Rassegna stampa
Schiavone, incubo finito: “Ho sconfitto il cancro, adesso torno a sognare. E magari alleno la Halep”
Nella rassegna stampa del 14 dicembre, gli articoli pubblicati da Gazzetta dello Sport e Corriere dello Sport su Francesca Schiavone. “Allenare? Un italiano, o magari Halep”. Le parole di Barazzutti: “Può essere utile al nostro tennis”
Schiavone incubo finito. “Ho sconfitto il cancro, adesso torno a sognare. E magari alleno la Halep” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Meno di un minuto per ritrovare la vita. In quei 55 secondi dati in pasto al mondo su Instagram, Francesca Schiavone condensa le emozioni di mille e mille partite, di mille e mille vittorie. Offrendole a chi l’ha amata, seguita, tifata, osannata con il corredo di un sorriso che racconta la gioia del successo più importante di tutti, contro un rivale tremendo. La trionfatrice del Roland Garros 2010, uno dei momenti più alti nella storia dell’intero sport italiano, ci aveva assestato un pugno nello stomaco a Trento, presentandosi dolente e smagrita nel collegamento video con il Festival dello Sport. Ora, a due mesi di distanza, la paura viene esorcizzata da una story di 55 secondi, appunto, in cui Francesca annuncia che la leonessa ha vinto anche questa terribile sfida […] Game, set, match: Schiavone batte malattia due set a zero. Nella voce tornata euforica, nel gaudio delle sue parole, si sublima l’enorme contentezza di un duello all’apparenza senza scampo, affrontato con il coraggio e la voglia di superare ogni ostacolo come in una finale che non si poteva perdere, anche se i ricordi bruciano ancora: «Nonostante tu sia un’atleta, tu sia abituata alla competizione, una notizia del genere ti taglia le gambe. Ma non voglio voltarmi indietro, voglio guardare al futuro, a quello che posso ricominciare a costruire». Prima di tutto, il pieno recupero fisico: «La priorità è recuperare la piena efficienza fisica, tornare in forze, ritrovare completamente la salute. Non sapete com’è meraviglioso adesso alzarsi al mattino, ascoltare il proprio respiro e sussurrare “sì, sto bene”». Prima di affrontare la malattia Francesca, ritiratasi nel 2018, gestiva in prima persona la sua accademia di tennis per bambini e aveva intrapreso ii percorso di allenatrice seguendo la Wozniacki. Si ripartirà da lì, ma un vulcano come la Schiavone, ora che la quotidianità è tornata a sorriderle, esplorerà orizzonti a 360°: «Ovviamente ritroverò i campi da gioco e riavvolgerò il filo di tutto quello che avevo lasciato, ma mi dedicherò anche all’organizzazione di eventi sportivi non solo relativi al tennis. Uno spazio importante sarà riservato ad attività legate a ciò che mi è appena successo, e poi ci saranno due grandi sorprese tennistiche che mi sono appena state comunicate e che vi svelerò nei prossimi giorni». Un entusiasmo che apre il cuore, il suo e i nostri, pronto a riversarsi nella ripartenza di una nuova fase dopo il buio e lo spavento. Così, Francesca non pone limiti ai desideri: «Se dovessi tornare ad allenare, mi piacerebbe stare all’angolo di un giocatore o di una giocatrice italiani, per tenere alti i nostri colori e per condividere un’esperienza comune. Se invece la proposta arrivasse dall’estero, sarei onorata di allenare la Halep, perché è una ragazza seria, di talento e con le potenzialità per tornare numero uno del mondo e rimanerci a lungo» […] Addio dunque a Miami, dove si trasferì dopo il ritiro agonistico: «Non appena mi è arrivata la diagnosi, sono tornata a Milano, dai miei genitori. Se non ci fossero stati loro, forse non avrei avuto la forza di affrontare a testa alta la malattia» […] E quando il destino ti affronta a muso duro, chiedendoti una resistenza sovrumana alle intemperie della vita, comprendi davvero quali siano le persone che hai portato e continuerai a portare nell’anima e quelle di cui invece potrai fare a meno: «È assolutamente così — conferma la vincitrice di tre Fed Cup – e quindi, accanto a papà e mamma, credo sia giusto che io rivolga un pensiero riconoscente e di grande affetto alla dottoressa Cantonetti e alla sua equipe per l’enorme abnegazione e professionalità, nonché a una donna che è sempre rimasta nell’ombra ma mi ha dato una forza incredibile, Virginia Formica (figlia di Luigi, storico medico di Francesca, ndr), che per me ormai è quasi una sorella». Durante la degenza e i pesanti cicli di chemio, la campionessa ha provato a evadere dai pensieri negativi aggrappandosi ai programmi tv: «Ormai sono una grande esperta di serie e telefilm – sorride — però non ci crederete ma un ringraziamento speciale devo riservarlo ai tennisti uomini italiani». La ragione è presto svelata: «Ho avuto tempo di seguirli con più attenzione e guardarli giocare mi ha davvero divertito. Fognini, Berrettini, Sonego e nelle ultime settimane Sinner sono stati semplicemente fantastici, ovviamente con Fabio c’è un feeling più approfondito, ma degli altri conosco l’ambiente da cui arrivano e la bravura dei loro allenatori: la cosa bella è che tutti loro si meritano di stare dove sono arrivati. E mi hanno colpito non solo per la qualità del gioco, ma anche per gli enormi margini di crescita che ancora si portano dietro e che possono portarli a livelli addirittura più alti» […]
