Medvedev: "Il mio obiettivo è fare impazzire l'avversario"

Interviste

Medvedev: “Il mio obiettivo è fare impazzire l’avversario”

Il neo-campione di Bercy ha analizzato il suo successo di ieri e si è detto ottimista per le Finals di Londra

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Daniil Medvedev - Bercy 2020 (via Twitter, @RolexPMasters)
 

Daniil Medvedev si è ritrovato a Parigi, vincendo in rimonta la finale contro Alexander Zverev dopo un periodo abbastanza negativo con tre sole vittorie in otto incontri. A partire dal secondo set dell’ottavo di finale con De Minaur, il russo (tornato oggi al best ranking di N.4 ATP) ha ricominciato a interpretare la parte della semi-infallibile macchina contrattaccante che si era vista fra l’agosto e l’ottobre dello scorso anno, quando aveva raggiunto sei finali consecutive. Non poteva dunque esserci altro che soddisfazione nei suoi commenti post-partita: “Sono molto contento per come ho giocato, perché il mio livello è stato altissimo per tutta la settimana. Credo che non sia facile affrontarmi quando gioco così. La finale è stata davvero equilibrata, avremmo potuto vincere entrambi. Alla fine del primo set non sapevo che fare, perché non avevo avuto neanche una palla break, lui serve in modo fantastico e io non avevo buone sensazioni – è per questo che la tensione è aumentata e ho perso la battuta”.

L’ANALISI DEL MATCH E DELLA STAGIONE

“Sono riuscito a rimanere forte e ad esserci con la testa per tutto l’incontro. Sull’1-1 ho iniziato a mettergli pressione perché ho avuto quattro palle break”, ha poi aggiunto. “Non sono riuscito a portarmi in vantaggio in quella situazione ma il mio livello ha continuato a salire e alla fine lui è crollato. L’importante è avere palle break in tanti game. Se ne hai 10, ma tutte nello stesso, non è un grande risultato, perché risultano in un solo break. In più ho lavorato tanto sull’aspetto mentale, e credo di aver fatto grandi progressi, perché, anche quando ho dei crolli mentali, sono poca roba in confronto a quello che facevo da junior. Sono molto contento di come reagisco mentalmente in quasi tutte le situazioni”.

Medvedev è sempre estremamente analitico nella sua analisi dei match, cosa che si riflette nel suo tennis cerebrale, e si è soffermato sulla sua superiorità con la seconda palla, visto che ha chiuso con il 60 percento dei punti fatti contro il 35 dell’avversario: “Quando ti senti bene sai di poter cercare una seconda più corposa; ne ho tirate alcune a 180 all’ora senza forzare, seguivo semplicemente il flusso dell’incontro. La seconda è stata particolarmente importante fra la fine del secondo e l’inizio del terzo, perché improvvisamente non stavo più riuscendo a mettere la prima. Ho commesso un solo doppio fallo [in realtà ne ha commessi due, ndr], e devo dire che anche il colpo in uscita dal servizio è stato quasi sempre ottimo”.

Visto il suo rendimento altalenante, era naturale che gli venisse chiesto qualcosa in relazione a questo improvviso acuto e a cosa sia cambiato: “L’unica differenza è il livello del mio gioco. Nel 2020 non si è giocato tanto, e anche l’inizio della stagione non è stato semplice, perché venivo dalle mie prime Finals e la mia preseason è stata più breve del solito. Normalmente mi allenavo per otto settimane, mentre alla fine dello scorso anno ne ho avute solo tre perché sono anche andato in Arabia Saudita per una settimana, e la ATP Cup è stata a sua volta dura, anche se ho giocato molto bene. Tutti questi piccoli dettagli sono importanti”.

“Quando è ripresa la stagione ho avuto solo cinque o sei tornei, due dei quali sulla terra, non la mia migliore superficie”, ha proseguito. “Se analizziamo partita dopo partita posso dire cosa sia andato bene e cosa sia andato male, ma poi subentra un fattore invisibile, vale a dire il livello del mio gioco in generale. Oggi ci sono stati dei momenti in cui sapevo di dover portare a casa il punto, perché in caso contrario avrei perso, ma la verità è che ci saranno sempre delle partite in cui succede il contrario e finirò per essere sconfitto”.

Come sottolineato da lui, il livello di gioco parte da un benessere psicologico, ma è una cosa di cui si accorge in medias res? Durante la partita è difficile rendersi conto di quanto si stia giocando bene, si pensa principalmente alla strategia e a cosa fare per vincere. Più tardi ce ne si rende conto, ma è una cosa difficile da controllare; se però riesci a farlo diventi un giocatore ancora migliore, perché ti aiuta a vincere anche nei giorni in cui non senti al meglio la pallina. Pensandoci ora mi viene in mente l’inizio del terzo set, quando ero avanti di un break ma sono andato a servire con palle vecchie e lui ha avuto tre chance per rientrare, e sono andato a prendermi i punti a rete – lì ho avuto la sensazione di non essere più in grado di sbagliare, e per l’avversario è difficile perché può fare il punto solo tirando vincenti. Spero di poter raggiungere questo stato mentale ancora tante volte”.

Daniil Medvedev – Bercy 2020 (via Twitter, @RolexPMasters)

LONDRA E HOBBY

Adesso arrivano le ATP Finals, giunte all’ultima edizione londinese. Lo scorso anno Medvedev aveva perso tre partite su tre, di cui una da 5-1 e match point a favore nel terzo con Nadal – andrà meglio quest’anno? Sono sicuramente più in forma rispetto allo scorso anno, quando ero davvero esausto. Qui a Parigi avevo perso subito, e questo non aiuta l’autostima. Stavolta ho vinto e potrò prendermi qualche giorno di pausa per poi andare a Londra ed allenarmi bene. Il mio obiettivo è di vincere delle partite, perché affronterò tre Top 10 nel girone, quindi si possono anche vincere due match e andare a casa lo stesso, come capitato a Rafa lo scorso anno – l’obiettivo fondamentale è quindi di vincere qualche match”.

Infine, gli è curiosamente stato chiesto se legga molto, probabilmente in virtù della sopracitata reputazione di tennista dal cervello fino: “Onestamente adesso non leggo molto, solo quando riesco a trovare il tempo, ma in realtà sento il bisogno di fare cose rilassanti quando smetto di allenarmi, e ci sono cose che mi rilassano più della lettura. Comunque è vero, sono sempre andato a buone scuole, da adolescente ero in una delle più prestigiose del Paese e studiavo matematica e fisica, e ho anche frequentato un anno di studi presso una delle migliori università russe. Credo che la scuola sia fondamentale anche per imparare a stare in campo, perché ti insegna a comunicare con le persone e ad avere l’atteggiamento giusto, cose importanti per me, visto che la mia intenzione è sempre di provare a far impazzire l’avversario”.

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