Giorgi troppo fallosa a Lione, si arrende a Kasatkina

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Giorgi troppo fallosa a Lione, si arrende a Kasatkina

Incapace di dare continuità al suo tennis, Camila non viene a capo del gioco da scacchista della russa

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[7/WC] D. Kasatkina b. C. Giorgi 6-2 4-6 6-2

Ha la possibilità di tornare a disputare una semifinale che manca dal torneo del Bronx dello scorso agosto, Camila Giorgi, ma si arrende in poco meno di due ore Daria Kasatkina, tennista dalle qualità tecniche e tattiche ideali per mettere in difficoltà la nostra o, meglio, per far sì che Camila si metta da sola nei guai. Capacità di tenere vivo lo scambio, rotazioni, moderati cambi di ritmo, buon uso del campo, sono tutte caratteristiche che mal si abbinano alla fretta che è quasi una necessità dell’azzurra di chiudere lo scambio spaccando la palla e dalle quali Daria ha saputo trarre maggior beneficio proprio quando il match sembrava poter girare una volta pareggiato il conto dei set.

Dopo i primi due giochi senza problemi per chi è in battuta, il terzo si apre con il classico auto-break: al secondo doppio fallo, Camila fa subito seguire un brutto smash e un rovescio che atterra sulla scritta Lyon. I novanta secondi del cambio campo non portano consiglio e l’azzurra si fa prendere dalla fretta net tentativo di recuperare immediatamente lo svantaggio con la precisione del dritto che ne risente. Il rovescio è chiamato d’urgenza a rimediare e si guadagna il compenso maggiorato salvando ripetutamente il doppio break, con anche il servizio che rema contro. A proposito, c’è anche Kasatkina, che fa girare la palla con dritto e battuta, qualche volta nell’altro senso con il rovescio, tenta di tenere all’interno del rettangolo grigio tante più palle quante il suo stato di forma le consente, magari cercando di non far colpire comodamente appoggiata la nostra. Si fa anche trovare pronta sul punto che avrebbe dato a Camila l’opportunità del pareggio al sesto game, sfoderando un bel passante di dritto. Come da copione, da lì il set scivola via inesorabile e a nulla vale l’intervento del coach (sempre il padre) sul 2-5, i cui consigli si tramutano in tre risposte che neanche Babe Ruth con la mazza da baseball. Forse, suggerendo di “andare al corpo”, Sergio avrebbe dovuto specificare “non quello dei raccattapalle”.

È invece brava Giorgi nel cominciare il secondo parziale cancellando dalla testa gli ansiosi errori che la costringono a dover rimontare e, tenendo qualche palla di più in campo, sorprende l’avversaria che, suo malgrado, fa finalmente vedere perché dal n. 10 WTA di fine 2018 si ritrova al n. 73. Arriva così il meritato 3-1, ma la sciagurata conclusione di due scambi dominati rimette in corsa Daria. La ragazza di Togliatti (la città) gioca con intelligenza – o eccessivo timore – lo scambio decisivo del set, quello che le permette l’aggancio: dopo un paio di corse, va per vie centrali come se ci fosse Mouratoglou a segnalarlo dagli spalti, finché dà una palla bassa e infida che la scalpitante Camila non può non attaccare, però in modo poco incisivo e lasciando anche fin troppo spazio per il solito passante russo. Resta però ben determinata, la ventottenne di Macerata, mette pressione quando l’altra serve per restare nel set lasciandole poi la possibilità di sbagliare prontamente colta: 6-4.

Il match però non gira, anche perché Giorgi esordisce con due gratuiti di dritto e due doppi falli; in più, Kasatkina muove bene la palla e si prende il 3-0 pesante che difende con successo per tre volte, l’ultima ringraziando un facile dritto azzurro affossato, probabile conseguenza dei precedenti passanti subiti. Dasha corre e recupera, Camila sbaglia più spesso di quanto riesca a sfondare, la pazienza che ha fatto troppo sporadicamente capolino rimane appunto relegata a non più di un paio di episodi e il 6-2 è l’inevitabile conseguenza. Peccato, perché la possibilità di migliorare ulteriormente la classifica era tutt’altro che remota, ma in semifinale contro Anna-Lena Friedsam ci va Kasatkina.

KENIN ANCORA AL TERZO – È lecito attendersi un match combattuto fra la picchiatrice Oceane Dodin, top 50 nel 2017 poi fermata da un problema di vertigini e ora n. 130 WTA, e la campionessa dell’Australian Open Sofia Kenin che al turno precedente aveva offerto una prestazione anonima, costretta anche a salvare un match point contro una scatenata Jaqueline Cristian. Lo scontro fra i due cognomi che non fanno rima dura effettivamente tre set, ma di combattuto non c’è molto: sul punto di finire in due rapidi parziali, la sfida si prolunga invece in una terza partita che non ha fondamentalmente nulla da dire. Anche l’arbitro dà l’idea di pensarla così con un overrule a favore di Sofia che lascia perplesso chiunque abbia gli occhi aperti.

Va tutto storto a Dodin, servizio compreso (11 doppi falli, alla fine), mentre Kenin bada al sodo e vola sul 6-1 5-3 e servizio. Tuttavia, Sofia si perde in quello che non sarà l’ultimo game, Oceane piazza anche una smorzata con un taglio esterno che sa quasi di presa in giro e recupera fino al tie-break. Sotto 1-5, la francese tira alcune catenate delle sue: sei punti di fila ed è terzo set. Il pubblico di casa si esalta, ma Kenin rimette però in campo la sua precisione contro un’avversaria che ha nella rapidità di piedi il suo tallone d’Achille e fa suo il parziale per 6-2, non prima di aver dimostrato altre incertezze al momento di chiudere.

Risultati:

[7] D. Kasatkina b. C. Giorgi 6-2 4-6 6-2
A-L. Friedsam b. [8] V. Kuzmova 3-6 7-6(4) 6-2
[1] S. Kenin b. O. Dodin 6-1 6-7(5) 6-2
[5] A. Van Uytvanck b. [3] C. Garcia 6-2 6-2

Il tabellone aggiornato

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