Gli incendi non si fermano. Australian Open a rischio (Crivelli). Cecchinato: "Ho girato pagina, sarò più cattivo" (Semeraro). L'allarme di Nole (Azzolini)

Rassegna stampa

Gli incendi non si fermano. Australian Open a rischio (Crivelli). Cecchinato: “Ho girato pagina, sarò più cattivo” (Semeraro). L’allarme di Nole (Azzolini)

La rassegna stampa di lunedì 6 gennaio 2020

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Gli incendi non si fermano. Australian Open a rischio (Riccardo Crivelli, la Gazzetta dello Sport)

Fin qui, solo due guerre mondiali hanno impedito che si giocassero alcune edizioni degli Australian Open. Dunque, l’idea che il primo Slam stagionale del 2020 possa essere rinviato o addirittura cancellato, dà la dimensione della tragedia che sta sconvolgendo l’Australia devastata dagli incendi. Ebbene sì, data la gravità della situazione, cui al momento non sembra possano applicarsi antidoti efficaci (e infatti il Governo è pesantemente sotto accusa, tanto che 3000 volontari si sono rifiutati di collaborare con le autorità e i vigili del fuoco), l’ipotesi di una sospensione temporanea se non addirittura di un annullamento degli Australian Open che scatteranno il 20 gennaio ha cominciato ad animare il dibattito tra i protagonisti in campo e gli organizzatori, innanzitutto per bocca di Novak Djokovic, che è presidente assai ascoltato del Consiglio dei giocatori in seno all’Atp.

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A preoccupare sono le condizioni dell’aria, intossicata dal fumo di una serie devastante di incendi che da settembre hanno distrutto un’area boschiva grande due volte il Belgio, provocando la morte di 24 persone, di milioni di animali e l’evacuazione di almeno centomila sfollati. A Canberra l’atmosfera è irrespirabile, con la conseguenza che il tradizionale challenger (con Sinner) è stato spostato a Bendigo, ma i miasmi delle fiamme ormai sono arrivati anche a Sydney e appunto a Melbourne, sede storica dello Slam degli antipodi. Ecco perché l’emergenza non può più essere sottovalutata, secondo Djokovic: «Se la qualità dell’aria dovesse peggiorare, penso che bisognerà immaginare qualche nuova regola. Chiaramente non è facile per nessuna delle parti coinvolte, l’Australian Open inizia in una certa data e vanno considerati tanti aspetti perché c’è un calendario da rispettare, ma prima di tutto bisogna evitare pericoli perla salute, per me e per tutti». Il numero due del mondo ha confermato che ci sono già stati contatti tra il suo staff e Craig Tiley, presidente di Tennis Australia cui fa capo l’organizzazione del torneo

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Novak, particolarmente legato al Major australe, vinto per sette volte in carriera, ha poi aggiunto che ci sarà una riunione del consiglio dei giocatori tra una settimana o dieci giorni, quindi nell’immediata vigilia dell’evento, per discutere quali soluzioni adottare nell’eventualità che le condizioni peggiorino, anche sulla stregua delle previsioni meteorologiche che fanno temere una catastrofe. E un incubo senza fine.

Intervista a Cecchinato: “Ho girato pagina, sarò più cattivo” (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Cecchinato, partiamo con la domanda più difficile, almeno per un milanista carne lei: contento delarrivo di Ibrahimovic? “Si, sono felice, speravo che venisse al Milan. Può dare un po’ di entusiasmo alla squadra e alla società per puntare all’Europa League». Del resto lei lo dice da tempo: il suo sogno è giocare a San Siro con la maglia rossonera. «E’ un sogno un po’ complicato, lo so. Non in campionato ovviamente, mi basterebbe una partitella, un’occasione qualunque a San Siro…». Rivolgiamo un appello a Maidini e Boban. L’altro sogno è affrontare Federer: paura che si ritiri presto? «Si ritirerà prima di Nadal e Djokovic, e secondo me giocare contro Roger è un’emozione indescrivibile. Ha visto visto quello che è successo a Matteo a Wimbledon l’anno scorso? Può metterti in imbarazzo».

