Numeri: quel 98% di Rafa, il risveglio del tennis femminile italiano - Pagina 2 di 2

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Numeri: quel 98% di Rafa, il risveglio del tennis femminile italiano

Il maiorchino ha vinto 124 partite su 126, tre set su cinque sul rosso.
150 i posti guadagnati dalle azzurre in tabellone a Parigi. Schwartzman continua a fare gran bottini

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Martina Trevisan - Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)
 


125 – le vittorie di Rafa Nadal nelle 127 partite giocate al meglio dei cinque set sulla terra battuta: un bilancio percentualmente corrispondente a un impressionante 98,4%. di successi. Il dominio del maiorchino sulla terra rossa, iniziato nell’ormai lontano 2005, assume connotazioni ancora più nette quando si gioca al meglio dei tre set su cinque, la modalità di punteggio con la quale emerge con ancora più probabilità il più forte tra i due contendenti nel momento in cui si affrontano. In questo tipo di partita Rafa ha vinto non solo i 91 match necessari per vincere i tredici Roland Garros messi in bacheca (e altri nove complessivi nelle edizioni 2009, 2015 e 2016), ma anche le finali dei tornei che sino a una decina di anni fa adottavano il best of five, nonché alcuni singolari della Coppa Davis giocati nel vecchio formato.

Come detto, sono solo due le sconfitte sul rosso rimediate da Nadal sulla lunga distanza e la prima ancora oggi è la maggiormente celebre, a causa della sorpresa enorme che provocò: negli ottavi del Roland Garros di undici anni fa, Robin Soderling, sconfisse in quattro set combattuti il maiorchino che così, dopo quattro titoli, fermò a trentuno partite la sua imbattibilità sulla terra rossa parigina (ora ha una serie aperta di 28 successi). Fu uno shock così grande che convinse lo spagnolo a fermarsi e saltare Wimbledon per curare la tendinite al muscolo del quadricipite in entrambe le ginocchia: una volta rientrato nel circuito, la seconda parte di 2009 fu deludente con Rafa capace di raggiungere una sola finale, a Shanghai (persa contro Davydenko). Arrivava sei anni dopo la seconda sconfitta in partite giocate tre su cinque sulla terra battuta, nel 2015, probabilmente la stagione peggiore di Rafa da quando è diventato un campionissimo assoluto del nostro sport: cinque anni fa, infatti, Nadal vinceva solo tre tornei minori (Buenos Aires, Stoccarda e Amburgo) e a Parigi, dopo aver perso un set negli ottavi contro Sock, nei quarti si arrendeva nettamente a Djokovic, come era gia accaduto un paio di mesi prima nella semifinale di Monte Carlo.

In una dittatura tennistica come quella rappresentata dagli ultimi quindici anni di Nadal nei tornei sulla terra rossa è giusto anche ricordare i pochissimi tennisti quantomeno riusciti a portarlo al quinto set: Coria e Federer nelle celebri finali di Roma (datate rispettivamente 2006 e 2007), Isner (al primo turno del Roland Garros 2011) e Djokovic, ancora lui, nella splendida semifinale dello Slam parigino del 2013. Nadal sullo Chatrier ha dominato così tanto da lasciare le briciole anche ai suoi avversari più quotati, come si capisce anche dando un’occhiata al bilancio del maiorchino quando ha affrontato top five al Roland Garros: a parte la menzionata sconfitta rimediata da Rafa contro l’attuale numero 1 nel 2015, le altre diciotto volte che ha affrontato sul centrale del Roland Garros dei colleghi nella top 5 ATP  ha lasciato loro la miseria di otto set complessivi. Una sola certezza resta: il tempo aiuterà a comprendere ancora meglio quanto sia stato incredibile in questi quindici anni il dominio di Nadal sui campi in terra battuta.

Rafa Nadal – Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)

150- le posizioni guadagnate complessivamente dai dieci uomini e dalle quattro donne della pattuglia italiana presente nei tabelloni di singolare del Roland Garros 2020. Un’edizione memorabile per il nostro movimento, grazie innanzitutto ai quarti di finale raggiunti da Jannik Sinner ma anche per merito di Sonego, che superando Taylor Fritz al terzo turno è tornato dopo diciotto tornei a vincere tre partite di fila nel circuito maggiore (l’ultima volta era accaduto a Kitzbuhel nel luglio 2019), mostrando di meritare il best career ranking di 42 ATP (oltre a lui questa settimana lo hanno ottenuto anche Sinner (46), Travaglia (70) e Caruso (77). E se quest’ultimo con una prova più che dignitosa è uscito sconfitto al primo turno contro Pella, il marchigiano per la prima volta ha raggiunto il terzo turno in un Major e confermato i progressi mostrati a Roma, dove aveva raggiunto gli ottavi, sconfiggendo, come è accaduto a Parigi, due tennisti attorno alla top 50 ATP. Grosso balzo in avanti (+ 17) anche quello di Lorenzo Giustino, capace di qualificarsi e vincere la sua prima partita nel circuito maggiore facendola andare direttamente nella storia del torneo parigino: il 18-16 con cui al quinto set, dopo sei ore e cinque minuti di gara, ha superato Moutet è stato l’ottavo match più lungo della storia degli Slam e il più lungo mai giocato da un tennista italiano.