Schiavone: “La mia vittoria” (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport)
Stavolta è stata tosta. Perché al posto dei set ci sono stati tre cicli di chemioterapia e l’avversario era feroce, un linfoma di Hodgkin scoperto mentre si trovava a Montecarlo per tifare Fabio Fognini, il suo ‘fratello minore’, il marito della sua amica e rivale di sempre Flavia Pennetta. Ma Francesca Schiavone, numero 4 del mondo del tennis nel 2011, non è solo una delle più grandi campionesse della storia dello sport italiano. È soprattutto una che non molla mai. «Vi racconto cosa è successo negli ultimi sette mesi della mia vita», ha spiegato con un video postato ieri su Instagram la campionessa del Roland Garros 2010, prima italiana di sempre ad alzare un trofeo dello Slam, che dopo il ritiro dello scorso anno si era eclissata anche dai social. «Mi è stato diagnosticato un tumore maligno. È stata la lotta più dura che ho affrontato, in assoluto. La cosa più bella è che sono riuscita a vincere questa battaglia. E quando me l’hanno detto qualche giorno fa sono esplosa dalla felicità. Ancora adesso vivo di felicità, la posso tagliare con il coltello. Sono già pronta sia qui (toccandosi il cuore, ndr) che qui (toccando la testa, ndr) ad affrontare i nuovi progetti che già avevo, ma che non potevo affrontare. Quindi ci rivedremo presto. Sono felice di quello che sono adesso». La sua malattia è stato il segreto meglio conservato del 2019, in tanti nell’ambiente sapevano, nessuno ha detto niente. Per amore, per rispetto […] «Sei la numero 1, fighter; te quiero hermana major!», ha commentato su Instagram Fabio Fognini, mischiando lingue ed emozioni. «Ora goditi a full sti progetti, e si te stessa sempre!». Suggerimento genuino, di cuore, ma in fondo superfluo. Francesca se stessa lo è stata sempre, in campo come nella malattia, una che la vita se la vuole gustare tutta, e soprattutto a modo suo. Nei lunghi mesi di cure a Roma le è stato molto vicino anche Corrado Barazzutti, il suo ex capitano di Fed Cup, coach, e oggi amico carissimo. «A Francesca sono molto, molto affezionato – dice Corrado – Questo match è stato più duro di una finale del Roland Garros, ma lei è una grandissima lottatrice e ha vinto anche questa battaglia. A Francesca mi unisce una grandissima passione per il tennis, abbiamo continuato a parlarne insieme anche in questo periodo. Ha tantissimi progetti, e al nostro tennis può essere utile sotto tutti i punti di vista» […] La malattia è riuscita a tenerla sette mesi a fondocampo, ma alla fine si è dovuta arrendere. Da oggi si ricomincia, la Leonessa è tornata e il nostro tennis farà bene a tenersela stretta.
“Così ho sconfitto il cancro” (Diego De Ponti, Tuttosport)
Leonessa sempre, anche di fronte al male e alla commozione nel raccontare la sua battaglia. Francesca Schiavone si è presentata così, in un video messaggio su Twitter, per raccontare che ha giocato il match più difficile e lo ha vinto. L’ex tennista milanese ha descritto i 7 mesi in cui è stata impegnata nella lotta contro un tumore maligno «La lotta più dura in assoluto che ho mai affrontato» le parole di Francesca. […] Francesca Schiavone, la prima italiana a conquistare un titolo del Grande Slam in singolare, che ha cambiato la storia del tennis azzurro con il trionfo al Roland Garros, non ha perso lo spirito battagliero. Francesca mostra, nel video, il sorriso dei giorni migliori, perché questa sì è una vittoria speciale: «Ho fatto la chemioterapia e la cosa più bella è che sono riuscita a vincere questa battaglia. Quando me l’hanno detto qualche giorno fa, sono esplosa dalla felicità. E anche oggi vivo di felicità, la posso tagliare con un coltello». E lo spirito della Leonessa torna prepotente guardando al futuro: «Sono già pronta sia qui che qui – continua indicando testa e cuore – ad affrontare nuovi progetti che sto pensando, che avevo e non potevo fare. […] LA CARRIERA Trai messaggi di vicinanza quello dell’Inter: «La tua forza, il tuo coraggio, il tuo “ruggito” sono sempre un’ispirazione. Forza Leonessa». Nel corso della sua carriera, Francesca Schiavone ha vinto 8 tornei WTA in singolare e 7 in doppio. La vittoria nell’Open di Francia del 2010, battendo in finale l’australiana Samantha Stosur, l’ha resa la prima italiana a vincere un torneo del Grande Slam nel singolo. Nel 2011 la tennista lombarda ha raggiunto il quarto posto nel ranking WTA, eguagliando il primato azzurro di Adriano Panatta. Il ritiro dall’attività agonistica è arrivato nel 2018 ma dopo l’annuncio Francesca ha manifestato l’intenzione di non lasciare il mondo del tennis, dedicandosi all’attività di tecnico. Ora che la partita più difficile è stata vinta, quel progetto può diventare realtà. Con lo spirito di una leonessa.
