Ljubicic ha un nuovo progetto, ma Federer è la priorità. "Chi gioca come primo torneo uno Slam rischia la catastrofe"

Interviste

Ljubicic ha un nuovo progetto, ma Federer è la priorità. “Chi gioca come primo torneo uno Slam rischia la catastrofe”

Intervistato in patria, Ljubicic ha parlato della sua nuova società di management sportivo (LJ Sports Group), della ripresa post pandemia (“Attenzione agli infortuni”) e, ovviamente, di Roger Federer: “Il mio primo, secondo e terzo lavoro”

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Ivan Ljubicic - ATP Finals 2018 (foto Alberto Pezzali/Ubitennis)
 

Da quando è diventato il coach di Roger Federer, ormai quattro anni e mezzo fa, Ivan Ljubicic non concede moltissime interviste, l’ultima un paio di mesi fa a Stefano Semeraro. Ecco perché non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di tradurre le dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa al giornalista Zlatko Horvat per il quotidiano croato Novi List.

Tra l’operazione al ginocchio di Federer subito dopo l’Australian Open, la sospensione del circuito da marzo a causa della pandemia di coronavirus e il successivo lockdown, in molti potrebbero pensare che per Ljubicic questi siano stati mesi di relax. E che in questo momento, complice il secondo intervento al ginocchio di Federer e la decisione del fuoriclasse di Basilea di ripartire dalla prossima stagione, il suo coach sia in Croazia semplicemente per passare le ferie con la famiglia. Niente di più lontano dalla realtà: Ivan Ljubicic in questo periodo è impegnato in tutta una serie di incontri e di riunioni, connesse alle attività della sua nuova società di management sportivo, la “LJ Sport Group”.

Ma quale relax … C’è sempre del lavoro da fare. Facciamo altre cose. LJ Sports Group è qualcosa di nuovo, con cui siamo partiti all’inizio dell’anno. Con il lockdown abbiamo avuto la possibilità di sviluppare il tutto più velocemente di quanto avevamo previsto inizialmente. Il nostro obiettivo è realizzare qualcosa di importante, un’organizzazione che si occupi di tutto ciò di cui gli atleti hanno bisognoNaturalmente partiamo dal tennis perché è lo sport comune a tutti noi, ma ci allargheremo: siamo già in Formula 1 e stiamo continuando in questa direzione. Vogliamo allargarci ad altri sport perché vediamo che c’è spazio. In poche parole, vogliamo che gli atleti si occupino solo del loro sport, mentre noi, con le nostre conoscenze, la nostra organizzazione, i professionisti che abbiamo e che avremo nel team, ci occuperemo di tutto il resto”.

A proposito di professionisti che si uniscono al team, proprio pochi giorni fa Ljubicic ha annunciato “l’acquisto” di Richard Evans, l’ex direttore dell’ATP, che sarà il Responsabile Marketing della società. “Evans era uno dei responsabili del settore marketing e sponsorizzazioni dell’ATP. Abbiamo parlato, era molto interessato al progetto e a quelle che sono le nostre ambizioni, è quindi è passato da noi come responsabile del marketing e delle sponsorizzazioni. È il primo di una serie di persone che intendiamo coinvolgere per espandere e rafforzare il team che si occuperà di tutto questo. Il progetto è partito insieme a un partner finlandese: tra le loro sei-sette persone e le nostre, ora siamo circa una quindicina, ma contiamo di ampliarci molto velocemente. E quando dico molto velocemente, intendo dire nelle prossime settimane. In una prima fase, sarà il numero di persone che ci servirà fino alla fine dell’anno, ma non vogliamo porre dei limiti. Ci espanderemo quando riterremo sarà naturale e avrà un senso farlo. Non ci espanderemo per espanderci, ma perché potremo e dovremo farlo”.

