Caramba che Rafa! (Cocchi). I rimproveri di mamma al tennista Tsitsipas (Piccardi). Dura la vita del campione con la mamma coach (Jannello)

Rassegna stampa

Caramba che Rafa! (Cocchi). I rimproveri di mamma al tennista Tsitsipas (Piccardi). Dura la vita del campione con la mamma coach (Jannello)

La rassegna stampa di lunedì 2 marzo 2020

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Caramba che Rafa! Tuffo nel passato. Acapulco è di Nadal come 15 anni fa (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Nole chiama, Rafa risponde. Il numero uno al mondo sabato ha vinto il titolo di Dubai, e il numero 2 è rimasto al suo passo centrando quello sul cemento messicano di Acapulco. Anche Rafa, come ha fatto il serbo con il 2lenne Tsitsipas, ha battuto un 22enne, Taylor Fritz, 6-3 6-2. Strade parallele che portano a Indian Wells, primo dei due Masters 1000 sul cemento americano, nuova occasione per un cambio al vertice. Se Nole non avesse centrato la vittoria a Dubai, Nadal avrebbe potuto buttarlo giù dal trono vincendo in Messico. Ma così non è stato e oggi il serbo inizia la settimana numero 280 da numero 1, a sole sei di distanza da Pete Sampras, al secondo posto della speciale classifica. Rafa e Nole sono separati da 370 punti e il mese prossimo, tra la California e Miami, sono in palio 2000 punti. Bottino importante che potrebbe cambiare gli equilibri. Intanto Rafa amplia la collezione di sombreri, diventati tre dopo quelli guadagnati nel 2005, quando era un ragazzino, e nel 2013. Allora il torneo si giocava ancora sulla terra, mentre questa terza affermazione arriva sul cemento e gli regala un record particolare: Nadal è contemporaneamente il più giovane e il più vecchio ad aver vinto questo torneo.

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Dopo l’uscita di scena of quarti di finale dell’Australian Open per mano di Dominic Thiem, Rafa era in cerca di segnali positivi. Con nessun set lasciato agli avversari dall’inizio del torneo, può ritenersi soddisfatto

(…). Nadal tuttavia non si lascia andare a facili entusiasmi: «Vincere Acapulco è molto positivo — ha continuato — ma non è detto che sarà una stagione straordinaria. Sono felice perché ho già guadagnato punti per la classifica e per la Race di fine anno, ma come dico da tempo la mia priorità è restare in salute». Il Roland Garros numero 13 è l’obiettivo numero uno del maiorchino, a una sola lunghezza dal 20 Slam di Federer e tallonato da Djokovic a 17.

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I rimproveri di mamma al tennista Tsitsipas. Il n. 6 al mondo battuto in sala stampa (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Immagina di essere l’astro emerso del tennis, fresco maestro alle Atp Finals di Londra e n. 6 della classifica mondiale. Sei giovane (21 anni), ricco (oltre io milioni di dollari guadagnati in carriera in soli premi), social (più di un milione di follower sulle tre principali piattaforme, poi c’è un canale YouTube con 171 mila iscritti), un dio greco naturalmente destinato a raccogliere l’eredità di Federer, Nadal e Djokovic. Stai rispondendo ai giornalisti al torneo di Dubai quando, in conferenza stampa, plana a sorpresa tua madre, l’ex tennista sovietica Julia Salnikova sposata con il coach greco Apostolos Tsitsipas, tuo padre. E comincia — lei! — a farti domande.

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Julia Salnikova si fa largo con un bel sorriso per riconquistare il terreno perduto. «Sono allenato da mio padre, da sempre viaggio assieme alla mia famiglia, parliamo di tennis tutto il giorno — aveva detto il giorno prima Tsitsipas a Dubai —. Da un lato li amo: sono mio papà e mia mamma. Dall’altro averli intorno tutto il tempo, a volte, mi pesa: ho come la sensazione che siano troppo coinvolti nella mia vita, dentro e fuori dal campo. Non è facile trovare un equilibrio». Sacrosanta (e sana) riflessione. Ma a quel punto la signora Tsitsipas ritiene opportuno riprendere, pubblicamente, il controllo di una situazione che — forse — teme possa sfuggirle di mano. «Seguo le tue conferenze stampa da un po’ — dice tra le risatine dei presenti a Stefanos, che piu la scenetta va avanti più pare imbarazzato —. Hai presente quanti tennisti di alto livello sono allenati dai genitori?». «Tra top-5 e vincitori di Slam non me ne vengono in mente molti» replica Stefanos. «Beh tu sarai il primo, allora» chiosa lei che a Brisbane, all’inizio della stagione, ritenne di dover scendere dagli spalti per sgridare (anche lì pubblicamente, in pieno match) il figlio che in un impeto d’ira aveva spaccato la racchetta ferendo papà Apostolos.

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In spogliatoio girano leggende sulla stravaganza di Julia, celebre per certe uscite inopportune anche con gli estranei, spesso infastidita per un nonnulla, sempre sincera ai confini con un’impulsiva inopportunità, nata a Mosca da un ex calciatore medaglia d’oro ai Giochi olimpici 1956, laureata in giornalismo, passata a giocare a tennis per la Grecia dopo il matrimonio con Apostolos, capace di battere un’altra celebre mamma del circuito, Irina Zvereva madre di quel Sasha Zverev numero 7 del ranking, nella finale del torneo di Atene 1994. Ma questa è un’altra storia. E sono altri parenti serpenti.

Dura la vita del campione con la mamma coach (Riccardo Jannello, Giorno – Carlino – Nazione)

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Stefanos Tsitsipas, greco, numero 6 del tennis mondiale, ma già con un Masters in bacheca, e Julia Salnikova, russa di nascita, numero uno giovanile ma mai sopra il numero 196 da professionista, travolta dalla crisi dello sport sovietico prima di trasferirsi ad Atene e sposare Apostolos Tsitsipas, hanno litigato davanti ai giornalisti. Qualche giorno fa il campioncino aveva dichiarato che a volte sentiva troppo il fiato dei genitori sul collo, anche se a loro doveva moltissimo. Julia – che ha anche una laurea in giornalismo – ha fatto irruzione durante la conferenza stampa del figlio, venerdì negli Emirati dopo la vittoria in semifinale di Stefanos con Evans, e il video è diventato virale: con molto affetto, madre e figlio non se le sono mandate a dire, anche se fra i due è stato il ragazzo a uscire più accigliato. II batti e ribatti si è concentrato sui figli allenati dai genitori. «Sai quanti ce ne sono?» ha domandato Julia, «C’è Zverev soltanto», ha risposto Stefanos, ma la mamma ha sciorinato altri nomi come Rublev (ma fra i giovani c’è anche Shapovalov), pur se la mamma del russo ora è soltanto la sua accompagnatrice. «Marat Safin era allenato dalla mamma, e così la Hingis, la Graf, la Capriati e la Sanchez-Vicario» ha ribadito Julia, che si è sentita rispondere: «Tutte donne, dimmi il nome di un uomo che ha vinto titoli del Grande Slam». «Tu potresti essere il primo», l’ha fulminato la madre (anche se Safin due titoli li ha vinti), mentre Stefanos, evidentemente colpito, si è limitato a un «Ah, bene» che ha chiuso la sceneggiata.

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ma non è certo il primo fra i rapporti delicati all’interno della famiglia nel mondo del tennis. Due i casi più drammatici. Uno fra Stefano e Jennifer Capriati, quando il padre, brindisino emigrato in Usa, fu a tratti un padrone nei confronti della più giovane debuttante nel circuito Wta. Allenamenti serrati, vita assieme 24 ore al giorno, ordini molto duri del genitore, con l’allora adolescente schiava delle decisioni prese da lui. Ma alla morte di Stefano, nel 2015, Jennifer riconobbe che nonostante tutto se era diventata la campionessa che è stata (anche se ha pagato lo stress con il ritiro a 28 anni) lo doveva a lui. Ma ancor più stridente è stato il rapporto fra un altro campionissimo, Andre Agassi, e il padre Mike, ex pugile iraniano trasferitosi a fare il maggiordomo a Las Vegas.

(…).

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