Indomita Francesca. “Avevo un tumore. Ora sono tornata” (Gaia Piccardi, Il Corriere della Sera)
Felicità Smagrita ma sollevata […] Senza criniera, pallida e smagrita. Ma Francesca Schiavone, c’è poco da fare, è nata leonessa: «Ciao. Mi hanno diagnosticato un tumore maligno, è stata la lotta più dura che ho mai affrontato, ho vinto. E ora ho addosso una felicità tale che la potrei tagliare con il coltello». Bastano 55 secondi di verità su Instagram per scatenare una pioggia d’affetto social sulla guerriera emozionata che guarda dritto in camera senza paura come ha fissato negli occhi le avversarie in campo e la malattia nella vita. «Vi racconto cosa è successo negli ultimi sette mesi…». Ce lo racconta lei, come è giusto che sia, dopo che la notizia era filtrata nell’ambiente attraverso uno spiffero gelido, mentre gli amici stretti (Flavia Pennetta, pochissimi altri) si precipitavano a chiudere la finestra e a stringersi intorno. Montecarlo, aprile scorso. Francesca, che è stata la prima tennista italiana a conquistare un titolo del Grande Slam (Roland Garros 2010), la terza in assoluto nella storia dopo Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta, è nel Principato per fare il tifo per Fabio Fognini, l’amico di sempre (e marito di Flavia) che fa l’impresa e vince il torneo. È felice, ma preoccupata. Ha appena scoperto una ghiandola ingrossata. Farò degli esami, dice ripartendo verso uno dei mille progetti che popolano la sua esistenza da ex numero quattro del mondo. Quando li fa, la diagnosi è un pugno in faccia. Linfoma di Hodgkin. Tumore del sistema linfatico. Maligno, però curabile. […] Cominciano mesi di andirivieni tra Milano, dove tiene casa, e Roma, dove c’è il medico di fiducia che le organizza i cicli di chemioterapia. La sua presenza sui social, dove è sempre stata attivissima, si dirada; fino a scomparire. I capelli che cadono a ciocche sono un colpo duro da digerire. Ma Francesca non indietreggia. A metà settembre compare in video al Festival dello sport di Trento, in collegamento con la Pennetta. Si parla di tutto e niente, di quanto sarebbe divertente allenare Fognini: tutti e due duri fuori e morbidi dentro. Sorride perché ha promesso alla Gazzetta di esserci e una leonessa non si rimangia mai la parola. È magrissima, pelata, bianca come un’aliena. Ma non fa parola della malattia e il doveroso rispetto per il suo riserbo è totale. […]Next Gen a Milano, le Atp Finals a Londra. Come sta la Franci? Sai qualcosa? Il suo contatto con il mondo è l’amica Chiara, che lascia filtrare pochissimo: ti ringrazia, ti saluta. Fiato sospeso fino a ieri, quando la Schiavo, fedele a se stessa, ha ripreso in mano le redini della comunicazione social. Essenziale e diretta, come certi rovesci a una mano imparati dalla maestra Daniela Porzio e affinati con Barbara Rossi al Tennis club di via Arimondi, 126 anni di storia. Questa, che dura da 39, è la storia di Francesca Schiavone. Una settimana fa, la buona notizia: tumore regredito. Certo bisognerà rimanere sotto controllo, ma la palla esce ancora rotonda dalla racchetta: «Sono pronta, nel cuore e nella testa, per affrontare i nuovi progetti. Ci rivedremo presto. Felice di quello che sono oggi». Basta ruggiti. D’ora in poi soltanto (meritate) carezze
Il bacio e il perdono di Francesca (Gianni Clerici, La Repubblica)
Adesso capisco il bacio. Forse dovrei scrivere il perché del bacio. Francesca Schiavone me lo diede inaspettatamente su una guancia mentre ci trovavamo nella hall di un grand hotel. […] Quando aveva d’improvviso vinto il Roland Garros, non mi aveva nemmeno invitato alla cena in suo onore: forse non aveva apprezzato quanto avevo scritto di lei, che non mi era parso male, pur nella sorpresa di una ragazza che sempre avevo seguito, senza lasciarmi andare all’ammirazione, cosa che non ho mai fatto se non ho, al contempo, fatto un pronostico sulla sorpresa avvenuta. Sulla Schiavone avevo creduto di sbagliarmi in un antico pronostico, su quella che era stata soprannominata Leonessa d’Italia dal tempo in cui l’avevo vista al Tennis Club Milano, bambina e mi ero detto e avevo scritto, “questa bambina ha le caratteristiche di una che potrebbe addirittura vincere uno Slam”. Infine il bacio. Non certo seguito al trionfo non pronosticato al Roland Garros. Insomma, doveva essere il segno che ero stato perdonato. E perdonarmi, era il simbolo che la Leonessa ben meritava il suo grande successo.