Ljubicic già in precedenza aveva un’agenzia di management, la S.A.M. (Sporting Advantage Monaco). Ora ha deciso di scrivere un nuovo capitolo della sua attività manageriale. “Tutti i clienti della S.A.M. sono passati alla nuova società, che di fatto è una versione avanzata e più sviluppata di quella precedente, che si occupava esclusivamente di tennis.” Tra le persone che “Ljubo” ha coinvolto in questa nuova iniziativa, ci sono amici e professionisti fidati, come gli ex tennisti croati Dino Marcan e Luka Kutanjac, suo cognato Fadi Shalabi, il suo vecchio preparatore fisico Dalibor Sirola (storico preparatore del team di Riccardo Piatti). Tra i loro clienti ci sono giovani di talento come Borna Coric, l’ucraina Marta Kostjuk, il cinese Zhizhen Zhang e diversi promettenti giocatori e giocatrici croati. E Ivan sottolinea che questo è solo è solo l’inizio…

“Il mio motto è “aiuta le persone se puoi”. Ma non per compassione o pietà: quando vedo una persona e un professionista di qualità, voglio aiutarlo. È qualcosa di positivo. Non capisco perché non sia così per tutti e dappertutto, secondo me uno desidera avere attorno a sé persone di qualità. Perché non dovrebbe essere così? Anche se non ne trai vantaggio direttamente. Sono tutti ottimi professionisti e ottime persone e voglio sempre dare a persone così l’opportunità di dimostrare quanto valgono”.

L’obiettivo di allargare l’attività di management ad altre discipline sportive non cambia la mission a livello tennistico. “Ogni sport –  tennis, calcio, formula1, tutti gli altri sport – ha le sue peculiarità e non pretenderò mai di sapere tutto. Anzi. Mentre ci espandiamo in altri sport, assumeremo persone che sono esperte in quell’ambito. Per quanto riguarda il tennis, tutto rimane invariato. Cerchiamo di aiutare nel modo che pensiamo sia il migliore, cioè un approccio individuale per ogni giocatore. Non credo ai metodi standard, non credo ci sia un modello che vada bene per tutti. Ci avviciniamo a tutti i nostri clienti nel modo che riteniamo sia quello migliore per lui e la sua carriera. Qualcuno ha bisogno di più aiuto, qualcuno si trova meglio se c’è una grande squadra intorno a lui, altri se hanno attorno a sé meno persone. Ognuno ha le sue caratteristiche e “funziona” a modo suo. C’è un legame stretto con i nostri giocatori, praticamente ad ognuno “cuciamo” attorno il team di persone che riteniamo possa essere il migliore per ognuno di loro”.

Roger Federer e Ivan Ljubicic – Madrid 2019 (foto Roberto Dell’Olivo)

Tuttavia l’ex n. 3 del mondo mette in chiaro che la sua occupazione principale (“il mio primo, secondo e terzo lavoro”) è sempre lui: Roger Federer. “È tutto sotto controllo. Stiamo programmando la prossima stagione … È un desiderio e un sogno che tutto vada come nel 2017, ma è chiaro che ogni situazione è nuova. Ad ogni modo, abbiamo alle spalle un’esperienza positiva, quindi restiamo tutti positivi”.

Federer ha 20 titoli Slam in bacheca, Nadal 19, Djokovic 17. Ma a sentire il suo 41enne allenatore, lo svizzero non è così ossessionato dal record come sembrano essere i suoi tifosi. “Ho letto l’altro giorno che John McEnroe ha affermato di aver persino ricevuto garanzie sulla sua partecipazione all’Australian Open. Tutti sono un po’ troppo concentrati sui titoli del Grande Slam. Certo, sono i tornei più importanti del nostro sport, anche più di prima, ma non sono l’unica cosa che conta. Possiamo misurare tutto in base ad essi, ma non è che siamo tutti impazziti dietro gli Slam. Nel caso di Federer, lui ama questo sport e giocherà fino a quando potrà. Faremo di tutto per ottenere risultati, ma non è l’unica ragione per cui gioca e vuole continuare a giocare. Ma mi è chiaro che ci sono persone che non riescono a capirlo”.

Parlando dei clienti della LJ Sport Group, era stato fatto il nome di Borna Coric, Il n. 1 del tennis croato è stato uno dei giocatori contagiati nella tappa dell’Adria Tour di Zara, anche se proprio poche ore fa ha confermato di essere risultato negativo all’ultimo tampone. “Borna sta bene. All’inizio era sotto shock, era preoccupato per le persone intorno a lui, i suoi genitori, le persone più anziane che erano maggiormente a rischio. Non ha avuto sintomi. Gli abbiamo procurato un tapis roulant, una cyclette, si è allenato in casa per quanto poteva. Non so esattamente quale siano la regole, ma è vicino alla “libertà””.

