Principe azzurro (Crivelli). Djokovic in cattedra "Ma Sinner mi piace" (Mastroluca). La lezione del Djoker riporta sulla terra il giovane Sinner "Tanto da imparare" (Piccardi). Fognini resta la certezza e Nole promuove Sinner (Bertellino)

Rassegna stampa

Principe azzurro (Crivelli). Djokovic in cattedra “Ma Sinner mi piace” (Mastroluca). La lezione del Djoker riporta sulla terra il giovane Sinner “Tanto da imparare” (Piccardi). Fognini resta la certezza e Nole promuove Sinner (Bertellino)

La rassegna stampa di giovedì 15 aprile 2021

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Principe azzurro (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Ne resterà solo uno. L’highlander è Fognini, la vecchia roccia che raddrizza la giornata tremebonda del tennis italiano, ormai abituato ai lustrini e alle paillettes ma stavolta disarmato di soluzioni,

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Un’unica bandiera tricolore, perciò, viene piantata sugli ottavi di Montecarlo, e l’alfiere non può che essere il talento di antico pelo che si è presentato all’appuntamento del Principato da campione in carica dopo la favolosa cavalcata del 2019 che lo incoronò primo (e fin qui solitario) azzurro di sempre a conquistare un Masters 1000. Ebbene sì: íl ritorno nel giardino prediletto, sui campi del più importante successo in carriera e dove si respira ancora l’aria di casa, distante appena una trentina di chilometri, ha fin qui rigenerato il gioco e soprattutto la testa di Fognini dopo un mese in tensione e un 2020 alle soglie del baratro, tra la doppia operazione alle caviglie e il Covid preso ad ottobre.

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Quindi è vero, devono esistere per forza i posti del cuore: «Sapete quanto mi piaccia questo torneo, lo sento davvero mio, di queste prime due partite mi è piaciuto molto l’atteggiamento, e quando sono tranquillo anche il tennis scorre, perché il gioco non mi è mai andato via. Mi aveva fatto arrabbiare l’intossicazione alimentare in Messico perché aveva interrotto un momento favorevole, per fortuna Flavia (Pennetta, la moglie, ndr) mi ha tenuto sereno ripetendomi continuamente di non fare storie, che sarebbe passato tutto». L’avversario. Insomma, a Montecarlo Fognini ha sempre percorso incroci importanti: nel 2013, con la semifinale conquistata dopo aver battuto due top ten (Berdych e Gasquet), prese l’abbrivio e la convinzione per vincere finalmente i primi tornei in carriera; nel 2019, quasi eliminato al primo turno da Rublev, risorse fino all’apoteosi dell’eliminazione di Nadal in semifinale e di una finale dominata, lanciandosi verso l’agognata top ten. E quest’anno la forzata rinuncia di Medvedev, positivo al virus, apre il suo spicchio di tabellone al sorriso. Oggi si gioca un posto nei quarti contro Krajinovic, numero 37 Atp, serbo di buona mano cui non portò fortuna la benedizione di Bollettieri («Da fondo vale Agassi, ma a rete è più forte») e che dopo picchi e cadute sembra essersi ritrovato con il nuovo coach Tipsarevic: «Un avversario tosto — è l’opinione di Fogna — che vale più della sua posizione in classifica e gioca bene su tutte le superfici. La vedo 50 e 50, ma io devo continuare a giocare con questa intensità e questa convinzione». Filip tra l’altro è avanti 2-0 nei precedenti, il primo fu quello famoso di Amburgo del 2014, quando Fabio lo chiamò «zingaro serbo». Un episodio che non ha incrinato il rispetto tra i due, come ricorda Krajinovic con il sorriso: «Da allora, tutte le volte che ci incontriamo ci chiamiamo “zingaro” a vicenda. Lui è il campione in carica e un giocatore di classe, sarà una battaglia dura». Chi la vincerà, troverà Carreno oppure Ruud, mica male per un quarto in un Masters 1000 e in attesa quasi sicuramente di Nadal.

