L'uscita dell'Italia nell'ATP Cup (Semeraro, Azzolini). Gli Open della paura (Chinellato). Sinner stecca all'esordio in Australia (Barana). Zverev e Tsitsipas, quando il padre è un dipendente da maltrattare (Piccardi)

Rassegna stampa

L’uscita dell’Italia nell’ATP Cup (Semeraro, Azzolini). Gli Open della paura (Chinellato). Sinner stecca all’esordio in Australia (Barana). Zverev e Tsitsipas, quando il padre è un dipendente da maltrattare (Piccardi)

La rassegna stampa di mercoledì 8 gennaio 2020

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L’Italia esce e vince. Scherzi dell’Atp Cup (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Nelle finali di Coppa Davis, a novembre a Madrid, con gli Stati Uniti l’Italia aveva perso. Ieri a Perth, in Atp Cup, ci ha vinto. Ma il risultato non cambia: eliminata, nonostante due vittorie su tre incontri. E’ il secondo brusco stop in una Coppa in quattro mesi e stavolta è arrivato addirittura prima che i nostri entrassero in campo. Sono gli incerti del format. Con la Russia già sicura del primo posto nel girone D, gli azzurri infatti sarebbero potuti passare ai quarti solo da ripescati, ma i risultati degli altri incontri li avevano già tagliati fuori. Neanche vincendo tutti i match senza lasciare un set agli USA avrebbero potuto ottenere il quoziente necessario, cioè un 5-4 nel bilancio dei match giocati e un 60 per cento di set vinti. Al massimo Fognini e Co sarebbero potuti arrivare al 58 per cento: colpa del punto lasciato in singolare contro la Norvegia prima ancora che del cappotto rimediato con la Russia. Così si è giocato per l’orgoglio, oltre che per i montepremi e per i punti: Stefano ‘Travaglia, numero 82 Atp, ha annullato i 50 posti che lo separavano da Taylor Fritz (n.32) strappando all’americano due tie-break in un’ora e tre quarti, un risultato che gli ha fruttato 50 bonus point e può valergli il best ranking. Nel secondo match tra Fognini e Isner, il ligure non ha mai ceduto il servizio, strappandolo invece al pivot di Greebnboro nel nono game del primo set. Nel secondo si è deciso tutto al tie-break, con il Fogna bravo ad andare avanti due volte prima di chiudere grazie ad un errore di Isner. Il 3-0 è arrivato con il doppio, vinto da Bolelli e Fognini (6-2 6-7 10-3) contro la discreta coppia Krajicek-Ram, e il bello (o il grottesco, fate voi) della formula è che neppure i giocatori avevano capito bene la situazione (o nessuno gliel’aveva spiegata). «Speriamo di qualificarci», hanno buttato lì Fabio e Simone dopo il match, senza rendersi conto che in realtà era già finita prima ancora di incominciare. […]

Una beffa già vista (Daniele Azzolini, Tuttosport)

L’Italia fa i conti con i dejà vu più beffardi. Sembrano le comiche: «Vai in campo tu, che tanto sei fuori», seconda edizione. Era successo nella Coppa Davis di Madrid a novembre, è accaduto da capo all’Atp Cup di Perth, Brisbane e Sydney, ancora in corso di svolgimento. Identici protagonisti. Gli azzurri e gli statunitensi, quelli che vanno in campo, i belgi, quelli che hanno già risolto la questione anche per noi, e i canadesi, quelli che alla fine la spuntano. A Madrid finì con i belgi che resero inutili in corso d’opera i nostri affanni per qualificarci ai quarti, mentre italiani e statunitensi, ignari, fecero a sportellate in doppio fino alle tre della notte. In Australia, quanto meno, ci hanno avvisato, sempre i belgi ovviamente. Tranquilli, non potete più raggiungerci, manco se battete gli Stati Uniti 3-0. E dopo i belgi, i canadesi. Anche loro, come a Madrid. Peccato per il mancato approdo dell’Italia ai quarti, prevedibile, data la situazione e il negativo saldo fra match vinti e persi (6/3 per il Belgio, 5/4 per Canada e Italia, ma con i canadesi al 60% nei set vinti, egli azzurri al 55%), ma anche per la patina di inutilità che si è posata sul bel match dei nostri contro gli americani, un tre a zero che avrebbe meritato il conforto mediatico destinato alle imprese più belle. Tre match di grande intensità, tutti vinti con mano ferma. Il quadro d’assieme suggerisce buone prospettive in vista dello Slam di Melbourne, al via fra due settimane. Fognini che batte per la prima volta lsner non è certo sembrato un caso. Ha tenuto bene il campo, ha saputo rispondere per le rime ai game di battuta del due metri e otto, è stato implacabile nei passanti e quasi sempre ispirato nel muovere gli schemi del gioco. Una bella prova, contro un avversario che forse non è al massimo della forma, ma ha un gioco talmente incernierato sul proprio servizio, da rappresentare un pericolo anche nelle sue peggiori esibizioni. Piaciuto moltissimo anche Stefano Travaglia, sceso in campo per primo e senza troppe remore contro Taylor Fritz che lo precede di 50 posizioni in classifica. […]

