Super Sonego. Finale da guerriero con cuore e testa (Crivelli). Sonego non si ferma più (Mastroluca). L'Italia di Umberto Rianna: «Il segreto è nel confronto» (Guerrini). Montecarlo, première della terra rossa con Nadal e Djokovic (Semeraro)

Rassegna stampa

Super Sonego. Finale da guerriero con cuore e testa (Crivelli). Sonego non si ferma più (Mastroluca). L’Italia di Umberto Rianna: «Il segreto è nel confronto» (Guerrini). Montecarlo, première della terra rossa con Nadal e Djokovic (Semeraro)

La rassegna stampa di domenica 11 aprile 2021

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Super Sonego. Finale da guerriero con cuore e testa (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Perdere la pazienza significa perdere la battaglia. Lorenzo Sonego ha margini tecnici ancora inesplorati, ma una qualità innata ne ha sempre illuminato il percorso agonistico: l’animo del guerriero, quello che ti tiene sempre dentro la partita. Pazienza, appunto. E non si perde mai la testa. Così Lorenzo arriva alla sua terza finale in carriera; dopo l’erba di Antalya nel 2019 (vittoria) e il veloce indoor di Vienna (sconfitta), arriva la terra di Cagliari: tre superfici diverse. Oggi, in un match ostico contro il campione in carica Djere, che sul rosso ha vinto 51 delle sue 61 partite Atp, può diventare il primo azzurro dal 2006 ad alzare un trofeo sul suolo patrio: Volandri, l’attuale c.t. di Davis, ci riuscì a Palermo. Intanto, Lollo si annette pure il torneo di doppio insieme all’amico Vavassori: quando si dice la settimana dei sogni. Certo, la semifinale contro Fritz conferma la durezza delle loro sfide: al Roland Garros giocarono un tie break (vinto dal torinese) di 37 punti, sotto il cielo nuvoloso della Sardegna restano in campo oltre due ore e mezza e i primi tre game durano 22 minuti. Eppure, quando Sonego si ritrova avanti di un set e due break, il trionfo sembra vicino. E invece si incarta, diventa prevedibile con la palla corta, mentre il vento gli rende monco il servizio. Ma è qui, nel cuore di una partita già vinta e poi improvvisamente scivolata dall’altra parte della rete, che Lorenzo si esalta una volta di più, archiviando la delusione e impilando 5 game di fila a inizio terzo set che chiudono i conti. Che cuore: «Dietro la mia crescita, da un paio d’anni c’è indubbiamente un grande lavoro mentale: ho imparato che bisogna sempre rimanere attaccati alla partita, non mollare, non farsi travolgere dalla sensazione di impotenza. Dalla prima finale giocata ad Antalya ho acquisito esperienze importanti in giro per il mondo, mi sono allenato con giocatori più forti cercando di apprendere le cose migliori».

Sonego non si ferma più. Oggi la finale con Djere (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Un sabato speciale, un sabato italiano. A Cagliari, ieri è stato il giorno di Lorenzo Sonego che ha centrato al Sardegna. Open la terza finale ATP su tre superfici diverse, e vinto il torneo di doppio con l’amico Andrea Vavassori. Quando c’è da lottare, il numero 4 azzurro si accende e scalda anche l’aria fredda sotto il grigio cielo sardo. Dopo la battaglia contro il tedesco Yannik Hanfmann, Sonego ne vince un’altra, anche questa mentalmente non semplice, contro Taylor Fritz. L’azzurro ha chiuso 6-4 5-7 6-1 dopo essere stato avanti di due break nel secondo set. «Ci tenevo tanto a far bene qui – ha detto Sonego in conferenza stampa – sto giocando ad alto livello delle belle partite e non era scontato. Passare dal veloce alla terra rossa così bene mi dà molta fiducia». Oggi alle 13 Sonego giocherà la finale numero 170 per un italiano nel circuito ATP. Se dovesse vincere, entrerà per la prima volta tra i primi trenta del mondo. Sonego sfiderà il serbo Djere, numero 57 del ranking, che l’anno scorso ha vinto il titolo al Forte Village di Santa Margherita di Pula. E’ un giocatore solido, che ha ottenuto sulla terra battuta 51 vittorie sulle 61 totali nel circuito ATP. Non è appariscente ma sbaglia poco. «È molto solido sulla terra battuta. Ha un grandissimo rovescio e buoni cambi di ritmo. Risponde bene, il servizio invece non è micidiale», ha dichiarato il coach di Sonego, “Gipo” Arbino. Ieri Sonego ha festeggiato anche il suo primo titolo in doppio, in coppia con il suo grande amico Andrea Vavassori. In finale, hanno sconfitto Simone Bolelli e l’argentino Andres Molteni 6-3 6-4.