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Djokovic in cattedra “Ma Sinner mi piace” (Alessandro Mastroluca, Il Corriere dello Sport)

Sinner «ha dimostrato di essere il futuro del tennis. Anzi, avendo giocato la finale a Miami, è già il presente di questo sport». Le parole di Novak Djokovic, dopo il 6-4 6-2 sul teenager azzurro al secondo turno del Masters 1000 di Montecarlo, sono più di un complimento di facciata. II complimento migliore, comunque, Djokovic gliel’ha fatto in campo. Perché l’ha affrontato con la concentrazione massima per tutta la partita, perché dal 5-4 nel primo set ha giocato cinque-sei game da numero 1 del mondo senza dosare le energie, come gli è capitato in altre occasioni nei primi turni dei grandi tomei. Negli ottavi di finale il serbo incontrerà Daniel Evans

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Totalmente padrone della materia, ha giocato profondo negli scambi rovescio contro rovescio, ha fatto muovere l’azzurro tenendolo lontano dal centro e dalla riga di fondo per poi chiamarlo a rete con un ricorso costante alla palla corta. Ne ha giocate più di venti in tutto il match, per la maggior parte contro il dritto di Sinner. L’azzurro non ha iniziato male, è andato anche avanti di un break sul 2-1.

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Ma il serbo gli ha messo una pressione ad oggi insostenibile per un diciannovenne come Jannik, che comunque ha avuto un’occasione per rientrare in partita, una palla-break che avrebbe potuto portarlo sul 3-4. MIGLIORARE TUTTO. “Noie” ha impostato la partita su un piano chiaro: allontanare Sinner dal centro del campo. Un piano evidente anche dalla predilezione per risposte meno profonde ma più angolate, per costringere l’azzurro a giocare un primo colpo in rincorsa e non in controllo, dopo il servizio. «Cerco sempre di migliorarmi, di imparare anche da partite come quella di oggi, anche se a volte è dura da accettare. Ho un buon team, ho accanto le persone giuste che sanno cosa fare. Spero di poter giocare ancora contro Novak” ha aggiunto il nostro in conferenza stampa. Il teenager con la miglior classifica ATP attuale numero 7 della Race, ovvero il ranking che prende in considerazione solo i risultati dell’anno solare, è pienamente consapevole della distanza che lo separa dal miglior giocatore del mondo. «Devo migliorare tutto – ha detto – Devo soprattutto capire le varie situazioni in partita, i momenti del match. A volte funziona e a volte no, come oggi quando il tuo avversario è più forte o li comprende più velocemente di te». LA STIMA DI NOLE.

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«Ho giocato un incontro solido anche se avrei potuto fare meglio» ha detto il due volte vincitore a Montecarlo, che ha sconfitto in finale Rafa Nadal nel 2013 e Tomas Berdych nel 2015. «Non era un primo turno facile, ho affrontato questa sfida con la giusta intensità. Jannik colpisce forte, dovevo cercare di farlo muovere e di trovare buoni angoli». Di Sinner; con cui si è allenato più volte in passato, ha elogiato la professionalità negli allenamenti quotidiani. «Per questo è regolare – ha detto – E più maturo degli altri tennisti della sua età nel modo di giocare e di prepararsi. II suo tennis mi piace, ha un buonissimo ritmo da fondo».

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La lezione del Djoker riporta sulla terra il giovane Sinner “Tanto da imparare” (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

A 19 anni, 7 mesi e 28 giorni, il ritorno sulla terra non fa male. Novak Djokovic costringe Jannik Sinner a scendere tra noi mortali dall’iperuranio: bastano due set (6-4, 6-2),

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«Djokovic è bravissimo a leggere le situazioni di una partita, si muove bene, prende sempre la decisione giusta. Io tanti momenti ancora devo imparare a capirli. Per ora la miglior cosa che io possa fare è mantenere l’iniziativa su tutti i punti. II resto verrà con l’esperienza». Rispetto al cemento dello swing americano (Jannik era reduce dalla finale a Miami), il rosso è un altro sport, allarga le differenze, esalta le peculiarità: della pattuglia di cinque azzurri, tutti battuti da avversari più forti, resta in vita solo Fabio Fognini, il campione uscente di Montecarlo che viaggia a fari spenti nella notte

