Djokovic si scalda con Sinner davanti a 4.000 spettatori (Bertellino). La vittoria di Martina (Piccardi). Adelaide, in tribuna torna la passione (Cordella). Wilander: "Berrettini e Sinner pronti a stupire. Torino scelta perfetta per le Finals"(Semeraro)

Rassegna stampa

Djokovic si scalda con Sinner davanti a 4.000 spettatori (Bertellino). La vittoria di Martina (Piccardi). Adelaide, in tribuna torna la passione (Cordella). Wilander: “Berrettini e Sinner pronti a stupire. Torino scelta perfetta per le Finals”(Semeraro)

La rassegna stampa del 30 gennaio 2021

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Djokovic si scalda con Sinner davanti a 4.000 spettatori (Bertellino, Tuttosport)

La notizia principale dell’esibizione andata in scena ad Adelaide nella notte italiana tra giovedì e venerdì e denominata “A Day at The Drive” è che ha avuto quale cornice un pubblico di quasi 4.000 persone, come non accadeva da circa un anno causa pandemia. Emozioni per tutti dunque, protagonisti e presenti, tanto da “costringere” Novak Djokovic, in un primo tempo chiamatosi fuori causa dalla sfida annunciata contro l’azzurro Jannik Sinner (per una vescica alla mano destra) a tornare sui propri passi e giocare il secondo set. Tradotto Sinner ha perso contro la Serbia. Nella prima frazione si è arreso a Krajinovic, per 6-3, nella seconda al numero 1 del mondo con lo stesso score dopo un iniziale equilibrio. «L’emozione era troppo forte – ha detto Nole al termine – dovevo esserci e giocare». Parere condiviso anche da Serena Williams che ha fermato al supertie-break la campionessa degli ultimi US Open, Naomi Osaka, in un’atmosfera molto più rilassata di quella che aveva caratterizzato la loro finale Slam 2018 e sempre agli US Open: «Era da un anno – ha detto la 23 volte campionessa Slam – che non giocavo con un pubblico così, è stato proprio bello». Riscaldamento importante anche per Rafael Nadal e Dominic Thiem, con il successo del primo per 7-5 6-4: «E’ un onore giocare con questa platea – ha detto “Rafa” -. L’Australia ha dato una lezione a tutti su come si affronta una pandemia”. A distanza di 11 mesi dalla sua ultima apparizione è tornata in campo anche Ashleigh Barty, “aussie” e numero 1 del mondo, che ha subito alla distanza la rimonta di Simona Halep.[…] Compilati anche i tabelloni dei due WTA 500 di preparazione al primo Slam di stagione, in programma a Melbourne. Nello Yarra Valley Classic figurano al via anche Camila Giorgi ed Elisabetta Cocciaretto. Nel Gippsland Trophy Jasmine Paolini, Sara Errani e Martina Trevisan. Ad Antalya, intanto, nel Challenger 80, è salito nei quarti anche Alessandro Giannessi. Out Paolo Lorenzi dopo aver fallito un match point. Oggi Giannessi e Musetti torneranno in campo a caccia delle semifinali rispettivamente contro lo spagnolo Munar, numero 1 del seeding, e l’australiano Santillan. Presentati ieri gli Internazionali Città di Biella, al via il 17 febbraio con le qualificazioni del primo Challenger (cat. 80) al quale non è escluso che partecipi già Murray (si attende conferma scritta). […]

La vittoria di Martina (Gaia Piccardi, Il Corriere della Sera)