Il match più duro della Leonessa: “Ho sconfitto il cancro. Ora riparto” (Paolo Rossi, La Repubblica)
Il regalo di Natale più bello, la guarigione dalla malattia. Francesca Schiavone ha voluto rivelarlo a tutti, a modo suo come ha sempre fatto e vissuto la sua vita. La prima tennista italiana a vincere uno Slam (Roland Garros 2010) ha acceso la telecamera e su Instagram ha postato la sua storia: «Vi racconto quello che mi è successo negli ultimi sette mesi: mi hanno diagnosticato un tumore maligno. È stata la lotta più dura in assoluto che ho mai affrontato, e la cosa più bella è che sono riuscita a vincere questa battaglia e quando me lo hanno detto, qualche giorno fa, sono esplosa dalla felicità, e anche oggi vivo di felicità. La posso tagliare con un coltello. Sono già pronta, nella testa e nel cuore, ad affrontare nuovi progetti che sto pensando, che avevo ma non potevo realizzare. Ci rivedremo presto, felice di quello che sono oggi». Pochi secondi in cui c’è tutta la campionessa che abbiamo ammirato per anni: ha scelto uno sfondo bianco, semplice e spartano per comunicare, iniziando da un tono duro fino al sorriso finale. […] Era il Festival dello Sport, e la “Leonessa” vi aveva partecipato in collegamento video, mostrando per la prima volta pubblicamente il nuovo look con i capelli corti, che aveva incuriosito i presenti. Era già in cura, la `Schiavo” (come l’hanno sempre chiamata tutti), e il mondo dello sport italiano era a conoscenza della sua situazione sanitaria. Ma nessuno ne ha mai fatto parola, e tutti hanno rispettato la sua richiesta di privacy. Fino a ieri. Ma se Schiavone ha voluto dirlo è solo per condividere la bella notizia, e probabilmente la prima a essere felice sarà stata la piccola Mila Fossati, la bimba che aveva conquistato la borsa di studio per potersi allenare con lei. Perché Francesca Schiavone, ancora a maggio, era coinvolta a Milano in un’iniziativa a favore dei giovanissimi “Tu puoi… provaci!”. Non solo: era sempre lei, attivissima sui social con il suo “Schiavo Channel”, a rivelare una collaborazione con Caroline Wozniacki, per suggerimenti sulla terra rossa. […] E l’ex numero quattro del mondo sapeva già con cosa stava convivendo: il linfoma di Hodgkin, dopo che ad aprile – a Montecarlo – le avevano notato un nodulo sul collo. Da quel momento è iniziata la partita più difficile della sua vita, come ha ammesso Francesca Schiavone. Durata sette mesi e tre cicli di chemioterapia, con la notizia dei sanitari della remissione del tumore. Ora può tornare ai suoi progetti, con Flavia Pennetta che ancora a ottobre, scherzosamente, le chiedeva di allenare Fabio Fognini. «Hanno due caratteri simili, insieme sarebbero perfetti. Lei sarebbe perfetta come suo coach». E Fognini, sotto la supervisione di Barazzutti, ha giusto palleggiato con lei a Roma la scorsa settimana. Ma per tutto questo ci sarà tempo: la ragazza dal rovescio a una mano, con cui ha incantato il mondo e dato il via al boom femminile, ha ribadito una volta di più la sua vita senza mezze misure. L’Italia del tennis ha vissuto un 2019 di grandi risultati e successi, e la prossima settimana si prepara a festeggiarli a Torino. La notizia di Francesca Schiavone guarita è la ciliegina che mancava: ora c’è l’happy end.
“Ho sconfitto il tumore” (Guido Frasca, Il Messaggero”)
Un video di 55 secondi sul suo profilo Instagram e un annuncio semplice e diretto: dopo aver vinto mille sfide sui campi di tennis di tutto il mondo, Francesca Schiavone ha superato un’altra battaglia, la più difficile. A poco più di un anno dall’annuncio del ritiro, la 39enne campionessa milanese, prima italiana della storia a conquistare uno Slam nel tennis femminile, ha raccontato di aver sconfitto dopo 7 mesi di chemioterapia un tumore del quale non aveva mai parlato prima. Si tratta del linfoma di Hodgkin, una grave patologia del sistema linfatico. «Vi racconto cosa è successo negli ultimi 7 mesi della mia vita – ha rivelato – mi hanno diagnosticato un tumore maligno. E’ stata la lotta più dura in assoluto che abbia mai affrontato. E la cosa più bella è che sono riuscita a vincere questa battaglia». Lo scorso metà ottobre la Schiavone aveva partecipato in collegamento video dalla sua casa di Milano al Festival dello Sport di Trento. In quell’occasione era apparsa provata, ma non aveva fatto nessun accenno alla malattia. […] Una vicenda che ricorda quella di Sinisa Mihajlovic, l’allenatore del Bologna che si è sottoposto a tre cicli di cure e a un trapianto di midollo per curare una leucemia. LA SPECIALE «Quando me l’hanno detto qualche giorno fa sono esplosa dalla felicità e anche oggi vivo di felicità. Sono già pronta ad affrontare nuovi progetti che avevo, ma non potevo realizzare. Ci rivedremo presto, felice di quello che sono oggi», ha detto ai fan. Vuole tornare presto nel mondo del tennis, il suo mondo, come coach dopo la breve parentesi al fianco di Caroline Wozniacki o per proseguire nel suo progetto di scovare i campioni del futuro. Sempre durante la serata di Trento, l’amica rivale Flavia Pennetta l’aveva invitata ad allenare il marito Fognini: «Insieme sareste perfetti – aveva detto la brindisina, trionfatrice degli US Open 2015 – Fabio e Francesca sono molto simili. Si chiudono a riccio e tengono tutti lontano, ma fuori sono dolcissimi. Per questo dico che lei sarebbe perfetta come suo coach». Altrettanto scherzosa la risposta della milanese: «Tuo marito è quello che ha il vero talento in famiglia. Può vincere più di te». UN’APRIPISTA Superfluo addentrarsi in dibattiti sul fatto se sia stata la più forte o meno tra le tenniste azzurre. Di sicuro è stata l’apripista di un miracolo italiano. […] Oltre che, naturalmente, sulle qualità tecniche grazie alle quali Francesca ci ha regalato emozioni e sfide leggendarie. Al di là degli 8 titoli vinti (l’ultimo a Bogotà a 37 anni la passata stagione), delle 4 Fed Cup alzate al cielo, del n.4 del ranking raggiunto nel 2011: mai nessuna italiana così in alto. Perché il mondo della Schiavone è ben più complesso dell’incredibile successo a Parigi, quando il 5 giugno 2010 è diventata Nostra Signora dello Slam. Qualcuno aveva baciato la terra rossa, qualcun altro ci si era tuffato. Qualcun altro ancora ci aveva dipinto un cuore grande cosi. Ma nessuno l’aveva mangiata come ha fatto lei
La Schiavone: “Felice di come sono ora. Avevo un tumore però ho vinto io…” (Marco Lombardo, Il Giornale)
[…] Francesca Schiavone è tornata a farsi vedere, su Instagram, con due post che hanno costruito il finale perfetto. Il primo per dire «dopo 7-8 mesi di assenza dai social, dal mondo praticamente, sono qui per raccontarvi cosa è successo», accompagnato da un «to be continued». Il secondo per raccontare quello che molti avevano capito, ma che non era giusto che si sapesse se non da lei. Un tumore, maligno, chissenefrega dove. Quella notizia che si spera di non ascoltare mai, pensando che comunque accadrà sempre a qualcun altro. E invece: «È stata la lotta più dura in assoluto che ho mai affrontato. E la cosa più bella è che sono riuscita a vincere questa battaglia. E quando me l’hanno detto qualche giorno fa, è stata la felicità. E anche oggi vivo di felicità, la posso tagliare con il coltello. Sono già pronta ad affrontare con la testa e il cuore i nuovi progetti a cui stavo pensando, e che non potevo mettere in pratica. Ci vedremo presto, felice di quello che sono oggi». Felice. Felici. Il viso tirato ed emozionato, i capelli corti di Francesca non devono ingannare: è come se avesse ancora la lunga chioma da Leonessa del tennis. Quello spirito ce l’ha dentro, glielo si legge negli occhi. E questa vittoria rende niente il suo Roland Garros, è un trofeo che va oltre lo sport, ma che dallo sport viene per spiegare a noi (comuni) mortali che la vita va difesa ad ogni costo. […]. E la battaglia di Francesca è quella di Sinisa Mihajlovic, che ha guardato negli occhi il nemico più cattivo, da sgretolare tra le lacrime, com’è giusto che sia. «Sono stufo di piangere», però ha detto durante la recente conferenza stampa che annunciava il ritorno in panchina. E per questo ancora adesso che non sa di avere battuto definitivamente il nemico, ha comunque vinto. Così come Gianluca Vialli, che nascondeva gli effetti del tumore riempiendosi di maglioni sotto la giacca, ma che poi ha detto al mondo che non bisogna mai vergognarsi di quello che il destino ti riserva. […] Non esiste una data di scadenza per un essere umano, bisogna ricordarselo sempre. C’è solo il fatto che vivere accettando ogni sfida è il modo migliore per essere d’esempio. Francesca, Sinisa, Gianluca non sono eroi come lo sport è abituato a raccontare, ma messaggeri di una verità che grazie a loro tutti noi dobbiamo cogliere. Per essere felici di quello che siamo. Felici come una Leonessa.
Leonessa non per caso (Leo Turrini, Giorno-Carlino-Nazione Sport)
La Leonessa è tornata a ruggire. Dopo un inconsueto silenzio durato tanto, troppo. […] Lei, invece, ci mette la faccia. Come sempre, verrebbe da dire; anche oggi che, a 39 anni, annuncia la sua vittoria più grande: «Ho sconfitto un tumore maligno». Francesca Schiavone è lì, davanti allo smartphone; la vedi nel video di 55 secondi postato sul suo profilo Instagram e ti viene in mente il suo urlo divenuto leggendario, il suo mangiarsi la terra rossa di quello stadio del tennis centrale al Roland Garros del 2010, quando vinse uno Slam che sa ancora oggi di leggenda e d’impresa. Lei che, capello corto e viso smagrito, non assomiglia per nulla a quella Leonessa indomabile; almeno, nel fisico: «La lotta più dura in assoluto che ho mai affrontato – la sua ammissione – ho fatto la chemioterapia e la cosa più bella è che sono riuscita a vincere questa battaglia. Quando me l’hanno detto qualche giorno fa, sono esplosa dalla felicità». È stanca, per colpa delle cure e forse anche per il logorio mentale subito, e si vede. Ma non è stanca di rimanere tra di noi e raccontare la sua storia, Francesca Schiavone: «E anche oggi vivo in felicità, la posso tagliare con un coltello – prosegue – sono già pronta sia qui che qui». E indica la testa e il cuore, attributi che sempre tutti le hanno confermato di avere quando battagliava sul campo: «Sono