Ranking ATP: Djokovic ha fatto più punti di tutti nel 2020

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Ranking ATP: Djokovic ha fatto più punti di tutti nel 2020

Quale sarebbe la top 20 se i punti fossero stati conteggiati con il metodo tradizionale? Thiem sarebbe stato il migliore negli Slam, Sinner fra gli italiani

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Novak Djokovic - Australian Open 2020 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

Come noto, il Ranking ATP è stato ristrutturato su base biennale (marzo 2019-dicembre 2020) per riflettere i cinque mesi di stop causati dalla pandemia. Il nuovo sistema lascia intatti gli score ottenuti in tornei cancellati (come Wimbledon) e permette di conservare la miglior prestazione ottenuta in un torneo giocato due volte (per esempio, Nadal ha mantenuto i 2000 dello US Open 2019 pur non avendo scelto di non volare a New York quest’anno), con l’unica eccezione delle ATP Finals, dato il loro esiguo numero di partecipanti – povero Tsitsipas.

Questa decisione ha dato la possibilità a chi avesse deciso di non scendere in campo per paura del contagio come Nick Kyrgios (poco emulato in realtà, almeno post-US Open) di conservare i propri punti, e lo stesso vale per giocatori che hanno dovuto lottare con problemi fisici come Roger Federer, Kei Nishikori e Fabio Fognini.

Se però dovessimo considerare il più o meno bisecato 2020 come una stagione tradizionale, cioè con la cosiddetta Race To London, chi avrebbe fatto più punti, posto che la riformulazione delle classifiche ha cambiato i piani dei giocatori e perciò influenzato la scala dei valori? Open Era Rankings ha fatto i conti, e questa è la Top 20 che si avrebbe al momento:

Un primo elemento da tenere in considerazione è che mai come nel 2020, e nonostante l’annullamento dei Championships, gli Slam hanno avuto un enorme peso, vista la configurazione della stagione tennistica: nel 2019 si erano disputati 66 tornei con punti in palio (escludendo quindi Hopman, Laver e Davis), e questo significa che gli Slam costituivano poco più del sei percento del totale; un torneo vinto aveva mediamente fruttato 523,48 punti.

Quest’anno, invece, sono 26 (saranno 33 al termine della stagione), tre dei quali sono Slam, vale a dire l’11,54 percento; la media punti dei vincitori è stata quindi sensibilmente più alta, attestandosi a 583,27. Di conseguenza, chi ha raggiunto almeno le semifinali in uno dei Major (a parte Federer, che ha giocato solo l’Australian Open prima di fermarsi per i problemi al ginocchio) è praticamente certo di figurare fra i migliori performer dell’anno – nelle stagioni tradizionali possiamo avere giocatori di questo tipo esclusi dalla Top 15 in caso di mediocrità precedente e/o successiva, come Lucas Pouille lo scorso anno.

Come prevedibile, Novak Djokovic è primo per distacco: il serbo è secondo negli Slam (3380 punti), ma ha perso solo due match (uno per squalifica) e portato a casa gli unici due Masters 1000 disputati finora, Cincinnati/New York e Roma, oltre ad aver finito la prima edizione della ATP Cup a bottino pieno (665 punti) e ad aver conquistato l’ultimo torneo prima dell’interruzione della stagione al 500 di Dubai.

A comandare nei tre tornei principali è Thiem (3560), ma Dominator ha sostanzialmente giocato solo quelli, raccogliendo poco fra Cincy, Rio e la ATP Cup – ben il 95,6 percento dei suoi punti arriva dagli Slam. Un caso molto simile è quello di Sascha Zverev, che, pur avendo appena vinto a Colonia 1, ha comunque raccolto 2100 dei suoi 2405 punti nei Major, raggiungendo il quinto posto essenzialmente grazie alle sue corse a Melbourne e New York.