L’Italia di Umberto Rianna: «Il segreto è nel confronto» (Piero Guerrini, Tuttosport)

Umberto Rianna è una figura chiave nella crescita del tennis italiano. Responsabile del Progetto Over 18, segue Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego e dalla scorsa stagione anche Lorenzo Musetti e Giulio Zeppieri. In Fit si èoccupato anche di Under 14. Coach cresciuto alla scuola di Nick Bollettieri, Rianna festeggia nel 2021 i 30 anni da tecnico. Rianna. dopo 30 anni di attività se si volge indietro agli inizi qual è la prima immagine? «Penso a Giacomo Staiano che mi fece conoscere Nick Bollettieri a Capri. Andammo a Bradenton e fui subito inserito in un ambiente incredibile, un percorso di formazione in cui i giovani erano affiancati a grandissimi allenatori e potevano seguire ragazzini emergenti. A me toccò Tommy Haas, aveva 13 anni. Una palestra di vita, non solo professionale. Con Bollettieri non c’erano mai pause».

Dall’academy a coach.

Ho cominciato con Malisse, ho seguito Nargiso e Pescosolido che erano già maturi. Ancora adesso porto con me l’esperienza con Xavier, l’opportunità di lavorare con un ragazzo che era sotto i grandi riflettori e faticava. 18 mesi, credo nessuno sia rimasto così a lungo con lui. Aveva firmato un contratto importante con Adidas, era diventato famoso giocando alla pari un match con Sampras. Con lui ho capito subito che per un giocatore avere quel talento può essere una benedizione e una maledizione. Se non riesci a coltivare le qualità, se non capisci che oltre alle capacità ci vogliano le competenze, non arrivi. E quei concetti sono le mie pietre miliari.

In Italia poi il Blue Team. E da Arezzo. cioè dal privato, è passato al pubblico, alla federazione.

E’ stata un’altra esperienza bellissima, il Blue Team, completamente diversa. All’inizio da solo, poi formando giovani maestri, una vera Academy. Poi è arrivata la chiamata di Sergio Palmieri, prima gli Under 14 e poi gli Over 18. Quando mi ha contattato Palmieri, mi ha detto espressamente che l’obiettivo era quello di fortificare le sinergie tra allenatori e federazione che erano meno strutturate. L’intento era anche far capire che seppur privati, tutti si è parte di una squadra, la Fit, l’Italia. C’era bisogno di messaggi più concreti, di risorse.

Lei allena, ma non è l’allenatore dei giocatori, da tempo non più strappati dal loro ambiente. Un ruolo in cui serve anche psicologia. Non c’è solo la parte tecnica e organizzativa.

Sì, una volta si riunivano i giovani promettenti nel centro tecnico, come a Formia o a Tirrenia. In un’ottica di decentramento sembrava un’idea un po’ stretta e forse ora sarebbe anacronistica. I centri tecnici sono sempre fondamentali, ma sono diventati più centri servizi, per allenamenti, approfondimenti, di supporto a ragazzi e team. La Fit ha fatto sforzi importanti, investito parecchio e nel modo giusto, anche con le nostre sinergie con lo staff. E io, è vero, sono un allenatore, ma non il coach dei ragazzi e nemmeno l’allenatore dei tecnici. Non saprei definire, forse consulente. Meglio, mi sento un supporto.