pronta ad affrontare nuovi progetti che sto pensando, che avevo e non potevo fare. Ci rivedremo presto, felice di quello che sono oggi». Francesca Schiavone, 39 anni, è senza ombra di dubbio la più grande tennista italiana di sempre: un Roland Garros 2010 vinto battendo la Stosur in finale, uno sfiorato l’anno dopo, quando venne sconfitta nell’atto conclusivo dalla Na Li. È stata la prima italiana (e il terzo rappresentante del Bel Paese in assoluto dopo Pietrangeli e Panatta) ad aver vinto un torneo del Grande Slam nel singolare, la vittoria più importante per il tennis italiano al femminile al pari del successo della Pennetta allo US Open 2015. Ma anche otto tornei WTA vinti in singolare e sette in doppio, l’unica azzurra ad aver disputato due finali del Grande Slam e l’ultima tennista al mondo ad essersi aggiudicata un torneo dei più prestigiosi del circuito mondiale utilizzando il rovescio ad una mano. Lei che, dall’alto di quel quarto posto nelle classifiche mondiali conquistato a gennaio 2011 (suo best ranking e posizione fino ad oggi più alta raggiunta da un’italiana), ora questa storia fantastica di sport e coraggio la vuole raccontare a tutti. Sorridente, come sempre, nel video annuncia di voler ritornare presto in campo come coach. Ora che la sua battaglia contro il tumore, che le era stato diagnosticato sette mesi fa e del quale non aveva mai parlato prima, l’ha vinta
Rassegna stampa
Arnaldi incanta, Sonego saluta (Giammò). Sinner, una muraglia col tifo di Sharapova (Strocchi)
La rassegna stampa di venerdì 29 settembre 2023
Arnaldi incanta, Sonego saluta (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Una vittoria e una sconfitta. E’ questo il bilancio degli italiani impegnati nella prima giornata dell’Open di Pechino (Atp 500). Dopo essere approdato in tabellone dalle qualificazioni, Matteo Arnaldi ha vinto il suo match di primo turno contro l’altro qualificato J.J. Wolf (6-2, 6-2). L’azzurro, che aveva iniziato la sua stagione da n. 134 del mondo e che grazie a questo successo è già virtualmente il nuovo n. 42 del ranking – il più alto in carriera -, ha confermato i progressi messi in mostra negli ultimi mesi dominando il match dall’inizio alla fine. Non solo: velocità, colpi spettacolari, un gioco sempre più robusto e un servizio affidabile (ben 14 punti consecutivi messi a segno sulla sua battuta) hanno finito col surclassare l’americano fino al 4-0 del secondo parziale su cui di fatto si è concluso il match. Ora lo attende uno tra Stefanos Tsitsipas e Nicolas Jarry. Eliminato invece Lorenzo Sonego dal francese Ugo Humbert (7-5, 3-6, 6-0). Un match equilibrato, quello condotto dal piemontese, fotografia di una stagione in cui ancora stenta a trovare la giusta continuità di risultati. Dopo aver sciupato una palla break che lo avrebbe portato a servire per il primo set, Sonego ha perso il servizio consegnando il parziale al suo rivale. Ricevuto un massaggio al collo e ritrovata un minimo di affidabilità alla battuta, Sonny nel secondo set è riuscito a riportare il match in parità salvo poi rifinire preda delle sue incertezze al servizio e di un Humbert impeccabile. Il primo turno si chiuderà con Lorenzo Musetti opposto al russo Karen Khachanov, n.14 del mondo. Musetti segue gli incontri sullo stesso campo in cui dall’alba avrà iniziato Jannik Sinner, al suo rientro in campo dopo gli US Open e al debutto in Cina, opposto al britannico n. 33 del ranking Daniel Evans.
Sinner, una muraglia col tifo di Sharapova (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Far fruttare al massimo la sua prima volta in Cina, per mettere intanto in cassaforte il biglietto per Torino, contando anche sul sostegno di una tifosa speciale come Maria Sharapova. Sono le aspettative di Jannik Sinner, al ritorno in campo dopo la campagna statunitense chiusa agli ottavi degli Us Open e la rinuncia alla Coppa Davis. All’alba italiana l’esordio nell’Atp 500 di Pechino con l’inglese Daniel Evans, nella giornata in cui Lorenzo Musetti sfida il russo Karen Khachanov e Carlos Alcaraz affronta il qualificato tedesco Yannick Hanfmann. «È un’esperienza nuova per me giocare qui e a Shanghai – dichiarato il 22enne di Sesto Pusteria -. La cultura in Cina è diversa, mi piacciono le persone, sono rispettose e cercano sempre di aiutare. Le Finals erano uno degli obiettivi a inizio stagione, sono in buona posizione anche se non sto guardando la classifica, ci sono altre priorità. Proveremo a sfruttare questo periodo per migliorare alcune cose in campo. Devo crescere anche fisicamente dove sento di avere tanto potenziale. È anche il motivo per cui ho giocato molti meno tornei rispetto al 2022, devo preparare il mio corpo per vincere i tornei più importanti». Proprio per tale atteggiamento la Volpe è il tennista preferito dalla russa ex n.1 del mondo, come confessato in una conversazione con il podcast di Rennae Stubbs: «L’ultimo coach della mia carriera, Riccardo Piatti, ha allenato Sinner per diversi anni, quindi ho potuto giocarci più volte. Faccio sempre il tifo per lui: mi piace l’approccio umile che ha verso questo sport». […]