Logico chiedere a Ljubicic un commento su quanto accaduto all’Adria Tour. “L’Adria Tour non è stata una cattiva idea. Tuttavia, è chiaro a tutti che alcune cose dovevano essere fatte diversamente. La scarsa attenzione e l’indisciplina, l’aver ignorato indicazioni e fatti, si è rilevato determinante in senso negativo. Alla fine sono stati più i danni dei benefici, anche se non avrebbe dovuto essere così. Dopotutto, e questo servirà a qualcosa, abbiamo capito che dobbiamo stare più attenti, indipendentemente dal fatto che ad un certo punto ci fossero solo una decina di contagiati in ​​Croazia. Oggi sono molti di più. Il virus è un avversario non dorme…”.

E non dormendo, il virus purtroppo continua ad essere la spada di Damocle sulla ripartenza della stagione agonistica. La situazione negli Stati Uniti, dove si dovrebbe giocare tra un mese, è critica. “Eh sì, anche Tiafoe è risultato positivo … Sarà molto difficile. Non abbiamo mai pensato che sarebbe stato facile, ma penso che ora sia chiaro a tutti che sarà più difficile di quanto pensassimo. Sappiamo ancora molto poco di questo virus, di come si comporti, se muta o no. Ci sono un milione di cose che non sappiamo ed è per questo che dobbiamo essere molto attenti e disciplinati. Come ripartirà il tennis? Non lo so. Non posso dire di essere sereno, negli Stati Uniti che la prima ondata non è nemmeno passata e sarà estremamente rischioso andare lì per i giocatori e il loro staff. Ognuno dovrà decidere singolarmente se correre il rischio”.

Parlando della pandemia, giusto tornare indietro di qualche mese, per chiedere a Ljubicic – che era a Montecarlo con la famiglia – come ha vissuto il lockdown. “Non è stato così spiacevole. Ciò che ho avuto sono stati quattro mesi con i miei figli, ventiquattro ore al giorno, cosa che non avevo mai avuto in vita mia. Ci siamo assolutamente concentrati sulle cose positive. Ho preso lezioni di francese, concentrandomi sul progetto LJ Sports Group. È stato un po’ spiacevole solo perché non era permesso andare da nessuna parte, e a Montecarlo era tutto strettamente regolamentato e disciplinato, ma senza panico. Non ero preoccupato, ma sono preoccupato per il mondo, per l’economia, per le perdite collaterali che ne deriveranno. Non sarà né il primo né l’ultimo virus: controlli le cose che puoi controllare, la preoccupazione non è produttiva”.

Durante i mesi di stop si è parlato molto degli interventi destinati a supportare economicamente i giocatori, ma c’è stata anche un’iniziativa a supporto degli allenatori alla quale ha contributo in prima persona proprio Ljubicic. “Prima di tutto ci tengo a dire che con la LJ Sports Group finanziamo tutti i nostri clienti in questo periodo. Non sono grandi cifre, ma vogliamo mostrare loro che siamo di supporto anche in questo momento di difficoltà. Per quanto riguarda i coach, l’ideatore dell’iniziativa è stato Dani Vallverdu. Mi ha chiesto se ero disposto a dedicare un po’ del mio tempo per raccogliere fondi a favore degli allenatori meno fortunati dal punto di vista finanziario. Tutti gli allenatori contattati hanno accettato. Penso si tratti di una bella iniziativa, anche se non risolverà i grossi problemi a monte: ci sono cose che devono cambiare nel tennis”

La maggior parte degli allenatori viene pagata a settimana, quella in cui lavora, o con una percentuale sui guadagni del giocatore. Questa situazione ha dimostrato quanto questo sistema non vada bene. Lo sapevamo già prima, ma ora sono emersi del tutto i problemi di questa impostazione. Noi come azienda cercheremo di cambiare alcuni standard. Gli allenatori, non solo quelli del tennis, ma anche i preparatori fisici ed i fisioterapisti, meritano di avere una certa sicurezza. Dopotutto si tratta di vero e proprio lavoro a tempo pieno, e come tale deve venir trattato anche finanziariamente. Non puoi permettere che le persone rimangano per strada perché un giocatore non gioca e non guadagna. Qualcosa deve cambiare. In questo periodo non c’è stato niente di tutto questo, ed è per questo che è stata lanciata questa iniziativa, perché ci sono molti allenatori che non hanno guadagnato un solo euro in tutto questo intero periodo”.