Di Martina, chiusa in quarantena dentro una stanza d’albergo a Melbourne, Australia, nel video della chiamata su Zoom arrivano prima i ricci. Tanti e disobbedienti, proprio come chi si è ribellata a una storia già scritta. «Se penso a me, vedo mille sfaccettature: la fragilità, la rabbia, la grinta, la gioia. Ho imparato che la voglia di sognare è una forza vincente. E se quando stai male ti chiedi perché, le risposte arrivano sempre». Con Martina Trevisan, 27 anni, fiorentina, numero 86 della classifica mondiale, figlia di Monica e Claudio ex centravanti in serie B, sorella di Matteo a cui avevano pronosticato un futuro da Roger Federer (maledetti infortuni…), è un peccato mortale parlare solo di tennis. […] Martina è la sua esperienza di guarigione dal disturbi alimentari nel periodo in cui i genitori si stavano separando, e l’odio per il tennis prima di reinnamorarsene perdutamente («Ho letto “Open”, di Agassi, certo: ero nel buio e mi ci sono ritrovata, sottolineavo le frasi del libro con l’evidenziatore, una su tutti: detesto il tennis ma non riesco a smettere di giocare»), è tre anni lontano dal campo facendo altro («Ho finito il liceo linguistico e mi sono occupata del mio malessere») prima di tonare all’antica passione. Portatrice sanissima di guarigione, insomma, Martina è un messaggio ambulante di vita che arriva dall’altra parte del mondo all’alba della stagione che deve consacrarla tra le tenniste top-1oo («L’obiettivo è giocare il più possibile ad alto livello: risultati e classifica verranno da sé») e numero uno d’Italia, possibilmente con qualche altra incursione da ribelle (vedi il Roland Garros 2020) nell’attico del tennis mondiale: «La consapevolezza che a quel livello posso starci, ora ce l’ho. Io nella seconda settimana di uno Slam? Mi sono meravigliata da sola. Ma tutto ha un sapore diverso e migliore per il passato da cui provengo». Adesso che i fantasmi sono alle spalle («Continuo a frequentare la psicologa a Pisa e lavoro con un mental coach per l’aspetto sportivo»), è bello voltarsi e rendersi conto che non fanno paura. «Da che mi ricordo, ho sempre avuto la racchetta in mano: ogni mia foto da bambina è ambientata al circolo — racconta Martina con il vassoietto del cibo passato attraverso le procedure australiane anti-Covid sul letto, da noi mattina e da lei ora di cena —. Il tennis mi è piaciuto subito. Ma come ragazza crescevo meno che come tennista, si è creata una scollatura, come se non riuscissi a stare dietro ai risultati che cominciavano ad arrivare. Felicità e rabbia si alternavano, finché la seconda ha preso il sopravvento. Alla fine del 2009 ho deciso di smettere perché non mi divertivo più. Desideravo una cosa sola: liberarmi dalle catene». C’è un ciclista olandese molto forte, Tom Dumoulin, re del Giro d’Italia 2017, Martina; ha appena annunciato il ritiro a tempo indeterminato: non riuscivo più nemmeno a portare fuori il cane senza pensare alla bicicletta, ha detto. «Lo capisco. Arriva un momento in cui la tua unica preoccupazione è vivere. Poi, con il tempo, devi provare a non pensare ai giudizi e a quello che vuole da te la gente, solo a stare bene con te stesso». La salvezza di Martina, curiosamente tappe è stata la causa originaria del suo disturbo: il tennis. «Insegnavo a bambini e adulti e sentivo una vocina dentro di me che diceva: Marti, occhio che quella porta non è chiusa». La sua scialuppa di salvataggio, paradossalmente, la malattia: «Con i disturbi alimentari ho finalmente mostrato all’esterno il mio male di vivere: nel tennis sembrava andasse tutto bene, ma dietro la maschera la realtà era ben diversa. I miei genitori, distratti dai loro problemi, si sono accorti che c’era qualcosa che non andava». Occuparsene è stato íl primo passo di guarigione. Pian piano sono tornati i bei pensieri, la fame di cibo, sport e amore: «Innamorarmi è stato un passo importante. Prima con i ragazzi mi vergognavo, non volevo farmi vedere. Con Marco, che ha una pompa di benzina a Pontedera, per la prima volta riesco a essere davvero me stessa». Non stupisce che la vera Martina, che si allena al centro federale di Tirrenia e gira per il mondo con un mini staff (il coach Matteo Catarsi, nomen omen, e il preparatore atletico Donato Quinto), abbia potuto liberare il suo talento una volta rimessi insieme i pezzi del puzzle. «Oggi sono felice. Mi piace viaggiare, allenarmi, stare dentro il campo, sfidare le avversarie». Inclusa la mitica Serena Williams, pantera 39 enne ancora a caccia del 24esimo Slam. Si è fatto tardi, la nuova Trevisan che ha due cuori tatuati sul braccio vuole dormire. «Mi piace, attraverso la mia storia, mandare un segnale di positività: non mi gratifico mai abbastanza, sai». Sogni d’oro, Marti.

