Nadal a caccia del primo Bercy: "Ho bisogno di essere al massimo per vincere indoor"

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Nadal a caccia del primo Bercy: “Ho bisogno di essere al massimo per vincere indoor”

Il N.2 ATP ha anche dato la sua benedizione alle Finals di Torino: “Saranno un successo, gli appassionati italiani sono sempre calorosi”

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Rafa Nadal - Bercy 2020 (via Twitter, @RolexPMasters)
 

Ogni volta che Rafa Nadal partecipa a un torneo c’è bisogno del pallottoliere per tenere il conto dei record che potrebbe battere o dei traguardi personali che potrebbe tagliare, e questa edizione del Rolex Paris Masters non fa eccezione, visto che se alzasse il trofeo raggiungerebbe Djokovic a 36 titoli nei Masters 1000.

Pur raggiungendo almeno i quarti in tutte e sette le sue partecipazioni, il maiorchino non ha mai vinto a Bercy, uno dei 1000 che mancano nel suo palmarès con Miami e Shanghai (anche se in passato ha vinto il torneo giocato nello slot ora occupato dall’evento cinese), e nella conferenza stampa pre-torneo ha parlato anche di questo: “Fa parte del gioco. In alcuni posti si ha più successo e in altri meno. Va detto che in passato mi è capitato spesso di arrivare stanco a fine anno, sia fisicamente che mentalmente, mentre sui campi indoor ho bisogno di essere fresco, ho bisogno di essere al massimo. Probabilmente è la superficie dove ho bisogno di giocare meglio per avere successo. Continuerò a fare del mio meglio come ho sempre fatto durante la mia carriera e spero di crearmi delle buone chance”.

Rafa ha storicamente qualche problema a giocare al chiuso, dove i rimbalzi sono più bassi e rendono meno incisivi i suoi colpi, e dove la possibilità per gli avversari di colpire più pulito lo costringe maggiormente sulla difensiva. Ovviamente è tutto relativo: in carriera ha vinto il 70,1 percento dei suoi match indoor (quella totale è dell’83,3), ha raggiunto due finali al Master (2010 e 2013) e ha conquistato il Masters Series di Madrid nel 2005 – ricordiamo che lo scorso anno ha guidato la Spagna al titolo in Davis al coperto della Caja Magica, sempre nella capitale spagnola.

Parlando di record, una vittoria gli consentirebbe di diventare il terzo uomo a fare la doppietta parigina nella stessa stagione dopo Ilie Nastase nel 1973 e Andre Agassi nel 1999. Inoltre, al secondo turno affronterà o Feliciano Lopez o Filip Krajinovic (proprio qui diede forfait nel 2017 prima di affrontare il serbo, che raggiunse la finale nella sorpresa generale) per quella che sarebbe la sua millesima vittoria in un tabellone principale ATP.

A causa della pandemia, questo è solo il suo terzo torneo da febbraio dopo Roma e dopo il Roland Garros, e lui stesso ha riconosciuto l’anomalia della sua programmazione, un’anomalia determinata da decisioni personali (come quella di saltare lo swing newyorchese) ma soprattutto da ciò che sta succedendo nel mondo. “Mi piace giocare, quindi preferirei giocare un po’ più di due tornei ogni sei o sette mesi”, ha detto con una risata. “Non è stata una situazione ideale. Ovviamente di solito preferisco giocare un po’ di più prima di un torneo importante, ed è perché mi piace competere, è quello che faccio“.

Come affermato nella splendida intervista con Aldo Cazzullo, però, lo spagnolo non cerca scuse, e in conferenza ha ribadito il concetto: “Quando partecipo a un torneo il mio focus è esclusivamente sul cercare di giocare il mio miglior tennis. Le circostanze sono diverse rispetto agli scorsi anni, ma sono qui per dare il massimo“.

Nadal andrà poi a Londra, dove si è qualificato per la sedicesima edizione consecutiva (anche questo un primato), anche se per ben sei volte è stato costretto a rinunciare per infortunio e un’altra si è ritirato dopo il primo match. Le prime quattro volte il torneo si era disputato a Shanghai, mentre dal 2009 la capitale britannica è sempre stata la sede scelta per la manifestazione. L’anno prossimo, però, il torneo si sposterà a Torino, una scelta che sembra convincere Rafa: “Le Finals fanno parte della storia del gioco, sono un torneo importante e una festa per i migliori giocatori della stagione. Questi anni a Londra sono stati un grande successo secondo me, ci divertivamo tanto a giocare alla O2. C’era una grande atmosfera e un grande pubblico, e sono sicuro che anche Torino sarà un grande successo perché gli appassionati italiani sono calorosi per natura.

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