Racchette nel caos, l'Italia è un puzzle (Semeraro). "Sinner è da Slam" (Bertellino). Sonego: "Palline personalizzate ma niente guanti. Finalmente in campo" (Semeraro)

Rassegna stampa

Racchette nel caos, l’Italia è un puzzle (Semeraro). “Sinner è da Slam” (Bertellino). Sonego: “Palline personalizzate ma niente guanti. Finalmente in campo” (Semeraro)

La rassegna stampa di martedì 5 maggio 2020

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Racchette nel caos, l’Italia è un puzzle (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Il tennis finalmente ha riaperto, ma lo ha fatto sbandando, ubriacato da ordinanze e decreti spesso in contraddizione fra loro, e su binari che cambiano non solo da regione a regione, ma a volte da comune a comune. Più che una Fase 2, insomma, un “Fate Voi” che ieri, prima giornata ufficiale di riapertura, ha creato non pochi mal di testa. Fra circoli che potrebbero aprire ma preferiscono rimandare, altri che non dovrebbero ma “ci provano”, soci impazienti, presidenti preoccupati e agonisti scatenati […] Allo Stampa Sporting di Torino, ad esempio, è sceso in campo per la prima volta dopo il lockdown il davisman torinese Lorenzo Sonego. Ci sono però alcune regioni che hanno deciso di interpretare il dettato governativo, allargando le maglie con ordinanze ad hoc. La Liguria, ad esempio, ha concesso il nullaosta a tutti i tennisti con tessera di agonista, l’Abruzzo e il Veneto a tutti i praticanti mentre in Sicilia e Sardegna hanno potuto riaprire i circoli tennis. Il tutto ovviamente con l’obbligo di seguire le prescrizioni rese pubbliche dalla Fit e dall’ITF (mascherine, guanti, distanziamento di sicurezza, palline personalizzate, disinfezione, abolizione delle stette di mano, eccetera) e con il divieto di accedere alle cosiddette aree comuni (spogliatoi, bagni, bar, sale). E, per chi può far giocare i semplici soci, con l’indicazione di accettare solo prenotazioni telefoniche e preferibilmente pagamenti via carta di credito o bonifico. Non tutti i circoli che ne avevano facoltà però hanno sfruttato l’opportunità. «Io per ora tengo chiuso – dice da Mestre Fabio Sapori, storico organizzatore veneziano che per un decennio ha ospitato sui campi del Green Garden un quotato Challenger -. La responsabilità è mia, ed è penale, le ordinanze in fondo sono interpretazioni dei decreti governativi, e non posso rischiare che le forze dell’ordine decidano di seguire le direttive del governo e mi mettano i sigilli al circolo. Anche l’obbligo di sanificare l’impianto è ambiguo: qui è tutto chiuso da due mesi, il Covid sicuramente non c’è, quindi cosa sanifico? Al massimo pulisco». In Veneto è possibile allenarsi anche con membri della propria famiglia […] In Abruzzo l’ordinanza regionale del 30 aprile ha lasciato incertezza sui luoghi dove si poteva tornare a giocare, e così a fianco di realtà come Castel Di Sangro, dove alla Sport Academy il telefono per le prenotazioni è rimasto bollente per tutta la giornata con grande affluenza e 10′ di intervallo fra un’ora e l’altra per sanificare palline e panchine, c’è quella del Ct l’Aquila, che data la confusione normativa ha preferito tenere chiusi i cancelli. In Sardegna il CT Cagliari ha rimandato a lunedì l’apertura approfittando del fatto che c’erano da smontare le tribune dell’ultimo match di Coppa Davis contro la Corea del Sud; e comunque saranno previsti ‘percorsi’ guidati all’interno del circolo. Nella zona di Cagliari ieri si è giocato a Settimo San Pietro (si arriva, si gioca, si esce e se scappa la pipì bisogna tenersela…) mentre a Quartu il sindaco non ha accolto l’ordinanza libertaria del governatore Solinas imponendo la chiusura. Nelle strutture Uisp si riparte oggi, in quelle militari si attendono ordini superiori. In Liguria spazio agli agonisti, nella fascia oraria 6-22, anche al chiuso ma con «distanziamento di due metri», in Sicilia «i circoli, le società, le associazioni sportive sono autorizzati all’espletamento delle loro attività, purché all’aperto» […]

“Sinner è da Slam” (Roberto Bertellino, Tuttosport)

È un Paolo Canè in ottima forma quello che sta vivendo lo stop forzato per emergenza sanitaria in attesa della ripresa. Classe 1965, già n° 26 Atp, il bolognese ha vinto in carriera tre titoli ATP, a Bordeaux, Bastad e Bologna: «La lettera B mi ha sempre portato bene – esordisce -. Li metterei tutti sullo stesso piano, anche se ovviamente vincere quello di casa ha rappresentato qualcosa di particolare. Nel 1991 davanti al mio pubblico colsi il titolo contro lo svedese Gunnarsson, ma nei quarti avevo superato Muster. Un torneo di gran livello al quale partecipavano i migliori specialisti della terra. Di lì a poco quella rassegna spari dal calendario. Quando torno a Bologna passo sempre con grande orgoglio davanti al CRB e butto l’occhio». […] Attesa anche per il ritorno del circuito mondiale: «Ovvio, sono troppe le implicazioni legate ai tornei e giocare degli Slam senza pubblico e con atmosfere asettiche, solo per business, sarebbe un vero peccato. Anche i big, dopo una prima fase di insofferenza, si stanno adeguando e non hanno tutta questa voglia di tornare, se non in assoluta sicurezza. Chi scalpita maggiormente, a mio parere, sono i giovani in salita, come il nostro Sinner che voleva consolidare e ribadire la crescita». Un giudizio sull’altoatesino: «Il gioco c’è. L’ho visto in azione alle Next Gen ATP Finals di Milano e mi ha impressionato. Colpisce con grande forza e tecnica sia con il diritto che con il rovescio e non perde mai un metro di campo. Dovrebbe cambiare un po’ le traiettorie ma questo arriverà solo con i match. Bisognerà vedere come saprà gestire i grandi appuntamenti, ma in proiezione potrebbe vincere anche uno o più Slam nell’arco dei prossimi quattro anni. Ovvio che dovrà essere bravo a vivere con il giusto atteggiamento i momenti decisivi degli Slam e le platee che scottano, cosi reggere i giudizi degli ex del circuito, quasi unanimi nel vederlo stabilmente almeno tra i top ten. Diamogli il tempo per crescere». E su Matteo Berrettini: «Ha grande solidità, mentale e di colpi. Lo scorso anno ha fatto una stagione strepitosa dimostrando di reggere grandi palcoscenici, vedi Flushing Meadows e le ATP Finals. Quando mi chiedono cosa potrà fare rispondo che ripetere altre stagioni come quella 2019 sarebbe già un grande traguardo». Paolo Canè, indimenticato uomo Davis, non ha smesso di sognare: «Diventare capitano di Coppa Davis e magari seguire Fabio Fognini, un mio pallino da sempre. Mi rivedo in lui quando ha quei i momenti nei quali perde la testa. Qualche formula magica… anche se in questo momento parlare di formule non è il massimo, l’avrei da suggerirgli. I nostri destini non si sono mai incrociati. In ogni caso è ben seguito ed ha fatto grandi cose in carriera». Il fascino dei grandi tornei: «Ce n’è uno unico tra gli Slam, nei quali i giocatori sono trattati con i guanti di velluto, in particolare nel “Tempio'”. Il ricordo del match perso al 2° turno di Wimbledon contro Ivan Lendl è indelebile. Più interruzioni, diversi inchini verso il Royal Box, la Regina che rimase li ad aspettare. Se non ci fosse stata l’interruzione per pioggia forse quel match l’avrei vinto. Non fui abbastanza forte mentalmente contro Ivan, un mostro di concentrazione. Rimane un momento unico della mia carriera» […]

Sonego: “Palline personalizzate ma niente guanti. Finalmente in campo” (Stefano Semeraro, La Stampa)

«Che bello tornare a giocare». Lorenzo Sonego usa le parole più semplici e condivisibili da tutti i tennisti d’Italia […] Sonego, come è andata la prima dopo il lockdown? «Molto bene. Ho iniziato piano e palleggiato soprattutto al centro, senza servire troppo perché mi saltavano fuori dolori ovunque, ma ho fatto in fretta a riprendere il ritmo». Dove e con chi si è allenato? «Al Circolo della Stampa Sporting di Torino, dove da qualche tempo sono tornato a fare base, e insieme ad Andrea Vavassori (n. 303 Atp, ndr), l’unico con cui posso farlo perché rientra nella categoria di atleti di interesse nazionale prevista dal decreto». Circolo deserto, distanziamento sociale: atmosfera surreale? «Non direi. Forse all’inizio un po’ strano, ma dopo un minuto non ci facevo più caso». Eravate soli in campo? «C’erano anche il padre di Andrea e il mio coach Gipo Arbino. Ma stavano tutti a distanza di sicurezza». Ha usato mascherina e guanti? «Per arrivare al circolo sì, poi li ho tolti. Anche perché gioco con il rovescio a due mani e con il guanto non riuscirei». Ognuno aveva le sue palline «personalizzate»? «Sì, erano segnate, ma è quasi impossibile usare solo le “tue” perché non cadono sempre dalla stessa parte della rete. Quindi ad ogni cambio di campo ci siamo disinfettati le mani e abbiamo fatto bene attenzione a non toccarci mai il volto». Non facile, quando si suda… «Ma ormai ci siamo abituati, viene abbastanza naturale». Niente docce, niente spogliatoi… «Sono fortunato: abito a un minuto a piedi dal circolo». Si allenerà tutti i giorni? «Non credo, anche perché ho ancora un po’ di dolore al polso infortunato. Penso che mi allenerò 3-4 volte alla settimana in attesa di capire come evolve la situazione». Si è fatto un’idea di quando potrà ripartire il circuito? «Difficile dirlo. Forse a settembre si potrà ripartire, magari a porte chiuse perché in ballo ci sono anche questioni economiche importanti». Lei ricomincerebbe appena possibile o come Nadal predica cautela e pazienza? «Io non vedo l’ora di riprendere con i tornei, però ovviamente lo farò solo quando la situazione sarà tranquilla». […]

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