, il campione serbo ha colto il 16° successo in nove partite sulla terra rossa nel 2023. Nole affronterà al 2° turno l’ungherese Marton Fucsovics […]. 

Fognini show: «Vivo giorno per giorno» (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Dopo il 5-0 di domenica, l’Italia del tennis chiude 3-3 la seconda giornata al Roland Garros. La piccola, volitiva, 22enne di Ancona Elisabetta Cocciaretto sfrutta la terra rossa e anche grinta, corsa, tattica e servizio per neutralizzare la palla pesante di Petra Kvitova, differenza di esperienza, qualità e classifica […], eliminarla per 6-3 6-4 e promuoversi contro la qualificata svizzera Waltert. «È la mia vittoria più grande: sul Suzane Lenglen, contro un mio idolo, la mia prima contro una top 10». Poi Jannik Sinner chiude la giornata sullo Chatrier dominando da pronostico il Muller francese per 6-1 6-4 6-1. Al secondo turno torva il tedesco Altmaier: agli US Open di settembre l’ha battuto al 5° set, ed è in vantaggio 70 posti in classifica […]. Vale tanto per il morale, il 6-4 6-4 6-3 di Fabio Fognini su Felix Auger Aliassime. Il 22enne canadese, sia pur menomato, è il numero 10 del mondo, e il veterano azzurro, a 36 anni, nell’esaltare il pubblico con il suo talento, vede uno spiraglio dopo tanti problemi fisici e la discesa al 130 del mondo: «La mia carriera è agli sgoccioli, non so quanti Roland Garros giocherò ancora, potrebbe anche essere l’ultimo. Intanto sono contento di poter giocare un altro match nel mio Slam preferito. Vivo giorno per giorno». Incrocia l’australiano Kubler, non certo un asso della terra come il re di Montecarlo 2019. […] I primi favoriti Djokovic e Alcaraz, si distraggono nel terzo set contro Kovacevic e Stefano Cobolli: Nole allunga il match 6-3 6-2 7-6, Carlitos da 6-0 6-2 5-3 e match point si fa agganciare sul 5-5, poi chiude 7-5. Il ventenne spagnolo e il 21enne italiano sono il manifesto di un tennis col sorriso, di due felici di esserci, con il romano che, sotto 0-6 0-2, festeggia col pubblico il primo game come se avesse vinto la partita contro quell’iradiddio di potenza e cambi di ritmo. Perdono male due ex semifinalisti italiani a Parigi. Martina Trevisan, forse preoccupata dai punti in classifica da difendere di 12 mesi fa, non entra mai in partita e cede 6-2 6-2 all’ex numero 3, Svitolina, neo signora Monfils e neo mamma. Marco Cecchinato crolla peggio, per 6-1 6-1 6-3, contro il gioiellino di Francia, il 19enne Van Assche, al primo Major, con rovescio al bacio ma forse non abbastanza centimetri d’altezza. Oggi, contro pronostico, i qualificati Vavassori-Kecmanovic e Zeppieri-Bublik, e le ragazze Paolini-Cirstea e Bronzetti-Jabeur.

Dalla Errani a Fognini: terra senza età a Parigi (Giandomenico Tiseo, Il Giornale)