Gli Open della paura (Davide Chinellato, La Gazzetta dello Sport)

The show must go on. Lo spettacolo deve continuare. L’Australia brucia, da mesi nella morsa delle fiamme della peggior stagione degli incendi della sua storia. Ma lo sport non si ferma, anzi è pronto a portare un po’ di sollievo ad una nazione in ginocchio. Con lo spettacolo, preziosa distrazione dall’incubo incendi, e la solidarietà. A cominciare dagli Australian Open, il primo grande slam della stagione del tennis che parte a Melbourne martedì prossimo con le qualificazioni (il tabellone principale scatta lunedì 20). La città non è direttamente minacciata dalle fiamme, ma la qualità dell’aria è da giorni oltre il livello di guardia, col vento che spinge sull’area urbana il fumo dei bushfire che bruciano qualche migliaia di chilometri più a Est. Novak Djokovic, campione uscente e presidente del sindacato giocatori, aveva chiesto di considerare l’idea di un rinvio. Craig Tiley, il direttore del torneo, ha risposto che si parte regolarmente: «Le previsioni sono buone, non ci aspettiamo nessun ritardo anche se stiamo prendendo tutte le precauzioni possibili per assicurarci che gli Australian Open si svolgano come previsto. Avremo sul posto meteorologi e esperti della qualità dell’aria che analizzeranno in tempo reale i dati nel nostro Melbourne Park. Abbiamo allestito una task force a cui contribuiranno medici ed esperti locali. Ma abbiamo tre stadi coperti e 8 campi indoor che per anni ci hanno consentito di disputare il torneo indipendentemente dal meteo. Quello che stiamo affrontando noi non è nulla paragonato alle sofferenze di così tanti australiani: vogliamo usare tutti i nostri eventi per raccogliere fondi da destinare agli aiuti». La macchina della solidarietà è già partita, quella del tennis in particolare: gli organizzatori di Melbourne stanno donando 60 euro per ogni ace servito durante i tornei Down Under, raccolta fondi che ha già superato i 700mila euro e promette di crescere ancora all’Australian Open. Djokovic ha donato 15mila euro, come Maria Sharapova. Ash Barty devolverà in beneficienza i premi che conta di incassare al Brisbane International; tutti gli altri big aussie della racchetta faranno donazioni in base agli ace serviti. E il 15 gennaio alla Rod Lever Arena andrà in scena un match d’eccezione tra i grandi del tennis (i nomi non sono ancora stati annunciati) col ricavato dei biglietti destinato interamente alle vittime degli incendi. […]

Sinner stecca all’esordio in Australia (Francesco Barana, Corriere dell’Alto Adige)