Adelaide, in tribuna torna la passione (Gianluca Cordella, Il Messaggero)

[…] E così le immagini che arrivano da Adelaide, con le tribune riempite da quattromila appassionati quasi tutti senza mascherina (qualcuno che non rinuncia alla prudenza si trova anche nei Paesi Covid free), nella loro dirompente normalità ante virus, sembrano di un datato che fa quasi commuovere. Un po’ come trovare un foto dei propri nonni da giovani. Ma quel tempo è adesso, è ieri. Ed è Australia. Il paese da cui riparte la speranza di poter tornare a vivere lo sport normalmente e con passione. In attesa di inaugurare la stagione degli Slam a Melbourne, il Paese che da due settimane non registra nuovi contagi ha fatto le prove generali ad Adelaide, con una esibizione deluxe cui hanno preso parte i tre migliori giocatori del mondo, sia al maschile che al femminile – Novak Djokovic, Rafa Nadal e Dominic Thiem da una parte, Ashleigh Barty, Simona Halep e Naomi Osaka dall’altra – oltre a una campionessa senza tempo come Serena Williams e un campioncino in divenire che il suo tempo glorioso deve ancora costruirselo (ma ha cominciato bene): il nostro Jannik Sinner. Ad aprire le danze è stato proprio l’azzurro, tra i tennisti eletti di stanza ad Adelaide perché scelto da Nadal come compagno di allenamento (i rigidi protocolli australiani permettono ai giocatori di allenarsi sempre e solo con lo stesso compagno). Si aspettava di sfidare Djokovic, invece ha trovato dall’altra parte della rete l’altro serbo Filip Krajinovic. Nole era alle prese con una fastidiosa vescica alla mano e ha marcato visita. Inizialmente. Perché dopo il primo 6-3 confezionato dal compagno di Davis, il numero 1 dell’Atp si, è presentato in campo, ha stretto i denti e ne ha rifilato un altro all’allievo di Riccardo Piatti. Jánnik, che cresce di giorno in giorno anche come personaggio, ci ha scherzato su: «E già difficile sfidarne uno solo, figurati tutti e due». A seguire Serena Williams ha battuto al super tie break la sua erede Naomi Osaka, un Nadal tonico più che mai ha superato Thiem con una prestazione non da esibizione («Non vinco gli Australian Open da più dieci anni, non posso smettere di provarci», ha detto il fenomeno spagnolo) e Simona Halep ha superato la Barty, ancora un po’ arrugginita dopo aver saltato anche i mesi difficili che la racchetta ha condiviso con la pandemia ancora in pieno sviluppo, tra agosto e novembre. PROVE GENERALI Ma, insomma, di questi tempi la condizioni dei tennisti interessa più che altro a loro e ai rispettivi staff. La presenza del pubblico, quella sì, ha rubato a tutti i riflettori (in parte metaforici, visto che la sessione mattutina è stata benedetta dalla copertura del campo che ha riparato gli spettatori dal sole battente). Hanno esultato tutti. Dai protagonisti in campo («Mi faceva male la mano ma non potevo rinunciare: è speciale giocare con lo stadio pieno dopo un anno», ha detto Djokovic) a quelli che non lo sono più indipendentemente da quarantene e virus. «Sono così felice! Rivedere i fan in tribuna! E si vedono anche i loro sorrisi. Vai team Jannik», ha twittato una raggiante Maria Sharapova, aggiungendo un incoraggiamento al suo ex compagno di allenamento. Gli unici che avranno sorriso così così, forse, sono i giocatori bloccati nelle stanze d’hotel di Melbourne, dove i protocolli sono stati più rigidi rispetto a quelli fronteggiati dai colleghi di Adelaide. Per molti di loro l’appuntamento con il calore ritrovato è rimandato all’8 febbraio, quando si alzerà il sipario sullo Slam Down Under. Il pubblico, dimezzato rispetto alla capienza totale, ci sarà. E sarà bello, anche davanti alla tv, tornare a sentire applausi e cori di incoraggiamento.