Lampi di classe e una dedica speciale. La stagione della terra rossa è giunta al suo culmine e il Roland Garros ha aperto le proprie porte già da qualche giorno. In casa Italia, quelli della vecchia guardia hanno fatto vedere di esserci e non c’erano di certo queste attese. Il riferimento è a Fabio Fognini e a Sara Errani. Il ligure aveva avuto in sorte la testa di serie n.10 del tabellone, il canadese Felix Auger-Aliassime. Sulla carta si poteva pensare a un impegno fuori dalla portata per il Fognini attuale, con tanti dubbi legati al suo fisico. Tuttavia, ieri, i pezzi del puzzle erano tutti al loro posto e il tennis dell’italiano è stato scintillante: 6-4 6-4 6-3. Indubbiamente, Auger-Aliassime non era al massimo, visto il suo avvicinamento con problemi alla spalla, ma i meriti del giocatore di Arma di Taggia sono evidenti. «Sicuramente è una sorpresa che io sia ancora qui. A 36 anni, non so quanti Roland Garros giocherò ancora, ma grazie a tutti! Sono vecchio e fortunato, perché gioco con dei giovani fortissimi. Sono felice di essere al secondo turno», ha dichiarato Fognini a caldo. Per Sarita, finalista nel 2012 a Parigi, un’affermazione contro la svizzera Jil Teichmann […] per 3-6 6-4 6-4. Una vittoria con il cuore, trovando dentro di sé la forza di imporsi rispetto a un’avversaria quotata, pensando a chi non c’è più: «Partita difficile, in una giornata difficile. È venuta a mancare mia nonna, mi sono svegliata con questa notizia. Lei guardava tutte le mie partite, ovviamente questa vittoria è per lei. È difficile essere lontano da casa quando succedono queste cose, lontano dai miei, da mia mamma. Mi dispiace da un lato esser qua», aveva detto domenica sera la Errani. Non solo vecchia guardia. Ieri sera il giovane Sinner ha esordito battendo facilmente in tre set […] il francese Muller. Nulla da fare per Cobolli con Alcaraz […] e Cecchinato con van Assche […]. Tra le donne impresa della Cocciaretto con la top ten Kvitova: 6-3, 6-4. Fuori la Trevisan con la Svitolina: 6-2, 6-2.

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Rassegna stampa

Roland Garros al via (Bertolucci, Azzolini, Martucci, Semeraro). Gioia Bronzetti, a Rabat il primo titolo WTA (Giammò)

La rassegna stampa di domenica 26 maggio 2023

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Parigi ora è un rebus (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Siamo pronti ad immergerci nel fascino di Parigi e del regno della terra rossa. È tempo di Roland Garros, il secondo Slam stagionale, quello che richiede una preparazione atletica superiore alla norma e che finisce per esaltare le doti dei grandi maratoneti, purché dotati di talento. L’assenza di Rafa Nadal dopo 18 anni apre il ventaglio dei possibili protagonisti, perché l’assenza di colui che ha alzato per ben 14 volte la Coppa dei Moschettieri toglie al torneo parigino il punto di riferimento sicuro, íl rifugio certo di ogni pronostico. Gli appuntamenti di antipasto sul rosso europeo hanno senza dubbio consolidato delle gerarchie, ma due settimane intense e la fatica fisica e mentale delle partite tre su cinque possono sempre celare delle insidie. Malgrado l’avvicinamento al Roland Garros non sia stato brillante, credo che Novak Djokovic vada considerato il primo favorito. Ha l’esperienza per gestire il logorante cammino di un torneo del genere e la mancanza di Nadal fornisce carburante aggiuntivo alle sue ambizioni: l’11 giugno, giorno della finale, potrebbe ritrovarsi da solo al comando della classifica degli Slam con 23, senza dimenticare che il traguardo del Grande Slam, fallito d’uno soffio due anni fa, rimane in testa ai suoi sogni. L’incognita, ovviamente, riguarda le condizioni del gomito destro sofferente e l’eventuale necessità, per Nole, sceso al numero 3 del mondo, di battere i primi due giocatori della classifica per aggiudicarsi il torneo. A Barcellona e Madrid, vinti in carrozza, Alcaraz ha mostrato di poter trattare la terra rossa come un dominio personale. A Roma si è limitato a timbrare il cartellino per tornare n.1 del mondo, e le quasi due settimane di riposo successive ci restituiranno sicuramente un giocatore al massimo della forma. Con la ritrovata freschezza atletica, la sua completezza tecnica potrebbe esaltarsi, ma lo spagnolo dovrà essere capace di gestire la pressione del primo Slam affrontato da numero uno dei mondo […]. La vittoria agli Internazionali non può essere certo archiviata alla voce fortunato incidente di percorso: a Roma Danill Medvedev ha dimostrato di aver finalmente appreso l’arte del gioco e dei movimenti sulla terra. Del resto, più che di idiosincrasia tecnica, si trattava soprattutto di un blocco mentale. È vero che il rosso probabilmente non sarà mai la sua superficie d’elezione, però le sue enormi doti in difesa, la capacità di far giocar male gli avversari e la fiducia incamerata con gli eccezionali risultati di questo scorcio di stagione lo inseriscono senz’altro nel ristretto novero dei favoriti. […] Sinceramente, ero convinto che Tsitsipas sarebbe arrivato a Parigi con almeno un titolo importante sulla terra: ci andato vicino a Barcellona, ma come ormai è una costante nella sua carriera, gli manca sempre un centesimo per arrivare a un euro. Eppure, per le sue caratteristiche tecniche, non si può non inserirlo tra possibili contendenti al titolo. Sul suo stesso piano, però, metto il ragazzino terribile Rune, anche se resta da verificare sul campo la resistenza alle due settimane: tuttavia per talento e personalità non mi stupirei di vederlo compiere un lungo cammino nel torneo. Dopo la prova opaca a Roma, Sinner è chiamato a un rapido riscatto, per il quale possiede senza dubbio tutte le qualità. Per una volta, il sorteggio sembra dargli una mano, ma sarà fondamentale per Jannik non sprecare energie preziose nelle prime uscite, magari complicando partite già vinte. L’obiettivo sono i quarti contro Medvedev […]. Quanto a Musetti, Parigi è l’occasione per dimostrare che sulla terra il suo gioco vario e spumeggiante può impensierire ogni avversario, ma il sorteggio non è stato così benevolo: Norrie al terzo turno è un osso duro e poi gli ottavi con Alcaraz farebbero tremare i polsi. […]

Alcaraz e Sinner, le stelle più attese all’esame rosso (Daniele Azzolini, Tuttosport)

 

Il ritorno di Carlos Alcaraz nel triangolo più famoso del tennis su terra rossa, là al Bois de Boulogne, serrato tra Avenue de la Porte d’Auteuil e il Boulevard dedicato all’antico comune cui la Porta dava accesso, vive delle stesse attese che 18 anni fa – era il 2005 – quella stessa Francia innamorata di tutto ciò che di magico, e di sorprendente o improponibile si possa architettare con una racchetta, aveva riservato a Rafa Nadal. Tra i due, il campione uscente e il favorito subentrante, stabilito che esistano attinenze ma non vere e proprie somiglianze tennistiche come aveva avallato una stampa spagnola mossa dal frettoloso entusiasmo con cui di norma si sparano le balle più grosse, corre però un filo comune. Quello che il pubblico stesso ha finito per tendere tra l’uno e l’altro, avvicinandoli proprio per la loro capacità di accendere la miccia a colpi che lasciano di stucco. Al solo osservare Alcaraz, pare s’ingeneri un forte bisogno di imitazione, uguale a quello che muoveva Nadal. Una necessità in qualche modo simile alla “sindrome da Cavalcata delle Valchirie” molto ben descritta da Woody Allen.. . «Ogni volta che ascolto il terzo atto dell’Opera di Richard Wagner avverto la necessità di invadere il giardino del mio vicino di casa». Allo stesso modo, i colpi di Carlos, come quelli di Rafa a suo tempo, finiranno in tutti i circoli di Parigi, a uso e consumo di tutti gli appassionati che vogliano scoprire come trasformarsi da tennisti in artificieri della domenica. Eppure, non è la prima volta che Alcaraz gioca al Roland Garros. E sebbene la sua conquista sia giunta – alla stessa età, 19 anni, in cui Rafa vinse Parigi – sul cemento degli US Open, i francesi, e certo anche gli spagnoli, sono convinti che saranno questi i campi del futuro impero di Carlos. L’anno scorso lo videro in una versione non ancora compiuta, poco consapevole della sua forza. Rischiò tanto in secondo turno con Ramos Vinolas, che lo costrinse al quinto set, poi dette il meglio con Korda e Khachanov, ma non con Zverev, che aveva sconfitto in finale a Madrid. Usci nei quarti, lasciando la sensazione chiara che i campi di terra rossa più lenti, non siano adeguati al suo tennis di strappi e rincorse. È da queste osservazioni che Alcaraz è chiamato a riprendere il discorso. E dovrà mostrare altro, se vorrà essere il campione di oggi o dei futuri Roland Garros. «Vergo da un periodo molto intenso. Non ho giocato a Melbourne, dove ero convinto di poter fare bene, ma poi ho ottenuto risultati importanti, a parte Roma, dove pero ho ripreso la vetta della classifica. Ho avuto dei giorni di riposo imprevisti, sono stato un po’ in famiglia, ne sentivo il bisogno. Poi ho ripreso gli allenamenti, che tra una partita e l’altra ero stato costretto a trascurare. Sono qui per giocarmela al meglio. Riposato e pronto a gettarmi nella mischia», ha detto nella prima conferenza stampa parigina, dopo essersi augurato di vedere Nadal presto in campo, ed essere al suo fianco su questi stessi campi per i Giochi 2024. «Io e lui in doppio, sarebbe