Zverev trionfa ad Acapulco. Berrettini, è no a Miami (Crivelli). Jannik e Lorenzo, le vite parallele dei teenager rampanti (Piccardi)

Rassegna stampa

Zverev trionfa ad Acapulco. Berrettini, è no a Miami (Crivelli). Jannik e Lorenzo, le vite parallele dei teenager rampanti (Piccardi)

La rassegna stampa di lunedì 22 marzo 2021

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Zverev trionfa ad Acapulco. Berrettini, è no a Miami (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Chissà se adesso, sombrero d’ordinanza in testa e trofeo di Acapulco in mano, si lascerà alle spalle i mesi bui e tornerà a focalizzarsi sull’obiettivo che lo ossessiona: «Io voglio vincere uno Slam». Sascha Zverev ci è andato vicino a New York in settembre, sconfitto da Thiem, ma da quel momento, lampo di Colonia a parte, ha avuto solo guai, dalle accuse di violenze domestiche dell’ex fidanzata Olya Sharypova al figlio appena avuto dall’altra ex Brenda Patea, che ha già detto di volerlo crescere da sola e senza la sua influenza «nefasta». Per un ragazzo di 23 anni, una pressione all’apparenza insostenibile, ma il tedesco in campo è riuscito a mantenere nervi e concentrazione. In Messico, contro Tsitsipas con cui aveva perso le ultime cinque sfide, ha mostrato carattere e sicurezza dopo una partenza shock da 12 punti a 2 (e 4-1 con palla per il 5-1) per il greco e un delicato set point annullato al rivale sul 6-5 del secondo. Per Zverev è il 14° successo in carriera, che lo proietta tra i grandi favoriti del Masters 1000 di Miami che scatta dopodomani senza i tre big storici e senza Berrettini che si è cancellato ieri sera per il protrarsi dei problemi ai muscoli addominali. E proposito di Fab Three, Sascha non le ha mandate a dire: «Sono il più grande fan di Federer, però non ha giocato per un anno eppure è ancora davanti a me in classifica (6 e 7, ndr): il sistema di classifica utilizzato è stato un disastro».

Jannik e Lorenzo, le vite parallele dei teenager rampanti (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Si erano salutati pugno contro pugno due settimane fa a Montecarlo, alla fine di una sessione di allenamento. «In bocca al lupo per Marsiglia, Jannik». «E a te per il Messico, Lorenzo». E da oggi si ritrovano insieme nella top 100: Jannik Sinner n.31 e Lorenzo Musetti n.94, due teenager italiani (gli azzurri nell’attico del tennis ora sono 9) alla conquista del mondo. Eccola, la nostra nouvelle vague, Jannik mano fredda (stoppato nei quarti in Francia da un altro che non ama mostrare le emozioni, Daniil Medvedev) e Lorenzo il caldo, reduce da una strepitosa corsa a perdifiato ad Acapulco: un top 10 (Schwartzman), un top 20 (Dimitrov) e un top 60 (Tiafoe) infilati in stato di grazia prima di arrendersi, davanti all’ovazione del pubblico, al n.5 del ranking Tsitsipas, per ora un Everest troppo alto da scalare: «Non ho ancora l’intensità di gioco per reggere il confronto con lui» ha ammesso il toscano con onestà. Alla fine di ogni vittoria, un tuffo nel blu del cemento messicano, poi un abbraccio appassionato con coach Simone Tartarini: «E’ stato baby sitter in fase di crescita, educatore, secondo padre, maestro. Mi sentirò sempre in debito con lui». Le vite parallele di Jan e Muse si rincorrono da sempre: tra il rosso che si allena a Bordighera all’Academy di Riccardo Piatti e il ragazzo monomane cresciuto da Tartarini in orbita Fit scorre una stima sincera e una rivalità sana che farà crescere entrambi. Jannik, arrivato a 19 anni e 218 giorni alla soglia dei top 30 grazie all’ottimo successo su Bautista Agut a Dubai, dove il russo di riserva Karatsev gli ha sottratto la prima semifinale in un Atp 500 della carriera, è la nave scuola. Lorenzo, che ha più soluzioni nel braccio di Sinner, insegue a fari spenti nella notte: «Jannik è tre step davanti a me, il più forte per ora è lui. Però ad essere sempre al centro dell’attenzione mi fa un grande favore». Portatore di un tennis bellissimo e antico, bianco nei gesti, si era sempre complicato la vita da solo. A Roma, l’anno scorso, Musetti ha capito cosa significa essere un progetto di campione in Italia: «Agli Internazionali, dove ho passato le qualificazioni, ero più stanco per le interviste che per aver eliminato Wawrinka e Nishikori!». Smaltita la sbornia del Foro Italico, fallito l’assalto all’Australian Open (fuori a Doha nelle quali), Lorenzo si è rimesso a macinare tennis con Tartarini, l’architrave del suo benessere psicofisico. Da oggi è in tabellone al Master 1000 di Miami, disertato da tutti i grandi. In Florida ritrova Sinner, più altri quattro italiani. Troppa grazia, santo tennis.

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