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La sua semifinale a Parigi nel 2018 ha dato il via alta rinascita del tennis italiano: orgoglioso?Si, perché l’hanno riconosciuto un po’ tutti, a partire da Fognini e Berrettini. Era tempo che non si raggiungeva una semifinale in uno Slam, io ho dato il via e ora siamo in 8 fra i primi 100. Ci motiviamo a vicenda, per me è importante avere davanti giovani come Matteo e Jannik, e l’Italia oggi è una delle nazioni più forti». Nel 2019, mentre esplodevano Berrettini e Sinner, lei è andato in crisi: cosa è successo?È stato un anno difficile, soprattutto dal punto di vista mentale. Avevo iniziato bene la stagione (vittoria a Buenos Aires, ndr) e in realtà non ho mai giocato male. Tante partite le ho perse al terzo set, con gente forte come Schwartzman e Chardy Però sfiducia e fiducia sono decisive nel tennis. Perdi 3-4 partite e di colpo non entri più in campo tranquillo». Un errore da non ripetere? «Di errori ne ho fatti due o tre, li ho capiti e analizzati col mio team». Mentali, tecnici, di programmazione? «Un po’ di tutto. Ma dal 2019 ho imparato tanto. Ad esempio che per rimanere ad alto livello bisogna lavorare dum. Io pensavo che sarebbe bastato allenarmi come in passato, invece tutti i migliori cambiano, aggiungono, lavorano tanto sulla parte fisica. Al numero 16 però non sono arrivato per caso, ho vinto tre tornei Atp e raggiunto una semifinale Slam. Ora sto tornando a fare le cose bene. Ho 27 anni, sono nel pieno della carriera. E sto maturando, ho capito cosa significa il sacrificio. Mi restano nove, dieci annidi carriera e sono pronto a mettermi in gioco». Tecnicamente da dove bisogna ripartire? «Il mio gioco è di alto livello se è imprevedibile. Nel 2018 avevo tante opzioni: smorzata, serveevolley, sapevo andare a rete e restare dietro. A Marbella, dove ho svolto un’ottima preparazione, con il mio coach Uros Vico ho lavorato tanto sullo slice, l’obiettivo è essere aggressivo, e non più attendista. A fine stagione ero sfiduciato, faticavo a venire a rete, ma in fondo ho chiuso l’anno da n.71, che non è un dramma. E sono carico per ripartire’». Si aspettava un 2019 così da Berrettini e Sinner? «Quella di-Matteo è stata un’annata straordinaria, con le Atp Finals come ciliegina. Sono contento per lui, ha lavorato tanto. Sinner a 18 anni ha ottenuto risultati da campione, e ho già sentito paragoni con Djokovic. Quello che misento di dire è che la strada è ancora lunga. Spero che continui ad allenarlo Riccardo Piatti, uno dei migliori al mondo. Con lui è in buonissime mani».

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L’allarme di Nole (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Fra un De Minaur sempre più simile a capitan Hewitt, compresa la motorizzazione non inferiore ai 250 cc delle gambette smilze, spinte a velocità da Grand Prix; fra uno Tsitsipas che se le gioca tutte con l’ardore della passione sincera, e uno Zverev che non si capisce se sia svogliato al punto da non provare neppure un tantino di vergogna, o d’improvviso regredito a tennista da circolo; fra un’Italia che batte la Norvegia senza il punto in singolare di Fognini e intravede una lontana possibilità di qualificazione ai quarti, raggiungibile però solo a patto di travolgere gli Stati Uniti, fra tutto questo, una seria preoccupazione emerge nei confronti dei prossimi Australian Open, ora che il vento ha indirizzato verso Melbourne i fuochi che imperversano da giorni per il Nuovo Galles del Sud, e con essi i nuvoloni di fumo nero che la cenere rende compatti come un manto di fuligine. Se ne fa portavoce da Brisbane Novak Djokovic, presidente del Board dell’Atp, puntando il dito non tanto sui fuochi che difficilmente potrebbero arrivare nella città dello Slam, quanto sulla qualità dell’aria che, se dovesse corrompersi ulteriormente, rappresenterebbe un problema serio per un torneo già costretto a regole restrittive per il caldo, che in certe giornate supera agevolmente i 40 all’ombra ei 50 sul cemento dei campi. Di sicuro, giocare sulla graticola, e con una mascherina sul viso, non è possibile. E allora? «La situazione viene monitorata di continuo», dice Djokovic, «e sembra debba volgere al meglio, non al peggio. Anch’io lo penso, ma se la qualità dell’aria dovesse risultare compromessa dovremo prendere decisioni importanti, in accordo con Craig Tiley, il presidente del torneo. Gli Australian Open sono un evento così grande e con così tante implicazioni che niente pub essere stravolto. Nel caso andrà studiato un regolamento che salvaguardi il torneo, ma soprattutto la salute dei giocatori, cosa cui noi teniamo di più. Potremo chiedere anche un rinvio. Vedremo, preferisco sapere che tutti siano in allerta, piuttosto che il problema venga sottovalutato.

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L’Atp Cup ha preso il posto di tornei importanti, gli aussie nonvogliono restare senza la loro razione annuale di tennis. L’Australia di De Minaur e Kyrgios, ieri sostituito da Millman per un problema alla schiena, piace molto.

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A riaprire una porticina (stretta stretta, per la verità) utile al superamento del turno è l’Italia, con un 2-1 sulla Norvegia firmato da Travaglia – suo il primo successo italiano in questa Atp Cup – e dal doppio Bolelli-Fognini. Raggiungere la Russia, vittoriosa 2-1 sugli Usa, non è più possibile, ma un successo largo sugli americani (domani alle 10.30 italiane) darebbe speranze per un ripescaggio. Non facile, viste le due sconfitte rimediate fin qui da Fognini. Passi quella con Medvedev, cui il nostro ha strappato un buonissimo primo set, ma quella di ieri con Casper Ruud (58 Atp) ha fatto storcere il naso. Tante occasioni buttate e una difficoltà a reggere gli scambi da fondo, tipica dei momenti “no” del nostro. Forse stanco, forse non ancora al meglio, chissà…

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