Il ritorno di Federer. I giorni della felicità (Azzolini). Federer riappare a Doha più fragile e più umano (Piccardi)

Rassegna stampa

Il ritorno di Federer. I giorni della felicità (Azzolini). Federer riappare a Doha più fragile e più umano (Piccardi)

La rassegna stampa di lunedì 8 marzo 2021

Pubblicato

il

Il ritorno di Federer. I giorni della felicità (Daniele Azzolini, Tuttosport)

[…]

Non vi sono altri aggettivi per descrivere Federer alle prese con il primo giorno a Doha, là dove il cammino potrà riprendere per l’ultimo tratto di strada, se non quelli di più ordinaria amministrazione, eppure assoluti, incontestabili. È felice. Come un pupo al luna park. Ed è emozionato. Come il viandante che ritrova la strada di casa. Giungono infiniti spezzoni di filmati che lo mostrano all’ingresso del Khalifa International, fra gli applausi del pubblico in attesa del suo arrivo, poi per i viali del club, e dopo sul campo per il primo allenamento, con tanto di contenuta ovazione al primo rimbalzo della palla sulle corde della racchetta. Tributo che giunge dalle stesse maestranze del tennis, dai giocatori e dai loro team. «Senza Roger non è lo stesso tennis», diceva Sonego nel commentare il ritiro del Più Grande dagli Open d’Australia, che pure gli dava la certezza di una testa di serie nel seeding. Sarà lo stesso Roger? E sarà lo stesso tennis? Tredici mesi di sosta, con due operazioni in artroscopia al ginocchio destro, te li senti nel fisico, come una qualsiasi esagerazione. Federer, racconta Paganini che gli fa da preparatore ormai da venti anni, «ha subito messo in chiaro due cose: sarebbe tornato a giocare, ma senza forzature di alcun genere».

[…]

«Meglio un torneo più piccolo», dice ora Federer, ed è vero anche questa «Mi sento come se la storia non fosse ancora finita. Ho voglia di ritrovare sul campo i migliori giocatori, tornare a sfidarli, a battermi con loro. Avverto l’urgenza di giocare i grandi tornei, magari vincerli, lo spero, ma anche quella di riprendere le antiche abitudini del Tour, di partecipare ai discorsi che si fanno». Basta che nessuno gli metta fretta. Non è il caso. «Non pensavo sarebbe occorso così tanto per rimettermi in gioco. Dopo la prima operazione mi sentivo triste, preoccupato. Poi ho scelto di percorrere la strada più logica, quella di dare tempo al tempo». E fare i conti con il proprio stato di salute, precisa Paganini: «La ripresa degli allenamenti non è stata facile, perché abbiamo dovuto ricreare prima la muscolatura, che aveva cominciato a scemare, poi far emergere le sue doti naturali, come la velocità nei primi tre passi che è uno dei segreti di Roger». IL PROGRAMMA Tutto e subito non sarà possibile. Non è un concetto che si sposa con l’ultima parte della carriera di Roger. Lui stesso mette le mani avanti e indica programmi che riducono la settimana di Doha a un semplice test «Nonèil momento di volare troppo in alto. Devo vedere quale sarà il mio comportamento sul campo, prima di tutta Potrei anche sorprendermi, l’ultima parte degli allenamenti mi ha dato sensazioni molto buone, su tutte quella di essere già a buon punta Ma gli allenamenti sono una cosa, i match ben altra Il quadro, al momento, prevede il ritorno in campo, poi una fase di crescita. Eobiettivo è di essere al 100% per l’inizio di Wimbledon. Lì comincerà la mia vera stagione». Contro Evans o Chardy il primo test. Inutile escluderlo, potrebbero essere già in grado di batterlo. Poi Dubai, ma niente Miami. “terra rossa pochina, Madrid o Roma, forse Parigi. Quindi Halle, prima di Wimbledon. Forse con Rafa già avanti negli Slam (21-20, rivincesse Parigi), e con Djokovic più favorito di lui sull’erba.

[…]

Federer riappare a Doha più fragile e più umano (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

C’era Federer e non la pandemia, 401 giorni fa: era un mondo migliore. Melbourne, 3o gennaio 2020, semifinale (persa) contro Djokovic; ultimo domicilio conosciuto. Roger è ricomparso ieri a Doha, tredici mesi abbondanti e due operazioni in .artroscopia al ginocchio destro dopo:

[…]

«Mi rendo conto che il ritorno in campo di un giocatore di quasi quarant’anni sia un fatto singolare, però il ritiro non è mai stata un’opzione, credetemi». Gli crediamo, ci mancherebbe altro. E dobbiamo fidarci di questa versione umanizzata e pagana del fuoriclasse svizzero, ormai lontanissimo dal ricordo di sé e dell’eroe immortale del tennis, nel frattempo agganciato a quota 20 titoli Slam da Nadal, con il fiato sul collo del solito Djokovic (18), semplicemente felice di esserci — vincere, figuriamoci, è un concetto che appartiene alla vita parallela dei colleghi che si sono ributtati da mesi nella mischia dei tornei

[…]

«La priorità era tornare ad essere una persona sana — spiega alla platea di media accorsi al suo capezzale — , voglio poter andare in bici, sciare, correre e giocare con i miei figli senza dolore. Non sentirmi un uomo rotto («broken man», dice proprio ndr) per me è importante. Riesco ad allenarmi tre ore e mezza al giorno per cinque giorni di fila. Sarò competitivo in torneo? Boh, me lo chiedo anch’io. Lo scopriremo. Per ora, basta così». Eccolo, il nuovo Federer a scartamento ridotto su un playground di colleghi ad alta velocità, sceglie un Atp 250 in Qatar («dolevo un torneo piccolo, dove lo stress è minore»), diretto dal suo amico Karim Alami («Ci conosciamo dai Giochi di Sydney 2000»), non lontano dal villone di Dubai dove ha svernato con la famiglia: debutterà contro l’inglese Evans o il francese Chardy, probabilmente mercoledì, nel tabellone che la testa di serie numero uno Dominic Thiem

[…]

guarda dall’alto in basso. Quando dice che nemmeno lui sa cosa aspettarsi, è sincero. Ma perché sei tornato, Roger? «Perché la storia non è finita, non ancora». Accontentiamoci di questo simulacro di campione vetusto e fragile, incerto nei passi («Con lo staff ragiono giorno per giorno, dopo Doha un altro mese di allenamento e poi programmeremo la stagione sulla terra battuta»), disposto a perdere con un carneade che poi racconterà ai nipoti di aver battuto il più grande di sempre, o quel che ne resta, perché tra l’ipotesi di non rivederlo mai più e lo scenario di un lungo addio, una separazione ineluttabile, ma per gradi, è meno traumatica. L’idea di passare di bolla in bolla, in questo tennis pandemico deciso dalle quarantene e dai tamponi, è ovvio, non gli piace: «Ho quattro figli, una vita piena anche senza sport» ci ricorda. La speranza è avere il tempo di esibirsi di nuovo in uno stadio pieno, darsi una chance sull’erba di Wimbledon

[…]

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement