Fognini-Medvedev finale a Diriyah, esibizione o partita vera? Daniil: "Dipende da lui"

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Fognini-Medvedev finale a Diriyah, esibizione o partita vera? Daniil: “Dipende da lui”

DIRIYAH – Il russo, a metà dicembre, sembra già (tornato) un rullo compressore. “I limiti esistono e voglio scoprire dove sono i miei”. Fabio dà spettacolo con Monfils e conferma che per l’ATP Cup è più no che sì

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Daniil Medvedev - Diriyah Tennis Cup (via Twitter, @DiriyahCup)
 

da Diriyah, il nostro inviato

Sarà pure che l’Arabia Saudita ha avuto il tennis per la prima volta, ma deve ancora fare la conoscenza del terzo set. E dire che la curiosità ci sarebbe, poiché il formato della Diriyah Tennis Cup impone che a decidere le partite in bilico sia un match tie-break come quello del doppio, ma di partite in bilico ancora non se ne sono viste. Fabio Fognini e Daniil Medvedev hanno dominato le rispettive semifinali con Monfils e Goffin e domani si sfideranno in finale, mentre a contendersi lo strambo titolo del vincitore del tabellone di consolazione saranno John Isner e Jan-Lennard Struff. Il tedesco ha battuto il ‘sostituto’ Mmoh e non Pouille perché il francese si è ritirato prima del match in via precauzionale.

Fabio continua a trovarsi piuttosto bene in questo contesto d’esibizione, se poi gli mettono di fronte Monfils la deresponsabilizzazione è tale che può soltanto venirne fuori un’oretta di tennis molto divertente, un tennis per forza di cose arabesco tra giochi di polso e ricami. Nel secondo game del secondo set i due si mettono a cazzeggiare allegramente a rete, e addirittura Monfils manda la palla con la testa a Fognini che di rimando sbaglia; l’arbitro gli toglie il punto anche se a rigor di regolamento avrebbe dovuto concederglielo, poiché la palla può essere colpita solo con la racchetta. Quattro game più tardi il cazzeggio si estende ai primi tre punti del game, e l’arbitro forse per recuperare una parvenza di serietà impone che si ricominci il game dall’inizio: i due discoli eseguono e Fabio lo porta a casa, gettandosi poi a terra per fingere una massima gioia. Il – poco – pubblico si diverte, è evidente che questi due sono tagliati per questo formato.

Fabio Fognini – Diriyah Cup 2019 (via Twitter, @DiriyahCup)

Chissà se domani anche Medvedev avrà voglia di prestarsi al giochino. Il russo, intervistato dopo la vittoria su Goffin – terza del 2019, ha perso solo a Wimbledon dopo cinque set molto lottati – dice che lascerà ‘decidere’ l’italiano: “Magari non sono il più grande intrattenitore nel mondo, ma sto provando a mostrare del buon tennis. Dipenderà più da Fabio, se riuscirà a rimanere rilassato – certo non sarò io a dirgli ‘Fabio, calmati!’, scherza Daniil – e prenderà il match seriamente fin dal primo punto sarò lì con lui, se inizierà in modo un po’ più rilassato magari gli darò un po’ di corda. Il mio obiettivo rimane vincere il torneo“. Anche perché la finale assegnerà mezzo milione al vincitore, che si aggiungerà al mezzo milione che Fognini e Medvedev hanno già guadagnato. “Un milione fa una bella differenza“, dice candidamente Daniil, “è un bel bonus anche se non si gioca soltanto per soldi“.

La sensazione, comunque, è che a Medvedev da qualche tempo perdere piaccia davvero poco, e che il suo comportamento – dentro e fuori dal campo – si stia modellando sulla sua stessa ambizione, creando così una dicotomia per descrivere la quale prendiamo in prestito la definizione di un nostro utente: Daniil appare davvero perfettamente razionale ma non dobbiamo dimenticarci del suo essere, anche, totalmente emozionale come ha ampiamente dimostrato la sua storia di amore e odio col pubblico di New York (insultato a più riprese e poi riportato a sé dopo la splendida finale contro Nadal). E come ha dimostrato in passato lanciando monetine, rompendo racchette, perdendo il controllo.

Ci sono ancora molte partite in cui devo dimostrare di essere davvero migliorato, e lo so bene. Non starò qui a vantarmi di non aver rotto nessuna racchetta quest’anno e di essere stato ‘perfetto’. Devo provare a me stesso di poter essere migliore in ogni aspetto, non soltanto a livello di tennis, e voglio scoprire dove sono i miei limiti, se ne esistono, visto che molte persone dicono che i limiti non esistono: io credo che invece i limiti esistano e voglio scoprire dove sono i miei“.

Fognini invece conferma che difficilmente giocherà l’ATP Cup, rispondendo a una domanda sulle competizioni a squadre – “Ne ho giocate due su tre, Laver Cup e Davis Cup, per la terza al momento direi di no” – come ci aveva già fatto intuire ieri, e conferma anche il suo ottimo umore. Arriva in conferenza stampa accompagnato da Stefano Barsacchi, che qui sostituisce Barazzutti, e parla di come sta approcciando la sgambata di Diriyah: “Credo sia stato bello per il pubblico. A volte si gioca, a volte si scherza, mi sento a mio agio e poi è positivo perché ho l’occasione di giocare due o tre partite in pre-season e non sono molto lontano da casa, appena cinque ore di volo. Cercherò di essere pronto per il 2020, anche se non so dove comincerò“. Priorità a Flavia, come è giusto che sia. Ma intanto facciamo divertire un po’ gli arabi e magari vinciamo questo (altro) mezzo milione, che farebbe all’incirca 850-900mila pannolini: per la piccola dovrebbero bastare.

Semifinali

[4] F. Fognini b. [2] G. Monfils 6-4 6-4
[1] D. Medvedev b. [3] D. Goffin 6-3 6-3

Tabellone di consolazione

J. Isner b. S. Wawrinka 7-6(4) 7-5
J-L. Struff b. M. Mmoh 6-4 6-1

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