Per aspera ad astra: i tabelloni Slam più complessi dell’Era Open - Pagina 3 di 3

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Per aspera ad astra: i tabelloni Slam più complessi dell’Era Open

Chi ha avuto la strada più tortuosa per la vittoria di un Major? L’analisi basata sul ranking degli avversari premia ancora una volta Federer, Nadal e Djokovic

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POSIZIONE N.5: Novak Djokovic, Australian Open 2013

Media: 27.29; set persi: 4; match al quinto: 1.
Tabellone: P.H. Mathieu, R. Harrison, R. Stepanek (31), S. Wawrinka (15), T. Berdych (5), D. Ferrer (4), A. Murray (3)

Reduce da quella che probabilmente fu la vittoria Slam più faticosa di sempre (nel 2012 gli ci erano volute 11 ore per aver ragione di Murray e Nadal), Djokovic vinse il suo terzo Australian Open di fila (e quarto in totale) mettendo in fila un notevole nugolo di avversari, anche se, come a Wimbledon 2015, la prova più ardua si svolse al quarto turno, quando Stan Wawrinka, che aveva appena investito i franchi meglio spesi della sua vita assumendo Magnus Norman, lo portò vicino al limite, arrendendosi per 12-10 al quinto set dopo averlo letteralmente scherzato per un set abbondante, anticipando le performance che si sarebbero rivelate il peggior incubo del serbo negli anni a venire. In finale, Djokovic incontrò per la seconda volta in pochi mesi Andy Murray, che però resistette per due soli set dopo la sua unica vittoria Slam su Federer, in un match al quinto piuttosto duro.

POSIZIONE N.4: Juan Martin Del Potro, US Open 2009

Media: 26.57; set persi: 4; match al quinto: 1.
Tabellone: J. Monaco, J. Melzer, D. Köllerer, J.C. Ferrero (24), M. Čilić (16), R. Nadal (3), R. Federer (1)

Se il rimpianto avesse un volto, sarebbe quello mite e nostalgico di Palito, che alla fine del 2009 sembrava poter raggiungere il livello dei più forti, come dimostrato dal trionfo newyorchese che suggellò il suo splendido sodalizio con il pubblico della Grande Mela, che impazzisce a ogni dritto tanto potente e piatto da proseguire rettilineo dopo aver a malapena sfiorato il Deco Turf. Raramente si è visto un Nadal dominato come in quel triplo 6-2 con cui l’assonometria di Delpo sezionò le curve mancine di Rafa, prima della rimonta su Federer in finale che vendicò la sconfitta al fotofinish della semifinale di Parigi del maggio precedente. Di lì a poco sarebbero iniziati i problemi ai polsi, ma per fortuna l’argentino è riuscito a consegnarsi in tempo all’immortalità tennistica.

POSIZIONE N.3: Novak Djokovic, Australian Open 2011

Media: 25.86, 25.667 se si esclude il ritiro di Troicki al terzo turno dopo un set; set persi: 1; match al quinto: 0.
Tabellone: M. Granollers, I. Dodig, V. Troicki (29, ritiro), N. Almagro (14), T. Berdych (6), R. Federer (2), A. Murray (5)

Mentre l’OPA di Del Potro al vertice del tennis fu di breve durata, quella lanciata da Nole nel gennaio del 2011 ebbe un impatto più duraturo, tanto duraturo da non poter stabilire con certezza quando finirà. Ricordo ancora l’articolo della Gazzetta che vaticinava l’epoca di Djokovic e Murray alla vigilia della finale, predicando incertezza e teleologia nell’esito del match – e da tifoso di Murray chi scrive avrebbe tanto voluto crederci, soprattutto a Melbourne e contro il serbo. La verità è che Djokovic perse un set al secondo turno e da lì procedette a coventrizzare gli avversari, sdraiando buona parte della nobiltà ATP in 3 set, e procedendo a vincere ogni singola partita da lì a giugno, cambiando per sempre la dialettica del tennis degli anni Dieci.

POSIZIONE N. 2: Roger Federer, Australian Open 2010

Media: 22.43; set persi: 2; match al quinto: zero.
Tabellone: I. Andreev, V. Hănescu, A. Montañés (31), L. Hewitt (22), N. Davydenko (6), J.-W. Tsonga (10), A. Murray (5)

Riavvolgiamo le lancette di un anno. Questa fu la terza vittoria in quattro Slam per Federer, che divenne il secondo uomo a detenere nello stesso momento tre titoli Major su tre superfici diverse, a un anno di distanza dalle lacrime dopo la finale persa con Nadal (la terza su quattro Slam su tre superfici diverse, nondimeno), e, in un momento in cui lo spagnolo sembrava indirizzato verso il calo fisico tipico del tennis pre-iperprofessionismo e pre-prevenzione magica e gli altri rivali non parevano competitivi, l’idea era che i 16 Slam dello svizzero sarebbero aumentati più in fretta del nostro debito pubblico. Invece quella fu probabilmente la fine del Federer autocratico, visto che passarono due anni e mezzo prima della vittoria Slam successiva, ma fu anche l’inizio della sua versione più umana. Per Andy nostro fu invece la prima di cinque sconfitte in finali australiani, tutte purtroppo abbastanza nette.

POSIZIONE N.1: Rafael Nadal, Roland Garros 2013

Media: 22.29; set persi: 4; match al quinto: 1.
Tabellone: D. Brands, M. Kližan, F. Fognini (27), K. Nishikori (13), S. Wawrinka (9), N. Djokovic (1), D. Ferrer (4)

Non ha avuto molto spazio in questa classifica, ma Rafa si prende il gradino più alto del podio con la sua ottava vittoria parigina, anche se sulla terra la sensazione è che l’avversario abbia un impatto relativo sull’esito finale. In realtà, Nadal non partì benissimo in quell’edizione, lasciando set per strada nei suoi primi match, ma raggiunse l’apice della forma al momento giusto, e che momento: la semifinale con Djokovic è ampiamente considerata la più grande partita mai giocata sulla superficie, vinta 9-7 al quinto anche grazie alla famigerata invasione di Djokovic, prima di esprimere il suo miglior tennis da cemento nell’agosto successivo. È quindi giusto, per quello che vale la giustizia poetica, che il Roland Garros più complicato per lui sia anche stato quello con gli avversari mediamente più forti, non solo della sua carriera, ma di tutta l’Era Open.

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