I migliori a non aver mai vinto uno Slam, secondo ESPN - Pagina 2 di 2

Rubriche

I migliori a non aver mai vinto uno Slam, secondo ESPN

Il sito americano ha chiesto a un gruppo di esperti di stilare una lista dei più grandi incompiuti del tennis, iniziando dagli uomini. Ci sono Nalbandian e Ferrer

Pubblicato

il

 

Miloslav Mecir (1982-90)

Best ranking: 4
Migliori piazzamenti Slam: finale allo US Open, 1986; finale all’Australian Open, 1989; almeno semifinale in tutti gli Slam
Saldo nelle finali: 11-13, fra cui le WCT Finals del 1987 e l’oro olimpico del 1988.

Nel corso del suo magico 1988, Mats Wilander perse solo una partita negli Slam, proprio contro Mecir, che gli lasciò appena sette giochi nel loro match di quarti di finale. Miloslav, le cui movenze indolenti e liquide, unite a uno stile sincopato, gli avevano procurato il nomignolo di “Gattone”, era quello che nessuno voleva incontrare.

Aveva una grande mobilità, specialmente per un uomo di 1.90”, dice Gilbert di lui. “In più, sapeva giocare su tutte le superfici”. Sfortunatamente, il suo corpo non resse alle fatiche usuranti del circuito ATP. A partire dal 1989, iniziò ad avere grossi problemi lombari, che lo costrinsero a ritirarsi nel luglio del 1990, a soli 26 anni.

Pro: Mecir aveva uno stile unico. Si muoveva come un granchio, dotato di letture tanto acute e di un passo così leggero da apparire nei pressi della pallina senza dare l’impressione di essersi mosso. Aveva uno swing compatto e colpi piatti e precisi con una fantastica rotazione del torso. Il suo timing era tale da permettergli di sfruttare senza problemi la velocità dei colpi dell’avversario. Cambiava l’inerzia dello scambio ineffabilmente, e aveva una straordinaria sensibilità di volo.

Contro: avversari dalla palla pesante potevano sommergerlo tirandogli addosso, come ampiamente dimostrato da Ivan Lendl, che lo massacrò nelle due finali Slam che li misero di fronte. L’allora connazionale lo anestetizzò tirando forte al centro, impedendogli così di aprirsi degli angoli. Da contrattaccante puro, Mecir non fu in grado di cambiare le carte in tavola.

Verdetto: ironicamente, un giocatore che sembrava spendere così poco in termini di sforzi ed energie (pensate a Mecir come all’anti-Nadal) vide calare drasticamente il sipario sulla propria carriera – e quindi sulle chance di vincere uno Slam – a causa di un cedimento fisico.

David Nalbandian (2000-13)

Best ranking: 3
Migliori piazzamenti Slam: finale a Wimbledon, 2002; altre quattro semifinali (raggiunte in tutti gli Slam)
Saldo nelle finali: 11-13, fra cui le ATP Tour Finals del 2005 e due Masters Series.

Nalbandian riceve una quantità di rispetto inaspettamente alta da parte degli addetti ai lavori. La ex-N.1 britannica Anabel Croft, ora un’opinionista, dice di lui: “La sua tecnica era straordinaria da entrambi i lati. Era un enorme talento, dotato di grandissima sensibilità e di un eccellente servizio, e sapeva quando usare il drop shot“.

Argentino di uno e 80, provvisto di gambe taurine e spalle larghe, Nalbandian sembrava avere un futuro assicurato da campione Slam quando raggiunse la finale di Wimbledon al suo secondo anno nel circuito. Purtroppo per lui, però, l’ispirazione lo coglieva solo a intermittenza, come nel 2005, quando vinse le ATP Finals con un 7-6 al quinto su Federer.

Pro: Nalbandian non temeva nessuno, come dimostrato ampiamente dal suo 8-11 negli head-to-head con lo svizzero. Aveva una consistenza super, specialmente per uno che colpiva in anticipo e semi-piatto, e spesso con angoli estremi. Agile e con un baricentro basso, copriva il campo con rapidità, prefigurando il tennis contemporaneo con la sua abilità di ribaltare l’inerzia dello scambio.

Contro: le carenze di Nalbandian erano legate al suo temperamento. Nel 2006, quando era N.3 ATP, fu notoriamente accusato di scarso impegno durante un match di terzo turno a Wimbledon, perso in tre set. Il motivo? Voleva guardare in TV il quarto di finale dei Mondiali fra Argentina e Germania. Fece scalpore anche la sua sconfitta a tavolino durante la finale del Queen’s nel 2012, quando colpì un giudice di linea con un calcio tanto forte da farlo sanguinare – in virtù di quel gesto, perse quasi 70.000 dollari fra multe e sanzioni varie.

Verdetto: Nalbandian scelse la bella vita a grande scapito della sua carriera, come disse di lui l’opinionista di Tennis Channel Leif Shiras: “Aveva un’aura d’indifferenza che poteva risultare davvero irritante. Ma quando si alzava col piede giusto il suo tennis era assolutamente fuori scala”.

Marcelo Rios (1994-2004)

Best ranking: 1
Migliori piazzamenti Slam: finale all’Australian Open, 1998; altri tre quarti
Saldo nelle finali: 18-13, fra cui la Grand Slam Cup del 1998 e cinque Masters Series.