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Fuori Caruso con Rublev, Cecchinato con Goffin, Sonego con Zverev, Sinner con Djokovic. E una caporetto ma il tempo depone a favore di Jannik, che riguarderà la sfida chissà quante volte per imparare la lezione. Il Djoker gli ha riservato un trattamento di riguardo: esercizi di visualizzazione prima del match, due break in sei game, 72% di punti vinti sulla seconda, un’esultanza alla fine del primo set degna di una finale, un secondo set attentissimo, offrendo un’unica palla break sul 4-2 sulla quale Sinner si è avventato con l’incoscienza della sua età, sparando il dritto sulla rocca di Montecarlo. Errori di gioventù contro un avversario che l’ha tenuto sotto pressione con la risposta nei game in attacco e con il servizio nel game in difesa, costringendolo spesso al fuori giri e pescando qualche tartufo nella terra del centrale, mentre Jannik arretrava verso i teloni. Ha le sue attenuanti, il barone rosso, che in comune con il Djoker ha le origini in montagna e un coach, Riccardo Piatti, che è stato prezioso per il serbo ed è fondamentale per l’italiano. «La terra io la conosco ancora poco — ammette Jannik —. In Alto Adige ci giocavo due volte alla settimana ma poi faceva freddo e si passava indoor sul veloce». Sarà in tabellone a Barcellona, Madrid, Roma, Parigi, prima di scoprire l’erba, l’oggetto misterioso calpestato tre volte in vita sua: «Mi aspettano mesi duri, però è proprio quello che mi serve per migliorare». Djokovic è stato molto generoso nei suoi confronti- « Jannik è un giocatore a tutto campo, con una storia già importante come dimostra la finale al Master 1000 di Miami. E il futuro del nostro sport, forse anche il presente».

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Fognini resta la certezza e Nole promuove Sinner (Roberto Bertellino, Tuttosport)

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Ieri la brigata italiana ha perso, ai sedicesimi del torneo del Principato, Jannik Sinner, Marco Cecchinato, Salvatore Caruso e Lorenzo Sonego. Solo Fabio Fognini batte l’australiano Thompson. Il ligure si sta ritrovando a Montecarlo, con l’aria salmastra che ben conosce essendo nato a pochi chilometri di distanza, e senza affanni è salito negli ottavi superando con un doppio 6-3 Jordan Thompson, australiano che certo non fa della terra rossa la superficie preferita. Ma i match si devono vincere e il numero 18 del mondo lo ha fatto convincendo, tracciando il campo con maestria e concedendo poco al rivale.

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Oggi troverà il serbo Krajlnovic (3° match dalle 11) che non ha avuto problemi a superare l’argentino ripescato Juan Ignacio Londero

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Nella stessa sezione del tabellone è arrivata la sconfitta della testa di serie n° 7, Diego Schwartzman, tzman, con doppio 6-3 per mano di Casper Ruud, a questo punto potenziale rivale di Fognini nei quarti se il giocatore di Arma di Taggia supererà il prossimo ostacola. Nella prima parte della quarta giornata di main draw altri due italiani sono stati chiamati alla prova di 2° turno. Salvatore Caruso non è andato oltre una dignitosa difesa contro il russo Andrey Rublev, a segno in due set e senza aver dato mai l’impressione di poter essere ripreso dal siciliano. Marco Cecchinato ha invece provato a mettere in difficoltà David Goffin e c’è riuscito in parte nel primo set, ceduto al decimo gioco. Nella seconda frazione calo evidente dell’azzurro ed assolo del belga, salito negli ottavi. IL TALENTO «Giocare a Montecarlo dove abito è sempre bello – ha detto con il sorriso Novak Djokovic al termine del confronto vinto con Sinner -. Un ottimo primo match, Jannik è in forma, ha giocato la finale a Miami e io dovevo rimanere II. Sinner è un giocatore a tutto campo, in grado di colpire alla grande su tutte le superfici. E’ il futuro del nostro sport ma è allo stesso tempo il presente». Cosl il n° 1 del mondo, Novak Djokovic al termine di uno dei match più attesi di giornata.

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A Sinner manca ancora il piano alternativo quando le sue folate trovano dalla parte opposta della rete un muro invalicabile che ribatte con ancora più angoli. La giornata si è chiusa con la sconfitta di Lorenzo Sonego, in due set per mano di Alexander Zverev.

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