Barazzutti: "Il tennis non tornerà come prima e il futuro mi fa paura" (Rossi). Thiem: "Io non do soldi ai giocatori più deboli" (Gazzetta dello Sport). Fognini: "Djokovic, voglio batterti" (Bertellino)

Rassegna stampa

Barazzutti: “Il tennis non tornerà come prima e il futuro mi fa paura” (Rossi). Thiem: “Io non do soldi ai giocatori più deboli” (Gazzetta dello Sport). Fognini: “Djokovic, voglio batterti” (Bertellino)

La rassegna stampa di lunedì 27 aprile 2020

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Barazzutti: “Il tennis non tornerà come prima e il futuro mi fa paura” (Paolo Rosso, La Repubblica)

Lui, Corrado Barazzutti, è quello cui la primavera azzurra del tennis (da Cecchinato a Berrettinl) sta sfilando i “record”: il capitano non giocatore della Coppa Davis, allenatore di Fabio Fognini (e già di Francesca Schiavone), era stato l’ultimo a realizzare degli exploit negli Slam. Ma il friulano (è nato a Udine 67 anni fa) trapiantato a Roma ne è felice: «Così non vengo più tirato in ballo io…». D’altronde lui è anche stato il timoniere della Fed Cup dei trionfi, e il paciere degli animi focosi che c’erano prima. «Forse il mio risultato più importante: sono riuscito a far dialogare tutte le componenti del tennis, dai giocatori ai coach fino alla Federazione».

A proposito di Federtennis... «Altro che cassintegrato, mi è stato sospeso lo stipendio: quindi è peggio, molto peggio». Beh, però il tennis sta per riprendere… «Speriamo che si possa giocare con le precauzioni necessarie, in fondo è uno sport singolo e il governo deve tenere conto delle sue carattersitiche». Resta il problema del pubblico. «Oh, ma io non parlo del tennis professionistico: mi riferisco a un’attività più di base diciamo, tipo il poter fare lezioni private e il riaprire i circoli». E i professionisti? «Certo, iniziamo ad allenare i professionisti: poi, per i tornei, toccherà aspettare i vaccini per poter quindi giocare in totale sicurezza. È la mia speranza».

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E poi c’è Djokovic. «Djokovic che non vuole fare il vaccino? Che posso dire, lui non sarà il primo e neppure l’ultimo sulla questione». No-vak, No-vax. «Possiamo chiamarlo come ci pare e creare tutti gli slogan che vogliamo: io rispetto la sua opinione ma sono in disaccordo perché sono per le vaccinazioni. Punto».

Come ha vissuto questa quarantena? «È stata riempita dall’argomento coronavirus, con un pensiero alle persone morte, grande apprezzamento per tutti i sanitari che si stanno prodigando e soprattutto preoccupazione e attenzione a dati e informazioni che ricevevamo tutti i giorni. Non c’è stata serenità». Come si è organizzato? «Io sono riuscito a riunire la famiglia da me, perché abito fuori Roma e ho dello spazio aperto. Ho fatto il nonno, però poi la nostra bolla magica la sera si è dovuta confrontare con la realtà delle conferenze stampa di Borrelli». Si avverte una certa ansia. «E vorrei vedere. Al momento non lavoro e sono senza stipendio. La gente pensa che sia ricco, ma in realtà non vivo di rendita ma del mio lavoro ed è per questo che nutro preoccupazione sul futuro, anche per i figli. Senza cure, e senza vaccino, il problema resterà».

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E il tennis? «So che riaprirà il centro di Tirrenia, dove ci sono rischi minori perché è una sorta di collegio ed è tutto abbastanza contingentato. Fognini? appena avrà la possibilità tornerà ad allenarsi». Cosa gli ha detto in questi giorni? «Fabio ha avuto la consegna di non spostarsi, insieme a un programma di allenamento fisico: la racchetta di certo non l’ha toccata. È possibile che possa andare anche lui a Tirrenia, ma è un’opzione che venga a giocare sul campetto di casa mia».

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E il calendario modificato? «Non influirà più di tanto, ma la verità è che non sono convinto che si riprenderà, solo che non voglio passare per quello pessimista». Non va detto a Parigi e Roma. «Roland Garros e Federtennis fanno bene ad essere ottimisti, è giusto che lo siano. Devono…»

Thiem: “Io non do soldi ai giocatori più deboli” (Gazzetta dello Sport)

Dominic Thiem non vuole mettere mano al portafogli.

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Lui, che di soli premi nel 2019 ha superato gli 8 milioni di euro, non vuole privarsi di 30.000 in favore dei meno abbienti. E lo ha dichiarato candidamente al quotidiano austriaco Kronen Zeitung: «Non vedo nessun giocatore di bassa classifica a rischio sopravvivenza — ha dichiarato — , e sul circuito Itf ci sono tennisti che non danno il 100 per cento, non si preoccupano del proprio lavoro e sono scarsamente professionali. Perché dovrei dar loro dei soldi?». Insomma, il più classico invito a rimboccarsi le maniche: «Se devo donare qualcosa preferisco aiutare persone bisognose o istituzioni che possano utilizzarle durante questo difficile momento. Nessuna professione al mondo — ha concluso — ti garantisce un grande successo all’inizio della carriera, tutti noi dobbiamo lottare continuamente per la nostra classifica, nessuno escluso». Ma c’è anche chi ha trovato un’occupazione per raggranellare qualche soldo. È il caso di Kevin Krawietz, insieme a Andreas Mies campione di doppio al Roland Garros 2019: «Da qualche tempo lavoro in un discount, a 450 euro al mese — ha spiegato —. Sistemo la merce sugli scaffali con un amico, vedo se i reparti di salumi e formaggio sono pieni, sistemo le scatole vuote.

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Fabio Fognini: “Djokovic, voglio batterti” (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Il 21 aprile del 2019 Fabio Fognini alzava al cielo, sul centrale del Country Club di Montecarlo, il trofeo del primo Masters 1000 conquistato in carriera, al termine della finale vinta contro Dusan Lajovic e di una settimana pirotecnica nella quale era passato da una quasi sconfitta con Rublev ad un match perfetto, in semifinale, contro il re della terra rossa, Rafael Nadal. Un anno dopo sono più le sensazioni positive che scaturiscono dal ricordo del trionfo o quelle negative legate al momento che stiamo vivendo?: «E’ logico – esordisce il 32enne ligure – che un po’ di amaro in bocca ci sia per il fatto di non aver potuto difendere il titolo e soprattutto perché ci troviamo in questa situazione di fermo totale del Paese e dello sport. Ma non si poteva fare altrimenti davanti al dilagare del contagio e al conteggio costante dei deceduti. Una situazione surreale, difficile anche solo da immaginare. Tornando al campo, le sensazioni personali legate alla vittoria di Montecarlo sono tutte dolci. Ho riguardato alcuni giorni fa alcuni match giocati nell’edizione scorsa, (…).

Cosa sta facendo in questo momento l’atleta e il tennista Fabio Fognini? «Sono ad Arma di Taggia con la mia famiglia e cerco di tenermi in forma fisicamente, evitando di spiaggiarmi” completamente sul divano di casa. Alterno un po’ i lavori per mantenere una discreta condizione ma non voglio esagerare. Tradotto: non più di un’ora e mezza di esercizi al giorno. Correre nelle immediate adiacenze di casa, con Flavia (Pennetta n.d.r.). Non avrebbe senso caricare di più perché è difficile ipotizzare una data per il rientro agonistico e la ripartenza del circuito internazionale.

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“Le implicazioni, anche se si scendesse in campo a porte chiuse, sono dunque molte e a mio parere è difficile garantire ai protagonisti le condizioni necessarie per misurarsi in sicurezza. Ciò vale per il nostro sport ma anche per gli altri, vedi ad esempio il calcio. Come si può pensare di mettere in uno stesso spogliatoio i giocatori di una squadra e lo staff che li segue, e gestire sul campo il contatto fisico, componente essenziale della sfida. Per questo non sono ottimista sulla ripresa a breve dello sport mondiale e ovviamente del nostro circuito. L’unica soluzione definitiva sarebbe quella di una cura o di un vaccino».

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“I primi dieci giorni di questo stop forzato sono stati difficili da sopportare, per chi come noi è abituato a viaggiare e a stare poco tra le mura domestiche. Ne ho parlato anche con Djokovic in una diretta Instagram di alcuni giorni fa e mi ha svelato che anche per lui la prima settimana è stata terribile. Poi in qualche modo siamo entrambi entrati a regime, adattandoci alla nuova situazione. Gli esercizi di respirazione e meditazione aiutano però a rilassarsi e trovare un giusto equilibrio. Personalmente più fuori dal campo che in campo. Nel caso di Nole invece sono più propedeutici alla prestazione di gioco».

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Diretta Instagram che nel caso specifico vi ha permesso anche di affrontare argomenti pesanti e sulla bocca di tutti nel mondo del tennis. Quali? «È stata molto piacevole, con alcuni siparietti reciproci, ma ci ha permesso di confrontarci anche sul tema dell’aiuto concreto ai giocatori di seconda fascia, dalla top 200 ATP in giù, che mi vede perfettamente d’accordo con lui. Dobbiamo fare qualcosa in tal senso perché senza un intervento esterno molti di loro sarebbero costretti a smettere. Poi abbiamo parlato di ritiro di Djokovic che si è detto pronto a giocare fino a 50 anni. Cinquanta Slam vinti o 50 anni, gli ho chiesto io? La seconda ha risposto lui. Complimenti, ho ribattuto, e peccato perché se ti ritirassi prima potrei scalare di un posto nella classifica ATP». In un’altra diretta Instagram, con Bobo Vieri, ex attaccante della sua Inter, avete anche affrontato il tema del dopo-tennis di Fabio Fognini. Argomento attuale? «Il mio ritiro non è ancora dietro l’angolo, anche se non nego di aver iniziato a pensare al dopo. Non credo che farò l’allenatore perché dopo aver viaggiato tanto, cosa che non amo, non vorrei tomare a farlo. A meno di proposte veramente allettanti, della serie mai dire mai. Perché non l’opinionista televisivo, come mi ha suggerito Bobo. Insomma gli scenari sono ampi e ad oggi ancora tutti da valutare».

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E battere chi tra i big che ancora mancano nella serie? «La risposta qui è facile e immediata, ovviamente Djokovic e Federer». Capitolo Coppa Davis. Vincerla sarebbe un altro sogno di carriera dopo aver dato tanto per la maglia azzurra? «Assolutamente – risponde – perché giocare vestendo i colori azzurri emoziona, anche a Cagliari nell’ultima uscita se pur a porte chiuse. Per alzare il trofeo dobbiamo però migliorare come squadra. Singolarmente siamo forti ma non basta. La nuova formula, come tutte le novità, è forse sembrata più inedita ancora di quanto non sia. Sono state promesse delle migliorie e spero che quando si potrà tornare a competere anche in Davis vengano fatte. Un po’ di nostalgia per il passato esiste”.

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