magnifico». Primo avversario Flavio Cobolli. […] Flavio è alla sua prima qualificazione in uno Slam, e sta crescendo. Vale i primi cento, e questo è l’obiettivo del 2023. Alcaraz ha un altro passo, ma con gli italiani non si è mai trovato a proprio agio. Le ha prese da Berrettini e da Sinner, e ha rischiato di brutto anche con Zeppieri l’anno scorso nei quarti di Umag. Flavio ha intenzione di fare bella figura. «L’idea di sfidare il numero uno sul Centrale, mi dà forza. In fondo, si gioca a tennis per avere queste opportunità, no?». E’ un’Italia di molte risorse, ma stretta a doppio filo a Sinner, alla sua voglia di far bene, che non manca mai. Anche su di lui e il suo tennis, pero, pendono gli stessi dubbi che si coagulano intorno ad Alcaraz, e cioè che si trovi meglio sui rimbalzi regolari e veloci di una superficie in cemento. «Mah, su questi campi mi sono trovato sempre bene», risponde, «stavolta vi giungo rilassato e ben preparato. Non guardo mai il tabellone. Preparo le partite tenendo conto dell’avversario, ma senza andare oltre con lo sguardo. C’è un bel gruppo di italiani quest’anno, addirittura nove. Ci manca Berrettini. Ma ha un gran carattere e sono convinto che presto sarà di nuovo fra noi». […] «Non esistono strade facili per giungere al successo. Manca Nadal, ma non altri tennisti considerati tra i più forti. Anche io mi considero in questo gruppo, punto al numero uno, alle grandi vittorie. Credo anche di aver dimostrato di essere forte dentro. Ogni torneo può diventare quello della grande impresa, lavoro per questo. Intanto, voglio andare alle Finals di Torino. Sono messo bene in classifica. Sta a me continuare così».

Parigi al via. Sinner: voglio diventare numero 1 (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Quarant’anni dopo l’ultima impresa di un francese, con Yannick Noah che domava Mats Wilander, il Roland Garros numero 127 parte oggi sulla terra rossa di Parigi con quasi 50 milioni di euro di premi, nel nome del grande assente, il 36enne spagnolo Nadal, l’infortunato campione uscente e primatista-record 14 volte. In pole position fra favoriti i due ventenni Alcaraz e il danese Holger Rune, quindi l’ultimo dei Fab Four, Djokovic, che s’è spento dopo il 22° trionfo Slam (co-record con Nadal) agli Australian Open di gennaio, lo specialista Tsitsipas, il 21enne italiano Jannik Sinner e due russi, Medvedev, neo campione di Roma, e Rublev, mai protagonista nei Majors. Oggi fanno l’esordio 3 dei 9 italiani: Matteo Arnaldi (n. 109)-Galan (Col, 90), Lorenzo Musetti (18)-Mickael Ymer (Sve, 53) e Lorenzo Sonego (45)-Shelton (Usa, 35). […] Intervistato da Supertennistv, Sinner, confessa: «Se chiudo gli occhi, il mio obiettivo è di andare il più avanti possibile in classifica e come persona. Il sogno è diventare numero 1 del mondo, e darò tutto quello che ho per riuscirci. Poi se non ci arriverò, mi basterà non avere rimpianti, non pensare di non aver dato il 100%». A Parigi, difficile uscire dal trio di favorite Swiatek-Sakalenka-Rybakina, con outsider Krejcikova e Garcia. Oggi debuttano 2 delle 6 azzurre: Giorgi (n. 36)-Cornet (Fra, 50), Errani (70)-Teichman (75).