Passando alle delusioni e a chi scende in classifica, troviamo tre tennisti, Fognini, Seppi e Mager, tutti sconfitti al primo turno raccogliendo solo un set e giocando male, a causa di un momento della propria carriera per diverse ragioni difficile: non si può forse chiedere di più in questo momento al numero 2 azzurro e preoccupano maggiormente l’altoatesino e il ligure, entrambi ancora a secco di vittorie a livello ATP da quando ad agosto si è ripreso a giocare. Capitolo a parte merita Berrettini, sicuramente autore di una prova insufficiente contro Altmaier, anche al netto delle per lui sfavorevoli condizioni di gioco parigine: in tal senso potrebbe aiutarlo a ritrovare il pizzico di fiducia persa la stagione indoor.

Tra le donne ha fatto innanzitutto piacere constatare i netti progressi compiuti da Sara Errani, non solo brava a qualificarsi e a superare dopo oltre tre anni un turno in un Major, ma sfortunata -lasciando da parte i problemi di tensione che hanno caratterizzato e condizionato il match- nel non tornare a imporsi (dopo Pechino 2015) contro una top ten nel suo match contro Bertens, nel quale non ha convertito un match point: per lei una risalita al 137 WTA, migliore posizione occupata da febbraio 2019. Fa bene anche Paolini che a Parigi ha mostrato di meritare la sua classifica trovando la prima vittoria a livello Slam e poi perdendo con onore da Kvitova.

Infine, il tennis italiano ha goduto della bellissima impresa di Martina Trevisan che, con un balzo di 76 posizioni, diventa 83 WTA e numero 2 d’Italia, proprio dietro quella Giorgi da lei sconfitta al primo turno del Roland Garros (la marchigiana, per l’ennesima volta alla prese con fastidi fisici, si è ritirata quando era indietro di un set e di un break). Quella vittoria sembrava già un grandissimo traguardo per la mancina toscana, che solo una volta in diciassette incontri aveva superato una top 100 e aveva vinto solo una partita in nove partecipazioni a tornei del circuito maggiore. Invece, il successo contro Giorgi si è rivelato il trampolino di lancio per la consacrazione della determinazione mentale e della varietà tennistica di Martina, bravissima a superare tre tenniste del calbro di Gauff, Sakkari e Bertens, prima di arrendersi in quarti al rullo compressore rappresentato in questo Roland Garros da Swiatek.

Martina Trevisan – Roland Garros 2020 (foto via Twitter @rolandgarros

915-  i punti guadagnati da Schwartzman da quando si è ripreso a giocare a metà agosto con il nuovo regolamento del ranking, adattato all’emergenza sanitaria  internazionale (i tennisti possono mantenere in classifica il miglior risultato di ogni torneo tra il 2019 e il 2020). Il ventottenne  di Buenos Aires era ripartito male dopo il lockdown: aveva perso da Norrie a New York facendosi rimontare da due set avanti (una situazione di punteggio in cui aveva perso una sola volta nelle ventisei volte che in carriera gli era capitato)  e poi a Kitzbuhel era stato sconfitto da Djere. Schwartzman ha trovato poi la miglior forma e ha approfittato della brevissima stagione su terra per centrare la finale a Roma (prima della carriera in un Masters 1000) e la semi a Parigi (prima in un Major), piazzamenti che gli hanno consentito di entrare per la prima volta nella carriera nella top ten, direttamente all’ottavo posto del ranking, un accesso che ha dimostrato di meritare con le vittorie ottenute su Nadal al Foro Italico e Thiem al Roland Garros.

Per comprendere la bontà di quanto fatto dall’argentino basti pensare che in questi due mesi di circuito solo cinque tennisti sono riusciti a guadagnare più punti di lui: Thiem (2080), Djokovic (1520), Tsitsipas (1180), Carreno Busta (1155, che gli sono fruttati un balzo dalla 25° alla 15° piazza del ranking) e Zverev (1020). Seguono Schwartzmann due giovani tennisti che sembrano pronti a fare il definitivo salto di qualità: uno è Rublev che ha guadagnato un bottino di 740 punti utile a fruttargli questa settimana il primo ingresso nella top ten, raggiunto grazie ai quarti al Roland Garros che hanno fatto seguito a quelli agli Us Open, piazzamenti che hanno rappresentato il culmine di un 2020 che sin qui lo ha visto vincere 29 partite e ben tre tornei (Doha, Adelaide e Amburgo). L’altro tennista è Dennis Shapovalov, deludente a Parigi (è stato sconfitto al secondo turno da Carballes Baena) ma a New York e Roma capace di mostrare lampi accecanti del grande talento di cui è dotato e di guadagnare i 620 punti che gli erano valsi il temporaneo ingresso tra i primi 10 al mondo.

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