Ivan Ljubicic – ATP Finals 2018 (foto Alberto Pezzali Ubitennis)

Restando in tema di allenatori, una piccola digressione su una notizia di attualità: David Ferrer inizierà la sua carriera di coach con Alexander Zverev, con un periodo di prova di due settimane. “Non è inusuale. Dopotutto, quando ho iniziato a lavorare con Raonic il mio periodo di prova è stato il Roland Garros e poi è stato esteso alla stagione sull’erba. Successivamente, abbiamo concordato un periodo di collaborazione più lungo. Oggi sappiamo subito tutti questi dettagli attraverso i social. Questo può sembrare strano per qualcuno, ma è il modo più normale per iniziare a collaborare per due persone che non si conoscono. Non ho avuto un periodo di prova con Roger perché ci conoscevamo, sapevamo entrambi cosa aspettarci. Altrimenti è normale avere un periodo di prova. Sia per David, perché è il suo primo lavoro da coach, sia per Zverev, che porta nel team qualcuno che non conosce”.

Ivan e il suo team si fermeranno ad Abbazia ancora per un po’, poi la famiglia Ljubičić si sposterà più sulle coste meridionali della Croazia. Virus permettendo. “Il coronavirus ci ha insegnato che non possiamo pianificare nulla. Andremo un po’ più a sud in vacanza, e poi rimarrò “in stand-by”. Quest’estate girerò un po’, cercando di vedere le persone che non sono riuscito a vedere negli ultimi tempo. Ma saremo qui in Croazia, sia questo che il mese prossimo, fino all’inizio delle scuole”.

Quest’anno con l’autunno non inizieranno solo le scuole, ma anche il Roland Garros. “Ho intenzione di muovermi, di andare ai tornei, se il virus sarà relativamente sotto controllo. Certo, Federer è la priorità assoluta, se avrà bisogno di me sarò con lui, in caso contrario, parteciperò al Tour. Il tennis dopo il coronavirus? O forse il tennis ai tempi del coronavirus… spero sarà lo stesso anche dopo la pandemia. I giocatori saranno gli stessi, ma nessuno ha esperienza di un periodo così lungo senza giocare. Queste esibizioni sono le benvenute per mantenere i giocatori nell’adrenalina competitiva, ma sarà dura, soprattutto a causa della programmazione”.

Ljubo mette in guardia gli ex colleghi: “Non puoi giocare tutto di fila, Washington, Cincinnati, US Open, Roma, Madrid, Roland Garros … È impossibile. Guardo gli altri sport, ci sono molti infortuni, rischia di essere così anche nel tennis. I giocatori dovranno stare attenti, “ascoltare con quattro orecchie e guardare con quattro occhi” tutto quello che succederà. Mi ricordo che dopo la prima settimana della stagione, a Doha, ti ritrovavi con un’infiammazione alla spalla, fastidi dappertutto, nonostante ti fossi preparato bene in pre-season. Il corpo funziona in modo diverso quando giochi nei match ufficiali. Sarò così anche stavolta. Soprattutto se il primo torneo fosse uno Slam, rischierebbe di essere una catastrofe”.

A Ljubicic è stato anche chiesto di commentare la nomina – un po’ a sorpresa – di Andrea Gaudenzi a presidente dell’ATP. “Gaudenzi era uno dei candidati. Ha esperienza nel tennis, nel mondo degli affari, faceva già parte dell’ATP. Il suo punto di forza sono i diritti televisivi. Purtroppo non è stato un inizio facile per lui”. Forse al posto di Gaudenzi avrebbe potuto esserci lui , se nel 2012 lo avessero scelto al posto di Giorgio Di Palermo come rappresentante dei giocatori nel Board dei Directors dell’ATP. Ma per Ljubicic quello è un capitolo chiuso della sua vita. “Non mi dispiace assolutamente. All’epoca ero politicamente attivo nell’ATP. So ancora tutto ciò che accade nell’ATP, ne sono informato, ma la mia carriera dopo il tennis ha preso una direzione diversa. Non c’è più spazio per la politica. Se fossi stato eletto, se mi fossi mosso in quella direzione, chissà cosa sarebbe successo. Non ne ho idea. Ma non sono uno che guarda indietro. Siamo dove siamo ora. Sono soddisfatto, felice, eccitato. Questo è l’inizio di qualcosa di veramente grande, con LJ Sports Group stiamo pianificando di fare grandi cose. Alcune sono in dirittura d’arrivo, ma non parleremo di cose che sono ancora da fare, ma di quelle che sono state fatte”.

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