Senza Federer e Nadal dopo 25 anni (Stefano Semeraro, La Stampa)

Comincia il Roland Garros e, stranissima sensazione, non c’è Nadal. Era dal 2005 che Rafa non marcava visita, dal 1998 che al via non si presentavano né lui né Federer (nel ’99 Roger entrò con una wild card), stavolta il Campeon non ce l’ha fatta a riprendersi dall’infortunio che lo infastidisce dagli Australian Open. L’appello monco certifica la fine di un’epoca, con annesso senso di spaesamento. Chi vincerà? Dopo 14 trionfi del Cannibale, l’ultimo l’anno scorso, non eravamo più abituati a chiedercelo, ma superata la vertigine si aprono prospettive interessanti. I favoriti, anche secondo i bookmaker, sono quattro, guarda caso gli stessi che possono ambire/sperare di ritrovarsi al numero 1 fra due settimane. In ordine di classifica: Carlitos Alcaraz, che n. 1 lo è appena ri-diventato; Daniil Medvedev, l’unico a vincere 5 tornei nel 2023, compreso il primo sulla terra a Roma; Novak Djokovic, che a 36 anni insegue il 23esimo Slam che gli consentirebbe di staccare Nadal; Stefanos Tsitsipas, l’eterno incompiuto ancora alla caccia del primo major. Poi, certo, la meglio gioventù: Holger Rune, i nostri Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, il finalista dello scorso anno Casper Ruud, Felix Auger Aliassime. Dopo anni di quasi dittatura scopriamo uno Slam aperto, programmaticamente incerto, in un tennis che sta scremando la sua nuova classe dirigente ma non ha ancora battezzato un leader maximo – ammesso che sia possibile, fra discontinuità e infortuni agevolati da un groviglio di concause. […]

Gioia Bronzetti, a Rabat il primo titolo WTA (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Quale luogo migliore di Rabat – città “fortezza della vittoria” – per aggiudicarsi il primo titolo in carriera? Per Lucia Bronzetti da Rimini quella di ieri, più che una finale assomigliava a un appuntamento col destino: diabolico tanto nell’individuare la capitale del Marocco quale sede dell’incontro quanto nel metterle di fronte un’avversaria, l’austriaca Julia Grabher, simile per ranking e record stagionale e come lei dalla bacheca ancora sguarnita. Occorreva essere forti. E il percorso fatto nel torneo dall’italiana, da lunedì nuova n.65 del mondo, era di quelli che non potevano certo arrestarsi di fronte aIl’ultimo ostacolo, specialmente dopo una semifinale dominata e vinta in due set contro l’americana Stephens. Momento e condizione avevano, infatti, trovato conferma in un primo set da lei chiuso agevolmente, ma è stato nei successivi due parziali che la riminese ha dato i meglio di sé ribaltando l’inerzia di un match che, complici errori e paure, Grabher era riuscita a riportare dalla sua. Sul 5-4 in suo favore e a due punti dalla vittoria, Bronzetti aveva infatti finito col perdere il servizio due volte regalando il set all’austriaca, cinica nel cogliere al volo l’occasione e lucida nel concretizzarla con un altro break in avvio di terzo set. Scossa e costretta a difendere tre palle break sul 3-1, l’italiana è invece riuscita a inanellare ben quattro game consecutivi ripresentandosi ancora una volta alla battuta per il match inciampando però nuovamente in due gratuiti di troppo. Anziché paralizzarla, la beffa patita poco prima è risuonata invece come un allarme cui la ventiquanrenne ha risposto con maturità aggredendo il servizio della rivale e chiudendo il match nel game successivo alla prima occasione. «Sono felicissima per il mio primo titolo, grazie al mio team: senza di voi non sarei qui oggi», ha dichiarato emozionata l’allieva di coach Piccari a fine match. E lui ha risposto così: «E’ un titolo inaspettato ma era entrata in un buon momento di forma dopo il Foro Italico e Firenze. Bravissima, né la sfortuna e né le difficoltà sono riuscite a scalfire la sua forza di volontà che deve restare il marchio di fabbrica». […]

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Rassegna stampa

C’era una volta Rafa. Parigi è in cerca di un nuovo padrone (Azzolini). Tutti contro Alcaraz (Bertolucci, Nizegorodcew).

La rassegna stampa di venerdì 26 maggio 2023

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C’era una volta Rafa. Parigi è in cerca di un nuovo padrone (Daniele Azzolini, Tuttosport)

L’addio di Rafa, immediato forse no, prossimo di sicuro, accentua nei tennisti quel senso di libertà che viene dall’essersi sottratti al giogo ventennale, e fa sentire amica la democrazia, che in ambiente agonistico è strumento potente sebbene a nessuno sia dato conoscere le ricadute che potrebbe avere. Il Roland Garros indossa la sua miglior veste “open”, e lo fa con accortezza, distribuendo il tabellone nel modo più appropriato, quasi a dare risalto alle possibilità di ognuno dei più alti in classifica, che poi è il tema conduttore di questa edizione senza padroni. Sbaglierebbero i primi, i più forti, a sentirsi già nei quarti, pronti alle sfide che alla fine risulteranno decisive, ma a colpo d’occhio il sorteggio ha offerto spazi di manovra a dir poco invitanti a ognuno di loro. Per una volta, la lista degli ipotetici quarti di finale, potrebbe davvero assumere forme realistiche, senza causare sin dai primi confronti sul campo, eccessive mortificazioni ai giornalisti che l’hanno veicolata. Quest’anno, per la prima volta, (1) Alcaraz-(5) Tsitsipas, (3)Djokovic-(7)Rublev, (6)Rune-(4)Ruud e (8) Sinner-(2)Medvedev, valgono davvero una piccola scommessa (io non posso farle, voi andateci piano, 5 euro bastano) presso il vostro bookmaker preferito. E’ il primo Roland Garros senza Nadal e Federer, che si sono spartiti le prime due piazze sul rosso fino all’arrivo di Djokovic. Hanno giocato quattro finali, due semifinali e le ha vinte tutte Rafa […]. Djokovic entrò compiutamente in scena nel 2006 e ha condiviso con Nadal dieci Roland Garros, finendo per le terre in otto occasioni. Tre finali, quattro semi e tre quarti. Rafa non fu mai sconfitto in finale, ma lasciò al serbo la semifinale del 2021, nell’anno che sembrava destinato a chiudersi con la conquista del Grand Slam da parte del Djoker. Medvedev la pensava diversamente… Mi è capitato spesso di descrivere i tornei come sorretti da un pensiero, e una personalità, quasi umani. Niente di Animistico nel descriverli così, posso assicurarlo, ma la sensazione che seguano un loro disegno, a volte, non riesco a scacciarla. Così, l’idea che dietro questa abbondanza di democrazia rivolta ai molti iscritti alla lista dei possibili vincitori, vi sia un torneo alla ricerca di una nuova iscrizione al Club degli Imbattibili, in modo da ripristinare rapidamente i termini della disputa come una sfida al più forte, al padrone della terra rossa, che devo dire, bussa con forza nella mia testa. Se fosse vera, la domanda sorgerebbe spontanea… Chi dopo Nadal? In due non hanno paura a dichiararlo apertamente. Anzi, l’hanno già fatto. Alcaraz accogliendo la sconfitta a Roma con l’ungherese Marozsan (battuto nelle qualifiche parigine dal diciottenne cinese Juncheng Shang) come un’occasione per «riposare e prepararmi al meglio per Parigi». E Rune, che ha ringraziato Roma per l’affetto e per averlo preparato al meglio per le fatiche del Roland Garros. Djokovic ha le sue chance, ma a Roma è sembrato parecchio lontano dalla forma migliore. Medvedev ha vinto gli Internazionali e mostrato un tennis che può funzionare bene anche a Parigi. Sinner è in quinta posizione, come Tsitsipas, Ruud e forse Rublev. Pronti ad approfittarne, ma di un tanto sotto gli altri. Alcaraz ha Musetti (subito contro Ymer) o Norrie negli ottavi. Tsitsipas chiederà il via libera ad Auger-Aliassime, che in primo turno affronta Fognini. Djokovic potrebbe ritrovare Cecchinato (al via con van Assche, diciottenne francese) o Davidovich-Fokina in terzo turno, Hurkacz negli ottavi, ma sta meglio di altri e punta dritto alle semifinali (contro Alcaraz). Nell’altra metà del tabellone, Rune vede una semifinale con Medvedev. Sinner comincia contro Muller, ma prima di Medvedev potrebbe incrociare Zverev negli ottavi. Tra gli altri italiani, Sonego ha un pessimo avvio contro Ben Shelton, e in caso di vittoria troverebbe Humbert o Mannarino con la Francia intera, sul proprio cammino. Vavassori e Zeppieri, già promossi nelle qualifiche (in attesa di Cobolli), attendono l’assegnazione di un posto in tabellone. Poi le ragazze. Sarebbe interessante se la sfida in atto tra Swiatek e Sabalenka trovasse in finale l’approdo conclusivo. […]