Rassegna stampa
Djokovic e Sanz, che show sul green (Bertellino). Djokovic: “Sinner e Alcaraz il futuro” (Primavera)
La rassegna stampa di giovedì 28 settembre
Djokovic e Sanz, che show sul green (Roberto Bertellino, Tuttosport)
Non poteva iniziare in un modo migliore la Ryder Cup 2023, 44ª della storia e per la prima volta ospitata dall’Italia presso le splendide atmosfere del Marco Simone Golf e Country Club di Guidonia Montecelio (Roma) […]. I personaggi sono stati divisi in due formazioni, una capitanata dallo scozzese Colin Montgomerie e l’altra dall’americano Corey Pavin, a loro volta al comando del Team Europe e del Team USA alla Ryder Cup del 2010 […]. Nella squadra di Montgomerie, il “Team Monty”, sono scesi in gioco Novak Djokovic, il tennista numero 1 al mondo e il più vincente della storia a livello Slam, Gareth Bale, indimenticata stella del calcio e protagonista tra le altre di 5 vittorie in UEFA Champions League con i colori del Real Madrid, Leonardo Fioravanti, surfista azzurro già qualificato per le Olimpiadi di Parigi 2024 e schierato anche a Tokyo 2020, lo youtuber con milioni di follower sui social Garrett Hilbert e il numero 1 mondiale degli atleti paralimpici, l’inglese Kipp Popert. Del “Team Pavi” hanno fatto invece parte il pilota della Ferrari Carlos Sainz, arrivato a Roma direttamente dal lontano Giappone dove domenica è sceso in pista a Suzuka, l’ex milanista e già Pallone d’Oro nel 2004 Andriy Shevchenko, Victor Cruz, ex giocatore di football americano, l’attrice hollywoodiana Kathryn Newton, 26 anni e arrivata al golf quando ne aveva solo otto, e l’altro giocatore paralimpico, Tommaso Perrino, numero 6 del ranking e CT della Squadra Nazionale Paralimpica Maschile e Femminile della Federazione Italiana Golf.
Il primo colpo dal tee della buca 1, dopo due voluti e classici “tiri” a vuoto e un esordio con “racchetta”, lo ha scagliato Novak Djokovic che anche nell’occasione ha dimostrato la propensione alla vittoria: «È una grande occasione – ha detto il campione serbo – essere qui in questo fantastico contesto a fianco di tanti campioni di molti sport e dei “mostri” sacri della specialità […]. Dopo circa tre ore di agonismo e siparietti simpatici è stato proprio il Team Monty” ad imporsi per 7-4 e sollevare la Coppa, consegnata al capitano Montgomerie […]. Spettacolo di buon livello tecnico quello offerto dai protagonisti che hanno saputo ben interpretare il momento e lo spirito di questa particolare avventura sui green. La folla ha gradito, applaudito e fatto il tifo, proiettandosi già idealmente verso le prossime giornate di gara, da vivere per tutti gli appassionati, presenti e non, con il fiato sospeso.
Djokovic: “Sinner e Alcaraz il futuro” (Erika Primavera, Corriere dello Sport)
Un tuffo nell’erba alta per cercare una pallina scappata via, l’esultanza alla Cristiano Ronaldo al par della buca 16, la domanda al pubblico assiepato ad altezza tiro: «Ce l’avete l’assicurazione? Io no». Sul green come sottorete, giullare e istrione, campione e trionfatore ovunque e comunque […]. È il Novak Djokovic versione golfista, che all’inizio si porta la sua racchetta e prova a colpire così, tra gli applausi, prima di rinunciare e prendere il più appropriato legno dal tee. Un rovescio per uno swing, e via con la metamorfosi. “Che esperienza meravigliosa”, il commento entusiasta dopo oltre due ore di gioco. Ma se gli nomini Jannik Sinner, addio relax ed è già clima ATP Finals. “Ha la mentalità del campione, è sicuramente un avversario da battere”.
Il n.1 al mondo ha data il via allo spettacolo dell’All Star Match, il prologo della Ryder Cup che ha visto protagonisti due team composti da celebrità dello sport e dello showbiz: dalla supereroina degli Avengers, Kathryn Newton, a Gareth Bale e Andriy Shevchenko, fino al surfista azzimo Leonardo Fioravanti. Punteggio finale 7-4 perla squadra di Nole, che ha battuto il pilota della Ferrari, Carlos Sainz. Ad affiancarli, due stelle del golf paralimpico italiano e internazionale, Tommaso Penino e Kipp Popert […]. “Ovviamente mi sento più a mio agio con la racchetta, ma non penso di essere andato male. Ho tirato fuori dei bei colpi, sorprendenti anche per me”. Il feeling con il golf è innegahile, soprattutto perché è lo sport individuale che si avvicina di più al tennis e la Ryder Cup è come una Davis o una Laver Cup. Spero di avere di nuovo un invito per fare ancora parte di tutto questo” […].
Ma il futuro più prossimo sarà di nuovo qui in Italia per le ATP Finals di novembre. Suo il titolo da “maestro” conquistato lo scorso anno a Torino, dove potrebbe ritrovare Sinner. E per il numero uno azzurro piovono complimenti. “Jannik gioca molto bene. È uno dei tennisti più importanti in questo momento e con Alcaraz rappresenta il futuro. In più, è una persona molto buona, lavora tanto e ha la mentalità del campione: è giovane e ha una grande strada davanti a sé, sarà senz’altro uno degli avversari da battere”. Sul green come sottorete, Nole a perdere non ci sta. “Come andrà alle Finals? Le sensazioni sono buone”. Intanto un altro trofeo è finito in bacheca.