“Berrettini e Sinner pronti a stupire. Torino scelta perfetta per le Finals (Stefano Semeraro, La Stampa)

[…] Mats, partiamo con tre nomi secchi su cui puntare per Melbourne, al via l’8 febbraio? «Nel maschile Nadal, Djokovic e Thiem. Nel femminile Naomi Osaka, Ashleigh Barty e Serena Williams». Restringiamo il campo: il favorito resta Djokovic? «Be’, Novak sta covando vendetta per la finale persa a Parigi e per quello che è successo agli Us Open l’anno scorso (la squalifica per la pallata alla giudice di linea, ndr). Quindi sarà molto difficile batterlo. E lui il favorito». Ultimamente Djokovic è molto impegnato come sindacalista. Ma si becca le critiche di chi sostiene che i tennisti sono già abbastanza ricchi… «È il numero 1 del mondo, un grande professionista, non ha paura di esprimere le sue opinioni. Facendo così ti esponi inevitabilmente alle critiche. Ma va bene , dimostra che la faccenda gli sta molto a cuore». La vigilia degli Australian Open è vissuta anche della polemica sulla “quarantena da vip” di cui hanno goduto i migliori: un’ingiustizia? «È sempre stato così, nel tennis e nello sport in generale. La gente vuole vedere i più forti, quindi avranno sempre un trattamento speciale. Serena Williams, ma anche Rafa o Nole non erano nessuno quando hanno iniziato. Sono diventati quello che sono per merito loro, e ora si godono i privilegi». Si rischia un torneo squilibrato? In 70 non hanno neppure potuto allenarsi prima del torneo per via del Covid. «I migliori sono abituati a vincere anche quando non sono al massimo, perché hanno un solo obiettivo: non perdere da chi sta dall’altra parte della rete. Sarà più una questione mentale che fisica, ma la verità è che nessuno sa come reagiranno i tennisti dopo la quarantena. Potrebbero esserci delle sorprese». Federer non gioca da un anno e ha saltato anche l’Australia: può ancora vincere uno Slam, a quasi 40 anni? «L’Australia era una buona occasione, perché la superficie è rapida. Lo sarà anche Wimbledon, Roger è convinto di poter vincere lì per almeno altri 5 anni e io gli do ragione. Quindi la mia risposta è sì, soprattutto in questi due tornei. A Parigi e agli Us Open per lui invece ora rischia di essere troppo dura». Djokovic può superare i 20 Slam vinti da Roger e da Nadal? «Credo che ci riuscirà. In almeno tre su quattro Slam parte favorito, e lo sarà ancora per due o tre anni. Ma per farcela sarà importante vincerne almeno due nel 2021». Segue i tennisti italiani? Crede che Berrettini o Sinner possano avere una chance in Australia? «Penso che entrambi abbiano un’ottima possibilità di arrivare in fondo. Sinner è la vera grande promessa del tennis, destinato un giorno a vincere tornei dello Slam, e anche Matteo ha la chance di riuscirci. Potrebbe essere questa volta, o forse no, di sicuro dopo averli visti giocare non ne sarei sorpreso. L’Italia ha tanti tennisti forti al momento, e tutti divertenti da guardare». Sinner è già maturo per i grandi traguardi? «E pronto per la seconda settimana negli Slam, lo ha dimostrato a Parigi contro Nadal. Vale i quarti, o le semifinali, e la superficie su cui si gioca in Australia è molto adatta al suo gioco. Può vincere già questa volta? Non lo so. Dovrebbe battere Nadal, Djokovic e Thiem, e sarebbero tre match durissimi uno dietro all’altro. Ma sono convinto che possa regalarci almeno una grande sorpresa». Quali sono i ricordi che la legano di più all’Italia? «Ho vinto a Roma, e a Palermo, un anno ho perso da Stefan (Edberg, ndr) a Milano, e ho giocato tante esibizioni da voi. Ma credo che la cosa più bella sia stato far parte della squadra di Coppa Davis svedese, a Cagliari e a Prato. Anche se magari non è andata benissimo”. Torino è stata una buona scelta per ospitare le Atp Finals per i prossimi anni? «Non penso che sia una buona scelta: penso che sia la migliore in assoluto. Non riesco a immaginarne un’altra. Con Sinner e Berrettini in campo, e magari anche un terzo italiano, l’atmosfera sarebbe davvero pazzesca. È stato perfetto scegliere l’Italia in questo momento»

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