Tutti contro Alcaraz (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

 

Niente sarà mai più come prima al Roland Garros. Non trovare ai nastri di partenza il re della terra battuta che ha alzato il trofeo per ben 14 volte non può lasciarci indifferenti. Rafael Nadal ha provato in tutti i modi a tornare a giocare nel suo regno del Bois de Boulogne, ma il suo fisico, provato dalle mille sfide sostenute, ha detto no. Rafa sul rosso e ancor di più sulla lunga distanza era praticamente imbattibile e toglieva il gusto di pronosticare il vincitore. L’amarezza dei tifosi per l’assenza dello spagnolo sarà comunque bilanciata dal sospiro di sollievo dei colleghi che, finalmente, potranno affrontare le due settimane parigine con prospettive più accattivanti. A partire proprio dal nuovo numero uno mondiale Carlos Alcaraz. Il passo falso di Roma non può sminuire le credenziali di Carlos che, seppur molto giovane, possiede la personalità, II bagaglio tecnico e la gagliardia fisica per disimpegnarsi a dovere. Le quasi due settimane di riposo lo avranno certamente ritemprato, il numero uno nuovamente raggiunto rappresenterà una motivazione in più ma allo stesso tempo lo sottoporrà a pressioni enormi che dovrà essere in grado di gestire mentalmente. La vittoria al Foro Italico e una parte di tabellone meno affollata da nomi pesanti hanno intanto prepotentemente alzato le quotazioni di Daniil Medvedev. Se il russo è stato in grado di domare i campi lenti e le palle pesanti del torneo romano, dovrebbe essere in grado di destreggiarsi a dovere su quelli più rapidi di Parigi. Finalmente adesso dimostra di aver digerito anche la superficie più ostica grazie all’intelligenza tattica e alla tenacia nel voler tornare in alto nel ranking. Lo scivolamento al terzo posto in classifica di Nole Djokovic ha procurato uno sbilanciamento nel tabellone e più precisamente nella parte superiore: il Djoker troverebbe eventualmente Alcaraz già in semifinale, l’ipotesi peggiore per lui. Il campione serbo viene da un periodo avaro di successi e approda al Roland Garros con poca fiducia e un gomito che non mette giudizio, ma se c’è un giocatore nel lotto degli iscritti capace di gestire e risolvere i problemi più complessi e sicuramente lui. Ha puntato la stagione sul raggiungimento del Grande Slam e, dopo aver vinto la prima tappa in Australia, non vorrà di certo farsi sfuggire la seconda e di conseguenza il grande sogno, sfuggito per una sola partita nel 2021. La sfrontatezza di carattere non preclude a tutti noi di ammirare le enormi qualità tecniche e fisiche di Holger Rune. Solo la giovane carta d’identità e la scarsa esperienza potrebbero tarpare le ali al danese dalla debordante personalità. Tsitsipas e Rublev dovranno sgomitare parecchio per farsi largo in mezzo a una concorrenza molto agguerrita. In partenza non conosco sorteggi favorevoli nei tornei importanti, ma in particolare nei tabelloni a 128 si possono liberare spot che al momento della compilazione sembravano impossibili da raggiungere. L’importante è farsi trovare pronti nel momento in cui la strada dovesse presentarsi meno impervia. Questo potrebbe accadere nella parte bassa anche al nostro Jannik Sinner, testa di serie numero 8. Non dovrà però caricarsi di troppe aspettative che irrigidiscono il braccio, tolgono sensibilità e appannano le idee. […]