Flash
Sinner con Alcaraz, lo vuole il destino (Strocchi). Per Jannik c’è subito il n. 27 Evans (Ercoli)
La rassegna stampa di mercoledì 27 settembre 2023
Sinner con Alcaraz, lo vuole il destino (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Chissà se il mancato incrocio-bis nei quarti degli US Open si materializzerà nelle semifinali del China Open, Atp 500 che scatta domani dopo l’antipasto delle qualificazioni già in corso sul cemento di Pechino. Il sorteggio ha infatti collocato Jannik Sinner (intervenuto alla cerimonia) nella metà superiore del tabellone, presidiata appunto da Carlos Alcaraz, primo favorito del torneo sui campi teatro delle Olimpiadi 2008. Jannik ha anche fissato un allenamento con Carlos, magari per prendere le misure… Prima però il 22enne di Sesto Pusteria deve fare i conti con il britannico Daniel Evans, avversario d’esordio mai affrontato in carriera, con eventuale secondo turno contro il vincente tra la wild card locale Juncheng e il giapponese Nishioka. Poi, dovesse centrare i quarti, l’altoatesino n. 7 del ranking troverebbe chi emergerà dallo spot che vede i match Rune-Auger Aliassime e Dimitrov-McDonald. Insomma, non proprio una passeggiata di salute per il numero uno azzurro al rientro nel tour dopo New York e la rinuncia alla Davis. In rotta di collisione già al secondo turno con il 20enne fenomeno di El Palmar (abbinato a un qualificato) c’è Lorenzo Musetti, che tuttavia ha un debutto complicato can il russo Karen Khachanov, che è tornato a conquistare un titolo dopo quasi 5 anni superando 7-6 (2) 6-1 il giapponese Nishioka nella finale di Zhuhai. […] E’ nella parte bassa del tabellone Lorenzo Sonego, destinato a uscire dalla Top 50 perdendo i punti del titolo di Metz l’anno scorso: il torinese deve vedersela con il francese Ugo Humbert per regalarsi, in caso di successo, la sfida con Andrey Rublev o Cameron Norrie nel quarto presidiato da Daniil Medvedev, già qualificato per le Finals. […] Gli azzurri in tabellone possono diventare 4 se Matteo Arnaldi, dopo la rimonta ai danni del colombiano Galan, piegato 4-6 6-3 7-6 (12) salvando 3 match-point nel tie-break decisivo, supererà l’australiano Aleksandar Vukic nel turno di qualificazione. […] Intanto Elena Rybakina ha accompagnato il suo ritiro dal Wta 500 di Tokyo con un post polemico e sarcastico emoji di applausi: «Performance bye, grazie di aver cambiato le regole all’ultimo momento. Grande decisione come sempre, Wta». La kazaka contesta la regola rispolverata dal tour femminile che restringe l’ammissione direttamente al 2° turno delle teste di serie, dando priorità a chi arriva nelle fasi finali del torneo precedente, in questo caso Maria Sakkari e Caroline Garcia, vincitrice e semifinalista a Guadalajara, penalizzando proprio Rybakina, più avanti nel ranking.
Per Jannik c’è subito il n. 27 Evans (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Risate, un goffo tentativo con la lingua cinese ed un po’ di genuino imbarazzo. Passata la tempesta post Davis, Jannik Sinner non sembra essere cambiato di una virgola. L’altoatesino ha preso parte alla cerimonia di sorteggio del tabellone dell’ATP 500 di Pechino, torneo che dopo tre anni di stop si appresta ad un ritorno in pompa magna. Dal 28 settembre al 4 ottobre saranno infatti ben otto i top ten impegnati nella capitale cinese. Assenti solo Taylor Fritz e Novak Djokovic, quest’ultimo salterà la tournée asiatica ed oggi sarà impegnato a Roma nell’All Star Match della Ryder Cup. Nessun evento di pari categoria ha potuto vantare un parterre simile nel corso della stagione; quello che è il preludio del Masters 1000 di Shanghai (4-15 ottobre) potrebbe regalare ancora più spettacolo della rassegna principale dello swing orientale. In un tabellone che vanta la presenza di Alcaraz, Medvedev, Rune, Tsitsipas, Rublev, Ruud e Zverev; il numero uno d’Italia ha scoperto in tempo reale il suo destino. Collocato nella parte alta come sesta testa di serie, Jannik esordirà contro Daniel Evans. Il match contro il britannico, per l’azzurro sarà il primo dall’eliminazione contro Zverev negli ottavi di finale degli US Open. Per caratteristiche il n. 27 del mondo dovrebbe soffrire il tennis di Sinner che in caso di vittoria avrà però un percorso in salita. Ai quarti di finale potrebbe arrivare la sfida contro Holger Rune, che esordirà nel big match contro Auger-Aliassime. Il confronto con Carlos Alcaraz sarebbe invece possibile in semifinale, con lo spagnolo che invece potrebbe essere avversario di Musetti già al secondo round. Il tennista di Carrara è pero atteso da un esordio ostico contro Karen Khachanov, avversario tutt’altro che ideale per mettere alle spalle le difficoltà degli ultimi mesi. La truppa azzurra vanta anche Lorenzo Sonego, che esordirà nella parte bassa contro Ugo Humbert. Nelle qualificazioni ha già debuttato con successo Matteo Arnaldi, capace di aggiudicarsi 2 ore e 54 minuti di maratona contro Daniel Galan per 4-6 6-3 7-6(12). Il ligure oggi affronterà l’australiano Aleksandar Vukic per un posto in main draw. […]