Dominic Thiem – US Open 2020 (via Twitter, @usopen)

Al terzo posto troviamo l’altro campione Slam, Rafa Nadal, che oltre ai 2360 punti racimolati nei due a cui ha partecipato ha vinto il 500 di Acapulco e ottenuto punteggi per lui marginali in ATP Cup e a Roma, mentre alle sue spalle si trova un giocatore che ha invece puntato su una grande attività come Andrey Rublev: il russo è secondo per partite vinte dietro a Djokovic e l’ha eguagliato domenica per titoli stagionali a quota quattro (Doha, Adelaide, Amburgo e San Pietroburgo), con la differenza che le vittorie del serbo si sono tradotte in 4500 punti e le sue in un terzo, 1500. Negli Slam Rublev ha ottenuto 900 punti, lo stesso score del sesto e ultimo giocatore sopra quota 2000, vale a dire Stefanos Tsitsipas, altro stakanovista della racchetta, visto che ha giocato dieci tornei da inizio anno, raggiungendo due finali da 300 punti a Dubai e Amburgo e vincendo il 250 di Marsiglia.

I primi sei di questo ranking virtuale hanno una cosa in comune, ovvero di aver ottenuto punteggi alti sia prima che dopo la pausa. Ovviamente hanno tutti fatto meglio da agosto, essendosi disputati due Slam e due 1000, ma avevano comunque più di 600 punti già allora, uno score alto se pensiamo che a parte Melbourne non ci sono grandi bersagli fra gennaio e febbraio. Aver mostrato continuità in un’annata che ha sconvolto qualsiasi tipo di programmazione non può che essere un attestato del loro valore.

CHI CHIUDE LA TOP 15 – Guardando invece chi viene subito dietro, cioè quelli che si assestano fra i 1000 e i 2000 punti, si nota immediatamente una grande disomogeneità nella performance. Gli unici che hanno raggiunto risultati simili da entrambi i lati dello Stige rappresentato dal coronavirus sono Casper Ruud (540 punti prima vs 730 dopo) e Felix Auger-Aliassime (440 vs 635), mentre tutti gli altri, invece, o hanno giocato bene prima o hanno giocato bene dopo. Nella prima categoria rientra certamente Gael Monfils, che ha giocato forse il proprio miglior tennis di sempre a febbraio, vincendo Montpellier e Rotterdam prima di raggiungere la semifinale a Dubai; dalla ripresa, il francese ha giocato solo tre partite, e sfortunatamente per lui le ha perse tutte. E al palo è rimasto anche Cristian Garin, che aveva fatto benissimo sulla terra sudamericana vincendo a Cordoba e Rio, ma che nemmeno sulla propria superficie eletta è riuscito a ritrovare momentum, ottenendo solo 280 punti su tre tornei giocati sul rosso.

Fra chi invece ha approfittato della pausa troviamo più atleti, per i motivi di disponibilità oggettiva di cui sopra. Diego Schwartzman aveva sì rimpolpato il punteggio di inizio anno nello swing latino-americano, ma ciò non toglie che circa il 70 percento dei suoi punti siano arrivati nelle quattro settimane intercorse fra Roma e Parigi, quando El Peque ha toccato l’apice della sua carriera fino a questo momento; Daniil Medvedev deve circa la metà dei propri punti alla semifinale raggiunta a Flushing Meadows; Denis Shapovalov ha racimolato 990 dei propri 1240 da dopo la pausa; e anche per Borna Coric i punteggi ottenuti da agosto sono il doppio o quasi di quelli precedenti.

CLAN AZZURRO – E gli italiani? Il primo, manco a dirlo, è già Jannik Sinner, che sull’onda dei quarti al Roland Garros ha finora totalizzato 645 punti. Sia Matteo Berrettini che Fabio Fognini sono stati condizionati da problemi fisici: il romano ha giocato solo due partite nella prima parte dell’anno, ottenendo 540 dei propri 585 punti dall’estate, mentre il ligure non è mai stato al meglio, e si attesta a 310, quasi tutti ottenuti a gennaio; entrambi conserveranno i propri punteggi migliori ancora per un po’ però, visto che Fabio ha i 1000 di Montecarlo fino ad aprile e Berrettini i 720 di New York fino a settembre 2021 – conserva anche quelli dei tornei minori su terra ed erba e la semifinale di Shanghai. Oltre a loro, Lorenzo Sonego ha fatto 365 punti, Stefano Travaglia 393, Marco Cecchinato 476, Salvatore Caruso 339, Gianluca Mager 378 (320 dei quali a Rio) e Lorenzo Musetti 425.

Jannik Sinner – Roland Garros 2020 (foto Twitter @Rolandgarros)
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