Tutti contro Alcaraz nell’anno 1 dopo Nadal (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)

L’album più ascoltato fu “Buoni e Cattivi” di Vasco Rossi, l’Oscar per il miglior film andò a “Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re”, mentre la Serie A era stata appena conquistata dal Milan di Shevchenko e Kakà. Nel maggio del 2004 Rafael Nadal, che all’epoca era già un Top 50 ATP non partecipò al Roland Garros a causa della frattura dello scafoide del piede sinistro. Da quel momento, sino a oggi, Rafa non aveva mai saltato il “suo” torneo. Nel frattempo Carlos Alcaraz aveva appena spento la prima candelina. Diciannove anni dopo Parigi è pronta a vivere una nuova edizione senza Nadal. Una sensazione strana, che si respira in ogni angolo dello splendido impianto francese: dalla sala stampa al “Philippe Chatrier” (campo centrale) sino al “Suzanne Lenglen” e, soprattutto, alla Players lounge, dove i giocatori si chiedono chi sarà il prossimo vincitore. Carlos Alcaraz è l’erede designato. Nel circuito ATP e, ancor di più, sulla terra rossa di Parigi. Il paragone, che sia forzato o meno, risulta inevitabile. Rafa aveva compiuto 19 anni da due giorni quando nel 2005 conquistò per la prima volta (alla prima apparizione) lo Slam francese, anche se la vetta del ranking arrivò solamente nell’agosto dei 2008. Ma, in quel caso, c’era un certo Roger Federer a farla da padrone (soprattutto sulle altre superfici) . Carlos Alcaraz al numero 1 è giunto in anticipo. Addirittura da teenager. Oggi, a 20 anni, è il principale favorito per il primo Roland Garros, ma la sensazione è che abbia un margine davvero sottile sui diretti inseguitori, in particolar modo su Djokovic. La pressione dell’erede è una variabile impazzita e il passaggio del testimone è tutt’altro che scontato. Le prove di forza di Carlos Alcaraz nel 2023 sono state impressionanti: sette tornei giocati, quattro trofei alzati al cielo e la miseria di tre match persi su 33 disputati. Ma la sensazione di dominio assoluto, che il miglior Nadal dava sul “rosso”, non è ancora paragonabile al regno di “Carlitos”. I favori del pronostico non sono facili da gestire, soprattutto se gli avversari sono agguerriti, determinati e (almeno alcuni) in grande forma. Lo scorso anno la più grande delusione di Alcaraz arrivò proprio al Roland Garros, quando fu sconfitto in quattro set da Alexander Zverev. Novak Djokovic non arriva a Parigi al top della condizione, ma va considerato che il campione serbo ha ormai come obiettivo solamente i tornei del Grande Slam. In Australia ha vinto e convinto e, nonostante qualche acciacco, la sensazione è che si sia preparato al meglio per alzare il livello proprio al Roland Garros. La nuova classifica ATP che ha visto Djokovic scivolare al terzo posto, ha cambiato le carte in tavola delle teste di serie e la sfida con Alcaraz dovrebbe verificarsi (se non ci saranno sorprese) in semifinale. Una difficoltà in più per lo spagnolo, che dovesse superare l’ostacolo Nole arriverebbe in finale, potenzialmente, con tante energie fisiche e nervose già sprecate. […]

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