In questo momento magico si rischia di far crescere troppe aspettative. I risultati del lavoro si valutano nel complesso. Ma Sinner e Musetti si nasce, no?

Ecco, serve equilibrio. Non sono i Sinner e i Musetti le vere conseguenze di questo lavoro approfondito, che peraltro comincia fin dai 12enni. Ci sono i tecnici esperti, di qualità, c’è la tecnologia al servizio, ci sono i professionisti di ogni settore, nutrizionale, psicologico, fisico-atletico. Nel professionismo basta un solo dettaglio non funzionante per far sì che i giovani non raggiungano il livello prevedibile. […]

Esiste una via italiana al tennis, o nella globalizzazione è impossibile?

Tecnicamente non è attuale, il confronto è crescita. Ma c’è sicuramente una via italiana al tennis, un modo di fare. Abbiamo capacità specifiche, una storia, un’energia misteriosa con cui abbiamo superato momenti difficili. A conferma di questo, un giorno è venuto l’allenatore di Thiem a chiederci dopo un match con Berrettini come lavorasse Matteo. Il pericolo principale che corriamo ora, è sederci. Ma non succederà. Un altro pericolo è immaginare che debbano emergere di continuo i Sinner e Musetti. Abbiamo tanti giovani con grandi qualità, dobbiamo rispettare la loro crescita individuale. Ogni percorso è unico.[…]

Montecarlo, première della terra rossa con Nadal e Djokovic (Stefano Semeraro, La Stampa)

Lo scenario è magico, il teatro vuoto (causa Covid),l’appuntamento al buio. Resta illuminato il palcoscenico, il centrale del Country Club di Montecarlo, dove per la prima volta dopo l’Australia rivedremo in campo Novak Djokovic e Rafa Nadal – ma non Federer e Thiem che hanno deciso di passare la mano – e l’Italia da oggi fungerà da padrona di casa: il defending champion è sempre Fabio Fognini, visto che nel 2020 il torneo non si è disputato. Cagliari e qualche altro appuntamento minore hanno fatto da trailer, ma la vera première della terra battuta è qui. Trattasi di appuntamento al buio perché non sappiamo granché dello stato di forma dei protagonisti, ad esempio toccherà scoprire in corso d’opera se Djokovic ha recuperato dopo il misterioso strappo addominale che pure non gli ha impedito di sbancare Melbourne. Il sorteggio gli ha risparmiato la collisione con il n. 2 Atp Andrei Medvedev, e il n. 3 Rafa Nadal, piazzati nella parte bassa del tabellone, ma al secondo turno il Djoker potrebbe trovarsi di fronte il suo “nipotino” Jannik Sinner. Jan non ha giocato sulla terra, dopo il bel torneo e la finale persa a Miami si è solo allenato. All’esordio gli capita Albert Ramos, che quattro anni fa nel Principato si arrese solo a Nadal in finale, quindi guai a sottovalutarlo. Anche Nadal, 11 volte campeon, non è al massimo, e lontano dalla forma migliore sembra purtroppo anche Fognini, malmenato a Marbella da uno dei nipotini di Rafa, Jaime Munar. Dovesse passare il primo turno contro Kecmanovic, al terzo finirebbe in rotta di collisione con Medvedev. Lorenzo Musetti dovrà testare le qualità da terraiolo di Aslan Karatsev (in caso di vittoria avrà Tsitsipas), Matteo Berrettini rientra anche lui da un fastidioso infortunio agli addominali e ha assaggiato il rosso solo in doppio a Cagliari con il fratello Jacopo.

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