Stecca all’esordio, Jannik Sinner. La prima stagionale al Challenger di Bendigo (cemento) in Australia gli dice male. Il pusterese, 78 del mondo, nella notte tra lunedì e martedì ha ceduto al secondo turno contro Emil Ruusuvouri (3-6, 4-6), 121 del ranking e – al pari di Sinner — tra i giovani talenti più promettenti nel panorama internazionale. Anche il finlandese è reduce da un 2019 straordinario con quattro Challenger vinti e la vista sulla top 100. Insomma, pur non conosciutissimo, si trattava di un avversario di tutto rispetto, in ascesa, capace lo scorso settembre di battere in due set Dominic Thiem in Coppa Davis. Tuttavia per Sinner è una battuta d’arresto inaspettata. Soprattutto per come è avvenuta, senza entrare mai davvero in partita. A Bendigo Sinner era numero 3, con un bye al primo turno e tra i favoriti. Il campo però ha raccontato una storia diversa. Ruusuvouri ha risolto la pratica in 61 minuti di gioco con un 6-3, 6-4 che lascia pochi dubbi e margini ai commenti. Il finlandese è scappato sul 4-2 nel primo set sfruttando un servizio impeccabile, nella seconda frazione si è addirittura portato avanti di due break (5-2), con Sinner capace di recuperarne solo uno. Certo, ci sono delle attenuanti. Ruusuvouri ha due anni in più e a inizio carriera significano esperienza, fattore che in certe giornate può essere determinante. Per Sinner poi è la prima volta in Australia e lui stesso a novembre ci disse che l’abitudine al caldo e alle 14 ore di fuso orario sarebbe stata un’incognita. Ma soprattutto Jannik è reduce da una preparazione invernale molto dura sul piano fisico e della crescita muscolare. Contro Ruusuvouri è sembrato imballato e c’è da dire che, già alla vigilia, il suo staff aveva messo in conto una certa pesantezza nella prima parte di gennaio. Ora, come da programma, seguiranno due settimane di «scarico» a Melbourne. Si guarda ovviamente agli Australian Open, il 20 gennaio, primo Slam dell’anno. […]

Zverev e Tsitsipas, quando il padre è un dipendente da maltrattare (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

I cattivi ragazzi danno il peggio di sé all’Atp Cup che promuove Serbia, Gran Bretagna, Russia e Australia alla Final Eight di Sydney e boccia l’ltalia, vittoriosa 3-0 sugli Usa ma eliminata in base alla differenza set. I cattivi ragazzi, Alexander Zverev (22 anni) e Stefanos Tsitsipas (21), sono grandi abbastanza da accompagnare Roger Federer nella tournée sudamericana (Sasha) e da sbancare le Atp Finals (Stefanos) con il loro mostruoso montepremi (1.354.000 dollari) ma regrediscono a bambini isterici in Australia, dove entrambi avrebbero meritato una squalifica invece del buffetto dell’arbitro. Zverev sacrifica l’off season sull’altare della pubblicità mediatica delle esibizioni con il maestro svizzero, poi vola in Messico con la neo fidanzata. Passa più tempo a postare foto su Instagram che a irrobustire il servizio e il papà-coach Alexander senior non può che dire signorsì. Poi atterra a Brisbane per l’Atp Cup e perde da De Minaur, Tsitsipas e Shapovalov infilando 29 doppi falli e subendo 12 break. Ma non basta: fracassa la racchetta in preda a una crisi di nervi e insulta pesantemente il padre con le lacrime agli occhi sotto lo sguardo impotente di Boris Becker, capitano della Germania. «A fine stagione mi sono allenato meno rispetto al solito — spiega — e sul campo si è visto. La fiducia nel mio tennis è bassa. È necessario che io ritrovi il servizio, in un modo o nell’altro». E un comportamento all’altezza del ruolo e della classifica (n. 7). L’immagine di Stefanos Tsitsipas, invece, si squaglia con Nick Kyrgios, l’avversario che lo manda ai matti. Il greco n. 6 perde il primo set e il lume della ragione: tornando verso la panchina disintegra la racchetta e inavvertitamente colpisce papà Apostolos, capitano della Grecia, ferendolo al braccio. Dagli spalti scende mamma Julija: lo sgrida davanti a tutti, come avesse sei anni. Scuse pubbliche? Macché: «Non era mia intenzione fargli male, è successo e basta — dice il reprobo —. Adesso mi toccherà restare in camera, in punizione!». Mancano dodici giorni all’Australian Open ed è già tennis da psicanalisi. […]

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