L’unico N.1 a non vincere uno Slam (oltre che il primo latino-americano a raggiungere la vetta), Rios è la prima scelta della maggior parte degli esperti. Paul Annacone, ex-coach di Federer e analyst per Tennis Channel, riassume il parere di molti suoi colleghi sia nell’ambiente degli allenatori che in quello degli opinionisti quando afferma che Rios “è il più grande talento senza Slam che ho toccato di prima mano. L’ho visto mettere in difficoltà tanti grandi giocatori, e lo faceva senza bisogno di dare il meglio”.

Rios era uno scricciolo di 1.75 per 70 chili, agile e dotato di un timing squisito. Come Mecir, però, anche lui fu prostrato da problemi lombari – giocò il suo ultimo match al Roland Garros del 2003, ritirandosi appena ventisettenne.

Pro: il suo gioco era serico, inattaccabile, traboccante di stregoneria mancina. Sapeva tirare vincenti da qualunque punto del campo, in qualunque momento della partita. Nonostante la bassa statura, il suo servizio era efficace, e si sposava con la sua abilità nel portare gli avversari lontano dalla loro comfort zone. Darren Cahill, analyst di ESPN ed ex-coach del suo rivale Agassi, dice di lui: “I suoi colpi estemporanei era fantastica da vedere, così come l’abilità che aveva di mettere a nudo i difetti degli avversari. Faceva sembrare tutto facile, e veleggiava per il campo apparentemente senza sforzo”.

Contro: Patrick McEnroe, analyst per ESPN [qui potete ascoltare l’intervista di Ubaldo con lui, ndr], si dice convinto che Rios avesse un talento paragonabile a quello di Agassi e persino più varietà. Però, continua McEnroe, “Rios non aveva nè la determinazione né l’etica del lavoro di Agassi. Ci si può solo chiedere se la cattiva forma fisica non sia stata alla base degli infortuni che gli accorciarono la carriera. Non ha mai dato l’impressione di lavorare con la stessa diligenza di molti suoi contemporanei”.

Il suo atteggiamento spocchioso e il disprezzo che nutriva praticamente nei confronti di tutti (compresa la gran parte dei suoi colleghi) foraggiarono innumerevoli articoli. Ebbe numerosi problemi con la legge, come quando venne arrestato a Roma per aver tirato un pugno a un tassista per poi causare una rissa con il poliziotto deputato all’arresto. Un altro analyst di ESPN, Cliff Drysdale, l’ha descritto in questo modo: “Rios aveva un mostruoso talento dal punto di vista fisico, ed era un genio nel colpire la pallina come voleva. Era anche l’atleta con l’atteggiamento più antisociale di sempre”. Nel 2016, Rios ha affermato in un’intervista che due medici gli hanno diagnosticato la sindrome di Asperger.

Verdetto: Se Rios avesse sposato appieno la propria carriera, valorizzato i rapporti umani, e tratto più gioia e soddisfazione dal tennis, avrebbe potuto vincere numerosi Slam.

Robin Soderling (2001-11)

Best ranking: 4
Migliori piazzamenti Slam: due finali al Roland Garros, 2009-10; altri quattro quarti
Saldo nelle finali: 10-10, fra cui un Master 1000 a Bercy.

La carriera di questo Maciste svedese si interruppe nell’estate del 2011, ad appena 27 anni, per via di una mononucleosi da cui non riuscì mai a riprendersi davvero. 1.93 per 90 chili, Soderling vinse titoli su tutte le superfici a parte l’erba, una carenza dovuta principalmente alle poche opportunità a sua disposizione.

Soderling era uno dei pochi giocatori in grado di cancellare chiunque dal campo in qualsiasi momento, grazie alla capacità (e alla propensione) di esprimere potenza pura a piacimento. La più grande dimostrazione la diede nel 2009, quando divenne uno dei soli due uomini a sconfiggere Nadal al Roland Garros – Soderling, tds N.23 appena, mise la parola fine su una striscia di 31 successi consecutivi dello spagnolo nel loro match di quarto turno.

Quasi a voler dimostrare che non fosse stata una coincidenza, Robin raggiunse la finale (persa contro Federer), e replicò l’anno successivo, con Nadal che lo aspettava per prendersi la rivincita.

Pro: Si può partire da un servizio che raggiungeva i 230 orari, che faceva il paio con quel dritto capace di provocare sconquassi sismici. Nonostante una velocità inferiore sul rovescio, la sua altezza e il suo talento gli consentivano di aprire angoli mordaci.

Contro: Soderling aveva una vena umorale che alle volte si traduceva in deficit di autostima ed entusiamo. Al Roland Garros riusciva a compensare la scarsa mobilità, sfruttando la lentezza della superficie per preparare le sue botte da dietro, cosa che stentava a fare su superfici più rapide, dove aveva problemi a mettersi in posizione rapidamente.

Verdetto: Soderling rimane una sorta di mistero. Un uomo silenzioso e introspettivo che riceveva poche attenzioni anche nei suoi momenti migliori, non tornò mai a giocare dopo la mononucleosi. Lasciò la porta aperta per un ritorno fino al ritiro ufficiale avvenuto nel 2015, a oltre quattro anni di distanza dal suo ultimo match ATP.

Pagine: 1 2

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement