Roma, Berrettini vola basso: “Voglio pensare a una partita alla volta”

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Roma, Berrettini vola basso: “Voglio pensare a una partita alla volta”

Il romano è pronto per giocare il suo torneo. Anche se quest’anno sarà completamente diverso. “Fa male vedere questi campi vuoti”. Le sensazioni sono buone ma è meglio non caricarsi di troppe pressioni: “Ho tanta adrenalina, voglio andare più avanti possibile”

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Matteo Berrettini - Roma 2019 (foto Felice Calabrò)
 

Matteo Berrettini torna a casa. Dopo i lunghi mesi passati negli Stati Uniti, il giovane romano è tornato nella capitale per disputare gli Internazionali d’Italia. Il suo torneo, nella sua città. Quello in cui tutti gli appassionati di tennis italiani si aspettano che lui faccia grandi risultati. E nel quale lui stesso vuole fortemente fare bene. Insomma, un evento che inevitabilmente genera in lui emozioni speciali, un misto di eccitazione e tensione. Emozioni che però vanno ben bilanciate per riuscire a dare il massimo. Ed è proprio su questo sottile filo emotivo che deve camminare Berrettini. 

Meglio non aspettarsi troppo, di sicuro è un torneo che mi porterà tensione e stimoli per fare bene: un evento importante, per di più nella mia città, quindi addosso mi sento già tanta adrenalina però è bello sentirla, mi mancava questo feeling”, ha dichiarato il n.1 d’Italia e n.8 del mondo in conferenza stampa. Mi riprometto di pensare a una partita alla volta e un punto alla volta, anche se non nascondo che il mio obiettivo è fare bene negli Slam e nei Masters 1000 e questo è appunto un torneo di quella categoria. Per cui intendo lottare punto su punto con l’intenzione di dare il massimo e andare più avanti possibile”. Ormai da alcuni giorni Berrettini si sta allenando sui campi del Foro Italico per adattarsi al meglio alle condizioni di gioco. “Ogni giorno mi sto sentendo sempre meglio, non era semplice la transizione da cemento a terra arrivando qui direttamente da New York, senza trascurare il jet lag”, ha sottolineato l’azzurro.

Berrettini ha però trovato a Roma una situazione completamente inedita per lui. La bolla che si è dovuta costruire sopra l’evento lo costringe a non poter nemmeno andare a trovare i suoi genitori a pochi chilometri di distanza e ha lasciato tutti i campi senza spettatori. Uno scenario totalmente inconsueto per il Foro Italico, usualmente teatro di una grande e chiassosa festa di tennis. “Giocare a porte chiuse mi dispiace tanto, non sono le condizioni ideali, è molto frustrante per me che sono di Roma non poter nemmeno vedere la mia famiglia”, ha commentato Matteo. “Bisogna solo cercare di adattarsi nella speranza di far passare prima possibile questo brutto periodo per poi tornare a competere con il pubblico il prossimo anno. Devo riconoscere che dal punto di vista sentimentale mi fa male vedere questi campi vuoti e non poter competere con il sostegno del mio pubblico, se ripenso ai match giocati in questo luogo speciale mi vengono i brividi”. 

Spazio poi ad un commento riguardo alla finale degli US Open, in cui Dominic Thiem ha vinto il suo primo Slam rimontando due set di svantaggio su Alexander Zverev. Era dal 2016 che un giocatore al di fuori dei Big 3 non vinceva uno Slam. Thiem è stato il primo tennista nato negli anni Novanta a conquistare un Major. Coincidenza o un primo segnale di una rivoluzione? “Non credo sia il caso di parlare di coincidenza, quanto piuttosto di un qualcosa che era nell’aria visto che Thiem aveva già disputato tre finali Major, a un passo dal titolo”, ha spiegato Berrettini. “Per Zverev era la prima e quindi la tensione è normale ci fosse, mi sarei stupito del contrario. Credo che per motivi di età e di livello sia una situazione che potrà capitare di nuovo in futuromi auguro che succeda presto”. Magari la prossima volta sarà il suo turno. Ce lo auguriamo tutti. 

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